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Ecco perché considerare Roma capitale della birra artigianale

La birra artigianale intorno casa mia 😉

Tante volte su queste pagine ho scritto che Roma è la capitale della birra artigianale in Italia a causa della clamorosa diffusione dei prodotti dei microbirrifici in tutta la città. Una definizione che è accettata ormai da tutti, ma che secondo me non basta per spiegare effettivamente con quale facilità è possibile trovare birra di qualità nell’Urbe. Chi viene da fuori solitamente si fa un’idea dell’ambiente romano attraverso i “soliti” nomi di pub e birrerie, ma la realtà è ben più complessa. Nel tentativo di spiegare una volta per tutte la situazione di Roma, ho pensato di pubblicare una “mappatura” della birra artigianale intorno a casa mia, così che possiate rendervi conto di che livello di penetrazione è stato raggiunto.

Preciso che abito in una zona relativamente centrale, ma non di certo appartenente a uno dei quartieri dove si concentra quella che i giornali chiamano “movida”. E’ un quartiere residenziale e commerciale come tanti altri, quindi secondo me ottimo come campione medio di riferimento. Personalmente risiedo in via della Meloria (zona Cipro) e quelli di seguito sono i posti dove mi è capitato di incrociare birra artigianale. Affinché il gioco abbia senso, ho deciso di rimanere circoscritto in un raggio di massimo 500 m dalla mia abitazione (punto A sulla mappa).

  • Andirivieni (punto B, dist. 12 m): partiamo da uno dei pochissimi pub di zona, situato proprio al civico accanto al mio. E’ un locale tranquillo e carino, che offre un discreto aperitivo – è molto frequentato in orario pre-serale – e dispone delle birre del distributore Interbrau: quindi si possono bere cose come Birra del Borgo, Blanche de Namur, St Bernardus, ecc. Quando voglio stare in pace e bere bene senza pretese, ci faccio un salto.
  • Pizzarium (punto C, dist. 130 m): proseguendo su via della Meloria e attraversando via Cipro ci si imbatte nel Pizzarium, l’ormai celeberrima creatura di Gabriele Bonci. Oltre alla pizza al taglio migliore del mondo, si può trovare un’ottima selezione di birre artigianali italiane e straniere. Non è certo un segreto che da Bonci oltre a mangiare divinamente si beve da dio.
  • La Tradizione (punto D, dist. 170 m): si tratta di una bottega enogastronomica di primissimo livello, famosa soprattutto (ma non solo) per l’incredibile offerta di formaggi di primissima qualità. Come ormai tradizione in attività del genere, la birra artigianale gioca un ruolo di primissimo piano e qui la regola è ampiamente confermata.
  • Paciotti (punto E, dist. 280 m): simile alla Tradizione, ma meno lussuosa, Paciotti è una bottega vecchio stampo, ma in cui l’attenzione per la qualità è al primo posto. Rinomato soprattutto per i suoi salumi, questo negozio non disdegna una piccola selezione di birre artigianali. Non ci passo spesso, quando mi è capitato ho sempre trovato Baladin e Lurisia.
  • Voglia di pane (punto F, dist. 150 m): questa è stata la scoperta più sorprendente. E’ un semplice forno, uguale a tanti altri in città, che vende pane, pizza, dolci e altre prelibatezze di produzione propria. Tra gli scaffali però recentemente sono apparse le bottiglie dei Mastri Birrai Umbri, birrificio situato in provincia di Perugia. Le bottiglie sono da 75 cl e costano appena 4,90 euro.
  • Torrefazione Schina (punto G, dist. 180 m): è una torrefazione e bottega enogastronomica, non particolarmente orientata verso prodotti “spinti”. La birra artigianale è apparsa sugli scaffali negli ultimi mesi, rappresentata finora soltanto dal birrificio Almond ’22. Un solo produttore, ma di ottimo livello.
  • Beere (punto H, dist. 450 m): con una breve passeggiata posso arrivare al locale in questione, di cui ho parlato in passato. Si tratta della birreria sorta dalle ceneri dello Starbess, in cui si possono bere le birre di Sauris, Turan e Foglie d’Erba. Curioso notare che i due pub a me più vicini trattano entrambi prodotti di qualità.
  • Off License (dist. 1 km): per raggiungere il primo beershop devo camminare per circa un chilometro in direzione Largo Trionfale. Lì ovviamente si trova l’Off License di John Nolan, che non necessita certo di presentazioni. Però non possiamo considerarlo valido, perché abbiamo superato il raggio di 500 m da casa mia 😉 .
  • Teresina (dist. 900 m): anche questa pizzeria si trova fuori dal raggio di 500 m, ma fa solo servizio a domicilio, quindi la possiamo considerare valida 🙂 . Realizza pizze con soli ingredienti dop o di prima qualità e propone degli abbinamenti con birre più o meno artigianali. Tra queste ultime però ci sono quelle del Ducato, e scusate se è poco.

Insomma, ogni volta che esco di casa posso indirizzarmi sulla birra artigianale, pur rimanendo a una distanza assolutamente contenuta. Certamente esistono zone più o meno fortunate in questo senso, ma per mia esperienza vi assicuro che una simile concentrazione si riscontra facilmente anche in altri quartieri di Roma. Ciò che più sorprende è che i prodotti dei microbirrifici non sono più circoscritti a pub o botteghe enogatronomiche specializzate, ma si sta affacciando anche in negozi dalla connotazione decisamente più “normale”.

Quando affermo che Roma è la capitale della birra artigianale dunque intendo questo. Sicuramente lo è per l’incredibile offerta qualitativa proposta da tanti pub che hanno acceso il fenomeno in tempi non sospetti; lo è però anche per la diffusione che stanno avendo i prodotti dei microbirrifici, capaci in poco tempo di invadere nuovi canali con un’eccezionale forza innovatrice.

Se, come penso, l’Urbe è un laboratorio che anticipa le future tendenze del resto d’Italia, ci sarà sicuramente da divertirsi. Oppure vedete in questa diffusione qualche lato negativo?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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39 Commenti

  1. 130m da Pizzarium, non mi viene l’insulto giusto in romano…

  2. bel post, poco tempo fa pensavo la stessa cosa, nella zona in cui ho abitato a Roma fino a pochi giorni fa, avevo una miriade di locali, beershop, enoteche dove trovare buone birre e tutte nel raggio di 500m da casa! Il paragone col resto di Italia, anche con città grandi come Milano, è incredibile!

    • milano e’ 10 volte piu’ piccola di roma in estensione, 500 metri romani sono 5km milanesi. E con 5km in tre salti sei fuori milano e passi dalla ratera al lambrate. Il paragone, come su altre cose, e’ sempre un po’ forzato. Adesso ci sara’ quello che fa il calcolo della densita’ per km2, e lo so che vince roma a mani basse.

      • vabeh in realta’ 500 metri romani sono 50 metri milanesi, lassamo sta, appunto il paragone non regge

        • Ci sono anche 520km in meno per raggiungere i posti di “sacra” importanza…Però, a parte i grandissimi in provincia, non ricordo publican milanesi dediti a viaggetti per importarsi direttamente la birra, mentre ricordo sedute al Moeder di St.Gilles con cinque o sei publican romani.
          Non è ovviamente una sterile polemica sul territorio, ma una constatazione che mi gira in testa da anni, un “perchè lì no” che mi ha fatto trovare personalmente delle risposte (come le ha chiunque abbia vissuto il movimento dall’interno), ma che generalmente rimane un grosso interrogativo…Ma come anche a Torino o nelle altre grandi città…

          • @ colonna
            non ricordo publican milanesi dediti a viaggetti per importarsi direttamente la birra,

            Polliadb
            Ancora con questa menata che se non vai a prenderti la birra sul posto non sei un vero pubblican.
            Non ti viene il dubbio che magari è meglio stare a curare il proprio locale piuttosto che andare sempre in giro.
            Ricordati che quando i gatti non ci sono i topi ballano.
            Ps.non capisco per quale motivo ci sia tutto questo astio contro Milano, quando noi milanesi abbiamo sempre parlato bene del movimento romano.

          • “Ricordati che quando i gatti non ci sono i topi ballano.”
            A cosa ti riferisci, alla concorrenza o al personale dei locali?
            In entrambi i casi è una bella insicurezza.

          • @ Filippo Garavaglia

            Quando crei un progetto è normale che tu ci tenga di più.
            Anch’io ho alcuni bravi collaboratori ma non saranno mai così attenti ai particolare come me.Quando si metteranno in proprio se saranno bravi faranno funzionare bene anche la loro attività.

          • @Paolo:
            Come ho già scritto non c’è nessun astio verso Milano!!! Riflettevo sul perchè in altre grandi città, da nord a sud, ci vuole così tanto tempo per sdoganare la birra artigianale, come tu stai facendo benissimo a Milano.

            Sul viaggiare proprio non sono d’accordo, innanzitutto perchè è parte integrante del nostro lavoro, nella trasmissione al cliente di quello che stai servendo è NECESSARIO conoscere le realtà del nostro mondo birraio, conoscere CHI c’è dietro la birra che stiamo servendo e dialogare con loro. Tutti i publican che conosco (anche internazionali) lo fanno da tempo e lo reputo assolutamente formativo per il nostro mestiere, dovrebbe farlo anche lo staff del pub stesso!. Poi se non si hanno collaboratori validi che ti tengono su un locale per 5/6 giorni è un altro problema, sarò io fortunato ed è vero che esistono casi che tu citi…Ma rappresentano un’eccezione di cattiva gestione interna…
            Cioè, io apro alle 11 e non posso certo stare ogni giorno fino alle 2 di notte per controllare quello che succede, come non posso pretendere che chi sta dietro al banco mi rappresenti al 100% in ogni cosa che fa, si spera solo di avere assunto collaboratori appassionati, e su quello penso di essere stato fortunato…Altro certo non puoi fare…

          • va bene paolo, sono d’accordo, ma non potersi fidare ad andar a fare beer hunting 1-2 settimane o anche meno è una brutta cosa da dire…

      • se vai a guardare, Milano + hinterland (la zona metropolitana) fa più abitanti di Roma in realtà, quindi le zone urbane sono comparabili

        la verità è che le differenza la fanno le persone (nel bene e nel male), dietro e davanti al banco. a Roma c’è un clima che a Milano non c’è. basterebbero forse 4 o 5 persone veramente coinvolgenti e un po’ fanatiche forse per mettere in moto il meccanismo, ma al momento non ci sono, come manca allo stesso modo un minimo di capacità di fare gruppo, coinvolgere e comunicare fra i pro milanesi

        gli unici veri fari di Milano sono il Lambrate (ed è un faro abbagliante, che vale un bel pezzo di quello che gira a Roma) ed i vari BQ dove c’è un’offerta importante ma dove (Polli non fare l’offeso) la magia e il clima romano resta un miraggio. c’è da dire che anche il milanese è un animale ben diverso dal romano

        • Ognuno trasmette la sua personalità al suo locale.Quindi
          quello che hai scritto non ha senso. Ci sono persone a cui piace un locale di un certo tipo, piuttosto che di un altro.

          • eccolo, te pareva se non si offendeva… mettere da parte il narcisismo proprio mai eh?

            quello che hai scritto è un ovvietà ed è esattamente quello che ti ho scritto io sopra: ogni locale ha la sua personalità ed i suoi contenuti. sui contenuti non si discute e sono parte del successo. sulla personalità, ce ne sono alcune che piacciono di più di altre alla gente e creano ulteriore successo. di più, catalizzano altri pro, interesse (anche mediatico, cioè sul web) e creano “movimento” che è qualcosa di diverso da fatturare tanto, e che a Milano non si avverte. portano folle di avventori in mezzo a una strada di Roma un giorno sì e l’altro pure l’estate come l’inverno, folla che poi va a riempire i nuovi locali dei quartieri di residenza. così finisce che a piazza navona le birre le vendono pure in edicola. portano a polverizzare oltre 80 fusti la sera dell’inaugurazione del nuovo locale. a mio parere i BQ non hanno questo carisma (te l’ho già detto 100 volte peraltro) e questa capacità di “innescamento”. restano ovviamente degli ottimi locali e non è necessario che tu mi dica che sono dei locali di successo che lo so già, io sto dicendo una cosa diversa. poi se vuoi piccarti ti dico che sei lo sciamano della birra italiana e la chiudiamo qua…

  3. Mancano però birrifici e brewpub di livello. Roma è un buon mercato, e lo è soprattutto grazie a impexbeer, ma non ancora a livello di Milano come realtà di produzione della birra. ps. Io abito vicino a Bibere.

    • Mya, va bene essere di parte, ma c’è sì la Roma ma anche la Lazio.
      “soprattutto grazie a impexbeer” mi sembra un filo eccessivo e poco elegante nei confronti di John, Leonardo e Manuele, tanto per dirne 3 .
      Ma io son vecchio e so che a Roma c’erano cose da bere anche prima che arrivasse impexbeer.
      Una frase come “a Roma si bevono le IPA soprattutto grazie a Mike Murphy” te la appoggerei; se i tempi dello Starbess fossero oggi Mike sarebbe più famoso di Totti.

      • Basterebbe citare (e lì il Presidente sicuramente se lo ricorda) come 8 pub nel 2003 fondarono il circuito di “Fermento”, dove già giravano birre come Mahr’s, Schlenkerla e di seguito Cantillon, per poi sfociare nel mistico Bierkeller, già citato su Cronache (degustazioni con Mike, le Nubienne di Leonardo pre-Borgo, il prototipo di Xyauyu…). Credo che un buon 80% dei pub romani che attualmente vendono artigianale siano stati influenzati da quel bellissimo periodo come un effetto a catena…Ecco perchè non ci sono brewpub o birrifici, perchè nel bene e nel male ci conosciamo tutti e dietro o davanti un bancone (e spesso in giro per l’Europa) tutti sti publican romani hanno comunque condiviso una birra insieme. Forse questo manca nelle altre città, a parte la follia degli “attori”…
        Sembrano passati secoli…Mike se avesse aperto ora con la sua Pioneer avrebbe spazzato via tutti, ma mai dire mai 😉

        • Grande il circuito Fermento… potrebbe essere il prossimo protagonista dell'”angolo della nostalgia”, ma avrei bisogno di qualche supporto da parte di chi lo tirò su 🙂

  4. Sicuramente la distribuzione capillare fa anche abbassare i costi.
    Almeno, spero sia questo il motivo. Altrimenti non mi spiego come una 0,75 di Mastri Birrai Umbri, in un locale qui in Puglia, è venduta a 15,00€ !!!

    • In Puglia dove? Io ad Oria (Br) al CASTELLO PUB-BIRRERIA ho scoperto che ci sono delle ottime artigianali italiane anche alla spina…ultimamente ho assaggiato la ReAle alla spina ad un prezzo onesto considerata la qualità della birra…5E la media per la ReAle ci stanno tutti…e poi le cose da mangiare sono fantastiche…e l’ambiente è davvero accogliente…lo consiglio!

  5. Turco, pero’ non e’ un buon motivo per girare un po’ di più altre realta’ in italia…muovi il c@@o 🙂

    • Scherzi? Dopo la crociera aspetto il prossimo mezzo di trasporto che mi venga a prendere a casa per farmi girare il mondo 🙂

  6. Caro Turco, questo è il post che fa incazzare di brutto tutti quelli che non vivono a Roma, me compreso ovviamente.

  7. …credo che a questo punto si possa dire…..”una Roma da bere”…..amici milanesi, vi aspettiamo 🙂

  8. Quoto i am hoppy. Pessimismo e fastidio.

  9. Andre, ammettetelo che negli ultimi anni avete usato Beer-SimCity per ricostruire Roma!!

  10. Concordo, per i luoghi che hai recensito e anche per quelli che giustamente hai omesso. Un’ottima guida, sicuramente, per una zona non tra le più frequentate me che può riservare soddisfazioni.

  11. Ciao Andrea, da novembre da Beere sono disponibili anche la Formenton e la Dazio del birrificio CASA VECCIA di Ivan Borsato! ciao

  12. “Ecco perché considerare Roma capitale della birra artigianale”
    AMEN

    da un lato sicuramente qualcosa ancora manca (brewpub, birrificio cittadino), dall’altro c’è pure troppa offerta (beer shop). In senso generale è innegabile la cosa.

    È una realtà che se si pensa da quanto poco esiste, fa ben sperare che in futuro le cose miglioreranno ancora; magari limando gli eccessi ma guadagnando tanto in maturità del movimento.

  13. Do il mio contributo da cittadino di provincia (Pistoia)…dove 500mt di Roma sono 5cm…altro che 50mt..eh eh.
    negli ultimi 2 anni vedo spuntare birre artigianali ovunque, specie in pizzeria e al supermercato. purtroppo non trovo i birrifici migliori x me (Baladin, Birra del Borgo, 32 Via dei Birrai)…come mai secondo voi?
    certo non mi aspetto per ora di trovare la Open al supermercato (perchè no??? ci trovo il Brunello, non vedo perchè non la Open…), ma almeno al ristorante si!
    in ogni caso, i locali di Roma sono e restano imbattibili.
    Roma è Roma.

  14. Comunicazione di servizio per Paolo Polli: più della metà dei tuoi commenti non possono passare perché OT, illeggibili o pieni di insulti. O ti dai una regolata o sono costretto a bannarti.

  15. @colonna
    Come ho già scritto non c’è nessun astio verso Milano!!! Riflettevo sul perchè in altre grandi città, da nord a sud, ci vuole così tanto tempo per sdoganare la birra artigianale, come tu stai facendo benissimo a Milano.

    Sul viaggiare proprio non sono d’accordo, innanzitutto perchè è parte integrante del nostro lavoro, nella trasmissione al cliente di quello che stai servendo è NECESSARIO conoscere le realtà del nostro mondo birraio, conoscere CHI c’è dietro la birra che stiamo servendo e dialogare con loro. Tutti i publican che conosco (anche internazionali) lo fanno da tempo e lo reputo assolutamente formativo per il nostro mestiere, dovrebbe farlo anche lo staff del pub stesso!. Poi se non si hanno collaboratori validi che ti tengono su un locale per 5/6 giorni è un altro problema, sarò io fortunato ed è vero che esistono casi che tu citi…Ma rappresentano un’eccezione di cattiva gestione interna…
    Cioè, io apro alle 11 e non posso certo stare ogni giorno fino alle 2 di notte per controllare quello che succede, come non posso pretendere che chi sta dietro al banco mi rappresenti al 100% in ogni cosa che fa, si spera solo di avere assunto collaboratori appassionati, e su quello penso di essere stato fortunato…Altro certo non puoi fare…
    ———————————————————————————-
    polliad:
    Noto con piacere che nella tua ultima risposta il tema della nostra discussione si sposta sull’andare in giro per Italia ed Europa, dove tra l’altro ci siamo anche incontrati più di una volta, non per vanto ma qualche esempio lo puoi trovare sul mio blog che sicuramente conoscerai…
    Per quanto riguarda i miei collaboratori sono sicuro che hanno viaggiato molto e lo fanno tuttora per la nostra amata birra.
    Toccando invece l’argomento “lasciare il proprio locale per viaggi birrari”, ognuno dà la propria impostazione ma avendone 7 è difficile mancare spesso.

  16. @ Filippo Garavaglia
    va bene paolo, sono d’accordo, ma non potersi fidare ad andar a fare beer hunting 1-2 settimane o anche meno è una brutta cosa da dire…

    Polliadb
    Avendo 7 locali non è facile fidarsi di tutti. Ci sto lavorando….

  17. Io, ovviamente in tono del tutto scherzoso e un po’ scanzonatorio, controbatto…
    E’ vero, forse aver così tanta birra buona nei dintorni, ci ha reso più pigri qui a Milano!!
    Ma tutto sommato è comprensibile.
    A me viene in mente un paragone con gli inglesi:
    ahimè, per farsi una nuotata decente come anche una bella sciata, son costretti a farsi qualche centinaio di kilimetri!
    Ovvio che siano andati più lontano di noi e che necessariamente abbiano tante colonie!
    Qui vicino la birra buona si fa: è di CASA!!

  18. Sono d’accordo!

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