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Nuove birre da Canediguerra, Manerba, Babylon, Buttiga e altri

Nello straordinario mondo della birra talvolta ci si imbatte in prodotti fermentati che possono essere considerati “cugini” della nostra amata bevanda. Pensiamo al sidro, all’idromele o al finnico Sahti: tutte tipologie particolari, con cui di rado si cimentano gli stessi birrifici artigianali. Nel novero rientrano anche le Kvas (o Kvass), bevande molto leggere dell’area russa realizzate con cereali, pane o frutta e in generale con un’abbondante quantità di segale. È proprio a questa particolare famiglia che si ispira la Kvas Saison (6,2%), la nuova birra di Canediguerra brassata in collaborazione con il birrificio moscovita Zagovor. Di colore ambrato scuro, ha un profilo maltato, speziato e rustico, ingentilito dall’aromatizzazione con uvetta impiegata durante la fermentazione. Decisamente interessante se vi lasciate incuriosire dalle moderne interpretazioni delle antiche bevande europee.

Rientra nella più comune categoria delle American Lager l’ultima creazione del birrificio Manerba, battezzata Sunshine Party (4,9%). La base è 100% malto Pils, mentre la luppolatura è stata effettuata esclusivamente con varietà americane. Nel mix di luppoli aggiunti in bollitura un ruolo importante è rivestito dal Loral, tipologia piuttosto giovane che si contraddistingue per piacevoli note floreali, agrumate, speziate e di frutta scura. Per il dry hopping sono stati invece impiegati luppoli Amarillo e Centennial (e altri in misura minore). Infine, la Sunshine Party è prodotta con la tecnica dell’ammostamento per infusione. Scorrevole e bilanciata, si caratterizza per un amaro lungo e gradevole, senza eccessi.

Due sono invece le novità da segnalare da parte del giovane e attivissimo birrificio Babylon. La prima è la Never Come Back, una Robust Porter brassata in collaborazione con Jungle Juice e che sarà presentata sabato prossimo al Pork’n’Roll di Roma. È “dedicata ai vecchi fornelli da homebrewing, al nero e agli spiriti adolescenziali” e la ricetta è basata su un ricco mix di malti (Pale, Roasted, Crystal, Chocolate e Black), oltre ad avena in fiocchi e malto peated. Due invece sono le varietà di luppolo impiegate: Northern Brewer e Bramling Cross. La seconda novità si chiama invece Como se llama? (6,4%) e rientra nella categoria delle acide alla frutta che tanto piacciono al birrificio Babylon: qui protagonista è l’ananas. Anche in questo caso siamo al cospetto di una collaboration brew: partner del produttore marchigiano è stato in questo caso il locale Fabric di Macerata.

È stata presentata lo scorso 27 gennaio (attirando anche alcune polemiche) l’ultima birra del birrificio La Buttiga, chiamata Black Shit Monster (9,1%). Appartiene alla tipologia delle Russian Imperial Stout e la parte “mostruosa” è rappresentata dal sua ricchissima complessità aromatica: se al naso ci si “limita” a sfumature di cacao, vaniglia, caffè e tabacco, è in bocca che esplode con l’aggiunta di toni di mandorla, mora e radice di liquirizia. Il corpo è pieno e vellutato, la chiusura secca con l’abbraccio caldo dell’alcol, dove fa capolino un crescente amaro che domina il lunghissimo finale. Perfetta per la stagione fredda, finché durerà…

Rimaniamo sullo stesso contenuto alcolico con la one shot Peucezia 8 (9%), annunciata negli scorsi giorni dal birrificio pugliese I Peuceti. L’azienda la definisce un suo ritorno alle origini, perché si ispira a un tipico stile del Belgio e più precisamente a quello delle Belgian Dark Strong Ale. Brassata con un ceppo di lievito proveniente dalle storiche produzioni dei monaci trappisti, è di colore ambrato carico con riflessi rubino e contraddistinta da un complesso bouquet aromatico: miele di castagno, caramello, uvetta, ciliegia disidratata, fico e prugna. Corposa ma anche secca e pulita, è una birra da assaporare con calma lasciandosi abbracciare dalle virtù inebrianti dell’alcol. Ulteriori informazioni sul sito de I Peuceti.

E concludiamo con le nuove versioni barricate di due birre già presentate in passato dal Birrificio Oltrepò: Hiver Barrique e Ibriga Barrique. Per entrambe sono state utilizzate botti di rovere impiegate in passato per produrre Chardonnay. Nell’Hiver Barrique il contributo del legno si amalgama al miele di castagno e all’anice stellato, mentre nella Ibriga Barrique (8,8%) la botte esalta la componente vinosa della ricetta, ottenuta con l’aggiunta di mosto di uve Pinot Nero (dello stesso fornitore delle barriques). Imbottigliate entrambe nel formato da 50 cl, sono ovviamente disponibili in quantità limitate.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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