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Per la serie “matrimoni impossibili”: birra artigianale e cosmologia

SB_Specials_Dark_Matter-e1353577160146Ora non chiedetemi il motivo, ma da qualche settimana a questa parte mi sto appassionando alla cosmologia e all’astrofisica. Ammetto che l’astronomia mi ha intrigato sin da quando ero piccolo, eppure negli ultimi tempi ho deciso di approfondire le mie conoscenze in materia gettandomi nella lettura di alcuni libri (sto per finire “La trama del cosmo” di  Brian Greene, autore del più conosciuto “L’universo elegante”). Perché ve ne sto parlando su Cronache di Birra e soprattutto oggi? Partiamo dalla fine: qualche ora fa è stata resa pubblica la mappa più accurata di sempre della radiazione di fondo dell’universo, con la quale i cosmologi possono studiare i primi istanti dell’universo. Si tratta di una tappa storica per la dottrina e credo che a breve la notizia apparirà anche sui mezzi d’informazione generalisti. Ok ma che c’entra tutto ciò con la birra? Beh sappiate che gli omaggi dei birrifici al mondo dell’astrofisica sono tantissimi, più di quanto ci si potrebbe immaginare.

Questa ricerca del legame tra birra artigianale e cosmologia è partita da una chiacchierata con la mia mentore, un’amica che lavora all’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Conoscendo la mia passione birraria, mi ha fatto notare che esiste una birra battezzata Dark Matter e prodotta dal birrificio inglese Saltaire. Ora tutti quanti almeno una volta avrete sentito parlare della materia oscura: è una materia invisibile che si suppone componga il 26,8% di tutta quella presente nell’universo. Questa percentuale è stata “tarata” su un simile valore proprio grazie alla mappatura di cui vi ho parlato in apertura, ottenuta con i dati rilevati in 15 mesi e mezzo dal satellite Planck. Fino a ieri – ieri inteso come mercoledì 20 marzo – era diversa: quattro punti percentuali in meno. Comunque la Dark Matter di Saltaire mi ha incuriosito, spingendomi a cercare altre birre dedicate alla cosmologia. E di sorprese ne sono saltate fuori parecchie.

Dark Matter – L’esistenza della materia oscura non è mai stata verificata sperimentalmente, eppure esistono alcune misurazioni indirette che sembrano avvalorare le teorie che la considerano. Il nome ha un forte impatto commerciale e non è un caso che molti birrifici vi abbiano fatto ricorso per chiamare allo stesso modo le loro birre: su Ratebeer se ne contano circa una ventina. Oltre alla già citata Dark Matter di Saltaire (una Mild), troviamo ad esempio quella di Brooklyn Brewery (American Strong Ale), che per un periodo fu accompagnata da una versione “upgradata”: la Darker Matter. Gran parte delle altre Dark Matter sono prodotte in America o in Inghilterra: nel primo caso sono Stout o Black IPA, nel secondo Bitter o Mild.

Dark Energy – Se la materia dell’universo è formata per il 27% da quella oscura, quella visibile sarà il restante 73%, giusto? Sbagliato: la materia visibile copre appena il 4,9%. E tutto il resto allora? È costituito dalla cosiddetta energia oscura, di cui gli scienziati non sanno praticamente nulla. Esistono due birre battezzate in questo modo, entrambe inglesi: bisogna capire però se il nome è nato come omaggio alla cosmologia o semplicemente da un gioco di parole dal forte potere commerciale.

Bosone di Higgs – Un’altra importantissima notizia di natura cosmologica risale solo a qualche settimana fa e riguarda la conferma dell’esistenza del Bosone di Higgs. Si tratta di una particella teorizzata dall’astronomo omonimo e che è considerata fondamentale per spiegare le origini dell’universo. Sarebbe l’elemento costituente del campo di Higgs, grazie al quale sarebbe partita un’espansione esponenziale dell’universo (detta Inflazione) nei suoi primi istanti di vita. Sul Barbiere della Birra qualcuno giorni fa proponeva scherzosamente una birra al Bosone di Higgs, ma in realtà esistono tre prodotti battezzati in questo modo: uno canadese (Saison), uno spagnolo (Pale Ale) e uno nata dalla collaborazione tra Cambridge Brewery e Nogne O.

Quark – Pensavo di trovare diverse birre con questo nome, ma probabilmente a me sembra un termine molto più mainstream a causa della famosa trasmissione di Piero Angela 🙂 . In realtà esiste solo una birra che fa riferimento a questo tipo di particella, ma con un dettaglio che amplifica enormemente il suo grado di “nerdismo”: non si chiama semplicemente Quark, ma Top Quark, che è un tipo particolare di Quark (ne esistono altri cinque). Ah per la cronaca è un’Imperial Stout americana, prodotta dal birrificio Earth Bread +.

Black Hole – Inutile dirvi che il termine in questione è stato utilizzato per tantissime birre (Ratebeer ne conta oltre 50). La più famosa è sicuramente quella di Mikkeller, ma in realtà esiste addirittura un birrificio inglese che porta questo nome e che battezza tutte le sue birre strizzando l’occhio all’astronomia: tra le più “scientifiche” troviamo Red Dwarf, Hubble Bubble, Milky Way e Supa Nova.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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7 Commenti

  1. Grande andrea!!gran bell’articolo… mi sembra strano che nessuno abbia fatto birre con i nomi delle comete di quest’anno.in questi giorni è visibile anche ad occhio nudo la C/2001 L4 Pannstarrs a novembre per mesi si vedrà la ISON!
    p.s.: se qualche birraio vuole usare uno di questi nomi l’idea è registrata a nome mio la vendo per una cassa di birra!

  2. Come immaginato, la notizia citata in apertura comincia a fare il giro del mondo. Ora ad esempio è apparsa su Repubblica http://www.repubblica.it/scienze/2013/03/21/news/universo_quasi_perfetto-55048386/

  3. abbiamo da l’idea… speriamo qualcuno la colga!

  4. Già ci sono troppi sedicenti divinità tra i birrai…affibbiare alla birra qualcosa che si rifaccia al bosone di Higgs li renderebbe divinità. 😉

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