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Nuovi birrifici italiani: La Casa di Cura, Padus Cerevisiae, La Diana e Quota 120

casa di curaCon buona probabilità il 2014 sarà l’anno in cui in Italia si supererà il tetto dei 700 microbirrifici attivi, segnando dunque un altro record in un settore sempre più popoloso ed eterogeneo. Su Cronache di Birra continuiamo a seguire questa ascesa segnalando gli ultimi produttori nati recentemente. Partiamo allora dall’Abruzzo e più precisamente dal comune di Crognaleto (TE) , dove da qualche mese è ormai attivo il microbirrificio La Casa di Cura, una sorta di spin-off dell’ottimo Opperbacco. Coinvolti nel progetto sono infatti Luigi Recchiuti (birraio dell’azienda di Notaresco), Loreto Lamolinara, Tonino Ventilii e Alfredo Giugno. Da segnalare la splendida la location del birrificio, immersa nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Sul sito de La Casa di Cura vengono riportate due birre attualmente in produzione, sebbene recentemente se ne sia aggiunta una terza. La Flebo (4,3% alc.) è una Brown Ale che rimane piuttosto fedele allo stile, prevedendo l’impiego di luppoli nibili inglesi e malti Pale e speciali. Chiaramente anche il lievito è di origine british, favorendo, col suo contributo neutro, di lasciar emergere gli aromi di malto e luppoli. La T.S.O. è invece una IPA sui generis che nasce dall’idea di cambiare di volta in volta la ricetta, ma mantenendola sempre monoluppolo, monomalto e monospezia. Ad esempio per il primo lotto sono stati usati malto Pilsner, luppolo Citra e cedrina, mentre per il secondo malto Pilsner, luppolo Chinook e aghi di abete Douglas. Proprio in questi giorni ha visto invece la luce la Peacemaker, una Scotch Ale realizzata per Buskers Beer. Se volete saperne di più, vi aspetto domenica 2 marzo al Barley Wine di Roma per il pre-opening party della Settimana della Birra Artigianale, quando alla spina ci saranno proprio le creazioni de La Casa di Cura (nonché Luigi e Loreto tra gli ospiti).

padus cerevisiaeDall’Abruzzo ci spostiamo in Emilia-Romagna e più precisamente a San Pietro in Cerro (PC), dove da qualche mese è partita l’avventura di Padus Cerevisiae. Al momento si tratta di una beer firm, ma in tempi brevi (forse entro l’anno) diventerà un birrificio agricolo: la coltivazione di orzo distico è già partita. Al momento sono prodotte tre birre, tutte molto diverse tra loro. La Cervisia Mater è una Blanche di stampo belga, che quindi prevede l’impiego di una percentuale di frumento. La Cervisia Placentia è invece una Bitter ispirata alla cultura brassicola anglosassone, con la particolarità di utilizzare una piccolissima quantità di malto affumicato. Infine La Stella Alpina è una birra aromatizzata alle bacche di ginepro, con un contenuto alcolico medio-alto (7%) e dedicata al corpo degli Alpini. Se ne volete sapere di più su Padus Cerevisiae, potete dare un’occhiata al relativo sito web.

dianaRientra nella categoria dei birrifici agricoli anche Birra La Diana, ambizioso progetto partito a Siena dall’iniziativa di otto ragazzi. I soci sono tanti, ma bisogna anche tenere in considerazione che c’è da gestire il locale del birrificio (situato a via della Stufasecca 1), dove oltre alle birre della casa vengono proposti prodotti gastronomici della rispettiva azienda agricola ed è presente un’ampia selezione di bottiglie italiane. Il birrificio La Diana al momento ha in gamma due produzioni. La Pia è un’IPA discretamente amara, che lascia emergere i toni caramellati e appena tostati del malto prima di chiudere con l’agrumato e l’esotico dei luppoli americani. Beatrice è invece una Golden Ale delicata e rinfrescante, con un’alternanza tra note di miele del malto e amare di luppolo. Il nome del birrificio richiama il leggendario fiume sotterraneo che scorrerebbe nel sottosuolo di Siena. Per ulteriori informazioni potete consultare il sito de La Diana.

quota 120Concludiamo infine con Quota 120, birrificio di San Damiano d’Asti nato dall’idea dei fratelli Caliendo, tra cui Mauro, sindaco della città. Curiosa la scelta del nome, che, come racconta La Nuova Provincia, si riferisce al tetto massimo che i quattro fratelli si erano imposti come investimento iniziale per il loro progetto – dettaglio che può interessare quanti hanno in mente di aprire un proprio birrificio. Proprio in questi giorni, tra l’altro, dovrebbe aprire il pub annesso al birrificio, ma non credo che anche questa attività rientri nel suddetto limite economico 😛 . Il sito di Quota 120 al momento è in costruzione in alcune sue sezioni, compresa quella sulle birre prodotte. Dall’unica immagine presente possiamo dedurre che la gamma è al momento limitata a tre etichette, battezzate in modo non propriamente originale: Bionda, Ambrata, La Rossa.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. alexander_douglas

    blonde ale, ipa e bitter….scommettiamo? ( su le quota 120)

  2. alexander douglas…scommessa vinta!!!! Ahahahahahhahaa

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