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Kerstbier, Winter Warmer e altre interpretazioni delle birre di Natale

KLEIN-DUIMPJE-KERSTBIERArrivati a dicembre inoltrato è ormai impossibile non parlare di birre natalizie, che per inciso sono una delle ragioni per cui le festività invernali hanno senso di esistere 🙂 . Credo di averlo ripetuto mille volte sul blog: le birre di Natale non rappresentano uno stile in senso stretto, ma semplicemente una tipologia molto ampia e vaga, dove le regole di brassaggio sono praticamente nulle e demandate allo spirito creativo del birraio di turno. Esistono tuttavia delle consuetudini che differenziano il modo di intendere le birre di Natale da nazione a nazione, costruite su tradizioni secolari o semplicemente su fenomeni concretizzatisi più di recente. Oggi andiamo proprio ad analizzare queste differenze, per affermare ancora una volta la straordinaria ricchezza della cultura birraria internazionale.

Belgio

In questa rassegna non si può non partire dal Belgio, forse la nazione che più di tutte ha segnato il moderno successo delle birre di Natale – anche conosciute in patria (e non solo) con l’appellativo di Kerstbier. Le natalizie belghe sono quasi sempre produzioni estremamente forti e con speziature generose, sebbene esistano delle interpretazioni che non prevedono aromatizzazione. Tra gli esempi classici segnalo le splendide Stille Nacht di De Dolle e Avec Les Bons Voeux di Dupont (entrambe non aromatizzate), Pere Noel di De Ranke, Canaster di Glazen Toren, N’Ice Chouffe di Achouffe, Winterkoninikse di Kerkom, Cuvèe Meilleurs Voeux di Rulles, Gouden Carolus Christmas di Het Anker e altre ancora. Le spezie impiegate sono spesso ricorrenti: cannella, cumino, coriandolo, zenzero, noce moscata e via dicendo, che vengono aggiunte su una base quasi sempre riconducibile a una Belgian Strong Ale (più raramente una Tripel). Se volete approfondire il discorso e avete in programma a breve (a brevissimo!) un viaggio in Belgio, vi segnalo che questo fine settimana si terrà a Essen il consueto Kerstbierfestival.

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Regno Unito

Non solo il Belgio può vantare un suo termine per indicare le birre di Natale, ma anche il Regno Unito, sebbene in questo caso il significato sia molto più vago. Con Winter Warmer infatti si identificano più propriamente le birre invernali anglosassoni, tuttavia l’associazione mentale con le festività del periodo è quasi immediata. Sembrerebbe tra l’altro che la tradizione di birre invernali sia nata proprio in Inghilterra come evoluzione del lambswool, bevanda fermentata medievale realizzata con l’aggiunta di mele arrostite, noce moscata, zenzero e zucchero o miele. In effetti le Winter Warmer sono una delle poche specialità brassicole del Regno Unito a prevedere (non sempre) l’impiego di spezie. La loro variabilità è molto ampia, tanto che gli stili di partenza possono essere assai diversi tra loro (Barley Wine, Stout, IPA, ESB). Tra gli esempi più interessanti segnalo la Bad Elf (e suoi “upgrade”) di Ridgeway, la Fusion di Moor, l’Old Winter Ale di Fullers. La prima Winter Warmer? Probabilmente la storica Bass N°1 di Burton-on-Trent, che in una pubblicità del 1909 veniva definita “LA bevanda di Natale”.

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Germania

L’austera cultura brassicola tedesca lascia poco spazio alle birre di Natale, anche perché senza la possibilità di aggiungere spezie (il Rheinheitsgebot lo vieta), è difficile produrre qualcosa di natalizio che non sia semplicemente una birra forte – e quindi una Bock o una Doppelbock. Il marketing però ha sempre la sua importanza ed ecco che allora ogni tanto si trova qualche birra espressamente prodotta per le festività invernali. Spesso ciò che cambia è semplicemente il nome, perché per il resto si tratta solo di birre particolarmente alcoliche, del tutto paragonabili agli stili già menzionati.

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USA

Il movimento statunitense è estremamente vario anche per quanta riguarda le birre natalizie. Ogni birrificio infatti le interpreta a modo suo, ispirandosi a questo o a quella cultura birraria europea e talvolta imboccando strade assolutamente personali. Non sono poche le natalizie che si ispirano al Belgio, soprattutto per quanto riguarda i produttori con maggiore anzianità, sebbene non manchino diverse Winter Warmer di stampo più propriamente anglosassone. La passione americana per l’amaro ha poi spinto molti produttori a identificare come birre di Natale versioni modificate delle loro Imperial IPA, fenomeno che è stato ripreso – anche con una certa monotonia – dal movimento scandinavo.

Italia

In Italia la tradizione delle birre di Natale si è diffusa in maniera clamorosa, spinta dalle tante manifestazioni a tema che ogni anno si rincorrono in questo periodo, ma soprattutto da quel rapporto di filiazione che in origine è esistito tra il nostro movimento e quello belga. Non è un caso perciò che molte delle produzioni natalizie italiane fossero inizialmente brassate sulla falsariga di quelle belghe: Strong Ale fortemente aromatizzate, dove talvolta faceva capolino qualche spezia locale. Negli ultimi tempi mi sembra però che i birrai italiani abbiano imboccato una strada personale e diversa da quella di altre nazioni, caratterizzata dalle maturazioni in legno. Poiché queste tipologie sono realizzate in quantità limitate e sulla base di birre molto alcoliche, il legame con il Natale è piuttosto facile – pensateli infatti come prodotti rari, per occasioni (e spese, ahimé) speciali. Qui mi sembra inutile fare una selezione delle migliori, visto che in questi giorni probabilmente avrete modo di assaggiarne diverse.

E ora non resta che darmi le vostre birre natalizie preferite!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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9 Commenti

  1. ragazzi, considerata la taplist di BSA e disponibilità pemettendo, è possibile stilare una top 5? della serie “quelle imperdibili”…
    cheers

  2. Mi piacciono le birre natalizie che non esagerino sul dolce, quando ho inizato a bere artigianale (no la Rothaus…. 😉 ) a Natale mi spaccavo di Bush de Noel, la quintessenza del dolce, poi piano piano ho cambiato i miei gusti, oggi ne bevo una all’ anno solo per rispetto alla prima birra di Natale mai assaggiata.
    Quest anno mi sono comprato Geco Befana Chinata 75cl, Tre Pupazzi Brewery Jolly Frosty, Settimo Rusca 75cl e faccio la mini verticale con la 2012 rimastami, Orso Verde Natale 2013 75cl, Anchor Christmas 201335,5cl, Extraomnes Kerst 33cl che la Reserva 2012 ancora sta lì ma non lo so se la bevo… poi finisce!
    (ri)Assaggiata alla cena Olmaia al birrifugio la Christmas Duck, spacca!
    Comunque decisamente belga per Natale.
    Domenica a BSLA proviamo a berci una cosetta, ma solo una….

  3. Per me i must del periodo sono la Bush de Noel e la Liefmans Gluhkriek (anche se è più “invernale” che “natalizia”). Tra i nuovi assaggi di quest’anno segnalo la Anchor Christmas, che ho trovato davvero gradevole.

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