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Tipi di birra: alcune alternative a Lager, Stout, Weiss e IPA

Parafrasando un vecchio adagio, si potrebbe affermare che il mondo della birra è bello perché è vario. L’aspetto più esaltante quando ci si comincia ad appassionare di birra artigianale è la sua straordinaria varietà: chi fino a prima conosceva solo la distinzione tra “chiara”, “rossa” e “scura”, improvvisamente deve prendere coscienza dell’esistenza di decine di stili diversi, ognuno con le proprie peculiarità. Il post di oggi è proprio indirizzato a chi si sta avvicinando a questo mondo e vuole essere una sorta di guida per approfondire il proprio percorso. L’idea quindi è di partire da tipi di birra generici e proporre delle alternative, spiegandone le relative caratteristiche. Chi ancora non ha dimestichezza con gli stili birrari, può usare come riferimento la seguente suddivisione che parte da definizioni meno precise, ma sicuramente più conosciute dai neofiti.

Lager

Per i non esperti – e purtroppo anche per alcuni sedicenti esperti – il termine “lager” individua la classica birra chiara di stampo tedesco. In realtà Lager è l’equivalente di “birra a bassa fermentazione” e rappresenta una delle due grandi famiglie nelle quali si dividono tutti gli stili birrari del mondo (a parte i pochissimi a fermentazione spontanea); l’altra è quella delle Ale. Lo stile di birra che erroneamente passa sotto il nome di Lager è quasi sempre quello delle Helles: la classica chiara dal gusto maltato che nell’immaginario collettivo associamo al boccale tipico della Germania. Quindi ricapitolando il termine Lager identifica una famiglia brassicola, nella quale rientrano tantissimi stili diversi a bassa fermentazione: Helles, appunto, ma anche Doppelbock, Schwarz, California Common, alcune Baltic Porter, ecc. Tutte tipologie, quest’ultime, che hanno peculiarità organolettiche (nonché estetiche) ben lontane dalle Helles.

Se dunque vi piace bere quelle che erroneamente definite Lager, sappiate che esistono tanti stili che al gusto vi si avvicinano. Prima di tutto potete andare sicuri sulle Helles: se in un pub trovate disponibile questo tipo di birra, potete esser certi che è proprio ciò che cercate. Nel caso in cui non disprezziate un gusto meno maltato e più secco, potrete optare per una Pils oppure per l’anello di congiunzione tra questi due stili: le rarissime (ormai) Dortmunder Export. In Germania trovate un altro stile che assimilerei alle Helles, sebbene ci siano non poche differenze, in primis l’impiego dell’alta fermentazione: sto parlando delle Kölsch tipiche di Colonia, che per la tecnica di produzione “mista” ricordano le peculiarità di molte Lager. Un discorso molto simile vale anche per le Cream Ale americane, dove il finale può essere più amaro.

Stout

Il modello classico per le Stout è la Guinness, che è conosciuta da tutti per essere la “nera” per antonomasia. Se siete amanti delle note di liquirizia, cioccolato e torrefatto sappiate però che non solo potrete trovare delle Stout artigianali da sostituire alla Guinness, ma anche molti stili simili che vi permetteranno di variare la bevuta e di approfondire le vostre conoscenze in materia. La prima tipologia che va citata è quella delle Porter, considerate le antenate delle Stout e con peculiarità quasi identiche a queste ultime, a punto che secondo alcuni non esisterebbero differenze sostanziali tra i due stili. Quindi se trovate una Porter, siate pur sicuri che vi ritroverete a bere qualcosa di vicinissimo a una Stout.

Se cercate delle piccole sfumature in una Stout sappiate che esistono alcuni sottostili: le “morbide” Oatmeal Stout (con avena), le dolci Sweet e Milk Stout, le intense Chocolate e Coffee Stout, le stravaganti Oyster Stout (con ostriche). Nel caso in cui voleste invece qualcosa di più muscolare, non vi sarà difficile trovare delle Imperial Stout (o anche Imperial Porter), in cui il tenore alcolico può raggiungere vette importanti (spesso ben oltre la doppia cifra). I toni “scuri” tipici delle Stout si ritrovano anche nelle Schwarz tedesche, che però sono prodotte a bassa fermentazione. Tra questi tipi di birre metterei anche le Cascadian Dark Ale di provenienza americana, mentre vanno escluse le Black Ipa, che sono sì nere, ma giocano proprio sull’assenza delle tipiche note da malti scuri.

Weizen (o Weiss)

Le tipiche birre di frumento tedesche sono uno dei prodotti più richiesti alla spina, soprattutto per chi è alla ricerca di una bevuta dolce e rinfrescante. Se siete alla ricerca di qualcosa di simile ma più adatto al periodo invernale, una buona alternativa può essere rappresentata dalle Dunkelweizen o dalle Weizenbock: le prime al tipico “bananoso” aggiungono evidenti sfumature di caramello, le seconde alzano la gradazione alcolica offrendo un “abbraccio” gustativo che si aggiunge alle peculiarità delle Weizen.

Se del frumento vi piace la sua freschezza, potreste trovare enormi soddisfazioni nel bere una Blanche di stampo belga, a patto che apprezziate la sua tipica aromatizzazione con coriandolo e arancia amara. Le Wheat Beer sono la risposta americana alle Weizen tedesche: scordatevi le note di banana (il lievito è diverso), ma aspettatevi la stessa forza dissetante. Per i palati più arditi esiste anche l’alternativa Gose: le tipiche birre di Lipsia sono prodotte con frumento, ma anche con sale, coriandolo e lattobacilli. Sono rinfrescanti come pochi altri stili birrari, ma non certo di facile approccio per tutti! E come non menzionare allora le Berliner Weisse: anche qui l’acidità la fa da padrona.

IPA

Cominciamo dalle base: IPA è l’acronimo di India Pale Ale, uno stile di origine inglese che oggi rappresenta la tipologia più diffusa nel mondo della birra artigianale. Le sue caratteristiche sono state declinate in mille modi diversi, tanto che trovare in Italia una IPA che segua i dettami classici d’impostazione anglosassone è piuttosto arduo: più facile imbattersi in interpretazioni moderne che esaltano la componente amara e gli aromi del luppolo. È la tipologia preferita da chi ama l’amaro: attenzione però perché proprio le English IPA più tradizionali possono sorprendere per la loro presunta “timidezza”.

Il successo delle India Pale Ale ha favorito la nascita di tanti sottostili diversi: le energiche American Ipa, le muscolari Imperial Ipa, le scure Black Ipa, le fresche White Ipa (talvolta aromatizzate come una Blanche), le rustiche Rye Ipa. Se siete amanti dell’amaro e del luppolo troverete pane (liquido) per i vostri denti anche con le American Pale Ale (APA) e con alcune American Red Ale. In generale ovunque trovate la parola “hoppy” potete starne certi: il luppolo sarà il protagonista assoluto della bevuta!

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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19 Commenti

  1. una cosa ascoltata ultimamente in un bar a san lorenzo da coppia di gggiovani a la page: “ma la oyster stout che servite è vegana, vero?” …. aaaahhhhhrg

  2. A me in un locale un mese fa hanno proposto una birra a media fermentazione, come la mettiamo?

  3. Riccardo Antonelli

    Bologna, un paio di mesi fa. Vado a fare una presentazione delle mie birre in un Pub, e trovo questo ragazzotto che al termine delle chiacchiere (prima di ordinare) mi fa: “eh si, ma a me non piacciono le ale.”

    Tolto il primo momento di imbarazzo, professionalmente gli consiglio una spina del pub e faccio per andarmene quando, “con la coda dell’orecchio” capto: ” si allora, prendo una Affligem”

    Sbeeem!!

  4. questa distinzione tra Cascadian Dark Ale e Black IPA mi è nuova, li ho sempre considerati sinonimi. Tra l’altro mi pare di ricordare un tuo vecchio articolo in cui discutevi su quale tra i due nomi fosse più appropriato per indicare lo stile

    • Sì, mi è stato fatto notare anche su Facebook, ma l’articolo è del 2011, lo stile relativamente giovane e in 5 anni il dibattito va avanti e le cose cambiano. Parlando con alcuni esperti stranieri nei concorsi sono venuto a conoscenza (un po’ a sorpresa, lo ammetto) di questa distinzione. Comunque mi sto documentando per definire una volta per tutte la questione.

    • Da quanto mi sono informato, le Black IPA sarebbero IPA scure, ma senza aromi e sapori riguardanti i malti tostati.
      Le Cascadian invece non nascondono questo profilo, e hanno forte predominanza di luppoli della regione Nordovest degli USA.
      Qualcuno ha voluto accomunarli, per togliere il peso “indipendentista” della parola Cascadian.

      • Sì è la stessa interpretazione con cui mi sono scontrato in tempi recenti. Hai qualche riferimento on-line al riguardo?

  5. Siamo sicuri que LAGER sia erroneamente usato per indicare birre tipo Helles?

    Da quanto mi pare, il “popolo” usa erroneamente LAGER per riferirsi alle American Standard Lager (Heineken, Bud, Ecc)

  6. Tra le weizen perchè omettere le Kristallweizen ? Certo sono un sottostile ma intanto su Ratebeer hanno una categoria a parte.

    • In tanti anni di bevute mi sarò imbattuto giusta una volta in una Krisallweizen. Secondo me è una distinzione che neanche ha senso.

      • bhe la deriva anni 80 in cui trovare una hefeweizen era una impresa poichè quasi tutti i produttori bavaresi erano passati a Kristalweizen per tua fortuna te la sei scampata !

  7. articolo interessante, pero’ credo risenta della mancanza della categoria generale Pale Ale, di cui le IPA sono un sottogruppo, cosi’ come lo sono le Amber ale (birre rosse).

    penso sia una distinzione importante, visto che hanno gusti cosi’ diversi (io che sono amante di porter e stout apprezzo le IPA, ma la mia ragazza, che beve prevalentemente lager, apprezza invece le red o amber ale).

    Probabilmente staro’ usando una terminologia impropria, mi sono trasferito in inghilterra soltanto da poco e devo ancora acquisire familiarita’ con i veri nomi, fino a qualche mese fa per me erano tutte birre chiare, weisse, rosse o scure, con l’opzione aggiuntiva di dobbio malto!

    • Ciao, la tua osservazione è corretta, ma considera che è un articolo con un approccio intenzionalmente superficiale. L’obiettivo non è catalogare gli stili secondo i criteri del BJCP, ma offrire uno spunto ai neofiti per allargare i propri orizzonti

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