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Omaggio alla birra ceca: degustazione Interpivo e 170 anni di Pilsner Urquell

Un momento della conferenza

Come ho anticipato in un recente post sugli eventi birrari, oggi ricorre il 170° anniversario della nascita della Pilsner Urquell. Anche se oggi è una birra industriale a tutti gli effetti, l’importanza della prima Pils al mondo è fondamentale in un’ottica di cultura birraria, senza considerare che nelle sue incarnazioni più genuine (disponibili a Praga e – ancora meglio – nella città natale di Plzen) è ancora una delle più grandi meraviglie dell’arte brassicola internazionale. Come ho scritto più volte – ed eviterò quindi di ritornare sui dettagli – la Pilsner Urquell rivoluzionò le abitudini dei consumatori di birra in tutto il mondo, lanciando il dominio della bassa fermentazione e valorizzando anche l’aspetto estetico della bevanda.

Il successo della Pilsner Urquell ha anche diffuso ovunque il mito della birra ceca, al punto che gli stessi birrai della Repubblica Ceca guardano alla birra di Plzen come a un prodotto leggendario, benché alla fine dei conti sia un (più o meno diretto) concorrente. Quindi non è forse un caso che proprio ieri la società d’importazione Interpivo abbia organizzato a Roma una conferenza stampa + degustazione presso l’Ambasciata della Repubblica Ceca. L’obiettivo era di presentare i prodotti di alcuni birrifici cechi che l’azienda ha intenzione di diffondere nei prossimi mesi sul mercato birrario italiano. Attraverso MoBI (che ringrazio per l’opportunità) ieri ho potuto prendere parte all’evento, provando alcune birre locali che presumibilmente troveremo a breve in tanti pub italiani.

Degustazione in corso

Le birre in degustazione erano una decina, la maggior parte delle quali ovviamente appartenenti allo stile Pilsner. Tra quelle che ho apprezzato di più segnalo le due dell’unico marchio che conoscevo, Malastrana: la Original è appagante, fresca e con un lungo finale piacevolmente amaro; la Premium piena, dolce di malto ma anche amara nel finale, assai persistente. Tra le altre della stessa tipologia segnalo quelle di Ryctar e Démon, entrambi classici esempi di Bohemian Pilsner da bere a ettolitri. Se non sbaglio solo due birre rientravano in stili diversi: una era la Merlin, una scura (Tmave) con profumi puliti e intensi, ma un po’ corta nel finale; l’altra la Vit, una birra di frumento meno aromatizzata di una Blanche belga (non prevede spezie), ma più elegante di una Weizen tedesca.La conferenza di presentazione si è avvalsa degli interventi di esperti e operatori del settore. Igor Holub, fondatore dell’unione dei birrifici e delle malterie ceche, ha spiegato le caratteristiche della Ceské Pivo, la birra ceca come definita dal marchio di qualità approvato dalla Comunità Europea. Milan Tous, responsabile economico dell’ambasciata ceca a Roma, ha invece presentato una serie di dati relativi al mercato della birra in Repubblica Ceca e alle importazioni di birra ceca in Italia – sembrerebbe che i margini per ampliare il segmento siano molto ampi. Inoltre non sono mancati i discorsi di Hana Majtanova (responsabile export del birrificio Lobkowicz), Michal Voldrich (mastro birraio di Protivin), Mirko Raguso (presidente Interpivo), oltre a quello dell’ambasciatore in persona.

Tra una birra e l’altra ho scambiato due parole con Mirko Raguso, in particolare chiedendogli la dimensione dei birrifici presenti alla conferenza. Si tratta di produttori che si assestano in media sui 100.000-150.000 hl annui, cioè circa 5-7 volte la produzione dei nostri più grandi birrifici artigianali. Per fare un paragone con l’Italia, volumi del genere sono quelli di Menabrea o Pedavena, cioè due tra i più grandi birrifici (industriali) non appartenenti a multinazionali del settore. In realtà, se consideriamo questi numeri nel contesto appropriato, cioè quello della Repubblica Ceca, siamo al cospetto di birrifici di dimensioni medio-piccole e che – cosa più importante – continuano a considerare la qualità del prodotto finale uno dei principi cardine della filosofia aziendale.

Personalmente ritengo che la birra ceca sia sempre stata sottovalutata nell’immaginario collettivo degli appassionati, quando invece possiede delle potenzialità spropositate. Spesso viene offuscata dalla vicina Germania, eppure rispetto ai loro colleghi tedeschi i birrai cechi mi sembrano avere più passione e coraggio: nelle birre cece riscontro un carattere più marcato rispetto a quelle di tanti birrifici tedeschi, dove spesso e volentieri domina un appiattimento creativo impressionante. Sono dunque molto curioso di vedere come saranno accolti questi prodotti dai consumatori italiani.

Per riallacciarmi al discorso di apertura e festeggiare degnamente la madre di tutte le birre ceche, ricordo che oggi ci saranno diversi eventi in tutta Italia dedicati alla Pilsner Urquell. Per i dettagli vi rimando al post citato in apertura, mentre se volete tuffarvi nelle tradizioni della cultura brassicola della Repubblica Ceca pubblico questo bellissimo video con un tour negli storici impianti del Plzensky Prazdroj (il nome originale di Pilsner Urquell).

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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4 Commenti

  1. Qualcuno ha notizie più dettagliate sull’evento al Circolo?
    Gli stanno dando la un’importanza pari alla sagra della salsiccia (con tutto il rispetto per la sagra in questione 🙂 )

  2. Bevuta ieri sera presso il Cetra -Cittadella PD.
    La birra non si discosta di molto da quella pastorizzata e filtrata. Risulta più torbida al colore, schiuma più compatta e persistente, in bocca l’amaro si sente già da subito per poi accentuarsi sempre di più una volta ingerita. Si sente molto il malto, che forse a lungo andare ( 7/8 calici da 0,4lt) risulta saziante . Il retrogusto, ovviamente amaro invade bocca e palato e ti porta a berne ancora . Birra eccezionale , completa, degna del nome che porta con soli 4.4 gradi di alcol. Se dovessi dare un voto le darei 9/10 mentre a quella pastorizzata 7/10.
    Una nota negativa la botte : essendo abbastanza nuove e poco usate si sentiva il resinoso del legno.
    Spero ricapi un occasione così !!!

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