Cimec

Prossimi eventi birrari: Lambrate in Taberna, Drunken Winter Beer Fest e altri

lambrate tabernaCome ogni venerdì vediamo cosa ci riserva il calendario del perfetto birraiolo per i prossimi giorni. Partiamo subito con il grande appuntamento di lunedì 17 febbraio, quando il Lambrate e le sue birre saranno protagoniste alla Taberna di Palestrina. Per me ci sarà l’onore/onere di condurre la serata, per fortuna sarò ampiamente coadiuvato dal Monarca in persona e dall’ottima cucina della Taberna. Se la prossima settimana si aprirà dunque col botto, terminerà in modo analogo a Quinto Vicentino (VI) con il Drunken Winter Beer Fest del Drunken Duck: una tre giorni di degustazioni, homebrewing e tante birre alla spina. Lo stesso venerdì si terrà invece ad Albano Laziale il battesimo del Birrificio Castelli Romani, mentre passando a marzo, martedì 4 si terrà al Baladin Milano il secondo appuntamento di In salotto con il birraio, iniziativa che proseguirà fino a luglio. Buon fine settimana a tutti!

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

Leggi anche

Prossimi eventi: Exmè Beer Festival, Birre dal Basso, Festa di Pasquale e Londinium Cask Festival

Andata in archivio ormai da qualche giorno la Italy Beer Week, è arrivato il momento …

La Italy Beer Week è finita: in archivio sette giorni di iniziative, celebrazioni e approfondimenti

Con un’ultima grande giornata di eventi e promozioni, coincisa peraltro con le celebrazioni per San …

18 Commenti

  1. Ma guarda che novità! Assistiamo alla nascita dell’ennesima beer firm!
    Pare che il movimento birrario italiano si alimenti solo di questo…

  2. Caro Michele ti ringrazio per l’occasione che mi fornisci sul tema tanto dibattuto beerfirm si o no .
    Perchè nasciamo come beerfirm ?
    I costi dell’investimento in un impianto accettabile non sono trascurabili, fra annessi e connessi e opere murarie dalle 200 alle 300.000 euro sono indispensabili, il mercato della birra artigianale non è semplice, sebbene c’è un trend positivo di consumo sempre più numerosi sono i birrifici e la concorrenza è notevole, a meno che non produci birre indimenticabili è sempre più difficile fidelizzare un posto vendita. Nel nostro caso in particolare veniamo da un’estrazione di tipo tecnico/tecnologico la mia e grafica/artistica e comunicativa quella dei miei soci, qualità indispensabili, ma l’esperienza commerciale, imprenditoriale è tutta da creare nelle condizioni di mercato di cui sopra.
    Il progetto nasce da lontano, ben 3 birre su 4 sono saison, tipologia alla quale sono molto legato, sia per le origini contadine di queste birre, sia perchè mi piace molto il profilo aromatico e la specificità dei differenti lieviti. Prove su piccoli impianti, un viaggio un Belgio pianificato durante il quale abbiamo visitato numertosi birrifici produttori di saison, e numerosi affinamenti di ricette hanno preceduto il risultato che presenteremo al Miralago. Certamente non abbiamo approfittato dell’esperienza specifica del birrificio dove produciamo e della cultura dei lieviti liquidi, che abbiamo portato noi, sebbene ci stiamo trovando molto bene per conoscenza dei processi e accuratezza e meticolosità. Parlo di A.F. a Castel San Giorgio (Sa) gestito da bravi imprenditori e con un birraio venezuelano, Leonardo Parilli poco conosciuto, ma decisamente molto bravo, con anni di esperienza di homebrewing alle spalle e scuola con Luigi Serpe di alcuni anni.
    Il progetto prevede anche la produzione di un APA, la Pig Floyd, una linea diversa rispetto a quella delle 3 saison, che fa l’occhiolino al mondo giovanile, in una sorta di sintesi hegeliana fra il mondo giovanile e quello tradizionale della mia generazione , molto conflittuali ma con possibilità di collaborazione iimportanti. Anche nella compagine societaria c’è questa ambivalenza alcuni giovani e altri anziani..anche la quinta birra una Black IPA che vedrà la luce fra un mese, one shot, si rifa a questo mondo .
    Rischio d’impresa ? alcuni dicono che le beer firm non pagano rischio d’impresa..beh oggi in varie fasi del processo abbiamo quasi 100 hl impegnati, vogliamo limitare le rotture di stock..ma credi non ci sia rischio ad avere 100 hl impegnati senza la certezza della vendita, certo un rischio più basso di un investimento di cui sopra, ma certo non rischio zero
    Il quesito di fondo che poni ha a mio avviso un senso, se sei produttore artigiano non puoi non essere a contatto con il prodotto giorno per giorno, nel frattempo noi ci testiamo vediamo che appeal riusciremo ad avere commercialmente ed imprenditorialmente e poi..se avremo le risposte giuste chissà il tempo è sempre galantuomo.

    • alexander_douglas

      Di Saison non ce ne sono mai abbastanza in Italia 😀 detto ciò il progetto “Birrificio Castelli Romani” esiste da ormai dai più di un anno….direi che Paolo è entrato decisamente in punta di piedi in questo mondo e dopo un anno cominciare a raccoglierne i frutti non mi sembra poi sbagliato. Tra l’altro come gli scrissi su fb ( se hai capito chi sono 😀 ) l’ariccina ad esempio per me è una meravigliosa saison tolto quel difettuccio dell’eccesso di carbonazione che mi dicono risolto, e il fatto che abbia ( insieme alle altre produzioni) avuto il riscontro di un tempio romano della birra come il Macche ( che da molto spazio alle nuove piccole realtà) la dice lunga sulla bontà del progetto 🙂

    • Tutto lecito, per carità, ognuno è libero di impostare la propria impresa ed il relativo rischio come meglio crede. Ci mancherebbe!
      Detto questo, il punto non è il -noiosissimo- dibattito sulle beer firm; il punto è che chiamarlo birrificio -quando birrificio non è- risulta un tantino fuorviante, a mio parere.

      • Caro Vale dipende da quanto sei coinvolto se sei birrificio o no, non credo esista una risposta univoca..al solito bisogna conoscere e approfondire.

        • Dipende da quanto sei coinvolto se sei birrificio o no? Ma che significa? Posso capire che ci possa essere ambiguità sul concetto di birraio, anche se non dovrebbe essercene, ma un birrificio è un birrificio, ti assicuro che non ci possono essere dubbi. C’è un laboratorio, e all’interno una sala cottura.

    • Premesso che ho una beer firm anch’io, ma 200/300.000 Euro per un birrificio non corrisponde a verità, t’assicuro che se servissero tassativamente quelle cifre, in Italia col cavolo che ci sarebbero 600 birrifici. Moltissimi l’hanno fatto con la metà ed alcuni con la metà della metà.

      • …Roberto, non so quale marchio di birra tu commercializzi, ma ti posso assicurare che fare impresa è un’altra cosa……”meno della metà della metà”????….cioè 40mila euro…..ma dai lascia lavorare gli imprenditori con quella cifrra ci fai un impianto da 100litri (perchè, sai, oltre l’impianto ci sono cose che DEVI fare che costano altrettanto!!!)…e con un impianto da 100litri fai la birra “di nascosto”.

        Auguri

    • Il progetto beer firm lo vedo di buon occhio solo se propedeutico all’apertura di un birrificio. E, naturalmente, se c’è dietro uno che la birra la sa fare davvero.
      Altrimenti, se ne può fare volentieri a meno.

    • Un grande in bocca al lupo Paolo.

    • Caro Paolo, lo sai che ti voglio bene e che ti stimo, ma quando dici che 100hl sono “rischio di impresa” mi viene da sorridere….perdonami, ma 100hl sono + o – 20keuro…al costo (il costo di una macchina media)..quando apri un birrifficio, come hai giustamente detto e con buona pace di tal Robero, il rischio di impresa è almeno 10 volte tanto.
      La birra, come ci hai spesso insegnato, NON è una buona ricetta (ormai scaricabile dalla rete), ma la dedizione alla sanificazione, al tipo di impianto e dal controllo delle temperature di mash, alle temperature di cantina, alla scelta delle materie prime, al decidere quando fare il dry, agli spurghi……e per fare questo serve il birraio (non serve necessariamente il Mastro) e la sua squadra…..

      ……c’era una publicità una volta che diceva “il modo migliore per fare le cose è farle fare agli altri”…..ma era una pybblicità di servizi non di produzione.

      CONDIVIDO il tuo progetto e ti auguro di aprire il prima possibile, ma ti prego di non enfatizzare il vostro lavoro a discapito dei birrifici veri, può risultare offensivo…

      Questo ha portato la proliferazione di progetti DOVE SI RICERCA SOLO IL PREZZO…..basta avere quei 3000euro (di rischio d’impresa), e farsi fare birra dal migliore offerente……sapessi quante mail mi arrivano…

      …che poi….ma se devo fare una birra e farla bene e venderla a 2euro al litro, non pensate che potrei metterla sul mercato a quel prezzo sbaragliando il campo?
      😉

      un abbraccio

      • Andrea è chiaro che il rischio di impresa di un birrificio è molto maggiore…ma essere una brava e competitiva beerfirm non è solo nella gestione della ricetta, ma condividere le varie fasi del processo, valutarne i punti deboli, concepire le modifiche e gli affinamenti alla ricetta..e per tutto questo ci vuole cervello e conoscenza. M

        • Decidere insieme il dry, le procedure di sanificazione, le maturazioni, le filtrazioni possibili, i il digarmma di cottura, le modalità di ggiunta spezie, le repliche dei lieviti..etc.
          Non vorrei però che ciò significhi sminuire il lavoro di chi la birra ce la fa, e lo ripeto nel caso specifico di Aeffe ho trovato competenza e meticolosità, io stesso ho imparato un sacco di cose ed insieme penso stiamo crescendo.
          Se dobbiamo essere equilibrati ti do ragione che il rischio d’impresa nostro è più basso di quello di un birrificio ed anche notevolmente più basso, ma non è nemmeno vero che non si collabori alla gestione di tutte le fasi del processo.

  3. Er poeta accurturato

    Caro Turco, capisco che er detto dice che ce vole un roscio pe’ comitiva e er Tabberna in tal senso aiuta manco poco e che tu forse c’hai casa a Palestrina pe’ passa l’estati più fresche ma io che ancora abito a San Basilio come faccio a tornà da laggiù a qua dopo ‘na degustazzione? Che mo’ ok che so robbe d’assaggi e nun fa na piega..ma lo sapemo tutti che poi come ar solito finisce in caciara e che fai: du litri nte li bevi? Da Palestrina a Samba le guardie me se bevono 7 vorte (poi se me dici che basta dije che so amico der roscio allora è tutto n’artro discorso). Che poi è pure lunedì, a ggente er giorno dopo lavora (io no pe’ fortuna, che qui a San Basilio se lavora solo la sera). Allora dimola tutta e dimo pure che er Monarca er prossimo fine settimana sta a Trastevere co Stavio e l’amici Pontini. Alle brutte lì te fai du’ chiacchiere coi bangla sur notturno, che poi du palle: parlano solo der Fantacalcio e mettono sempre Totti titolare, pure quando sta ‘n tribbuna. Sapessi le vorte che m’è successo caro Turco..

    • Caro er mio poeta, sapessi le vorte in cui me so trovato cor dilemma: che faccio, ce vado o nun ce vado a Palestrina? Er viaggio è lungo e tortuoso e poi er giorno dopo, come dici, se lavora. Trabajo e sudor, come insegnava quello spagnolo de strane idee carcistiche che per poco nun ce mannava in B, l’anima de li mejo mortacci sua. E allora lo sai che ho fatto? Me so trovato un autista, che me scarozza all’andata e al ritorno. A vorte la soluzione è quella più facile, come diceva er grande scienziato. O forse nun so, era ‘n poeta, proprio come te.

      • Vai che una serata con le birre del Lambrate non è mai sprecata ! La prossima volta però fatevi portare pure un fusto di Sant’Ambroeus che merita davvero 😉

      • Oppure prendi un taxi…
        In fondo non è così complicato guidarlo. Il problema è trovare un tassista che te lo presta. 😉

Rispondi a Andrea Turco Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *