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Quattro medaglie per l’Italia alla World Beer Cup

Campari esulta per l'argento della Via Emilia. Accanto a lui Charlie Papazian
Campari esulta per l’argento della sua Via Emilia. Accanto a lui Charlie Papazian

Anche a Denver i birrifici italiani si confermano tra le realtà emergenti più interessanti nel panorama brassicolo internazionale. Il bottino ottenuto alla recente World Beer Cup – uno dei concorsi birrari più importanti e autorevoli in assoluto – è infatti senza precedenti per la nostra nazione: quattro medaglie totali, di cui tre d’argento e una di bronzo. La seconda posizione di categoria è stata conquistata dalla Robinia di San Paolo (birre al miele), Via Emilia del Birrificio del Ducato (Keller e Zwickel) e Temporis di Croce di Malto (Saison). Il bronzo invece è stato ottenuto dalla Xyauyù di Baladin (birre sperimentali). Come detto si tratta del miglior risultato di sempre per l’Italia in questo contest statunitense, risultato che appare ancora più evidente se si considera che altre importanti nazioni brassicole hanno ottenuto risultati simili (Germania a parte): penso ad esempio al Belgio (5 medaglie), al Regno Unito (5 medaglie), alla Repubblica Ceca (3 medaglie, tutte in una sola categoria).

In particolare per la Via Emilia del Ducato si tratta di un eccellente bis, dopo l’argento già ottenuto nella stessa categoria nel 2012 – la World Beer Cup si tiene ogni due anni. È l’ennesima conferma – se ancora ce ne fosse bisogno – che la Pils prodotta a Roncole Verdi è una delle migliori incarnazioni mondiali dello stile: i nostri birrai saranno anche tra i più creativi in assoluto, ma a me sembra che i migliori risultati arrivano con stili “semplici” e tradizionali. La Via Emilia è stata preceduta dalla Pilsner di Marble Brewery (birrificio americano di Albuquerque) e ha superato la tedesca Wilderer Dunkel del birrificio Eck, terza.

Anche Croce di Malto comprova la sua ottima predisposizione ai concorsi internazionali, piazzando la Temporis al secondo posto tra le Saison. Risultato eccezionale, anche perché la categoria in questione è risultata essere tra le più “popolose” (91 birre iscritte). La Temporis si è piazzata tra due creazioni americane: l’oro è andato alla Saison di Aspen Brewery, mentre il bronzo è stato conquistato dalla TAPS Saison di TAPS Fish House & Brewery. Colpisce che in questa categoria non appaia neanche una produzione belga, ma è un tema ricorrente per un concorso che – fisiologicamente o meno – è molto sbilanciato sulle birre made in USA.

Accolgo con piacere anche l’argento della Robinia di San Paolo, un birrificio che ho sempre apprezzato molto ma che negli ultimi tempi avevo un po’ perso di vista. Quella delle birre al miele è una categoria sempre piuttosto bastarda: oltre a essere produzioni particolari, che possono non incontrare il gusto di molti, spesso sono sbilanciate o eccessivamente caratterizzate dall’ingrediente principe. Se vogliamo quindi l’argento della Robinia va letta come una piccola vittoria per San Paolo. Curiosamente a precederla in graduatoria è stata una birra di Taiwan (la Honey Beer di Long Sun), mentre al terzo posto si è piazzata la statunitense Honey Tripper di Iron Hill.

Infine la Xyauyù di Baladin si conferma come una delle creazioni brassicole più buone e geniali di sempre, premiata ancora dopo le medaglie ottenute a Birra dell’anno (nella versione “oro” e “barrel”). Considerando la variabilità della categoria di appartenenza e quanto gli americani tendano a spingere all’estremo le sperimentazioni birrarie, quello della Xyauyù è un risultato tutt’altro che scontato. Non per niente è stata preceduta da due creazioni di casa: prima si è piazzata la Paardebloem di Redrock, seconda la Hoptart di AI’s of Hampden/Pizza Boy.

Il resto delle 94 categorie (l’elenco dei podi è disponibile in pdf) mostra il già accennato orientamento filostatunitense, con un’infinità di produttori premiati (molti dei quali personalmente mai sentiti). L’unica altra nazione capace a emergere è stata la Germania, con 27 medaglie.

Il concorso ha anche assegnato i consueti premi assoluti, divisi per tipologia e grandezza dell’azienda. Piccolo brewpub è stato nominato Iron Hill (già vincitore nel 2012), mentre il riconoscimento come piccolo birrificio è andato a Pelican Pub & Brewery (stesso discorso fatto per Iron Hill, davvero molto curioso). Il premio per il birrificio di media grandezza è stato assegnato a Coronado Brewing, mentre i riconoscimenti per grande brewpub e grande birrificio sono andati rispettivamente a Blind Tiger e Coors.

Complimenti ai birrifici italiani premiati, ora l’appuntamento con la sfida della World Beer Cup è rimandata al 2016. La speranza è di continuare a crescere nei risultati magari conquistando anche un primo, storico oro.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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6 Commenti

  1. La Robinia l’ ho assaggiata 2 anni fa ll IBF milanese, spettacolare!

  2. Il Birrificio Italiano ha vinto un oro con la Vudu’ nel 2010.
    Via AEmilia ha vinto per tre volte l’argento, anche nel 2010.

    Una birraia italiana, giovane e lavorante all’estero ha vinto un oro.

  3. finalmente la Xyauyù era inserita nella categoria corretta, meritando giustamente una medaglia.

  4. Complimenti ai birrifici italiani che hanno conquistato il podio! 😉
    Come te, Andrea, condivido l’interesse per le “italian session beer”, ma in questo caso era difficile riuscire a fare qualcosa con birre dalla generosa luppolatura, oppure con birre “estreme” data la matrice americana del concorso.

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