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L’inaugurazione del Lambiczoon segna il risveglio della Milano birraria

Ieri l’amico Marco Tripisciano annunciava su Twitter che a Milano si stava scrivendo la storia della birra. Sicuramente si trattava di un’iperbole, eppure l’inaugurazione del Lambiczoon ha dato l’impressione che una nuova era brassicola si stesse aprendo per il capoluogo lombardo. Non è un caso che all’evento sono accorsi appassionati e operatori da tutta Italia, con una bella delegazione partita anche dalla Capitale – alla quale, causa i miei limitanti impegni lavorativi, non ho potuto aggregarmi. Ma per quale ragione l’apertura di un solo locale ha richiamato così tanta gente ed è stata vissuta come un momento memorabile per la realtà birraria meneghina? I motivi sono diversi, ma – come mi ha fatto notare Angelo di BereBirra qualche giorno fa – si può davvero affermare che Milano si sta finalmente risvegliando dal torpore in cui si era arenata da anni.

L’evoluzione birraria della città della Madonnina è stata infatti molto particolare. Una decina di anni fa, quando il movimento italiano era agli albori, la metropoli era uno dei principali punti di riferimento per coltivare la propria passione. Fu lì che aprì il primo – o uno dei primi – beershop nazionali (A Tutta Birra), uno dei primi ristoranti alla birra (La Ratera) e uno dei primi brewpub (Lambrate), tutt’ora tra i migliori produttori in Italia. Oltre ai luoghi citati ce n’erano altri molto interessanti (penso ad esempio all’Isola della Birra), che facevano del capoluogo lombardo una meta birraria di tutto rispetto, considerando anche che il fenomeno italiano stava ancora muovendo i suoi primi passi.

Poi la situazione si cristallizzò e il contesto milanese rimase per lungo tempo pressoché identico a sé stesso, mentre nel resto della penisola nuove realtà nascevano e crescevano. Tra i pochissimi elementi di novità di questi anni vanno segnalate le varie aperture dei diversi locali BQ, che però hanno rappresentato un’esperienza isolata e senza un vero seguito da parte di altre attività analoghe. Per tutto questo periodo Milano è parsa birrariamente addormentata, incapace di cavalcare l’onda della birra artigianale nonostante i suoi passati e uno smisurato bacino di potenziali consumatori.

Come dicevo in apertura, finalmente però sembra che la città possa ripartire di gran carriera. Chiaramente la sola inaugurazione del Lambiczoon non è e non può essere il sintomo di questo risveglio, sebbene il nuovo locale di via Friuli abbia uno straordinario valore simbolico. La birreria nasce infatti dall’iniziativa di due tra i migliori publican italiani: Antonio “Nino” Maiorano e Alessandro “Alle” Belli. Sono nomi che forse conoscerete, perché da anni gestiscono due importanti locali: rispettivamente lo Sherwood Pub di Nicorvo (PV) e l’Arrogant Pub di Reggio Emilia. Probabilmente non vi sarà sfuggito che entrambi arrivano da molto lontano, quindi aver scelto il capoluogo lombardo per la loro nuova avventura ha un significato assai profondo. D’improvviso la città si ritrova con due grandi evangelizzatori birrari, che metteranno a disposizione dei clienti tutta la loro passione e la loro competenza.

Ma come sappiamo bene una rondine non fa primavera. E allora ecco che il discorso sulla nuova era birraria di Milano trova giustificazione in altre recenti aperture, che in un modo o nell’altro hanno innalzato, insieme al Lambiczoon, il fattore “B” della città. Negli ultimi mesi infatti hanno aperto altri due indirizzi fondamentali, di cui vi ho parlato in passato: il Bere Buona Birra e il Baladin Milano. Il primo è un beershop con mescita portato avanti con un pizzico di geniale follia da quel grande appassionato che risponde al nome di Filippo Garavaglia; il secondo è l’ultima creatura di Teo Musso, che ha tradotto in un locale le esperienze immagazzinate e l’immagine costruita in questi anni. In entrambi i casi due luoghi che non solo servono birra artigianale, ma fanno, ognuno a suo modo, cultura birraria. Ad essi vanno poi aggiunti il nuovissimo BQ de Nòtt – che inaugurerà questo venerdì – e il futuro Birrificio La Ribalta, prossimo brewpub della città.

Milano è dunque la nuova Roma? Beh non esageriamo. Al di là dei campanilismi metropolitani, la Capitale – per la quale si sta aprendo un’ulteriore stagione brassicola – è ancora oggettivamente lontana anni luce come numero di luoghi birrari rispetto a tante altre città, Milano compresa. Però i segnali di ripresa di quest’ultima – e che segnali! – sono inequivocabili. La speranza è che sia l’inizio di un decollo definitivo e non un secondo fuoco di paglia, dopo quello di dieci anni fa. Da questo punto di vista il capoluogo milanese è per me piuttosto imperscrutabile, sebbene ci abbia vissuto per sei mesi di fila. Ho difficoltà a capire come funziona la sua parte “mondana” e che tipo di costumi possono consolidarsi presso i suoi cittadini. Ma di sicuro le aperture dell’ultimo mese non potranno che rafforzare l’abitudine alla birra artigianale, con grande soddisfazione di tutti gli appassionati, non solo milanesi.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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24 Commenti

  1. Finalmente Milano.

  2. E verso fine anno dovrebbe aprire a Torino un Open Baladin di dimensioni “romane”.
    Il nord alla riscossa!!!

    La geniale follia del Garavaglia ci salverà. 🙂

  3. Non c’eri, ma hai fatto una analisi impeccabile.
    Milano non è Roma (distante anni luce), ma la strada ormai è quella giusta.
    Ma siccome fatico anche io a capire la componente “mondana” e modaiola della city, non mi azzarderei tanto a fare previsioni =D

    Restano cmq realtà uniche come il lambrate che davvero a roma non ha assolutamente corrispettivi.

  4. Penso che molte persone, ieri, condividessero la stessa sensazione, quella di vivere un momento storico, per Milano ma non solo. Il tutto nel solito, lungo, bellissimo abbraccio alcolico…

    • Mi pare stiate esagerando tutti di brutto.

      Che a Milano ci siano meno locali strafighi (?) dedicati alla birra di qualità, tipo Roma, può darsi, nell’hinterland però ce n’erano e ce ne sono già molti di ottimo livello con publican competenti, anche se magari meno VIP.

      Che poi si consideri rivoluzionario il fatto che la scena birraria milanese possa seguire le orme di quella romana… mah… io ho già dei dubbi sul fatto che questa possibile direzione sia un effettivo miglioramento, figuriamoci una rivoluzione…

      Nello specifico dire che l’apertura di un pub come il Lambiczoon (o di un OPEN, per dire) rappresenti un “momento storico” mi sembra quantomeno esagerato…
      Perlomeno per il mio concetto di “momento storico”…

      Anzi, e faccio l’avvocato del diavolo, è persino tutto da dimostrare che, oggettivamente e lasciando perdere simpatie e questioni pseudo morali, un Lambiczoon sia davvero (o possa diventare) tanto meglio di un BQ…

      • quoto

        ognuno può avere le sue opinioni, ma che a decretare l’inizio della rivoluzione milanese siano 3 romani, un pugliese e un cuneese fa un po’ pensare…

        come fa pensare l’affermazione reiterata che non si capisce come funzioni la mondanità a milano. semplicemente romani e milanesi sono animali molto diversi, se analizzi la realtà milanese con gli occhi del romano ti sembrerà sempre una cosa strana, come un milanese che arriva in Trastevere due volte all’anno si diverte a guardare ed ascoltare e gli sembra di stare al circo ma in fondo non capisce davvero

        la vera differenza fra roma e milano sono le persone: a roma ce ne sono state di più, quel pugno che ha iniziato, i loro “allievi” e poi ora il processo di massificazione. poteva accadere a bologna, è accaduto a roma

        intorno a milano, oltre ad alcuni fra i migliori birrifici italiani, c’è una fitta rete di locali, favoriti proprio dalla presenza di questi birrifici, che ristretti e concentrati in un tessuto urbano avrebbero probabilmente innescato un fenomeno di stampo “romano”, se non superiore, favoriti oltretutto dal fattore della presenza locale dei birrifici che è importante e sottovalutata. perché è accaduto nell’hinterland e in provincia e non in città? boh, probabilmente per caso. molte cose accadono semplicemente per caso. e poi metteteci anche il fatto che il nordico generalmente è meno “espansivo”, compreso sul web, e che al Nord non c’è un Cronache di Birra che racconta e trasmette (e promuove) di prima mano cosa accade qua, magari ne esce un’idea più statica della realtà vera: il delirio romano è lontano, vero, ma non è detto che ciò sia sempre una cosa negativa

        sul Lambiczoon, secondo me è semplicemente sbagliato giudicare ora che ruolo potrà avere sull’evoluzione birraria della città: non lo so Nino, figuratevi voi. credo si possa dire senza timore di smentita che l’impatto non è quello di un Open, ma non è nemmeno quello del pubbetto artigianale con 4 spine. la vera differenza, BQ compreso, la fanno le persone: al Lambiczoon, dietro alle spine, ci sono persone che sanno e che hanno scritto un pezzo della storia della birra italiana. tutto si giocherà su quello. potrà diventare il punto di riferimento della città e instaurare un processo imitativo oppure divenire un locale di quartiere pieno di fighetti milanesi neo-birrofili, dirlo ora mi pare impossibile

        • Guarda che, seppur pugliese, penso ed ho scritto le stesse cose 😀 : persone, potenziale, rete birrifici, locali nell’hinterland.
          E’ chiaro che poi chi vive la città birrariamente parlando sa interpretare con sguardo più oggettivo, che si parli di questo locale o di un altro.

          • era per dire che fa specie vedere analisi da chi sta a minimo 300 km di distanza e manco una da chi vive in città

            poi nemmeno io sono milanese e frequento poco la città

  5. A piccoli passi si nota in maniera evidente che qualche capace protagonista si sta mettendo in gioco e su Milano sta puntando molto, anche spingendo molti prodotti dei tanti e validi birrifici lombardi che trovavano spazio più che altro negli indiepubs “luoghi di culto” fuori dai centri urbani.
    Quando ci sono in campo persone carismatiche e capaci, credo il successo sia assicurato, soprattutto in questi tempi di maggior consapevolezza e conoscenza degli attori principali.
    Sicuramente gente ed abitudini sono diverse da Roma, ma il potenziale per un nuovo exploit secondo me c’è tutto!

  6. Non dimentichiamoci della provincia, qualcosa si tà muovendo anche li ve lo assicuro !!

  7. La Lombardia è la regione d’Italia con più birrifici. Chissà perché l’evoluzione del numero dei locali di di servizio (di qualità) nel suo capoluogo non è andata di pari passo nel tempo?

  8. Più che altro sono sorpreso che in Italia si possa puntare a proporre ad un folto (sia pure appassionato) pubblico birre acide come le gueze. Evidentemente c’è una nicchia di mercato anche in Italia per gueze e lambic… non l’avrei mai creduto. Io che ho vissuto tantissimi anni a Bruxelles (dove incidentalmente ho lavorato anche per un breve periodo per la gloriosa brasserie Bellevue) e che adoro questo tipo di birre, ogni volta che le ho fatte assaggiare ai miei amici leccesi è stato sistematicamente un disastro…

    • se ricordo bene l’Italia è, dopo gli USA, uno dei paesi dove viene maggiormente esportato il lambic nel mondo. Kuaska non ha predicato invano

      • Felicissimo di essere smentito nelle mie convinzioni. D’altronde le varietà brassicole sono talmente variegate che c’è uno spazio enorme per un po’ tutti i tipi di birra per una nazione come l’Italia che pur non avendo una grande e antica tradizione nel settore, potrebbe nel futuro (forse nemmeno tanto lontano) ritagliarsi uno spazio di rilievo in ambito nazionale (parlo ovviamente di volumi, che come qualità mi sembra che siamo avviati sulla buona strada) e forse anche internazionale (anche se lì la sfida è molto più difficile):

  9. beh peró manco citare La Pazzeria in Piazza Bande Nere, che fa il tutto esaurito tutte le sere e altre situazioni in cintura non mi sembra corretto. L’ibf di Milano fa da anni 30.000 presenze. ( forse piú ) e tutta questa gente e altra non mi sembra in grave difficoltà a trovare birra artigianale e locali svegli a Milano. Non a caso apre coraggiosamente qui il Lambiczoon

    • Parlare di “correttezza” mi sembra esagerato. Tendo sempre a soppesare le parole e un’espressione del genere mi piace poco. Oltre alla Pazzeria ce ne sono altri di locali che lavorano bene a Milano, ma il post non voleva essere un loro elenco, mi sembra chiaro.
      Poi se vogliamo dire che Milano è una città che sfrutta al massimo le sue potenzialità birrarie, allora ok…

  10. Paolo Polli mi scrive in privato che la data di apertura è posticipata e il BQ De Nòtt inaugurerà sabato 16 Novembre alle ore 22,30 e poi sarà aperto tutti i giorni dalle 12 alle 15, e dalle 18 alle 4 il Venerdì e al Sabato fino alle ore 6. Durante la serata sarà presentato l’Italia Beer Festival 2014.

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