Cimec

L’ultima trovata di Budweiser: uno spot per infangare il mondo della birra craft

Se seguite un minimo lo sport internazionale, saprete che questa notte si è giocato il XLIX Super Bowl, la finale del campionato statunitense di football americano. Prima ancora che un appuntamento sportivo, il Super Bowl è un evento mediatico e televisivo, al punto che gli spazi pubblicitari disponibili raggiungono prezzi impressionanti. Quest’anno la Budweiser è stata tra le multinazionali che hanno deciso di produrre costosissimi spot da trasmettere durante la partita, probabilmente per cercare di limitare il costante calo di vendite che il marchio americano sta registrando da anni. Ma l’aspetto per noi curioso è che in uno degli spot trasmessi Budweiser si è apertamente scagliata contro il mondo delle birre artigianali, dipingendo i suoi consumatori come degli sfigati incapaci di godersi i piaceri della bevanda. Non ci credete? Guardate qui il video.

Lo spot irrompe con una terribile musica che accompagna per tutto il tempo immagini e parole in sovraimpressione, senza alcuna voce narrante. L’inizio è subito ridicolo: Budweiser non perde tempo per affermare di essere “proudly a macro beer”, cioè orgogliosamente una birra industriale. Come se ci fosse qualcosa di cui andare fieri. Ma al di là del sorriso che può suscitare, una simile premessa solleva qualche giustificato dubbio: perché una multinazionale sente la necessità di rivendicare il suo status di multinazionale?

La risposta arriva immediatamente, giusto il tempo di vedere sfilare in rapida successione insensate immagini di cavalli al galoppo: mentre un baffuto nerd immerge il suo naso in un bicchiere di birra scura, Budweiser ci dice che non è prodotta per essere coccolata, ma per il suo finale morbido e fragrante. Dopo 15 secondi di spot, già abbiamo capito a cosa puntano i pubblicitari che hanno creato questa opera d’arte: esaltare l’immediatezza e la semplicità di una birra industriale e dei suoi consumatori, dipingendo gli appassionati di craft beer con i peggiori luoghi comuni possibili.

Coerentemente con quanto illustrato fino a questo momento, lo spot si affanna poi nello spiegare che Budweiser è brassata per essere bevuta e non per essere analizzata e che i consumatori di Budweiser sono persone a cui piace bere birra. L’ultima stilettata recita così: “Lasciamoli sorseggiare le loro Ale alla zucca e alla pesca”, con immagini di spine e bicchierini da degustazione – come se l’abbondanza dell’offerta fosse un male. Lo spot si conclude con altri cavalli al galoppo, gente che apre lattine e scarica casse di birra e slogan dal dubbio spessore intellettuale.

In pratica la pubblicità di Budweiser è il più grande riconoscimento mai ottenuto dalla birra craft. Credo che sia la prima volta che una multinazionale si dimostri così spaventata dalla crescita dei birrifici artigianali da creare un spot specifico – tra l’altro in onda durante il Super Bowl – per sottolineare le differenze tra i due mondi. Ma chiaramente Budweiser lo fa in modo strumentale, piegando la realtà ai suoi interessi, almeno nei margini del possibile. L’azienda cerca di riportare alla “normalità” i bevitori di birra, dipingendo il mondo dei prodotti craft come popolato da sfigati che desiderano solo dissezionare il contenuto dei loro bicchieri.

Ovviamente in questo delirio Budweiser si guarda bene dal parlare delle doti organolettiche della sua birra, forse perché sa bene che non esistono. Addirittura arriva a montare immagini di lavoro artigianale mentre ci dice che è “brassata col duro lavoro”, come se a produrla fossero villosi tagliaboschi invece che tristi ricercatori in camice all’interno di asettici laboratori brassicoli. E qui il ridicolo raggiunge il suo apice, perché viene ribaltata la realtà: i nerd se vogliamo sono i chimici e i biologi che lavorano in Budweiser, non certo i veri artigiani che si sporcano le mani nei loro microbirrifici.

Al di là dell’opinione che si può avere sullo spot in questione – e il mio giudizio è naturalmente influenzato dalla passione – è innegabile che segna un momento storico per il mondo della birra, almeno in America. Con questa mossa gli industriali sono usciti ufficialmente allo scoperto: mai come adesso temono la crescita impressionante di un modo diverso – e più consapevole – di intendere il consumo di birra. L’ascesa dei prodotti craft negli Stati Uniti ha spostato pesantemente le abitudini dei bevitori, forse molto più di quanto crediamo.

La scelta di Budweiser suona allora come l’ultimo penoso tentativo di recuperare il terreno perso in questi anni. Penoso perché sembra che l’ultima arma rimasta in mano agli industriali sia quella di infangare i consumatori di birra artigianale. Posso capire che dopo anni di difficoltà la mente possa annebbiarsi e le idee scarseggiare. Sarà per questa ragione che negli altri spot trasmessi durante il Super Bowl, Budweiser non abbia trovato di meglio che raccontare la melensa storia strappalacrime di un cucciolo di cane smarrito. E l’associazione con la famosa scena dei Simpsons arriva spontanea: “Needs more dog”.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

Leggi anche

Intelligenza artificiale e gusto della birra: arriva dal Belgio uno studio innovativo

L’intelligenza artificiale (IA) si sta rapidamente affermando come un potente strumento per l’innovazione in diversi …

Ancora un record per i birrifici italiani al Barcelona Beer Challenge: 77 medaglie tra cui 23 ori

Venerdì scorso si è tenuta la cerimonia di premiazione del Barcelona Beer Challenge, uno dei …

21 Commenti

  1. Mi ha convinto, torno alle lagerone industriali.
    Sarò sicuramente più ricco!!!

  2. sarebbe da spammargli tutte le caselle di posta e gli account facebook ufficiali con tonnellate di insulti..

  3. bhe la tecnica è nota:
    stage 1) Ignorali
    stage 2) denigrali
    stage 3) copiali

  4. Segno forse che in mondo in cui dovremmo vestire mangiare e bere tutti uguali per permettere di pianificare le produzioni , appiattire i gusti ed incrementare i profitti , c’è ancora tanta gente che si veste , mangia e beve scegliendo con la sua testa ? Forse il mondo ha ancora una speranza 😉

  5. Secondo me non va visto come mero attacco al mondo craft, ma ad alcune peculiarità (birrifici molto piccoli, “famolo strano”) e ad atteggiamenti ed esagerazioni (raters) che un po’ sono condivisibili.
    Poi è uno spot che usa la forza per riposizionare il marchio e che gioca molto su queste contrapposizioni per infangare, ma il movimento craft su questo contrasto ci ha fatto la fortuna, eh…

    • Eh sì è una cosa che volevo scrivere e mi sono dimenticato. Per la prima volta si sono invertiti i ruoli: per anni gli artigiani hanno puntato il dito contro l’industria, dopo un lungo silenzio ora l’industria fa lo stesso.

  6. Beh, ognuno fa i suoi. Possiamo/dobbiamo criticarli sul prodotto ma sul marketing e sulla comunicazione c’è solo da imparare. Chi prepara lo spot della linea d’imbottigliamento di una birra industriale con gli operai che fanno la pipi nella bottiglia e il nerd che si imbottiglia la sua artigianale col sifone? titolo di chiusura: THIS IS THE DIFFERENCE!

  7. E pochi giorni prima AB InBev (che produce budweiser) ha rilevato Elysium che produce esattamente una “ale alla zucca ed alla pesca”

  8. Boh a me piace un casino per varie ragioni.
    In primis fa ironia rispetto ad una tendenza in crescita, che è un modo molto goliardico di riconoscerne il valore.
    Trasforma inoltre, sempre con la stessa ironia, il grande difetto di questa birra in un pregio: è una birraccia industriale da due soldi, qualitativamente inferiore a quelle artigianali e di qualità di cui si parla, e ti rigira la frittata nel “è una birra macha” mentre le altre sono “birre fighette”. Splendido!
    Aggiungiamo che il bevitore di bud non è il bevitore di birra fighetta, non esiste al mondo che questi due prodotti vadano in competizione tra loro per il target. Uno spot del genere non minaccia minimamente la produzione e il consumo di birre craft.

    In sostanza, credo che voi appassionati di birra dovreste essere i primi a pigliarvi bene con una pubblicità del genere, se non altro per spirito autoironico 🙂

    • bhe attenzione su una cosa lo spot ha ragione (e non sono ironico). Alla Bud si può dire tutto tranne che sia un prodotto semplice. Ricordo a tutti che per decenni il Tettnang se lo compravano quasi tutto loro con contratti pluriennali.
      Sulla parte qualitativa (i.e. misure oggettive, non gusti personali) le birre craft hanno molto da imparare dalle birre industriali (costanza qualitativa, misurazioni oggettive etc).

      • ok la qualità, ma se pastorizzi e filtri come le grandi industrie hai la costanza produttiva anche tra tonno, speck e fragole

  9. Io da appassionato come voi, trovo fantastico lo spot!!! Invidia….. Il piu’ grave dei peccati capitali….

    Se l’industria prova invidia per l’artigianale, vuol dire che inizia proprio a cacarsi sotto!!! 🙂

  10. Cavolo si, sarebbe divertente vedere uno spot di risposta. Secondo me i Brewdog non si faranno scappare l’occasione..

  11. Concordo pienamente con l’aggettivo “penoso”, riguardo al tentativo disperato di una multinazionale, su cui già grava la pesante accusa di aver utilizzato sciroppo di mais industriale come succedaneo e dolcificante risultato cancerogeno, di riconquistare quella fetta di mercato persa, sperando per sempre.
    Spero vivamente che la Budweiser chiuda i battenti, non ne sentiremo la mancanza.

  12. Il bello è che nel video prendono in giro le “Pumpkin Peach Ale” (che non voglio sapere come siano), ma tra le miriadi di birre prodotte dal gruppo AB-InBev di cui Budweiser fa parte c’è pure una Pumpkin Peach Ale ahah 😀

    http://www.ratebeer.com/beer/elysian-gourdgia-on-my-mind/291278/

  13. Anche in Italia è stato fatto qualche passo da parte di produttori industriali…per esempio M…..i che ha ampliato la gamma delle birre e creato eventi didattici…non ha puntato il dito contro l’artigianale..anzi…ha provato a eguagliarla…per me è un atteggiamento analogo alla paura della Bud…lo stesso discorso vale per i 4 luppoli della P…..i.
    Anche l’associazione A…….a mi sembra che abbia provato a inserirsi nel settore artigianale…non è paura di perdere mercato?

  14. Nel mercato liberalizzato sono tecniche di marketing concesse e “ricercate”. Mi sono cappottata alla scena dei degustatori seduti al tavolo dipinti come dei nerd. Concordo, lo spot è talmente ridicolo da ottenere l’effetto opposto. Ma ci vedete il baffo a fare uno spot simile in Italia? (rotfl)

  15. Spot bellissimo, da apprezzare e riderci su.

  16. Qualità????? La qualità non è un parametro “soggettivo”. Il ” sapore” è un parametro sul quale ognuno può dire la sua. Faccio esempi in modo da risultare chiarissimo . Ho bevuto la scorsa serata una Hefe Weissbier artigianale dall’elevato costo e devo dire che è risultata orrenda. Posso affermare che il sapore di questa Hefeweizen è orrendo solamente perché ne ho bevute veramente tante sia di altre hefeweizen artigianali che di hefeweizen industriali. Diverse Hefeweizen industriali sono veramente buonissime come tante altre artigianali sono buonissime. Con questo esempio dove vi voglio portare???? Categoria Hefeweizen: troverete lieviti in sospensione…..questa birra non viene filtrata!!!!!! Nel caso fosse artigianale non viene nemmeno pastorizzata. Potrò prendere in termini puramente ” nutritivi ” sicuramente molto di più in una birra artigianale perché eseguita come dio comanda ! Non Filtro , Non Pastorizzo………..io da nutrizionista vi dico che nella birra artigianale c’è tutto quello di cui avete bisogno in termini nutritivi. proteine vitamine …di tutto. Per cui mani in alto. in una hefeweizen industriali vi potete accontentare di qualcosa di nutritivo dato proprio da quei lieviti in sospensione ma nient’altro. Detto questo potreste incominciare a capire che qualitativamente la birra artigianale sia indiscutibilmente di un livello qualitativo più alto , anzi ribadisco ALTO. Adesso vi voglio condurre con i ragionamenti da un’altra parte….!!! Io ho un grande sogno che è quello di realizzare una birra che sia di qualità IMMACOLATA. Attenti aprite le orecchie …io piccolo artigiano o grande industriale voglio realizzare una birra che sia di qualità immacolata , pura , incontaminata. Come posso farlo??? Ebbene cari ragazzi l’amore e la passione e la cura dei dettagli e delle materie prime NON BASTA a garantirvi un prodotto finito IMMACOLATO. Il piccolo artigiano del birrificio artigianale o la grande industria ” pippo ” può metterci tutta la creatività , tutta la passione , tutta la dedizione , tutta la voglia , tutta la sapienza tutta la fama , tutta la gioia nel preparare una splendida ipa con retrogusto armonico armonioso fruttato da far cadere le papille gustative ma se non porta il prodotto finito magari in una bottiglietta ad un centro di ricerca sulla qualità facendolo sottoporre ad analisi allo scopo di vedere se nella sua birra ci sono glifosato , micotossine , metalli pesanti , dibenzodioxine e tremila pesticidi per me …..non si può parlare di qualità ! quel prodotto cosi buono nel sapore potrebbe nascondere dei pesticidi veramente pericolosi per la salute. Per cui non vi accanite nel criticare l’artigianale o l’industriale ….cercate di capire che l’uomo è una merda. Dico che l’uomo è una merda perché seppure la grande industria ha sparato litri e litri di pesticidi sui campi di orzo del maremmano e magari vicino ci sta un poveretto del birrificio artigianale…che tutte le mattine lavora raccogliendo l’orzo…per colpa della grande industria si potrebbe trovare del pesticida nella sua birra….non immaginate le dinamiche dei suoli…le piogge le falde acquifere ..gli spostamente di acqua nel terreno…!!! per cui tutta la produzione del piccolo artigiano ne risulta praticamente compromessa. PEr questo concludo dicendo. SE VIVESSIMO IN UN MONDO DOVE TUTTI GLI UOMINI AVESSERO CULTURA E RISPETTO PER LA NATURA ( che è il contesto in cui un industria o piccolo artigiano lavora) a parità di prodotto io consiglierei di bere birre ARTIGIANALI TUTTA LA VITA SENZA IL MINIMO DUBBIO per la qualità e i livelli nutritivi dato che non c’è pastorizzazione ( fatta opportunamente dagli industriali perché per esportare e far stare le birre al sicuro da microorganismi nel tempo va fatta) ma dato che il mondo è fatto dall’uomo e l’uomo davanti ai soldi e ai profitti è una merda …….si finisce per rovinare ipoteticamente anche un prodotto artigianale rovinando i suoli e le acque….per cui bevete tranquilli e non vi accanite troppo sul mondo artigianale o industriale. Dovete soltanto CREDERE nella buona fede di chi piccolo artigiano o grande industria faccia fare dei serrati controlli ai loro prodotti finiti ….vale a dire le loro birre….tutto il resto potete parlare da ora a domani…..è NOIA. I consumatori vanno tutelati sulla vera qualità che è quella che si può ottenere facendo analizzare ripetutamente con costanza i propri prodotti FINITI. FINITI SIGNIFICA che non basta controllare le varie fasi di produzione con modernissimi impianti come fa l’industria …..ma significa realizzare la bottiglietta col liquido dentro …….questa la si spedisce ad un centro di ricerca la si fa analizzare valutare e dopo si da ok per l’esportazione ( se si tratta di industriale) e consumarla direttamente se si tratta di artigianale) . tanti saluti chiedete per spiegazioni. un saluto da un biologo.

Rispondi a GhostWriter Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *