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Birrifici italiani in crescita: i prossimi obiettivi di Baladin e Tenute Collesi

Da qualche tempo appare chiaro come accedere al mercato italiano della birra artigianale sia diventato molto più difficile che in passato. O meglio, l’accesso è sempre relativamente facile; ciò che risulta complicato è invece trovare il modo per sopravvivere e prosperare con il proprio birrificio. La concorrenza è aumentata in maniera mostruosa e gli spazi in cui posizionarsi sono diventati sempre più stretti, a causa principalmente della crescita mostrata dai produttori con le spalle più larghe. Nel medio termine questa situazione tenderà ad acuirsi, perché i principali player nazionali della birra craft non sono certo intenzionati a fermarsi: l’unico modo per difendere la propria leadership è continuare a investire e a lanciare nuove idee. Un percorso quasi obbligato e non privo di insidie, che richiede un’attenta programmazione e l’astensione dai voli pindarici. Tuttavia, come vedremo, i progetti per il futuro non sono pochi.

In un recente pezzo risalente a un paio di settimane fa avevo elencato i maggiori birrifici artigianali italiani per produzione annua e dimensioni della sala cotte. Tra questi apparivano due produttori che proprio in questi giorni hanno annunciato importanti novità per le rispettive aziende: Baladin e Tenute Collesi. Gli sviluppi del primo sono stati presentati dallo stesso Teo Musso, protagonista di un’intervista a firma Alessandra Puato apparsa mercoledì scorso sul Corriere della Sera (sezione economica). Come sempre Teo si è dimostrato una fucina di idee, sciorinando un numero clamoroso di progetti che ha in mente di portare avanti nei prossimi mesi. Di uno di questi vi avevo già parlato a novembre 2017: una catena di locali denominati Pop & Toast, incentrati sulla birra in lattina e su toast di qualità. Intuizione apparentemente folle, che potremo a breve testare sul campo: la prima apertura è fissata per luglio a Milano, sul Naviglio Grande. L’ambizioso obiettivo è di inaugurarne una ventina in tutta Italia entro il 2024.

Ma il principale proposito di Baladin per i prossimi tre anni è di raddoppiare la quota di export sul fatturato, passando dal 17% al 35%. Un traguardo non facile da centrare, motivo per il quale Teo Musso si è detto aperto anche a una possibile quotazione dell’azienda a Piazza Affari, nel listino dedicato alle PMI (AIM). Un percorso non semplice e meno immediato di altre soluzioni, ma suggerito dalla volontà di mantenersi indipendente dai marchi birrari delle multinazionali – tema verso il quale il fondatore di Baladin si mostra sempre decisamente sensibile. Esiste poi un piano di semplificazione interna per ridurre il numero di società orbitanti attorno al brand principale, ma anche di differenziazione dell’offerta: da sempre Teo Musso ha accompagnato le sue birre con prodotti non necessariamente collegati al nostro mondo e probabilmente continuerà in questo percorso. D’altro canto i numeri gli danno ragione: rispetto al 2016 i ricavi aggregati hanno segnato un egregio +19%. Baladin è una delle realtà più solidi e importanti del settore ed è destinato a consolidare la sua posizione sul mercato.

Quasi in concomitanza con l’intervista del Corriere, è arrivata la notizia che il Birrificio Collesi è intenzionato a investire un milione di euro per ampliare la propria sala cottura e potenziare la fase di imbottigliamento. Secondo la Guida alle Birre d’Italia di Slow Food, Tenute Collesi è quarto nel segmento craft per produzione annua (13.000 hl), ma solo settimo per dimensione della sala cotte. Non è quindi un caso che parte degli investimenti si concentreranno su questo aspetto del birrificio: in inverno i tini passeranno da tre a cinque, permettendo fino a 8 cotte al giorno. Il risultato sarà la possibilità teorica di produrre quotidianamente 300 hl di birra, aumentando considerevolmente la proiezione su base annua: l’obiettivo è di assestarsi sui 40-50.000 hl l’anno. A ciò si aggiungerà anche una nuova macchina imbottigliatrice, con la quale raddoppiare la produzione attuale di 5.000 bottiglie/ora.

E non finisce qui. Collesi sperimenterà un’importante revisione gestionale, con la suddivisione logistica del confezionamento e dell’etichettatura in un’altra sede, a 4 km da quella storica posta a 700 metri di altitudine. Infine in autunno vedrà finalmente la luce la sala emozionale e polisensoriale, che presentammo in un vecchio articolo sui nuovi poli produttivi d’Italia risalente a ottobre 2016. Il concetto di indipendenza espresso con trasporto da Teo Musso si ritrova anche nella parole di Giuseppe Collesi:

L’investimento complessivo si aggira sul milione di euro, esclusivamente di competenza dell’azienda: un dettaglio non di poco conto considerando le recenti operazioni sul mercato.

La chiave comunicativa per molti produttori craft di grandi dimensioni sembra orientarsi verso la rivendicazione della propria autonomia societaria e finanziaria. Un aspetto che in Italia è fondamentale per distinguere un birrificio artigianale da uno industriale.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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