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Arrestato funzionario delle dogane per concussione ai danni di un microbirrificio

Nella rubrica “Abruzzo, come ti vorrei” de Il Centro di ieri campeggiava a tutta pagina una bella foto di Jurij Ferri, birraio di Almond ’22. Era l’immagine allegata a un’interessante intervista a Jurij, nella quale egli esprimeva le difficoltà a fare imprenditoria in una regione e una nazione dove la tassazione per le PMI ha raggiunto apici impressionanti. Ciò che emerge dalla sua esperienza è una situazione deprimente, in cui le difficoltà da superare sono all’ordine del giorno. Lo sappiamo: i microbirrifici italiani operano in una condizione complicata, nella quale regole e leggi sono sempre d’intralcio e (quasi) mai d’aiuto. A questo si aggiunge la totale dipendenza dalle scelte di singoli funzionari, che hanno totale potere decisionale sull’attività di un’azienda brassicola. Talvolta con risvolti sconvolgenti, come è accaduto recentemente quando un impiegato delle dogane di Pavia è stato arrestato per concussione nei confronti di un birrificio della Lomellina.

La notizia risale allo scorso 21 novembre ed è stata riportata da Il Giorno. Si tratta di una vicenda sconfortante per chi si trova a operare nel settore (ma non solo), che si è risolta in modo positivo solo grazie al coraggio e all’opposizione dell’imprenditore ricattato.

Tutto è iniziato a metà ottobre, quando il proprietario di un microbirrificio artigianale di futura apertura ha ricevuto la visita ispettiva da parte del personale dell’Agenzia delle dogane di Pavia. Si trattava di un controllo assolutamente in regola e previsto, poiché l’attività di un birrificio è soggetta al pagamento delle imposte di fabbricazione e al rilascio di opportune autorizzazioni.

Tuttavia durante le verifiche all’impianto, il funzionario in questione ha iniziato a comportarsi in modo “strano”. Ecco com’è raccontato questo passaggio su Il Giorno:

Il funzionario, poi arrestato, inizia ad esercitare, con una serie di affermazioni, prima una pressione psicologica poi una vera e propria intimidazione, prospettando all’imprenditore la possibilità che il suo investimento da 200mila euro possa andare in fumo.

Di fronte alle minacce, il futuro birraio ha preso la decisione più giusta, rivolgendosi alla Guardia di Finanza. A quel punto le Fiamme Gialle hanno avviato un’indagine ed eseguito una serie di intercettazioni nell’ambito dell’operazione “Birra pulita”: sono bastate due settimane per arrestare in flagranza di reato il funzionario, “beccato” proprio mentre stava intascando una mazzetta da 1.000 euro.

Sebbene sia finita in modo positivo, tutta la storia non fa altro che aumentare quella sgradevole sensazione di pessimismo che aleggia sugli aspetti più nascosti di questo mondo. In particolare i microbirrifici continuano a operare in situazioni paradossali, dovendo districarsi tra leggi e regolamenti che non tengono minimamente in considerazione il contesto in cui essi lavorano. Direi che la disciplina delle accise è l’esempio più clamoroso, ma purtroppo neanche l’unico.

Il problema delle norme poi non riguarda solo il legislatore, ma anche l’attuatore. Nel concreto gli esiti di controlli e ispezioni sono ancora troppo legati alla discrezionalità del funzionario di turno, a cui è lasciato un amplissimo margine di movimento. Questa libertà non fa altro che favorire potenziali atteggiamenti ricattatori proprio come nell’esempio sopra riportato. Al di là di certi estremi, resta però evidente l’assurdità per cui l’attività di un birrificio possa essere valutata in modo corretto o meno in base al funzionario di turno. In altre parole, l’aspetto soggettivo ha un peso sconvolgente in raffronto a quello oggettivo. Tanti birrai spesso non sanno come operare proprio perché troppo spazio è lasciata all’interpretazione del singolo.

La speranza chiaramente è che un giorno questi bachi nel sistema verranno corretti, cosa che può accadere soltanto prendendo coscienza del contesto in cui lavorano i microbirrifici italiani. Gli orizzonti, sinceramente, non promettono nulla di buono: nel frattempo si va avanti a testa bassa, sperando di non ritrovarsi nella stessa situazione dell’imprenditore della Lomellina.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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7 Commenti

  1. Le PMI italiane subiscono la pressione fiscale più alta d’Europa (se non erro) e a livello mondiale la situazione è imbarazzante, siamo dietro a paesi come Namibia, Etiopia, Sierra Leone…
    A questa situazione generale vomitevole, aggiungiamo anche che il settore della birra artigianale agli occhi dello Stato è invisibile e il risultato è un quadro deprimente. L’unica cosa positiva è la passione che muove i produttori e i consumatori, sperando un giorno di poter avere delle norme su misura.
    In tempi come questi è già dura fare impresa, figuriamoci a queste condizioni.

  2. ci meravigliamo? come si dice da ste parti “quess è lu zuccher” paragonato al resto…

  3. Sicuramente questo funzionario adesso ha una carriera assicurata in politica….
    Almeno questo l’hanno arrestato… Sarebbe bello avere la certezza che venga condannato e passi un po’ tempo di galera.

  4. è già in galera.

  5. Ma uscirà presto e magari non sarà nemmeno licenziabile….

  6. “Questa libertà non fa altro che favorire potenziali atteggiamenti ricattatori proprio come nell’esempio sopra riportato”..
    Ecco l’ennesimo banale commento da uomo di strada; sono d’accordo con quasi tutto l’articolo ma l’autore fa passare due messaggi che non corrispondono a verità. Nella maniera più assoluta è irrealistica l’affermazione che i funzionari verificatori dispongano di ampio margine di discrezionalità nella conduzione di controlli o verifiche fiscali. Quando si opera in verifica si è soggetti alla legge (e ai propri superiori che avallano il lavoro svolto) e se si contravviene ad essa i diversi gradi di controllo prevengono l’operato scorretto del funzionario. lo dice l’autore stesso dell’articolo che il funzionario è stato poi fermato. (purtroppo le mele marce ci sono ovunque).
    altro aspetto non meno importante sta nella affermazione scorretta espressa nel virgolettato. guarda che non esiste alcun automatismo che passa dalla libertà di agire (che non c’è) ai potenziali atteggiamenti ricattatori. Chi fa questo lavoro non è che sta lì ad aspettare che si apra il primo spiraglio per trarne un vantaggio personale e tangibile. si opera con coscienza e scrupolo!

    • Ciao Andrea. Che esista un sistema con le sue regole non lo metto in dubbio, anzi ci mancherebbe altro. Il punto è che nella pratica quotidiana l’applicazione di certe regole sottosta a criteri tutt’altro che oggettivi. È la prima cosa che emerge parlando con birrifici e associazioni di categoria. Questo non necessariamente significa che i funzionari lavorano in malafede, ma comunque che hanno ampio margine discrezionale.

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