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Birre industriali e nuove strategie di comunicazione

hellokittybeerIn un periodo tribolato per i mercati internazionali e in un momento di rivoluzione nel settore birrario, sono tante le grandi aziende brassicole che stanno cercando di riposizionare i propri prodotti nel tentativo di assecondare i trend del momento. In passato abbiamo visto la nascita di prodotti industriali che imitano quelli artigianali, con l’obiettivo di trovare uno spazio nel vincente comparto della birra di qualità. Anche la comunicazione non è da meno, visto il sorgere di alcuni interventi a livello di marketing che dimostrano come molte società stiano cercando una nuova identità.

Marketing Journal, ad esempio, riporta la notizia che l’agenzia AUGE di Giorgio Natale ha acquisito il budget di Birra Castello, proprietaria del brand omonimo, oltre a quello di Pedavena e Birra Dolomiti. Per il marchio di largo consumo Castello, l’operazione di  comunicazione inizierà dal riposizionamento del prodotto, per poi riguardare la rivisitazione del packaging di tutta la linea e lo studio di nuove etichette per le bottiglie e  nuove lattine. Per la birra “artigianale” Pedavena,  invece, la comunicazione seguirà canali meno convenzionali, puntando a ringiovanire il marchio, pur senza rinunciare al legame con la tradizione.

La nuova campagna di Pedavena
La nuova campagna di Pedavena

L’agenzia Cayenne è stata invece ingaggiata da Forst per una consulenza di comunicazione completa: gli interventi riguarderanno il restyling dell’etichetta e del cluster di Forst 1857, una campagna di prodotto, una nuova campagna istituzionale e importanti eventi sul territorio. Interessante in questo senso il progetto Vuoto a Rendere, per il quale l’agenzia di Peter Michael Grosser, ha ideato una campagna apposita. Ecco come viene presentata da Stefano Tumiatti su Newsfood:

Per la prima Campagna, Forst1857 VAR (Vuoto a Rendere abbiamo trovato un modo molto divertente e creativo per indurre soprattutto le nuove generazioni ad avere un atteggiamento impegnato e concreto verso l’ambiente. Ci siamo inspirati ai commenti bacchettoni dei genitori, infatti La facciamo uscire solo se ce la riporti diventa il titolo di questa Campagna.

La campagna Forst VAR
La campagna Forst VAR

Cayenne ha studiato anche azioni promozionali per unire insieme entertainment e consumo intelligente, e per sensibilizzare i clienti diretti e i consumatori finali, come concorsi per viaggiare gratis e sicuri verso i migliori concerti con navette Forst e eventi dedicati alla spillatura perfetta nei locali.

Passiamo infine all’estero, dove a firma Beck’s è uscito un prodotto decisamente spiazzante: la birra di Hello Kitty. La famosa gattina – idolo delle ragazze giapponesi, ma ben conosciuta anche dalle adolescenti nostrane – è protagonista di questa versione speciale della famosa birra, l’etichetta della quale per l’occasione assume l’inevitabile colore rosa e l’inconfondibile profilo di Hello Kitty. Sul blog Pink si dice che lo slogan presenta la birra come il primo prodotto brassicolo pensato appositamente per le ragazze… a quanto pare le multinazionali del settore non sanno più che pesci pigliare 🙂 .

ATTENZIONE

La birra di Hello Kitty in verità non è prodotta da Beck’s, come chiarito in questo post di rettifica. Si tratta di un’appropriazione indebita del marchio di proprietà del gruppo AB Inbev.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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29 Commenti

  1. Dimentichi un altro importante riposizionamento di un birrificio di Assobirra.

    http://tinyurl.com/mxcc7l

  2. Vabbè ne abbiamo parlato diffusamente in passato, mi sembra 😉

  3. birra artigianale pedavena “miecojoni”..
    siamo veramente oltre la sfera del ridicolo, ora che ci siamo giocati il nome artigianale come la dovremo chiamare ?,

  4. 🙁 La Becks di Hello Kitty..E’ una cosa che ti fa passare la voglia di vivere..Certe cose non dovrebbero essere legali.

  5. Manca solo la borsetta abbinata per trasportare il six-pack

  6. cancella il commento potrebbero leggerlo e prenderlo sul serio!!! XD

  7. Ma perche’ la becks e copagnia bella non si danno fuoco?
    Cosa vogliono fare sbronzare le bambine di dieci anni?
    Adesso ci manca l’immagine del signor baffo moretti travestito da teletubbies
    La nastroazzuro al gusto di bigbabol e….ma%”°#####

  8. sappiamo tutti che e’ andato ad assobirra….ma non xquesto la sua QUALITA’ e’ messa in discussione!! orgoglioso di essere un mussiano!!!

  9. Mha, una prodotto alcoolico con packaging che strizza l’occhio ai minorenni mi sa che non è proprio legale legale…per i maschietti la fanno azzurra puffo?;-)
    Comunque a Roma ho visto un sacco di bottiglie di Duff.

    @Andrea
    I tuoi commenti sono rosa… 🙂

  10. Ahahahah il signor baffo moretti travestito da teletubbies!

    http://www.cronachedibirra.it/wp-content/moretti-teletubbies.jpg

    @Tyrser: sì, sto lavorando per mettere anche il viso di Hello Kitty 😉

  11. in effetti può essere visto come istigazione al consumo di alcolici per minorenni…

  12. Andrea complimeti per il nuovo marchio moretti!!!!!ahahahahahahahahaa
    Matteo

  13. Ma quale birra per ragazze, mai visto niente di più gay nel mondo brassicolo della Beck’s rosa.
    CHE PAZZE!

  14. Se si fa una composizione dei costi di una birra industriale ci si rende conto del peso del packaging e del peso dei costi commerciali e di pubblicità.
    Del resto un investimento in ricerca e sviluppo ha costi superiori e ritorni più lunghi di un investimento in comunicazione e l’orizzonte temporale odierno di un’azienda difficilmente supera i 2-3 anni, e quindi sempre più packaging e pubblicità .
    Per non parlare della ecosostenibilità di tutti questi imballaggi.
    Conclusione, il colore scelto da Beck’s rende l’articolo leggero e simpatico, l’argomento però è di una serietà allucinante, e forse nemmeno le birre artigianali ne sono estranee , spesso con un packaging costoso e curato nei dettagli. A quando un rinascimento della cultura di quello che c’è dentro, cioè del prodotto ?

  15. io questa della birra in rosa la leggo come un momento di crisi della birra industriale, che cerca in tutti i modi di tenersi la propria fetta di mercato.
    una mossa marketing (un po’ stravagante forse…) che si unisce alla pubblicità in generale, alla next che è meno amara ma tanto becks e così via, insomma una mossa contro la naturale e solita concorrenza.
    sono le varie gran cru che mi lasciano più perplesso, perché lì ci si aspetta davvero il contenuto e non il packaging ma purtroppo, come dice Paolo qui sopra… il prodotto non c’è!

  16. Quoto Nellori, si fa di tutto per non infondere negli adolescenti la cultura dell’alcol e questi se ne escono con una birra per adolescenti… che tristezza…

  17. @Andrea
    Dopo che Hello Kitty e i TeleTubbies le sono stati soffiati dalla concorrenza la nota brand messicana scende in campo con la nuova birra al miele e con un testimonial da urlo.

    http://www.tyrser.com/images/corona-honey.jpg

    😉

  18. Ahahahaha spettacolo

  19. trovo però altrettanto indecente che alcuni pseudo microbirrifici utilzzino tecniche di comunicazione e marketing che sono a dir poco fuorvianti.
    due esempi
    birra dei liguri chi la fa? dove? quale luppolo selvaico usano? dove lo raccolgono?
    i lieviti ballano con i led zeppelin? e se invece ascoltassero enya?
    e che dire di consorzi per la crescita e lo sviluppo del mondo birrario italiano che poi si riducono a veicolo di promozione di catene di locali?
    forse prima di criticare l’industria che in fin dei conti fa solo il suo mestiere (soldi) dovremmo avere occhio critico anche nei confronti dei nostri beniamini o presunti tali

  20. Tanto di cappello a Forst con i vuoti a rendere!!
    Per una micro nostrana sarebbe impossibile per i costi di lavaggio
    In Belgio si è sempre fatto, le lavano a mano :-)))

  21. @Bilbo
    Beba ha (o aveva?) il vuoto a rendere.

  22. io non sono convinto che sa un operazione valida dal punto di vista dell’ambiente.
    se i bar/pub conferiscono alla differenziata tutto il vetro, vista l’alta riciclabilità della materia, non credo che per costi e per impatto sull’ambiente organizzare e gestire la catena del vuoto a rendere sia conveniente.
    ai risparmi (economici e ambientali) derivanti dal riuso bisogna aggiungere:
    trasporto di ritorno dal cliente
    trasporto verso la società che lava le bottiglie
    costo prodotti detergenti/sanificanti
    costo processo lavaggio/sanificazione
    costo trasporto verso il microbirrificio
    a conti fatti l’impatto ambientale mi sembra accresciuto.
    anche considerando l’intero ciclo del vetro non riesco a vedere economie.
    e dal punto di vista della gestione dei resi vedo anche incremento dei costi.
    forse un grossa azienda che gestisce il lavaggio delle bottigle direttamente può avere logiche diverse. per i micro la vedo come una bella utopia.
    chapeau a Beba.

  23. mah guarda a conti fatti tutti i punti che hai nominato:
    “trasporto di ritorno dal cliente
    trasporto verso la società che lava le bottiglie
    costo prodotti detergenti/sanificanti
    costo processo lavaggio/sanificazione
    costo trasporto verso il microbirrificio”

    sono da farsi anche per la produzione di nuove bottiglie solo che al punto uno devi modificare aggiungendo “trasporto materie prime e trasformazione in bottiglie” (e alcuni micro hanno bottiglie particolari!) infatti prodotte le bottiglie, sono cmq da lavarsi e poi da trasportare al micro.

    Tuttavia, in effetti forse per quanto è il carico, la cosa può essere trascurata, molto più importante è il vuoto a rendere per gli impianti industriali.

    p.s. anche se col vuoto a rendere avrò più difficoltà a trovare le bottiglie vuote per le mie birre ;P

  24. In disaccordo con Marcos di Apricale, per il riutilizzo dei contenitori.Sarebbe ora che in Italia si imboccasse questa strada, magari sostenendola, all’inizio, in modo che le aziende adeguandosi , trovino il modo di gestire i costi. Oppure pensate che dobbiamo continuare a prelevare minerale all’infinito ? Anche i piccoli con un’adeguata legislazione potrebbero e dovrebbero adeguarsi, e del resto con i fusti, che sono estremamente difficili da sanificare lo fanno. Del resto sviluppo di politiche ecosostenibili significa guardare lontano e non ai piccoli microcosmi di ognuno.

  25. il discorso è condivisibile e sono in linea di rincipio daccoro con l’ecosostenibilità. ma allora deve essere accompagnata dal Km zero.
    altrimenti servono i volumi per giustificare la movimentazione ed il lavaggio.
    per fare i volumi bisogna aumentare l’area di pertinenza/mercato e di conseguenza aumentare i costi di trasporto.
    con le nostre dimensioni non è praticabile. a meno che il cliente (utilizzatore finale – mi si passi il riferimento) non accetti un maggior prezzo.
    il che però mi porta a ritenere che l’aumento di prezzo per i bar/pub li porterebbe più facilmente ad orientarsi verso prodotti pseudo artigianal o di artigiai molto evoluti.
    insomma la coperta è corta.
    a meno che non intervenga un po di ottimismo e tu non apra una catena di pub/locali. a quel punto il gioco è fatto.
    poi magari enti in assobirra. ed il cerchio si chiude.
    ogni polemica è voluta

  26. Comunque il discorso del vuoto a rendere si può affrontare e non conosco le priorità di UB, ma sarebbe un bel tema.
    Per le polemiche non condivido il modo, ma si sa fra Napoli ed Apricale c’è l’ Italia di distanza .
    A proposito ho una zia che si chiama Matilde a Viareggio, vicino alla Liguria, sarà mica lei che scrive ?

  27. non credo a meno che non siamo parenti

  28. Forst vuoti a rendere = boiata. Col costo del trasporto in camion vedi che bel servizio all’ambiente. Beck per bambine al limite di legge. Non so se avete visto Castello. grande riposizionamento finalmente uno che ha il coraggio di dire che non ha una storia. e in più bello ironico. Mia moglie me l’ha portata dal supermercato non l’avevo riconosciuta.

  29. la pubblicità, a parte il pack, l’ho visto sul sito http://www.birracastello.it

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