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Roger Protz contro lo smoking ban

Venerdì scorso Roger Protz ha pubblicato sul suo blog un lungo articolo che riprende ancora una volta la questione della crisi dei pub inglesi. Un fenomeno davvero preoccupante, che ha raggiunto cifre impressionanti: si calcola che ogni settimana chiudano la bellezza di 36 public house sul territorio nazionale. I motivi che hanno portato a questa situazione sono molteplici: aumento dei prezzi delle birre alla spina, concorrenza aggressiva dei supermercati, perdita di identità di diversi locali.

Tuttavia, da quello che ne deduco, si tratta soprattutto di un problema di natura culturale: un generale allontanamento da uno dei simboli storici della vita sociale anglosassone, amplificata dalla totale indifferenza delle nuove generazioni. E’ partendo da questi presupposti che sono rimasto abbastanza perplesso nei confronti dell’articolo di Protz, che si scaglia contro lo smoking ban – la legge contro il fumo nei locali pubblici, entrata in vigore da qualche tempo nel Regno Unito – additandolo come principale motivo della crisi.

Per la verità il pezzo da principio se la prende essenzialmente con la grande distribuzione, che cerca di rosicchiare importanti fette di mercato ai pub, proponendo diverse offerte proprio nel momento in cui i publican sono costretti ad alzare i prezzi delle birre nei loro locali. Protz offre diversi consigli ai gestori al fine di resistere al momento critico, alcuni dei quali anche interessanti, prima però di arrivare alla conclusione che il problema principale risiede nelle recenti norme anti-fumo.

Come un peccatore dell Bibbia, mi sono pentito. Inizialmente accolsi con soddisfazione lo smoking ban nei pub. […] Ma ora ho capito che gli effetti di questa legge sono stati devastanti per la maggior parte dei locali.

D’accordo, il fumo è uno degli elementi caratteristici dell’atmosfera da pub, ma indicare come principale causa della crisi lo smoking ban mi sembra fuorviante. In primis perché la crisi non è certo iniziata l’altro ieri, ma è in atto già da moltissimo tempo. Secondopoi perché gli effetti negativi dello smoking ban, secondo una voce autorevole come il Camra, andrebbero riconsiderati in termini meno allarmanti di quanto si faccia (a suo tempo scrissi un post al riguardo).

Sicuramente non ho il polso della situazione e non sono coinvolto nel contesto anglosassone per avere certezze in merito, ma ciononostante provo molta difficoltà ad accettare l’articolo di Protz. Che ne pensate?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Sono stato a Bruxelles all’inizio di questo mese. Uno degli aspetti negativi del viaggio è stata l’aria irrespirabile dei locali. Da alcuni sono dovuto scappare proprio. Ma ancora di più mi ha colpito vedere in moltissimi locali del centro un appiattimento vergognoso della qualità verso il basso, con un proliferare preoccupante di John Martin’s e altre varie perle alla spina e non, unito ad una bassissima cura nel servizio e nella gestione della cantina. Non credo che la crisi dei Pub possa essere imputata solo ad uno o ad entrambi questi motivi, dato che anche a Londra l’espansione del mercato di birrette gelide ha fatto le sue vittime. Non credo nemmeno che la via da percorrere sia quella di permettere di nuovo di fumare ai clienti dei pub, ma trovo più stimolante la considerazione di Protz quando suggerisce ai publican di coltivare e nutrire la cultura dell’avventore, e soprattutto delle “nuove generazioni”, attraverso eventi che evidenzino la qualità superiore di certi prodotti, e che invoglino a spendere quella sterlina in più, rispetto a quelle spese per una volgare ciucca da supermarket, comprendendo il valore della qualità, della cultura e della convivialità. Lo stesso che dobbiamo fare in Italia.

  2. Francamente e’ come dire che le stragi da arma fuoco negli USA sono colpa di Marylin Manson. Avendo vissuto la realta’ inglese punterei molto di piu’ il dito contro i prezzi da svendita che si trovano nei supermercati. Inoltre temo che con le nuove generazioni le cose andranno solamente a peggiorare. Troppe volte ho avuto la sensazione entrando in real ale pubs, di entrare in un reparto geriatrico. E i ragazzini son in strada a scolarsi lattine da 30 centesimi.
    E se proprio la gente non va piu’ al pub per lo smoking ban, della birra non gliene importa poi molto… Ciao!

    Pietro

  3. Proprio come dicevo: “nuove generazioni, viva le nuove generazioni” Vorrei tanto non sentirmi un pischello a quasi quarant’anni quando vado in un pub inglese o una gasthaus tedesca…Ma qualcosa sta cambiando…lentamente.
    Anche se l’Inghilterra mi sembra la nazione più indietro in questo senso, la Germania mi ha smentito proprio quest’estate: la vedevo già sull’orlo dell’estinzione, invece qualcosa si sta muovendo anche lì…Ma a Londra…Che tristezza…

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