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La birra italiana: identità multiple o falsa identità?

Sarà forse una coincidenza o il “debutto” della birra artigianale a Vinitaly – evento che ha inaugurato la sua edizione 2011 proprio qualche ora fa – fatto sta che in questi giorni si sente spesso parlare dell’ingresso dei microbirrifici nel mondo del vino e dell’alta ristorazione. Per carità, si tratta di una tendenza emersa da anni in Italia, ma che in questo momento appare particolarmente evidente. Un fenomeno criticato con decisione da Marco Pion su Intravino, accennato da Agostino Arioli del Birrificio Italiano nella recente intervista che mi ha concesso per Cronache di Birra, ripreso dettagliatamente da Maurizio Maestrelli su Birragenda proprio a proposito di Vinitaly.

E’ giusto che la birra cerchi strade che non le appartengono, almeno storicamente? Rientra nella naturale evoluzione delle cose, mi si potrebbe rispondere, e sarebbe una risposta sensata. In Italia, ma non solo, la birra ha intrapreso la strada della ristorazione, anzi si potrebbe affermare che è nata proprio sognando di raggiungere un giorno gli scaffali dei ristoranti più quotati. Non è l’unica tendenza del settore, sia chiaro, visto che parallelamente ci sono i primi timidi tentativi di restituire la birra a contesti di consumo più diretti e immediati. Ma stabilito che è normale che un ambiente evolva lungo percorsi diversi, quali sono quelli giusti e quelli “meno giusti”? Una risposta alla domanda non può prescindere da una forte componente soggettiva.

Prendiamo Pion, lui esprime senza mezzi termini la propria idiosincrasia verso un posizionamento del prodotto birra all’interno dell’alta ristorazione, magari trasformato in fantoccio per proposte di abbinamento quantomeno azzardate. Un grande birraio come Agostino Arioli ha sempre inteso la birra nella sua incarnazione classica e non come una bevanda protesa a strizzare l’occhio al mondo del vino. Di tutt’altra opinione è sicuramente un altro birraio storico: Teo Musso ha fatto del Baladin il più importante birrificio italiano proprio puntando dichiaratamente alle tavole dei grandi ristoranti. Insomma, non esiste una posizione dominante tra professionisti ed appassionati, come si può anche leggere nella discussione attiva in questi giorni sul forum di MoBI.

Se siete lettori assidui di Cronache di Birra vi sarete già fatti un’idea di quale sia la mia posizione al riguardo, perciò evito di esprimere nuovamente un’opinione in merito. Quello che mi chiedo è: chi critica un atteggiamento piuttosto che un altro, sarebbe pronto a sostenere le conseguenze della mancata evoluzione di un certo modo di intendere la birra?

Pensiamo ad esempio se la birra artigianale in Italia non avesse mai puntato alla ristorazione o al mondo del vino, cosa sarebbe accaduto? Sicuramente il settore non avrebbe vissuto un successo così repentino come quello che stiamo documentando, ma arrivo persino a ipotizzare che forse non esisterebbe neanche un vero e proprio “movimento italiano”. Avremmo avuto meno birre e meno birrifici, stili più classici e ingredienti e tecniche meno inusuali, pochissime proposte di abbinamenti. Non un panorama particolarmente stimolante, nonostante forse i prezzi sarebbero stati più contenuti.

Di contro, cosa sarebbe la birra artigianale in Italia se non fossero mai esistiti coloro che ne rivendicano l’anima tradizionale? I pub sarebbero ancora legati ai prodotti delle multinazionali, la birra avrebbe perso il suo valore conviviale, il settore sarebbe invaso da gente impomatata e vestita di tutto punto, le bottiglie dei birrifici si sarebbero trasformate definitivamente in beni di lusso. Sarebbe stato un mondo molto meno divertente, vecchio anche se emergente, destinato probabilmente a scomparire come tutte le mode.

E quindi? E quindi niente, quello qui sopra è un semplice giochino per la mente, o poco più. Credo che se il mondo della birra artigianale in Italia sia così affascinante è perché convivono diverse sfaccettature dello stesso fenomeno. Inutile fare gli ultras di uno o l’altro modo di intendere la birra. L’importante è che le proporzioni tra le parti rimangano bilanciate, altrimenti le conseguenze potrebbero essere dannose in ogni direzione.

Fuori dalla morale, se però oggi si parla sempre più della birra che invade il mondo del vino e dei ristoranti, io mi preoccupo. Voi no?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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124 Commenti

  1. bè, per dire cosa sarebbe successo se…
    ci vorrebbe una palla di cristallo. 😉

    se non si fosse puntato alla ristorazione può essere anche che ci sarebbero state tante birre e tanta fantasia, ma a prezzi più contenuti.

  2. Avendola vissuta in prima persona mi permetto raccontare il mio punto di vista. I pub e le birrerie solo negli ultimi tempi (salvo le dovute e grandi eccezioni) hanno iniziato ad interessarsi alla birra artigianale nostrana, mentre la ristorazione “da subito” si è dimostrata molto più sensibile e ricettiva. Certo, i prezzi hanno contribuito a creare questa situazione, ma mi ricordo bene cosa mi disse un cliente nel 2001-2002. -La tua sarà pure la birra più cara d’Italia, ma costi sempre meno, del vino più economico che ho in carta.
    Il fatto di puntare alla ristorazione non fu, parlo per la mia esperienza, una scelta, ma quasi un obbligo per riuscire a vendere. Il mondo del vino molto snobbava le birra (ingresso vietato sia al Vinitaly che al Merano Wine festival e riviste che non accettavano pubblicità di birra), ma si sa i tempi le persone e per fortuna anche le idee cambiano.

    • Unica nota che con una bottiglia di vino ci fai tranquillamente una cena in due, con una di birra, sempre in due, forse l’aperitivo.
      Abbiamo i prezzi più alti d’Europa. Abbiamo una media di 13€ al litro, Pazzesco!
      In Inghilterra, dove credo sappiano fare ottima birra e in ogni pub trovi minimo il 50% di birre artigianali i prezzi sono circa la metà. (aggiungici il rapporto costo vita con l’Italia….)
      Indubbiamente la birra artigianale nei locali in italia costa circa un 10 massimo 20% in più di una industriale e non c’è paragone.
      Ma sta di fatto che si tende solo a sfruttare il mercato all’osso senza porsi minimamente un principio di popolarità….
      Vorrei vedere come cambierebbe la richiesta di mercato se tutti i produttori artigianali obbligassero i rivenditori a tenere i loro prodotti a prezzi più bassi anche di quelli industriali.
      Nessuno berrebbe più quella “porcheria” industriale.

    • Ciao Lelio, son la Erika dell’HOP. E’ un po’ che non ci si vede, se passi da Milan vieni a trovarci! Oltretutto l’HOP è sempre a portata di mano, facile passarci davanti per chi, quando viene in questa jungla, è costretto da una fitta agenda ad attraversarla in lungo e in largo come te immagino.
      Avendo un pub che commercia esclusivamente birre artigianali italiane, come tu sai, il mio lavoro chiaramente è strettamente legato ai prezzi di questo mercato, ma il rapporto di parentela ed amicizia con Lambrate ed il contatto diretto con altri birrifici mi ha fatto capire un po’ le sue dinamiche e non posso che darti ragione, parole sante!
      Come dicevi anche tu le pressioni di elementi forti, quali produttori di vini, birre industriali, etc sicuro non esitano a ostacolarne il mercato. Altro paletto è la consistente tassazione prevista per i produttori, seppur artigiani di bevande alcooliche.
      Inoltre come in ogni settore in cui esistono parallelamente produzioni industriali ed artigianali si sa che la proporzione tra costi e ricavi è ben differente. Determinata dal costo delle materie prime, anche perchè di qualità, a quello della forza lavoro, a quello energetico etc…
      Come dicevo sono una delle prime a farne le spese pertanto non è certo che ne sia contenta, ma non è giusto attribuire tutta la colpa ai birrifici, che lavorano con serietà ed impegno, assumendosi rischi e talvolta responsabilità economiche per la riuscita delle attività.
      Con questo credo capiate che il mio intento non sia fare polemica ma semplicemente constatare la realtà perciò volevo far un’altra considerazione.
      Con dispiacere è anni che ho rinunciato a commerciare bottiglie e questo a causa proprio dei costi LONTANI ANNI LUCE dalla possibilità per me di averne un ricavo adeguato. Le uniche bottiglie che vendo son quelle di Lambrate: chi le compra le porta via trovandole sempre alla spina, unico modo purtroppo per garantirmi che chi siede nel locale consumi birra alla spina su cui ho un giusto ricarico.
      Capisco che i costi di imbottigliamento sono ancor più alti ma non basta capirne il perchè per poterle commercializzare quindi ho dovuto rinunciarci, sarei stupida a fare diversamente anche se lo vorrei molto. Forse è per questo che le bottiglie trovano più mercato nei ristoranti. Ciao Lelio . A presto

  3. La pecora nera

    “Prendiamo Pion (…)”

    Quanti siete? 🙂

  4. Io direi che per fortuna ci sono richieste sia dal canale birrario tradizionale che dal mondo della ristorazione……
    Poi ognuno può decidere in libertà cosa fare…….
    Non sarei così assolutista…ci sono stili birrari più da Pub e da bevuta free style e stili che vanno alla grande in abbinamento con i cibi (a volte molto meglio che i vini)……….
    Cerchiamo invece di far migliorare la cultura birraria sopratutto là dove è scarsa….
    In particolare facciamo in modo che i Sommelier ed i Ristoratori sappiano finalmente capire sia cosa siano gli stili birrari e come le birre debbano essere sia servite che abbinate…. Invece di fare gli schifiltosi e chiudersi nella torre d’avorio, tipico di una casta di fantomatici illuminati conoscitori birrari, cerchiamo di aprirci al mondo…..
    Qualcuno potrebbe anche divertirsi e guadagnarci qualcosa…..
    Comunque tutto il movimento ne trarrebbe giovamento…..
    Il nostro nemico non è la birra al Ristorante ma la birra schifosa (ovunque) e l’ignoranza!

  5. Oppure il nostro nemico è chi vuole, e fà sistema affinchè, i prezzi della birra di qualità italiana (visto che per quella sraniera può far ben poco) artificiosamente alti per poter continuare a spennare, polli.

    • Caro Anon…..recati al primo Lidl e stracannati delle splendide birette industriali…straniere….
      Sei assolutamente libero di farlo……e non stracciare i maroni a chi degnamente cerca di fare il proprio lavoro…..
      Tanto questa campagnetta stupida è assolutamente inutile e controproducente….
      A proposito come Ti chiami ?

      • si chiama Stefano, un nome che probabilmente ti porta sfiga, e beve birra artigianale fin dai tempi in cui tu ti prodigavi per fare in modo che alla LIDL si trovassero “le splendide birre industriali” che oggi ti fanno tanto cagare

        lo facevi legittimamente, come sono assolutamente legittimi i commenti di Anon che non ha dato dell’indegno a nessuno, quanto è legittima la tua conversione artigianale sulla via di Damasco. l’unica cosa che non è legittima è leggere uno stracciaballe che dice agli altri di non stracciate i maroni

    • penso che la birra nei ristoranti sia un falso problema: perché no?

      Il problema sono i ricarichi SPAVENTOSI che in certe tipologie di locali (capita anche nei pub va detto) sono la norma, quasi si dovesse autorizzare la presenza di certi vini, piatti o appunto birre sulla tavola.
      Chiaramente di base non è colpa dei birrai. A molti la cosa non dispiace però.

      Come si diceva in un altro post, locali come il 420 sono abbinano ottima cucina ,non proprio popolare, e birra dal giusto prezzo. è una situazione particolare ma lo cito giusto come esempio.

      Sul discorso di chi ha avuto il merito di portare la birra fuori dai pub avrei qualche dubbio. Forse è stato merito più dei distributori di birra belga che dell’esplosione della birra craft italiana. Fin quando si parla di roma (il pluricitato Bir&Fud) o posti simili ok, ma nel resto d’italia ancora si è rimasti al passaggio precedente che spesso coincide con bottiglioni d’importazione iperprezzati.

      Detto questo sono contento che tanti birrifici italiani stiano prendendo -finalmente- la direzione opposta, scegliendo prezzi e formati più popolari, con un target chiaramente più giovanile e meno impegnativo.

      • Per fortuna possiamo tutti scegliere liberamente….

        Per quanto mi riguarda preferisco bere delle buone birre beverine al PUB….magari indipendente…..sono le birre che mi danno maggiore soddisfazione (Bitter, Pils, Acide, Saison…)…

        Però è sicuramente eccitante sapere di poter lavorare sul fronte della creatività e degli abbinamenti con grandi cuochi come ad es. Uliassi…..
        Potrebbero nascere delle grandi “emozioni gustative”….
        Poi ricordiamoci che l’unica cosa che ancora ci fa sentire orgogliosi di essere italiani è la nostra incredibile tradizione culinaria con le grandi cucine regionali ed il nostro gusto e la nostra fantasia…..
        E’ la nostra grande qualità …che viene ricercata a livello mondiale.
        Perchè dovremmo lasciare l’opportunità di abbinare cibi e birra a Belgi ed Americani che tutta questa sensibilità non hanno ?
        Non vorrei che gli unici a lavorare con la ristorazione siano gli Industriali con prodotti insipidi e senza cultura….volete mettere al ristorante le birre del grande Valter Loverier o Riccardino “the Nicchion”…con qualche puzzolente belga semi industriale o con la Moretti Grand Cru oppure con delle splendide false artigianali italiane?

        • “Perchè dovremmo lasciare l’opportunità di abbinare cibi e birra a Belgi ed Americani che tutta questa sensibilità non hanno ?”

          Belgio e USA sono paesi in cui la componente “popolare” e di “accessibilità” del prodotto è ben diversa rispetto all’Italia. Non c’è rischio di sproporzione tra i due aspetti

          • poi so bone uguali :°D

          • Popolarità ??? Una birra italiana in USA viene venduta a 40 Dollari alla bottiglia nei Ristoranti di New York….credo venga venduta all’importatore americano a 3 – 3,5 euri alla bottiglia……

            Turco tu la vedi dal lato del consumatore birrario da PUB…..io la vedo dal lato di chi la birra la fa e la vende ….e se permetti queste sono delle opportunità commerciali……Cibo Italiano di Qualità-Birra Italiana di Qualità…

            Per quanto riguarda il Belgio….senza i consumatori italiani molte aziende belghe che fanno specialità avrebbero chiuso da tempo…..
            Siamo stati storicamente il mercato estero più ricettivo…delle loro nichie locali….

            Il problema per me rimane sempre quello …come far crescere la cultura birraria dei Sommelier e dei Ristoratori Italiani ?
            Poi uno se ha voglia va al ristorante stellato a togliersi delle soddisfazioni gustative o se non ha voglia va bersi una bella pinta al Pub con gli amici…..

            Poi se parliamo di popolarità vogliamo parlare di Birra e Pizza ??????

          • Non è un discorso di punti di vista, o almeno non solo.

            Tu come imprenditore decidi come posizionare il tuo prodotto. In questo momento per la birra italiana vedo due strade: proporsi come bevanda “popolare”, dal prezzo contenuto (per quanto possibile), con formati diversi dal 75cl, con strategie di distribuzione alternative; oppure come bevanda “elitaria”, costosa, fatta con ingredienti strani (magari costosi pure quelli), che può intrigare l’alta ristorazione e i sommelier.

            A parte casi recenti, mi sembra che si sia seguita sempre la seconda strada. Per quale motivo? Per semplicità: è un canale già aperto da altri, permette ritorni nel breve-medio termine, non necessita di grande fantasia e di business plan approfonditi. Produrre birre normali per la “massa” è più difficile, per una serie di ragioni: bisogna pianificare bene tutte le strategie aziendali, sopportare investimenti iniziali maggiori (ad es per impianti più grandi), saper fare comunicazione a tutti i livelli, avere fantasia.

            La differenza è che, a mio parere, la seconda strada permette margini di crescita ben superiori alla prima. Crescita aziendale, certo, ma anche del movimento in genere. Con i ristoranti sopravvivi, o forse no, ti esponi alla moda del momento, che attira chef e sommelier, ma che domani potrebbe raffreddarsi. Insomma senza una base solida non cresci, c’è poco da fare.

            Quindi mi aspetto che come imprenditore brassicolo la tua analisi vada oltre ciò che ti può offrire al momento un segmento piuttosto che un altro. Questo non significa che i ristoranti devono essere snobbati, ma che non bisogna vedere come “nemico” chi auspica una maggiore accessibilità del prodotto birra artigianale solo perché vorrebbe prezzi più bassi. Maggiore accessibilità significa un sacco di vantaggi per me come consumatore, ma anche per te come produttore. Sempre se sei in grado di capirlo per tempo.

        • Mah per quanto riguarda gli USA non posso esprimermi ma per il Belgio ci sono esempi molto validi nella ristorazione per gli abbinamenti cibo/birra..

          Penso che la Beerbera sia una delle mie birre preferite in assoluto, ma per le mie tasche rimane una “nicchiona” e con lo stesso prezzo mi bevo due puzzolenti Gueuze.. 🙁

          • E vogliamo togliere la soddisfazione di bere una Beerbera ad uno più fortunato di te ???
            Almeno fà in modo di spiegargli cosa sta facendo dal punto di vista delle sensazioni e della qualità del prodotto ….

            Il Valter che è partito solo soletto per passione con un impianto tutto da pagare ed ammortizzare potrebbe vendere le sue birre come il Sig. Cantillon ???? Ma fatemi il piacere…..
            Poi ognuno fà quello che vuole….

      • hai detto “ricarichi”? qui a genova in un locale la zona cesarini costa 18 euro, e in un altro 12,50. no, eh, parliamone, belìn.

        quand’ero pivello sui vinili che compravo c’era scritto “non pagare per questo disco più di tot”.

        senza arrivare a ciò (ma mi piacerebbe che qualcuno ci provasse), a 18 euro se la possono tenere. sfortunatamente sono uno dei due (2) locali che l’hanno in carta…

        • al mio distributore io non gliela vendo mica a quel prezzo….
          i Publican ed i commercianti fanno giustamente quello che vogliono
          vogliamo tornare al comunismo sovietico?
          se ti va la compri se non ce la fai non la compri…è molto semplce….
          poi saranno loro a calare il prezzo….

  6. Di certo i prezzi non scenderebbero se la birra continuasse a rivestirsi con prepotenza degli abiti eleganti forniti in dotazione dai ristoranti “bene” che campano di stellette su Guida Michelin, Slow Food e simili caste – in tale contesto forse è più azzeccato il termine, per quanto Catalizzatore abbia ragione sul tono da espertoni planetari che spesso traspare nell’ambiente.
    Certo, abbinare del buon cibo preparato con cura alla birra, o addirittura cucinarci, non è un delitto; nel mio piccolo, per esempio, posso dire che una cena al 4:20 con la birra giusta è una gran bella esperienza.

    Anch’io sono a favore dei pub come habitat naturale della birra, in ogni caso. Bottero ci dice che comunque dinnanzi a una carta dei vini la birra in un ristorante risulta più economica; io replico: è la birra più economica o è il vino ad avere un costo ancora più esagerato? Ma soprattutto: e quindi? Per caso vogliamo far passare il concetto che il vino può permetterselo?
    Gira e rigira, sempre confronti col vino si finisce a fare. Poi uno non deve pensare che c’è un complesso di inferiorità verso un mondo del tutto separato.

    Un pensiero su cui riflettere: la birra è stata fortemente voluta a Vinitaly; il vino all’IBF penso che non se lo sognerebbe nessuno.

  7. nonostante tutti i vantaggi economici, il vino “teme” la birra?
    davvero siamo a questo punto?

    • Al vino della birra non gliene po’ frega’ de meno.
      È la birra, o almeno nelle intenzioni di alcuni dei suoi rappresentanti, che in Italia vuole seguire il modello del vino.

      • infatti era una provocazione.
        più che altro il discorso resta questo:
        la birra artigianale italiana vuole imporsi tra i consumatori di vino o tra i consumatori di birra?
        i consumatori di vino li trovi al ristorante, quelli di birra al pub o al supermercato o alle festicciole, ecc ecc.
        gli italiani evidentemente rendono di più al ristorante: sarebbe bello vi fosse una cultura del pub come da altre parti, ma così non è.
        pur condividendo il senso generale dell’intervento, mi sembra un discorso da erba-voglio. è un po’ difficile pretendere che un birrificio non venda dove conviene di più.

  8. La birra fa gola alla ristorazione perchè forse, in un Paese con una forte tradizione vinicola, il mercato ed il movimento ad un certo punto sono rislutati essere quasi saturi. Sono d’accordo con INDASTRIA nel dare merito anche ai distributori di birra belga per aver dato un passaggio alla birra italiana per arrivare a questi livelli.

    Per quanto riguarda l’opportunità di seguire una strada piuttosto che un’altra io caldeggerei per una delle due, ma mi rendo conto che noi italiani siamo “viziosi”…e quindi cerchiamo sempre il massimo della goduria sensoriale, lo stupore dei sensi, gli sfizi di gola che spesso solo la ristorazione nazionale riesce a supportare. Insomma, la birra nel ristorante credo sia una interpretazione culturale tutta italiana…

  9. Il dirigere il mondo della birra artigianale solamente verso l’alta ristorazione o verso una via alla portata di tutti è, secondo me, una decisione che ogni microbirrificio prende e prenderà in completa autonomia cercando di capire dove il mercato tira di più. Un birrificio potrebbe anche pensare di creare prodotti per l’alta ristorazioni e prodotti per la consumazione più alla portata di tutti trovando il giusto equilibrio tra qualità, prestigio delle proprie produzioni e introiti. Solo il tempo ci dirà quale via sia quella più redditizia per i microbirrifici.
    Per quanto riguarda poi l’annoso problema del costo della birra artigianale mi divete spiegare una cosa, senza polemica: ad un supermercato di Acilia vendono sia la Guinness che le birre Baladin (sì al supermercato ho trovato Baladin), mi spiegate perchè al pub una Guinnes ed una Baladin più o meno costano ugualmente, dalle 5 alle 6 euro, e perchè invece nei negozi o supermercati una Baladin o una qualunque birra artigianale costa 10-12 euro al litro mentre la Guinness 4-5 euro litro? E’ la guinnes che costa troppo nei pub o le birre artigianali fuori dai pub?

  10. parli di bottiglie o alla spina? Perché la birra italiana ha praticamente due vite: alla spina costa uguale a qualsiasi altra birra, in bottiglia di più.

    Io sono anche d’accordo che esistano prodotti più ricercati (e quindi costosi) da proporre in contesti che lo richiedono, ma il problema è: quanto può costare una birra? non stiamo parlando del vino.

    All’estero anche le birre più esclusive e ricercate di base costano poco. E a meno di non prendere come esempio prodotti “folli” esclusivi in partenza (millenium o TNP per dire), è solo la speculazione che fa lievitare i prezzi.

    • Più che altro, il vino (mi ricordo la famosa puntata di Report… e anche il libro di Scanzi dice non poco a riguardo, sfogliandolo brevemente) è ormai regolamentato da meccanismi di speculazione che in Italia abbiamo assunto come normalità. Nella birra c’è ancora la possibilità di evitare che si arrivi a una situazione simile, o almeno di contenere la speculazione limitandola a quella che già purtroppo si vede in giro.

  11. Per me ci sono due mondi pararelli molto simili (anzi quasi quattro…)
    C’è la birra bevanda popolare, cosi come c’è la birra ricercata da aristocratici a 40 euro a bottiglia.
    Per il vino è uguale, io che mi sono sempre bevuto quello fatto in casa mia, e vi assicuro essere buono, lo considero popolare, tanto più se consideriamo che in Italia ci sono migliaia e migliaia di famiglie che se lo fanno e se lo bevono. E poi ci sono le aziende che ti piazzano un sassichiaia a 250 euro. La grossa differenza è che siamo produttori di vino da millenni, e quindi la differenza nel modo di viverlo è ormai ben radicato, mentra la birra abbiamo iniziato a farla ieri, di conseguenza il confine tra birra popolare e birra aristocratica è ancora poco visibile, ma si arriverà a calmare gli animi ed ad accettare i due “mondi birra”, cosi come sono ormai naturali i due “mondi vino”.

  12. Il vino Italiano per il 80% è esportato, qui purtroppo i ristoratori hanno fatto passare delle spremute d’uva per oro colato e tutto il mercato è andato dietro, comunque il vino buono si trova ovunque e a prezzi accettabili… ma direttamente dal produttore in media tra i 7 ed i 10 euro a bottiglia

  13. Per tutti coloro che parlano di prezzi della birra confrontandoli con quelli del vino lancio un’idea: una petizione per portare l’accisa sulla birra dei produttori artigianali (<10000 hl anno) a 0 (zero) come nel vino. Già! Nel vino l'accisa c'è, ma è a zero!!
    Pensiero, Azione….

    • Vito pensi davvero che se non ci fosse l’accisa i microbirrifici abbasserebbero i prezzi? Rimarrebbero invariati perché “alla fine l’accisa non incide tanto sull’economia di un birrificio”.

      • più che altro è una discussione diversa rispetto alla solita “la birra artigianale è cara” Stiamo paragonando un prodotto senza accisa che costa cmq di più (il vino) rispetto all’altro che ha sì l’accisa (ovvio che tutti la vorrebbero più bassa), ma resta cmq menno costoso.

        • è un discorso che vale quello che vale. io ho pagato con (minima) intermediazione e spedizione 6 euro dei vini. 0.75 di artigianale in cantina spesso le pago tranquillamente 8 euro

          sto parlando di vini con i famosi tre bicchieri

          come nella birra, anche nel vino c’è chi ci marcia. la prossima vita mi occuperò di loro, ma non mi consola al momento. e non mi risulta che per fare una birra da 50 euro la boccia sia necessario essere proprietari di mezza collina nelle langhe, particolare non trascurabile

      • Da qualche parte si deve pur iniziare….
        Quello che frega i birrifici italiani è il basso consumo pro-capite.
        Per questo motivo si cerca di entrare nel settore della ristorazione che garantisce un ricarico che permette di SOPRAVIVERE!!!
        Comunque non posso farci niente se un ristoratore compra a € 4 e vende a € 16/18 !!! Questo è dovuto all’onda modaiola della birra artigianale.
        La vera domanda è: a chi giova questa moda??? Non di certo agli artigiani….

        • alcune domande. il prezzi sono alti perché il consumo pro-capite è basso, il consumo pro-capite è basso perché i prezzi sono alti o entrambe le cose allo stesso tempo? sembra un problema di Granger-casuality…

          non puoi farci niente se un ristoratore vende la birra al quadruplo? sbagli, e di grosso. perché se di birra ne vende 3 bottiglie al mese, quello che poi chiude baracca sei tu, non lui. quindi potresti pensare ad un modo per fare invece qualcosa…

          • La soluzione c’è ed è più semplice di quanto si creda.

          • cos’è devo chiedertela per saperla, di grazia? siamo a chi vuol essere milionario?

            peraltro io avevo posto domande, mica problemi…

          • “…sbagli, e di grosso”. Quanta sicurezza nel sentenziare!
            Accetto consigli….sono tutt’orecchi!

          • Io so di vari produttori di vino (ma penso lo facciano tutti, tranne forse quelli che esportano vino in bustina in america) che controllano il prezzo che viene praticato dall’enoteca o dal ristoratore.
            Ed è anche quello che distingue un produttore attento (che sia di birra o di vino), il fatto di interessarsi del prezzo applicato al consumatore finale.

          • @ Braska: che significa “controllano il prezzo”?
            Impongono un prezzo o consigliano quale dovrebbe essere?

          • @Vito

            il mio non era un consiglio. era un avvertimento. se io birraio faccio lo sforzo di vendere un fusto di birra al publican di fiducia a meno di 3 euro al lt e quello ripaga la mia fiducia vendendola cmq a 15 euro al lt perché ha sempre lavorato così e perché è il prezzo che lavora gli altri che gli vendono a più di 3 euro e perché è il prezzo uguale per tutte, questo mi fa un doppio torto: primo mi vanifica lo sforzo di essere più competitivo dei miei concorrenti birrai. secondo mi vanifica lo sforzo di venire incontro al consumatore cercando di aumentare i miei volumi di vendita all’interno del locale

            questo non è un caso inventato, sono vicende raccolte nel corso degli anni

            tu non ci vedi problemi in questo o possibilità di intervento in questo? auguroni

          • X Vito:
            Te lo spiego con un esempio pratico: un produttore di vino (di un certo pregio) che conosco rifornisce un enoteca nel milanese. Dopo un paio di segnalazioni del tipo “ma com’è che a milano all’enoteca XXX la tua bottiglia mi costa 35 euro!?” il produttore si reca all’enoteca, ordina la sua bottiglia e paga i 35 euro.
            Dopo questo chiama il gestore della stessa ed ironicamente lo ringrazia, in quanto ha finalmente capito perchè in quella zona non vendeva una mazza…”.
            Riassunto: meglio per tutti vendere 10 bottiglie a 25 euro che 2 bottiglie a 35 euro…

      • Maurizio San Paolo

        Il calcolo è presto fatto: 2,35 Euro per ettolitro per Grado Plato. Una birra da 16 plat, diciamo adatta alla ristorazione, ha un’accisa di produzione di 38 centesimi al litro. Che diventano 45,6 centesimi con IVA (si, si paga l’IVA sull’accisa, tassa sulla tassa) che il grossista e il rivenditore ricaricano ciascuno del 100% e ci troviamo a circa 2 Euro al litro legati all’accisa per il consumatore finale… beh non è pochissimo !!

        • io però nella mia ingenuità non sono mai riuscito a capire una cosa. se la birra A costa 1 e la birra B costa due, col 100% di ricarico ottengo che al minuto la birra A costa 2 e la B 4. su una ci guadagno il doppio dell’altra…

          ma lo prescrive il dottore che il ricarico debba essere unico e immutabile per ogni livello di prezzo di partenza? non si potrebbe cercare di mediare cercando un ricarico per litro invece di un fattore moltiplicativo, tale ovviamente da dare un utile finale similare?

          • Il produttore dovrebbe fare il prezzo migliore possibile. Perché il suo scopo dovrebbe essere quello di guadagnare sulla quantità e dare al prodotto la massima diffusione. Il produttore ricevendo maggiori richieste può sempre espandersi e ciò non comprorta necessariamente una maggiore mole di lavoro, anzi solitamente è più pèrobabile il contrario.

            Mentre il dettagliante non può espandere il locale e quindi dovrebbe vendere al maggior prezzo possibile. Questo non vuol dire necessariamente rubare, ma applicare il maggior ricarcarico consentito, restando comunque competitivo nell’offerta. questa ovviamente non è fatta solo dal prezzo, ma anche da moltissimi altri vaolri aggiunti.

          • @SR
            E’ un po’ che anch’io mi chiedo la stessa cosa.
            Non trovando risposta…però può essere una mia mancanza di conoscenza delle logiche specifiche della distribuzione.

          • io conosco un distributore che asserisce di farlo. proprio perché lo conosco, non so dirti se ciò che afferma corrisponda alla realtà o meno

          • Questa è effettivamente una delle dinamiche più distorte del settore che faccio fatica a comprendere anche io: con la logica non si spiega; con la voglia di spennare i polli massimizzando i profitti spennando i polli sì.

            E vale per distributrori, beershop, pub e ristoranti

          • Filippo Garavaglia

            esattamente il discorso che fanno dei miei amici publican, sopra una soglia di prezzo sacrificano il ricarico ed evitano di venderti una boccia di birra al fantomatico “3 volte tanto il prezzo del rivenditore”, si manderebbero a cagare da soli.

        • Eh ma il problema è capire se poi la filiera è interessata a far arrivare la birra a 2 euro di meno o se li intasca bellamente

          L’impatto dell’accisa c’è, la mia era la classica affermazione che si riceve in questi casi quando ci si chiede se senza accisa la birra costerebbe di meno (in pratica, non in teoria)

          • la tristezza, e lo sappiamo bene tutti, è la verità di una vecchia massima di Lelio: il prezzo è uno strumento di marketing

            una vittoria culturale sarebbe fare in modo che ciò sia sempre meno vero

  14. Queste sono le problematiche “politiche” della birra artigianale italiana che non vengono affrontate perchè non esiste un’associazione di categoria capace di farsi sentire sul piano poltico….

  15. Paragonare il prezzo del vino a quello della birra secondo me significa proprio perchè sono due prodotti totalmente diversi, con costi alla base diversi e con rischi di perdita diversi. (parliamo di vino e birre fatti a regola d’arte chiaramente).
    Primo fra tutti su ciò che incide sul prezzo del vino e la sua quantità finale annua: il vino deriva dall’uva che viene vendemmiata una ed una sola volta l’anno, la birra la possiamo fare quante volte vogliamo l’anno. Se un anno una vendemmia va male si deve attendere l’anno successivo, se una cotta di birra va male si ritenta il giorno dopo. il costo in materie prime per un vino ricercato è maggiore del costo di un vino non ricercato (spesso la differenza la fa la resa per ettaro della vigna), le materie prime di una birra ricercata costano su per giù come quelle di una birra non ricercata. e potremmo continuare.
    A mio parere paragonare il prezzo de due ha poco valore.

    • Verissimo. I rischi di una vigna esposta alla grandine non sono minimamente paragonabili a quelli di anche 10 cotte andate a male (e con questi caldoni anomali c’è poco da ridere…) e solo questo basterebbe per invalidare ogni paragone.
      E più sull’atteggiamento del produttore e del venditore che forse si potrebbero cercare dei punti in comune.

  16. cos’è devo chiedertela per saperla, di grazia? siamo a chi vuol essere milionario?

    peraltro io avevo posto domande, mica problemi…

    @ SR
    Ed io ti ho risposto che la soluzione c’è ed è anche semplice. Non siamo su chi vuol essere milionario, per fortuna, ma nemmeno su “regalo consulenze”. Il problema è che si dovrebbero controllare i prezzi finali e che la stessa birra, non può essere proposta al supermercato ed al ristorante a prezzi totalmente differenti. Forse c’arrivi anche da solo. L’accendiamo?

    • “Non siamo su chi vuol essere milionario, per fortuna, ma nemmeno su “regalo consulenze”.”

      Cioè ti stai facendo pubblicità su Cronache di Birra? 🙂

      • chi? Cerevisia? stai scherzando vero?

        • Assolutamente no. Anche perché per certe cose la soluzione è talmente semplice, che ci si può arrivare da soli, ho dato anche tutte le indicazioni utili. Poi non sono l’unico consulente, mi pare. Mica sono come quelli che vendono una ricetta a € 6.000 (caso vero e non isolato).

          • Dai ovviamente stavo scherzando per cercare di intromettermi nella diatriba SR-Cerevisia che mi ha stufato.
            Se riuscite a ignorarvi, vi ringrazio

        • c’è un emoticon per la cornacchia che sorvola gracchiando?

          • @ Turco
            Non ho nessun problema con SR, mi sembra che si stia discutendo e questo per lui significa screditare chi non gli piace, anche con argomenti non pertinenti, ma per lui è normale, si sa. Tra pochi post tirerà fuori dal cilindro gli estratti o le Pils scure. Ognuno ha il suo stile ed io al suo ci ho fatto il callo (meglio non dire dove).

          • Tu non hai nessun problema con SR, ma io ce l’ho con voi quando cominciate a punzecchiarvi, perché nei vostri tanti commenti non c’è nessun contributo interessante. Vi ripeto di ignorarvi, che se poi vi cancello i messaggi vi offendete.
            Discorso chiuso, grazie.

    • ora che so che esiste una soluzione mi sento sollevato. è la fine di un incubo

      sto già cominciando a mettere via i soldi per la consulenza, tieni il telefono libero che presto ti chiamo, non sto più nella pelle

      • Lieto del tuo benessere, ma mica lo sapevo che avevi un birrificio. Da quando?
        Ad ogni modo qui si esprimono pareri, non si trovano soluzioni ed è quello che faccio.

        • se avessi buona memoria, ti risponderei citando la risposta data da Dario Fo a Giovanardi in una trasmissione di LA7 poche sere fa. non te la posso riassumere banalizzando altrimenti il Turco mi banna

  17. SR scrisse: il mio non era un consiglio. era un avvertimento. se io birraio faccio lo sforzo di vendere un fusto di birra al publican di fiducia a meno di 3 euro al lt e quello ripaga la mia fiducia vendendola cmq a 15 euro al lt perché ha sempre lavorato così e perché è il prezzo che lavora gli altri che gli vendono a più di 3 euro e perché è il prezzo uguale per tutte, questo mi fa un doppio torto: primo mi vanifica lo sforzo di essere più competitivo dei miei concorrenti birrai. secondo mi vanifica lo sforzo di venire incontro al consumatore cercando di aumentare i miei volumi di vendita all’interno del locale

    questo non è un caso inventato, sono vicende raccolte nel corso degli anni

    tu non ci vedi problemi in questo o possibilità di intervento in questo? auguroni

    Quello che dici è vero solo in parte. Se io birraio concedo un sconto, cioè un benefit, che questo sia rivolto al rivenditore o al consumatore, comunque mi darà dei vantaggi. Se anche il benefit viene sfruttato dal rivenditore, che ci guadagnerà così di più, col mio prodotto che con gli altri, vuol dire che questo sarà portato a spingere il prodotto dove ha il maggior guadagno. Non trovi?

    • Quoto Cerevisia, Il ragionamento non fa una piega.
      Alla fine chi veramente vende la birra è il publican e per un birrificio lui è il cliente. Come il publican tratta la mia birra è un problema mio ma il prezzo alla quale la vende è un problema suo (e non può proprio essere altrimenti).

    • dipende. se ti faccio uno sconto fedeltà o in saldo fine stagione è un conto. se io faccio un gentleman agreement commerciale con l’accordo implicito che io ti do una birra “da prezzo” e di qualità aspettandomi che mi fai i volumi, ma poi la birra da prezzo la vendi come tutte le altre, a quel punto mi girano le balle. te la metto al prezzo non scontato allora. ma cmq come birraio son rimasto fregato perché se il mio intento è espandere la produzione e non solo il ricarico per litro ho fallito e do meno prospettive alla mia azienda

      non mi invento nulla cmq e non c’è da stracciarsi le vesti come fa il buon Carilli parlando di comunismo. sui cornflakes che prendo io al supermercato (ovviamente sono i più economici :-)) c’è scritto sulla scatola il prezzo max. poi il supermarket ci lima 10 cents. non sto dicendo che occorra fare questo… anzi mi parrebbe una follia. però accordi di un certo tipo fra birrai e pub potrebbero essere un strada più intelligente di quello che sembra per fare gli interessi di entrambi

      • Premesso che uno può prendere tutti gli accordi che vuole e che però bisogna evitare da farsi ridere in faccia dal publican di turno, normalmente un birraio dovrebbe avere un listino. Dove il prezzo di listino è il prezzo massimo applicato a quel determinato prodotto. Se ti rivolgi al baretto che ti fa un fusto alla settimana, applicherai il prezzo di listino.

        Se ti rivolgi al locale che ti fa 5 fusti la settimana applicherai uno sconto al prezzo di listino, se il locale te ne fa dieci di fusti applicherai un prezzo ancora inferiore. Così si premiano solitamente i consumi ed i publican valuteranno la bontà della tua offerta.

        Però sia il primo locale, sia il secondo, sia il terzo vendono la birra tutti allo stesso prezzo o comunque molto simile. Nel locale specializzato dove tengono molte referenze, tra cui alcune a rotazione, se arrivi con un prezzo migliore ovviamente avrai maggiori chance.

        Se la tua birra è buona, tanto da essere ordinata e riordinata ed hai anche un prezzo migliore, vedrai che i consumi aumenteranno in maniera inversamente proporzionale al prezzo applicato. Chiedi al Colonna e ti dirà che è il publican che dirige i consumi e non il cliente.

        Stiamo ovviamente generalizzando, ma è così. Il tuo cliente è il publican e se offri un benefit, poi sarà lui a decidere quanto di questo benefit sarà goduto da lui e quanto dall’avventore. Ma in ogni caso il benefit offerto porterà vantaggi a chi lo propone.

        Il consumatore sceglie il locale in base a mille fattori: referenze proposte, parcheggio, musica, servizio, ecc. Ma difficilmente si orienterà su un locale diverso solo perché li la pinta la paga 0,50 in meno o sceglierà tra vari prodotti proposti il tuo, solo perché è meno caro, mentre il publican si.

        Dovresti anche considerare che normalmente nello sviluppo fisico di una persona, rientra anche la crescita delle braccia, poi ci sono i casi, ahimè non rari, dei braccini corti.

        Siamo tutti d’accordi che l’anello più importante della catena sia il consumatore finale e che senza di lui, non c’è storia, ma l’anello decisivo, per il successo di un prodotto è il publican e non il consumatore. Tu convinci il tuo cliente e poi sarà lui a convincere i suoi.

        • io ho portato un esempio ed evidenziato una delle possibili strozzature della filiera che penalizzano i birrai di buona volontà. il publican potrà anche ridere in faccia, ma a quel punto il birraio, se si è impegnato a far un buon prezzo per uscire basso e poi non esce basso, la prossima fattura ti mette il prezzo che fanno gli altri birrifici. e così ci perdono tutti nel lungo periodo

          • Proprio non ci arrivi. Tu da un vantaggio, in cambio ne trai un aumento delle vendite, che oltre ad un maggior guadagno, comporta una maggiore diffusione del prodotto.

            Che vuoi di più? Ti interessa far risparmiare il consumatore o t’interessa riuscire a pagare rate dell’impianto, affitto capannone, fatture fornitori, ecc e che t’avanzi qualcosa in tasca.

            Se poi vuoi controllare tutta la filiera ti apri un bel brew-pub e fai i prezzi che vuoi. Per poi accorgersi che nel prezzo della pinta, oltre alla birra, c’è l’affitto, le tasse, l’energia, il servizio, la pulizia, ecc, ecc.

          • cerco di disegnarti delle figure, visto che in italiano non lo capisci. A si accorda (non gli ha fatto lo sconto, si è accordato) e vende a B a 5 invece che 10 con l’intesa che B venda poi a 10 invece che 20. B invece vende a 20 cmq

            risultato: il volume di birra venduta non cambia, B guadagna il doppio, A la metà. A un attimino si incazza. magari l’accordo salta

            se invece il prezzo finale andava a 10 magari si vendeva il triplo della birra, A e B guadagnava pure più di prima

            risultato: il prezzo al consumo non cambia, la birra venduta è sempre quella, il settore non cresce, i prezzi restano elevati

            postilla: B può fare quello che gli pare. ma nessuno impedisce ad A e B di fare accordi, verbali o scritti di sorta. avviene in un sacco di settori commerciali. si può pensare di farlo anche nella birra, se si vuole. anzi, se fossi informato, sapresti che c’è già un B che fissa il prezzo ad A in funzione della propria vendita. anche se non è esattamente quello che ho in mente io…

            cosa c’è di così difficile da capire in questo discorso?

  18. Turco…perchè non organizzi un grande fratello birrario ?
    Una sfida continua con SR…..

    Io però ci voglio anche delle belle gnocche…..

  19. Filippo Garavaglia

    Tornando al discorso originale del post, come ultimo degli stronzi della sfera birraria non me la sento di condannare in toto la presenza di birra artigianale nei ristoranti, a patto che venga abbinata decentemente, prestando attenzione che si scada nel pericoloso enofighettismo pinguino.
    La birra deve restare nei pub, deve essere bevuta a galloni e soprattutto in compagnia.

    • Ricordatevi Kuaska….non esiste la birra esistono le birre….

      1) Birre da bere a secchiellate, preferibilmente con gli amici al pub….

      2) Birre da goduria sensoriale da abbinare a pasti preferibilmente di alto livello culinario (magari con i piatti della grande tardizione regionale italiana…)….

      L’importante è che siano tutte fatte bene e con passione….

      Poi sui prezzi ognuno fà quello che vuole…sarà il mercato a selezionare (anche sulla qualità ovviamente)!
      Però lavoriamo e lavorate (appassionati) per far salire il livello culturale e di conoscenza….altrimenti ci ritroveremo a bere solo broda industriale o finte artigianali….

      • Le numero 1 dovrebbero costare più delle numero 2?
        Se sì, perché?

          • Schigi …lo sai benissimo….Te hai (o avevi non lo so…) una bella Mini…perchè non Ti sei comprato una Cinquecento Fiat….???
            Secondo Te il differenziale di costo delle due macchine giustifica il livello di prezzo sul mercato ??? Ognuno compra quello che gli pare ed un bravo imprenditore è quello che riesce a creare valore ….intrinseco o virtuale..il valore di un azienda è irrimediabilmente il valore dei propri marchi dato dalla forza che hanno…cioè quanto la gente è disposta a pagare in più per essi…..la Mini vale indiscutibilmente di più….
            Poi se l’intrinseco corrisponde col virtuale o con lo psicologico tanto meglio….
            Ma non sei in DDR ai tempi della inquinantissima Trabant……

            Io sono o meglio cerco di essere un imprenditore…e mi piacerebbe giocare alla pari con tutti gli attori di un mercato libero….

          • L’intrinseco, il virtuale e lo psicologico.
            Bon, continuate pure a bervi il valore intrinseco, il valore virtuale, i marchi e la forza che hanno, il differenziale.
            Io continuo a prendermi ed a spiegare la differenza tra taluni e le MIGLIORI ipa ad 1.5£, le MIGLIORI saison ad 1.5€ e le MIGLIORI apa ad 1.5$ (peraltro di gente che ha un valore intrinseco, virtuale, psicologico, forza e differenziale mille volte sopra quello di molti e che evita di agitare lo spauracchio bolscevico ad ogni occasione.)
            Dasvidania Tovarish!

    • certo a Praga e dintorni 🙂

  20. SR ha scritto:
    cerco di disegnarti delle figure, visto che in italiano non lo capisci. A si accorda (non gli ha fatto lo sconto, si è accordato) e vende a B a 5 invece che 10 con l’intesa che B venda poi a 10 invece che 20. B invece vende a 20 cmq

    risultato: il volume di birra venduta non cambia, B guadagna il doppio, A la metà. A un attimino si incazza. magari l’accordo salta

    se invece il prezzo finale andava a 10 magari si vendeva il triplo della birra, A e B guadagnava pure più di prima

    risultato: il prezzo al consumo non cambia, la birra venduta è sempre quella, il settore non cresce, i prezzi restano elevati

    postilla: B può fare quello che gli pare. ma nessuno impedisce ad A e B di fare accordi, verbali o scritti di sorta. avviene in un sacco di settori commerciali. si può pensare di farlo anche nella birra, se si vuole. anzi, se fossi informato, sapresti che c’è già un B che fissa il prezzo ad A in funzione della propria vendita. anche se non è esattamente quello che ho in mente io…

    cosa c’è di così difficile da capire in questo discorso?

    E per forza non ci capiamo, stiamo parlando di due cose diverse. Io sto descrivendo il normale andamento delle cose, tu stai parlando di un caso, proposta, accordo, per nulla ridicolo, anzi interessante. Dove però uno dei due soggetti, viene meno all’accordo iniziale, tradendo il proprio fornitore e vanificando lo scopo dell’accordo stesso.

    L’accordo in se è buono, per aumentare i consumi ed il fatto che uno dei due soggetti freghi l’altro e deprecabile, come potrebbe essere altrimenti, ma non si capisce come questo sia attinente al discorso. Non fare disegnini che poi ci vuole la stele di Rosetta.

  21. x SR sempre per il livello dei prezzi…..
    quello che dici tu nella risposta a Indastria è corretto ma solo dopo che il mercato avrà raggiunto il primo livello di saturazione e mostrerà una crescita debole…..
    Attualmente il mercato sta crescendo molto e siamo solo agli inzi della fase di espansione……si sta passando dall’assorbimento della produzione di birre artigianli operata solo da publican appassionati ed pochi appassionati sparsi sulla penisola alla richiesta di birra artigianale effettuata dai grandi players del mercato che sono quelli che possono fare i volumi veri…..
    Però quello che vogliono i grandi players e gli operatori professionali sarà un migliore livello di servizio ed una maggiore costanza qualitativa delle produzioni……è su quel fronte che si farà a breve la selezione….non certo sui prezzi….
    Poi ogni birrificio deciderà in quale segmento di mercato operare….ed in funzione di quello dovrà avere una politica di Marketing adeguata… e le cosidette leve di marketing sono diverse, non c’è solo il prezzo (ricordati le 4 P poi diventate 5…)…..anzi in questa fase chi si concentrerà solo ed esclusivamente sulla Leva prezzo sarà, a mio parere, destinato a soffrire ed a scomparire prima degli altri……
    anche se farà un prodotto di qualità buona….
    Non si può solamente dire ad un cliente: compra la mia birra perchè costa poco…facendo così squalifichi la tua produzione e nello stesso tempo dimostri di non avere una sana gestione commerciale…..poi questi famosi clienti non sono mica così scemi….fanno quallo che gli conviene ….e se un prodotto viene richiesto dal mercato sono disponibili a spendere anche di più pur di averlo…..
    Ora basta torno al lavoro……anche perchè poi le consulenze si pagano 🙂

    • dalla qualità non si prescinde, o non si dovrebbe, ovvio. io le birre grame nemmeno le prendo in considerazione

      e so anche piuttosto bene come andrà a finire. quella sui prezzi è una battaglia persa. ma forse non una disfatta. sento sempre più persone sensibili sul tema, sarà la contingenza economica, sarà che a farsi prendere per scemi prima o poi ci si stufa, sarà che la sensibilizzazione un minimo fa (e questa è una soddisfazione personale). di sicuro ci sarà un mercato per birra a prezzi corretti tanto quanto per birre a prezzi da rapina. c’è in giro gente sufficiente per entrambi

      oppure puoi leggerla così. creare un mercato per birra “da prezzo” servirà un domani per permettere la presenza di produttori di birra atti a soddisfare questo mercato che a prezzi più elevati semplicemente non acquisterebbe birra. questo a beneficio anche di chi, pur disposto a spendere di più, avrà la possibilità di spendere meno sapendo che la birra di qualità costa gli stessi soldi della birra di super-qualità e di quella monnezza. poi come ci sono quelli che vanno in boutique a spendere 250 euro per un paio di jeans che costeranno sì e no 20 euro, ci sarà chi si sentirò gratificato spendendo 60 euro per una birra. è inevitabile anche se non mi risparmierò di dare dei fessi a chi le acquisterà

      secondo me cmq sbagliate a sottovalutare tanto la questione dei prezzi. le mode possono passare. e se il mercato smette di crescere, rimarrete lì per sempre col vostro 6hl. e se cresce, può anche darsi che l’industria decida di farvi concorrenza sui prezzi, e poi valli a convincere questi publican di seconda generazione a prendere un fusto di birra buona se costa 20 euro in più di quella grama… senza una birra da prezzo e da popolo come è stata la APA in USA per me 8% del mercato resta una chimera… se poi tu mi rispondi “chissenefrega, tanto io col 2% faccio il doppio di adesso e campo alla stragrande” allora è un altro discorso…

      • Non si sottovaluta niente….si fanno i conti in funzione di una sana gestione aziendale di un microbirrificio in Italia e non su Marte o negli USA……
        Ovviamente se il mercato si espanderà….si crescerà e si troveranno nuovi equilibri…e così via….ma adesoo questo è….

  22. x Anon….e fate quello che ve pare…..tanto chi ve se fila…..
    state sempre a dì le solite cose….avete stufato……
    Buonanotte …..e dormite beati…..

  23. “Non si sottovaluta niente…”

    “e fate quello che ve pare…..tanto chi ve se fila…”

    la coerenza trionfa senza manco fare lo scroll dello schermo. tanto quanto il rispetto verso l’interlocutore nonché consumatore

  24. Ma diamoci una rilassata….e che diamine

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