Cimec

Pub, “Full pint” e “Taste before you buy”… oltre la birra c’è di più

Se nello scorso articolo vi ho raccontato di tradizione e stili birrari nel Regno Unito, questa volta vi voglio parlare di tradizione e approccio al bere. Ogni paese ha le proprie abitudini, tant’è che certe differenze tra il bere in Italia e in altri luoghi possono sembrarci inconcepibili. Ma c’è qualcosa che gli “altri” potrebbero insegnarci? Sicuramente sì: le consuetudini britanniche in tal senso sono illuminanti.

Il pub anglosassone è più di un locale dove andare semplicemente a bere. È il luogo dove, tradizionalmente, si passa buona parte del proprio tempo libero. Si stringono amicizie, si discute di lavoro o di qualsiasi altro argomento. Spesso il popolo britannico – che diciamocelo, se paragonato a quello italiano è di natura un po’ freddino – riesce a socializzare solo sotto l’effetto di una o più pinte. È questo uno dei motivi principali per cui il pub è così fondamentale per la cultura britannica. Niente pub = niente pinta, e quindi niente socializzazione.

Questo aspetto si riflette nelle campagne del CAMRA. Una delle battaglie più strenuamente combattute è quella contro la chiusura dei pub: è molto accesa soprattutto perché i pub chiusi vengono spesso ricomprati da grandi catene di supermercati per allestire piccoli “market di quartiere” (per intenderci l’equivalente di una nostra In-coop, Despar o Margherita Conad). Vendendo birra a prezzi inferiori, queste fattispecie rappresentano gli arcinemici dei pub, entrando in forte competizione con essi.

La  battaglia si combatte su due fronti: finanziario e sociale. Si cerca di mantenere un prezzo alto per la birra al supermercato (oggi è circa 2/3 di quello al pub)  e si cerca di convincere il pubblico che bere al pub sia “più sicuro”, perché gli amici possono controllare quanto bevete, mentre a casa non vi controlla nessuno. Voi direte: “Se tutta la popolazione ha bisogno di controllo nel bere, la chiusura dei pub è di sicuro il problema minore!”. Ma se si legge tra le righe il senso è che il bere in un contesto collettivo è fondamentale per un popolo che altrimenti non avrebbe altri mezzi per socializzare. Siccome, dunque, la birra non è solo una bevanda ma anche un collante sociale, va trattata con devozione.

Un’altra campagna che il CAMRA ha combattuto per anni, quella denominata “Full pint”, ne è la dimostrazione. “Full pint” significa che il consumatore, quando servito, si aspetta che la propria pinta strabordi – letteralmente – di birra, al punto che è consigliabile una bella sorsata prima di per poter tornare al proprio tavolo senza rischiare di versare prezioso liquido lungo il cammino. Il publican, anche nel caso di birre “con la schiuma”, garantisce che il liquido raggiunga sempre la tacca prefissata. In tal modo il cliente potrà sempre godersi fino all’ultima goccia ciò che ha pagato.

Il publican non ha mai paura di “sprecare” birra, e non appena nota un accenno di indecisione nel cliente non esita a offrire un taster per aiutarlo nella decisione. Anche se si dovesse conoscere bene la birra che si sta per ordinare, non c’è vergogna nel volerla assaggiare prima per assicurarsi che sia nella condizione desiderata. In questo modo il cliente è spesso soddisfatto del suo acquisto, e la birra “regalata” sarà stata un investimento fruttifero.

Ciò che sicuramente gioca a favore di queste abitudini sono i volumi di vendita. È vero che la real ale servita al pub è generalmente poco alcolica (in media tra 3,4% e 4,2%), ma in media se ne bevono almeno tre pinte alla volta. Inoltre, è socialmente accettabile bere a qualsiasi ora – dalla mattina alla sera – e l’accompagnamento del cibo è di secondaria importanza.

La quantità di pinte bevute dipende spesso dalla grandezza del gruppo. Normalmente, ogni componente del gruppo deve “offrire” almeno un giro. Dunque se il gruppo è composto da tre persone, si bevono almeno tre birre, o qualsiasi altro multiplo di tre. In pratica nessuno deve rimanere senza birra mentre gli altri stanno ancora bevendo: in questo modo ci si assicura che tutti i componenti del gruppo rimangano parte del “processo di socializzazione”. Quest’abitudine diventa  più flessibile a seconda, per esempio, della presenza o meno del gentil sesso (ahimè, ci sono ancora differenze di questo genere), o semplicemente della grandezza del gruppo.

In questi anni ho spesso paragonato il bere birra nel Regno Unito e in Italia, e mi sono sempre chiesto quali abitudini il nostro paese potrebbe adottare e quali invece sarebbe meglio evitare. Qual è la vostra idea, e quali sono le vostre esperienze a riguardo?

 

L'autore: Jacopo Mazzeo

Consulente, degustatore e scrittore birrario free-lance di stanza nel Regno Unito. È membro della British Guild of Beer Writers e giudice internazionale. Viaggia spesso alla scoperta di nuove mete birrarie e segue alla lettera il suggerimento del medico della nazionale, bevendo birra dopo ogni attività fisica - tipo camminare fino al pub.

Leggi anche

Il dietro le quinte della World Beer Cup, il più grande concorso birrario del mondo

Al mondo esistono tanti concorsi birrari, ma nessuno è così grande come la World Beer …

Birra americana e sostenibilità: i traguardi di Deschutes, Sierra Nevada e Firestone Walker

L’industria americana della birra artigianale emette nell’atmosfera ogni anno circa mezzo miliardo di tonnellate di …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *