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Viaggio al centro della birra: dodicesimo episodio

Birra-del-BorgoDopo alcuni mesi di pausa torna il Viaggio al centro della birra di Marcello Mallardo, che questa volta fa tappa presso la celeberrima Birra del Borgo. La creatura di Leonardo Di Vincenzo rappresenta uno dei microbirrifici più evoluti e strutturati in tutto il panorama italiano, offrendo una quantità straordinaria di spunti di riflessione. Birra del Borgo è un produttore giovane ma già “grande”, concreto ma anche creativo, rivolto al futuro ma anche legato alle tradizioni brassicole del passato. È un birrificio con aspetti estremamente diversi da quelli di molte altre aziende del settore e proprio per questo la visita di Marcello risulterà assai stimolante. Di carne al fuoco ce n’è tanta, quindi lascio spazio al suo resoconto. Chissà che le sue riflessioni su come impostare il suo futuro birrificio non siano d’ispirazione per più di un lettore

Viaggio al centro della birra: Birra del Borgo

Il primo contatto con Birra del Borgo coincide praticamente con il mio approccio alla birra artigianale italiana. Nel neonato Open Baladin scoprivo che la birra di qualità non era ad appannaggio esclusivo di Belgio, Inghilterra, Germania e Repubblica Ceca. Da quel momento capii di essere a un punto di non ritorno. Al resto ci ha pensato il primo kit da homebrewer. Qualche anno dopo partecipavo a un corso organizzato da Unionbirrai, momento in cui considero esser ufficialmente partito il “viaggio” e in cui compresi la qualità del lavoro che c’è dietro la Reale o la Duchessa, grazie a un ottimo intervento sulle attività di marketing di Birra del Borgo.

Solo quest’anno però sono riuscito, in uno dei pochi week end in cui mi sono fermato nella capitale, a visitare il birrificio di Spedino in località Borgorose (RI). Birra del Borgo ha istituzionalizzato le visite al proprio birrificio attraverso l’iniziativa “Meet the brewers”, durante la quale, per un sabato al mese, le porte del birrificio sono aperte agli appassionati. Gli spunti offerti  da questo birrificio sono davvero infiniti, tanto nell’arco della visita guidata quanto in un successivo inaspettato incontro.

Giungo con un amico senza troppi problemi in questo paesino ai confini tra Lazio e Abruzzo e ci ritroviamo catapultati nella visita appena cominciata con un gruppo composto da una ventina di persone. A guidare il tour c’è uno degli addetti alla produzione, che ci accompagna nei meandri del birrificio attraverso le diverse sale. Al mulino già abbiamo il primo importante confronto. A differenza della maggior parte dei birrifici sinora visitati, a farla da padrone non sono i classici sacchi della Weyermann o della Durst Malz, bensì quelli di una malteria italiana. Scopro infatti che il lavoro sul territorio da parte di Birra del Borgo si traduce nel coordinamento di alcuni produttori agricoli nei dintorni del birrificio che conferiscono il prodotto alla Saplo di Pomezia che garantisce al birrificio la totalità dei malti base per le proprie ricette.

Questo rapporto con i fornitori stravolge quanto avevo visto sinora. La maggior parte dei birrai si affida alle più celebri malterie estere per cercare di garantire la maggiore costanza possibile al prodotto, che rimane tra i principali obiettivi del movimento italiano. In altri casi abbiamo visto l’utilizzo di materie prime autoprodotte per poter godere della configurazione di birrificio agricolo e delle relative agevolazioni. In altri casi ancora l’utilizzo di materie prime italiane diventa un’efficace strumento di comunicazione e diffusione dei valori del territorio attraverso la nostra bevanda preferita.  Non ravvisando particolari problemi di costanza sulle birre di Borgorose, né intravedendo particolari sbandieramenti di questa scelta di fornitura, credo che una delle principali motivazioni alla base di questa scelta resti probabilmente il prezzo.

C’è da dire che la ricerca di prodotti italiani rappresenta una delle costanti tra le strategie del birrificio: spezie e amaricanti locali sono apparse in numerose ricette così come l’attività di studio di lieviti autoctoni, partito alcuni anni fa, sembra cominciare a dare risultati in alcune birre targate Birra del Borgo.

Come numerose realtà in rapida ascesa, anche Birra del Borgo, ha dovuto cambiare sede e aumentare la produzione per soddisfare la crescente domanda. Scopriamo nell’arco della visita che la vecchia sede e il relativo impianto ospitano attualmente uno dei progetti più stravaganti di Leonardo Di Vincenzo: una produzione di birre a fermentazione spontanea!

Anche nella struttura di Spedino non mancano le sorprese. La sala di fermentazione è dominata da ampi maturatori in legno per l’affinamento di alcune produzioni e da anfore di terracotta per la produzione di una ricetta collaborativa tra Leonardo, Teo Musso e Sam Calagione. La visita prosegue nel magazzino che prende spunto dalle organizzazioni industriali: le bottiglie vengono caricate su dei rulli che conducono direttamente all’ingresso del birrificio dove avvengono le operazioni di carico delle merci.

Infine ci ritroviamo nello spaccio aziendale a degustare alcuni prodotti del birrificio e confrontarci sull’esperienza della visita. In questa fase veniamo guidati da alcune impiegate del birrificio che si occupano di comunicazione e marketing. Per molti questi termini coincidono. Eppure Birra del Borgo è la dimostrazione di quanto questa visione sia lontana dalla realtà e di come si possa proporre un prodotto di qualità, artigianale ed originale con un approccio orientato al mercato.

Quest’immagine viene confermata nell’albergo che mi ha ospitato per il Villaggio della Birra. Mi ritrovo infatti a fare colazione con il team di Birra del Borgo che, in questi ultimi mesi, si è ritrovato a ripensare l’intero sistema distributivo. Diversamente dal passato, un ruolo crescente sembra essere assunto dai rivenditori di birra di qualità, che si stanno ritagliando un ruolo sempre maggiore in questo affascinante mercato. Su questo tema cadiamo facilmente nel discorso legato agli impianti di spillatura nei locali sui quali, a mio avviso, i birrifici in forte crescita dovrebbero cercare di investire maggiormente. Questa strategia, chiaramente ispirata a quelle della birra industriale, è infatti stata intrapresa da alcuni dei distributori appena citati.

Come nelle altre visite sinora fatte, non credo che sia emerso un percorso ideale per l’apertura di un birrificio. Le peculiarità di un settore in così rapida espansione ed ormai alquanto affollato sono evidentemente infinite. Credo che quello di Birra del Borgo sia senza dubbio un caso di successo soprattutto grazie alla capacità di mettersi in gioco e metterci la faccia, aprirsi costantemente a collaborazioni internazionali e non, investire cercando di diversificare in maniera correlata la propria attività, organizzare e promuovere manifestazioni legate al mondo birraio sotto un’altra prospettiva e, soprattutto, mettere su un team preparato, qualificato e appassionato.

Oltre alla scelta dei fornitori e alle strategie commerciali, credo che proprio su quest’ultimo punto si determini la possibilità di successo o di disfatta di un progetto. Forse sono proprio le persone che ti accompagnano nel viaggio a mostrarti le cose sotto una luce diversa.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Abruzzo con una sola B, per favore!!

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