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Je me souviens: birre dalla provincia canadese del Québec

La nostra avventura in Québec, importante provincia orientale del Canada, comincia nella capitale Montreal con l’esplorazione del Quartier des Spectacles, o Quartiere Latino, zona ricca di teatri, bar e ristoranti. In questa miriade di locali, l’attenzione è subito richiamata da due notevoli tap room, ovvero Saint Bock (sito web) e Saint Houblon (sito web) dove potrete sbizzarrirvi ad assaggiare dalle 25 alle 40 birre alla spina, brassate nei due locali o da birrifici ospiti. Segnalo sempre su Rue St Denis anche l’Amère À Boire (sito web), pub birrificio dove ho bevuto un’interessante Red Cream Ale.

Spingendoci un po’ più lontano dalle folle di turisti, ci rechiamo a Miles End dove, emozionato, entro nel locale di Dieu du Ciel (sito web), uno dei più celebri birrifici del Canada, con radici piantate nel 1998 dal mastro birraio Jean-François Gravel. Son venuto a conoscenza di questo birrificio leggendo “Brewing with Wheat” di Stan Hieronymous, dove appunto Gravel viene intervistato su come avesse reinterpretato la ricetta originale della storica Blanche di Pierre Celis. Decido dunque di assaggiare due produzioni: la Blanche du Paradis e la Hors Saison, eccellenti e – mi sbilancio – finalmente due birre che possono essere considerate come riferimento dei rispettivi stili. Non lontano da Miles End segnalo anche il nuovissimo locale de Le Dispensaire de Biere (sito web) che produce birra e la vende solo per consumo da asporto, in diversi formati.

Ci spostiamo verso Nord, a Quebec Ville, dove sperimentiamo due birrifici che hanno adottato la strategia di essere presenti nelle principali città del territorio producendo la birra in loco con un piccolo impianto installato nel locale di ristorazione. Mentre ho trovato Trois Brasseurs (sito web) un po’ commerciale e spiccio, La Voie Maltée (sito web) invece ha una marcia in più. Oltre al nuovissimo locale a Quebec, questo birrificio è presente un po’ ovunque in zona ed è stato vincitore di diversi concorsi brassicoli canadesi e internazionali. Da menzionare come cavallo di battaglia, la loro american pale ale Faisant-Malt (non troppo amara, agrumato “fine” e beverina nella sua semplicità). Inoltre commercializzano l’intera gamma di birre (14!) anche in lattina.

Il viaggio prosegue ancora verso nord, per costeggiare il Fiordo di Saguenay, dove i beluga vengono a nuotare sulle rive e gli orsi vagano indisturbati tra i parchi della zona. Le autorità locali hanno avuto una bella idea per valorizzare il turismo locale in modo diverso, creando la Route des bières Saguenay-Lac Saint Jean (sito web). Per far parte di questa associazione, i birrifici devono rispettare alcune semplici regole quali: produrre la birra in loco, utilizzare nelle loro ricette i prodotti del territorio, dare un valore aggiunto alla regione e mettere a disposizione del turista un “espace dégustation” (spazio di degustazione). Una sorta di cammino di Santiago delle birre in cui al “pellegrino” viene lasciata una brochure con mappa dei birrifici e spazio per la raccolta dei timbri delle varie tappe. E cammin facendo incontriamo bellissime piccole realtà come i microbirrifici Chasse Pinte (sito web) a Saguenay, Lion Bleu (sito web) e Micro du  Lac (sito web) ad Alma. Tanti assaggi fra i quali spiccano alcune sperimentazioni di blanche con diversi fiori (ibisco, artemisia, ecc.).

Ritornando verso sud incontriamo Baie St. Paul, un piccolo villaggio situato sul fiume San Lorenzo e crocevia di alcune strade provinciali per andare alla scoperta degli innumerevoli parchi del Quebec. Dopo un giro su canoa canadese nel parco Grand-Jardins, ci fermiamo per cena al pub Saint (sito web) dove vengono servite (alcune anche brassate) le birre della Microbrasserie Charlevoix. Di dichiarata ispirazione belga, il birrificio offre sia birre di stampo classico come la valida serie Dominus Vobiscum, sia sperimentazioni “troppo audaci” come la Nitro Stout Aux Bleuets Sauvages – traduco: stout all’avena, spillata al carboazoto, aromatizzata con succo di mirtilli selvaggi! Insomma del caffè acido gusto frutti di bosco.

Il viaggio si conclude con il ritorno a Montreal, dove andiamo a visitare il nuovo pub di Pit Caribou (sito web), un birrificio situato nella lontana penisola della Gaspesie. Nel 2016, in seguito a una precedente espansione, hanno aperto un locale a Montreal per inserirsi in un panorama brassicolo più internazionale. Qui rimango stupito dalla Gose IPA du Barachois (sapida, acidità contenuta e aromi agrumati) e dalla prima Porter degna di nota, La Gaspésienne no.13 (cremosa, note di caffè e riflessi rubino). Che aggiungere? I riconoscimenti vinti in vari concorsi parlano da sé.

Tutto questo viaggiare e assaggiare ci fa riflettere su un aspetto importante del Québec: la prossimità con gli USA ha “colorato” il panorama birrario canadese di luppolo, riempiendo il mercato di IPA in tutte le loro variazioni di stile (anche le più moderne). Inoltre questa vicinanza geografica ha permesso a molti brasseurs di testare nuove varietà di luppolo (basti pensare al recentissimo Loral, frutto di 14 anni di continue ibridizzazioni da parte di HBC). Tuttavia i legami storici e linguistici con la Francia sono forti e questo ha permesso di trovare valide blanche e saison, sia nella versione “in stile”, sia oggetto di ardite sperimentazioni con fiori o frutti locali. Anche le sour e le fruit beer stanno prendendo piede sui banconi. Siamo lontani dalle breakfast stout e dalle porter, classiche o smoked, che avevamo assaggiato in Nuova Scozia, dove invece la tradizione brassicola locale rifletteva chiaramente le radici ango-irlandesi degli abitanti.

Il colosso Molson Coors fa un po’ da occhio di Sauron sulla costa est del Canada, esercitando continue pressioni sui birrifici locali, come è capitato l’anno scorso a Trou du Diable. Su Wikipedia è comunque disponibile una lista dettagliata dei tanti birrifici della regioneUn applauso va invece alla grande distribuzione, che mette a disposizione del consumatore ampia scelta di birre artigianali, ordinate negli scaffali per stile o per regioni di provenienza. Rimango felicemente stupito dalla moltitudine di birre confezionate in coloratissime lattine dal classico formato 473 ml.

Infine, ecco un po’ di lessico di sopravvivenza in caso vogliate ordinare da bere durante il vostro prossimo viaggio in Quebec (riporto anche l’equivalente statunitense). Per la pronuncia non siate timidi, tanto sentirete accenti e intonazioni diverse ogni giorno 😉

  • Palette degustation (tasting tray, classico vassoio in legno con diversi assaggi in bicchierini)
  • Petit Ballon (bicchiere tipo tulip, usato per assaggi singoli)
  • Verre   (half-pint, bicchiere, una sorta di birra piccola)
  • Pinte    (pint, è classica pinta, la media)
  • Demi-Pichet (half-pitcher, caraffa piccola, l’equivalente di due pinte circa)
  • Pichet (pitcher, caraffa grande, circa quattro pinte)
  • Crouchons (growler, bottiglia di diversa capacità, in genere 1 o ½ gallone, lascio voi fare i conti)

Santé!

L'autore: Andrea Bedini

Chimico di professione, appassionato di viaggi e montagna. Da diversi anni fa parte della redazione di Cronache di Birra, è membro attivo e organizzatore di eventi presso il Beer Tasting Torino. Fondatore dell'Associazione Pommelier e Assaggiatori Sidro, è tra i curatori della Guida alle Birre d'Italia per la sezione sidro. Diplomato assaggiatore ONAB e ONAV, collabora con l'università su alcuni temi scientifici dei fermentati.

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