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3 abitudini normali per i malati di pub che sono assurde per la gente comune

Da quando ho cominciato ad appassionarmi al mondo della birra di qualità – parliamo ormai di qualche era geologica fa – ho cambiato molte delle mie abitudini quotidiane, e credo lo stesso valga per voi. Molto spesso queste variazioni sono avvenute in maniera naturale, senza che neanche me ne accorgessi, almeno finché non ho cominciato a notare un certo divario con i comportamenti delle persone normali. Credo che questo sia vero soprattutto nel modo in cui viene vissuto il pub, perché è il luogo per eccellenza dell’appassionato di birra: ciò che per gli altri è un semplice locale, per noi è una seconda casa e vi approcciamo in maniera decisamente personale. Qualche giorno fa, proprio mentre ero seduto al bancone di una birreria (il Pork’n’Roll di Roma), ho improvvisamente realizzato che tutti noi compiamo delle azioni che ormai consideriamo normali, ma che non lo sono per i clienti standard.

Attenzione però, non sto parlando di atteggiamenti da geek o nerd, come possono esserlo quello di agitare la birra nel boccale o di scaldarla tenendo amorevolmente il bicchiere tra le mani. Mi riferisco a gesti molto più semplici, che di per sé non denotano una particolare malattia nei confronti della bevanda, ma che creano un’inequivocabile distanza tra l’avventore casuale e colui che quotidianamente (o quasi) frequenta pub e birrerie. La differenza forse è fin troppo sottile, allora cerco di spiegarvi cosa intendo con degli esempi pratici.

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Sedersi al bancone

Come accennato, la scintilla per questa riflessione è sopraggiunta mentre ero seduto a un bancone perché stavo riflettendo su cosa significa per me… sedersi al bancone. Proprio così. È un gesto che considero naturale, anzi spesso è ciò che preferisco quando visito un locale nuovo, per farmi un’idea più precisa di ciò che mi circonda. O che compio quando mi reco in un pub di amici, perché posso agevolmente scambiare quattro chiacchiere con chi sta lavorando alle spine. Ma il bancone per la stragrande maggioranza delle persone è un semplice strumento di servizio e non un elemento “abitabile” della birreria. Quasi nessuno entrando in un pub sceglie di sedersi al bancone, piuttosto va dritto dalla cameriera di turno per chiedere la disponibilità di un tavolo libero.

Per alcuni malati come me il bancone è uno stile di vita, è il luogo dove nascono storie e aneddoti, chiacchierate indimenticabili e amicizie durature. È l’anima stessa del pub, è la sua più diretta emanazione. Ed è per questo che quando mi reco in una birreria con altre persone (normali), vivo i primi attimi in maniera traumatica: vorrei chiedere se c’è posto al bancone, ma mi rendo conto che la richiesta non sarebbe apprezzata (o anche soltanto compresa) dal resto della ciurma. E allora mi sistemo con gli altri in qualche anonimo tavolo, dove il modo di vivere il locale cambia radicalmente. Per fortuna spesso e volentieri mi accompagno con altri appassionati, per i quali il dubbio neanche si pone: ci sistemiamo sugli sgabelli e la serata acquista un gusto totalmente diverso.

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Andare al pub da soli

Uno dei momenti in cui avverto maggiore distanza con le persone normali è quando dichiaro che il mio programma per la serata è di andare al pub. “Con chi ci vai?” è la domanda che mi sento rivolgere il 99% delle volte e quando rispondo “Da solo” allora tra me e il mio interlocutore si apre una voragine incolmabile. Quasi sempre la reazione è uno sguardo sbalordito, un’espressione confusa e l’esclamazione “Da soloooooooooooooo??????”. A quel punto mi sento un po’ in imbarazzo, perché di fronte a chi mi osserva come se fossi un alieno, sono quasi costretto a giustificarmi per qualcosa che ritengo perfettamente normale. Così a volte specifico che forse lì mi raggiungerà qualche amico, ma ormai la frittata è fatta: sono a tutti gli effetti considerato alla stregua di un malato mentale o di un disadattato sociale.

Tuttavia frequentare i pub in solitaria è ciò che mi capita con maggiore frequenza nel corso della settimana. Ciò non significa che poi però passo la serata come un eremita: al contrario già so che li troverò amici, conoscenti e altri clienti affezionati con cui scambiare quattro chiacchiere con piacere. Ed è una grande fortuna: se ho voglia di una birra in compagnia o di distrarmi per qualche ora mi basta uscire e dirigermi verso uno dei miei locali di fiducia. Lascio ad altri la imprescindibile necessità di trovare compagnia per andare al pub.

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Ordinare una birra e poi subito un’altra (e poi subito un’altra)

Qui non c’è alcun desiderio di fare la figura dello spaccone, ma è indubbio che chi beve birra regolarmente è abituato a mantenere ritmi superiori a quelli del resto della popolazione. Così quando mi capita di andare al pub con gente normale, la scena è quasi sempre la stessa:

  • Ci sediamo al tavolo.
  • Ordiniamo il primo giro di birre.
  • Dopo qualche minuto chiedo un’altra birra, mentre gli altri, nella migliore delle ipotesi, sono ancora a metà boccale.

A quel punto è finita, divento automaticamente il-ragazzo-con-un-problema. Gli altri al tavolo fanno finta di niente, ma so benissimo che stanno pensando qualcosa come: “Guardalo, si è già scolato la birra!”. Ad averlo saputo prima avrei cercato di prendere tempo, ci sarei andato un po’ più piano, avrei provato a bere a piccoli sorsi. Il punto è che il pensiero non mi passa neanche per la testa: per me è normale che la prima birra sia solo di riscaldamento, utile a dissetarsi o poco più. Ormai totalmente a disagio ordino un Barley Wine da 54% alc., che almeno potrò assaporare per le prossime due ore. Poi dici che uno al pub ci va da solo…

Per voi che considerate il pub come una seconda casa, ci sono altre situazioni che segnano una decisiva distanza con il resto della clientela normale? Vi è mai capitato di vivere un momento del genere?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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50 Commenti

  1. Hahaha…stesse abitudini, in più posso aggiungere
    che normalmente vado al pub all’orario di apertura 18.00 o 18.30 a seconda. ..altra strana abitudine…non per tutti ma per molti

  2. Io mi rivedo in pieno in quello che hai scritto. Mentre leggevo, ad esempio, mi immaginavo tra tre giorni a Roma. Arrivo già venerdì per Birre sotto l’albero, tutti arrivano sabato e così mi godrò due o tre locali da solo, sedendomi con soddisfazione al bancone e bevendo quanto voglio.

    Peraltro di solito mi accompagno a gente che beve quasi quanto me, quindi il discorso del “ragazzo con problemi” me lo evito. 🙂

  3. io sono molto più malato: quando entro in un pub guardo la tap list, scelgo l’ultima birra che vorrò bere a fine serata e poi vado a ritroso di 1/2 birre, decidendo per ultima quella che berrò per prima… naturalmente secondo un criterio ben definito! 🙂

  4. Articolo che mi porta in mente il mio periodo universitario. a breve spero di avere clienti così, nell’anno nuovo si proverà ad aprire una birreria in quel di Trapani…hihi, e non vedo l’ora di servire birra a clienti affezionati e non solo ^_^

  5. Io per non spezzare il ritmo ordino la successiva mentre sto finendo quella nel bicchiere….

  6. Un’altra situazione che crea un evidente distacco tra l’appassionato e il non è, secondo me, il modo in cui il primo “studia” emozionato la taplist per scegliere cosa bere ed in che ordine farlo. Il non appassionato, invece, sembra scorrere il tabellone o la carta con una certa indifferenza e, aggiungo, senza sapere quale piacevole sensazione si sta perdendo…

    • Concordo. Studiare la disponibilità delle birre alla spina e in bottiglia. Questa pianificazione rassicura e rilassa in vista del prosieguo della serata. Naturalmente mi ritrovo anche in ciò che ha scritto Andrea.

  7. Abbiamo annuito tutti davanti al pc….
    Io ci aggiungerei:
    -ordinare birra e cibo forse solo dopo
    -entrare e salutare il publican/personale intrattenendosi ore e dimenticandosi di altri
    -dimenticare l’orario

  8. Io non riesco a seguirvi solo nell’ultima abitudine. Non riesco a mantenere ritmi elevati, debbo allenarmi di più? 🙂

  9. Mi ritrovo in tutto e aggiungo:
    – fare la figura dell’alieno o meglio dell’ubriacone che alle 18.00 è al bancone del beershop a sorseggiare la birra mentre il resto dei clienti entra e prende le bottiglie da bere a cena e va via;
    – festival birrari in solitario…viaggio in treno o in auto da solo, sosta nei beershop in zona stazione o albergo e poi dritto al festival dove sicuramente troverò altri amici lontani o conoscenti con cui scambiare quattro chiacchiere. Anche qui il vantaggio è duplice come nel caso dell’uscita al pub…si può stare tutto il tempo soli a bere e interloquire con i birrai oppure chiacchierare con il resto dei presenti.

  10. Grande articolo andre….vuoi entrare nella LB per caso? dajees

  11. Sottoscrivo tutte ed aggiungo una che sto adottando da qualche tempo come criterio: quando la prima bevuta è particolarmente in forma, vado avanti senza fare cambi di stile troppo “acrobatici”, specie se le birre in questione hanno gradazioni alcoliche “gestibili”.
    Diciamo che la vivo un pò all’inglese/tedesca!

  12. Quanta verità… 😉

  13. Ecco, finalmente…le quantità; domenica sono riuscito a ritrovarmi fra le mani una bottiglia 75cl di Palanfrina del birrificio troll. Dato che il “menù” prevedeva cinghiale e per dolce un bel tiramisù mi sembrava del tutto normale riempirmi il bicchiere finito il secondo…anzi era durato fin troppo. E dunque? Mi son sentito rimproverare dalla mia ragazza perché ‘bevo troppo’. Mi stavano cascando le braccia.

  14. Naturalmente mi ritrovo nei tre atteggiamenti descritti nell’articolo e nella maggior parte di quelli elencati nei commenti (compreso lasciare ad eventuali compagni la scelta del cibo e concentrarmi subito sulla lavagna o lista birre).
    La cosa interessante comunque è che le tre abitudini dell’articolo di Andrea (bancone, pub anche da solo per poi incontrare altri abituali, e ordini seriali di altra birra), mentre qui se non il beer geek denotano per lo meno il bevitore “malato” ;-), nei pub britannici sono invece la norma per il frequentatore medio… anche per quello mi piace l’UK 😉

  15. Tutto verissimo, aggiungo:
    – Il publican/gestore/barman che appena entri ti saluta chiamandoti per nome (e la faccia che fanno gli eventuali tuoi amici venuti con te)

  16. Frequentare così assiduamente lo stesso pub, da sentirsi ripetere da amici e conoscenti “Lo sapevo che ti avrei trovato qui!”…. Una sicurezza!

  17. Bello l’articolo, mi sono commosso nella lettura, tutto maledettamente vero!!!Cheerss!!!

  18. Io ho un pub a due, ma proprio due, passi da casa. Ora la gestione è cambiata e ha perso la poesia, ma prima alle volte passavo anche a fine lavoro, anche di notte, e sapevo che una biretta e due chiacchere non sarebbero mancate! Il proprietario amava il suo lavoro e amava parlare delle sue birre, e io ascoltavo e assaggiavo (ovviamente!).
    Penso che ogni appassionato di pub abbia quello preferito che è un po’ il proprio ‘rifugio’. Che dite? ^_^

  19. Un bancone non é un bancone se non ha appendiabiti sotto

  20. Articolo commovente. Aggiungo come deformazione scegliere il pub del giorno in base a chi sarà di turno, perché non prendiamoci in giro, abbiamo tutti i nostri publican preferiti e conosciamo a menadito i loro turni. Ovviamente gomiti ben piantati sul bancone e ordine di bevuta ben chiaro in testa.

  21. Occhiatacce dai presenti al tavolo anche quando scegli comunque una determinata bottiglia da 0,75 anche se interessa solo a te e la bevi in solitaria!

    “Ma come, te la bevi tutta da solo???”

  22. Essere uno dei pochi eletti che possono restare anche durante le pulizie, a locale chiuso, e la sensazione di superiorità che si prova nel guardare i “comuni” alla cassa che devono pagare mentre tu sei lì, seduto al bancone, birra ancora a metà e, guardandoli con fare compiaciuto pensi: “Questo è il mio regno”..

  23. Il bancone con gli amici, se vado da solo invece un libro al tavolo con sgabello è la cosa migliore…. Ma poi sono l’unico poveraccio che non ne ha da spendere in più di un paio di pinte???

  24. Sottoscrivo tutto e aggiungo: il gestore ti vede entrare, ti saluta x nome e a volte ti segnala una birra che ha appena “attaccato” dicendoti: ‘questa chicca la devi assaggiare’ perché conosce le tue preferenze di stile….

  25. Sottoscrivo tutto. Aggiungo che, a differenza di chi va al pub solo per uscire, amo i posti in cui spiegano tutto di ogni birra, livello di amaro, sentori, retrogusto, tipi di malto e luppolo, e anche la storia della birra in questione, dove la fanno, eccetera. Ma forse sono un po’ geek.

  26. Una delle cose che più mi fanno sentire “anormale” quando sono con amici al pub è prendere brevi note della birra che sto bevendo, “assentandomi” giusto un paio di minuti dalla comitiva, che magari mi guarda strano!

  27. Sottoscrivo ogni parola! legandomi al commento di stefano aggiungo quando ti viene detto ” fottuto ubriacone è arrivata una cosetta per te, stasera so certo che te sturi il fusto”. Quello che l’essere umano normale non riesce a comprendere è quel clima che si crea ad un bancone. Quando stai seduto lì, non contano razze, mestieri, pensieri religiosi e politici, stiamo tutti li per bere divertirci… secondo me non c’è miglior aggregatore sociale del bancone.
    Daje er gassss!

  28. Pretendere che la birra venga servita nel suo bicchiere specifico e litigare con il publican che ha tolto dalla spina la tua dunkel preferita…perché ognuno ha il suo bancone preferito ma ha anche la sua birra nemica giurata e la missione serale dell’esaurimento scorta. Tipo mignolo col prof…che fai stasera? Quello che faccio tutte le sere. Tentare di conquistare il mondo e finire quel barile. Più qualità e più quantità…fatevelo dire da un padre di famiglia che ormai ci passa di rado al pub.

  29. Con vivo dolore, scopro di essere “una persona comune”. Vado al tavolo, mangio insieme alla mia Gatta (che ne sa ormai più di me, sui temi brassicoli), e nonostante tutto alla terza pinta (ma dipende da cosa c’è in lista-spine da abbinare) devo mollare sennò la mattina dopo il cervello mi scende dal naso. L’età, ritengo.
    Certo: quando entro, mi chiamano per nome, discuto col titolare/ri delle novità in fusto ed in bottiglia, ma penso che non sia sufficiente per scrollarmi l’onta di “comune” misantropo (le bottiglia speciale, è un mio rito serale esclusivo: il genere umano ne è escluso).
    Nobody’s perfect, anyway.
    Bello l’articolo e belli gli interventi.

  30. Ma vogliamo citare la faccia delle persone quando conosci la quasi totalità della tap list, e anche per le birre che non conosci riesci comunque a parlare del birrificio o quantomeno dello stile?? 😀

  31. Condivido Cugì! Io al bancone non vado quasi mai, ma ho ben capito cosa intendi e le sensazioni che provi; conosco anche persone che stanno sempre al bancone proprio per quello che tu hai detto. 😉

  32. Mi aggancio al commento di Iuri: io, da neofita pivella reduce dal primo modulo di Corso di Degustazione e in trepida attesa del secondo, ancora non riesco ad andare al pub da sola, forse per un retaggio antico da “Femmina del Sud”… Durante le vacanze appena trascorse, organizzo una serata in comitiva nel mio pub preferito della mia città d’origine (Reggio Calabria): gli amici mi guardano esterrefatti quando descrivo buona parte delle birre in menu (in bottiglia)… e qualcuna di quelle in tap list, e dispenso consigli anche ai “masculi”.
    Inutile dire che ai loro occhi io sia già una “donna perduta”, quando ai miei occhi invece… ho ancora tanto da imparare!
    Saluti a tutti e un abbraccio al prof! 🙂

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