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I segreti del perfetto beer nerd nei festival a tema (parte II)

Se siete lettori assidui di Cronache di Birra ricorderete che una ventina di giorni fa pubblicai un vademecum per distinguersi come veri beer nerd durante festival ed eventi a tema. Molti di voi mi scrissero in privato ringraziandomi perché finalmente potevano affidarsi a una guida seria e precisa sull’argomento, per mezzo della quale innalzare il proprio status di bevitori nel giro di amici e conoscenti. Alcuni però mi fecero notare che mi ero dilungato molto sulla fase della preparazione (scelta della manifestazione e delle birre da assaggiare, arrivo in sede, acquisto dei gettoni) senza approfondire troppo la parte in cui l’autentico beer nerd spicca tra gli astanti con tutta la sua infinita competenza birraria (o presunta tale): quella dello svolgimento stesso del festival. Quale momento migliore per correre ai ripari e integrare il discorso? Per rendere la lettura più snella e schematica dividerò le strategie da mettere in campo in diverse sezioni.

Difetti

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Come ormai saprete, ogni beer nerd che si rispetti passa gran parte del tempo a lamentarsi e in particolare a lamentarsi degli assaggi. Facile penserete, ma affinché le critiche risultino autorevoli è necessario conoscere un corretto vocabolario di difetti da affibbiare di volta in volta a questa o quella birra. Ricordate quando sette o otto anni fa il difetto più ricorrente era il diacetile? Beh scordatevelo, è passato di moda. Oggi nel 90% di casi dovrete parlare di ossidazioni. Note metalliche? La birra è ossidata. Cartone bagnato? La birra è ossidata. Vegetali cotti? La birra è ossidata. Dolcezza stucchevole? La birra è ossidata. Chiaramente non potete andare in giro ripetendo ogni due secondi “ossidato” come uno Sgarbi sessantenne qualunque, perciò dovrete essere bravi a tirar fuori dal cilindro ogni tanto un nuovo difetto. Considerate che va molto per la maggiore il “pellet”: usate questo termine con frequenza, tanto nessuno avrà chiaro cosa intendete ma lo accetterà senza indugi.

Insomma, per quanto riguarda i difetti dovete prima di tutto assicurarvi di essere al passo coi tempi. Non provate neanche per sogno a pronunciare termini come “acetaldeide” o “dimetil solfuro”, o sarete immediatamente etichettati come dei vecchi bevitori rimbambiti, di quelli che trovate mezzi addormentati ai tavoli dei pub più sperduti della Scozia. Per apparire cool e self confident, invece, usate espressioni in lingua inglese, come “harsh”, “skunky”, “grainy” e via dicendo. Farete un figurone. Credo sia inutile sottolineare che quasi sempre non ci sarà alcun collegamento tra il difetto riscontrato e ciò che è presente nel bicchiere: l’assaggio ai festival non è un esercizio di degustazione, ma uno strumento per ribadire il proprio status nella comunità di appassionati.

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Consigli

Se siete un beer nerd riconosciuto e rispettato, non passerà molto tempo prima che qualche appassionato verrà da voi chiedendovi consigli. Fate attenzione, perché dietro una richiesta apparentemente innocente potrebbe nascondersi il tentativo di cogliervi in fallo. Qui dovrete essere bravi a rimanere in equilibrio tra due spinte contrastanti: da una parte quella di rifilare sòle a destra e manca, così da non permettere ad altri di raggiungere il vostro stato di beer nerd; dall’altra quella di non esagerare con i suggerimenti mendaci per non apparire come un totale incompetente. La soluzione? Consigliare birre dallo stile indefinito prodotte da birrifici di stampo relativamente esotico, discrete ma non certo eccezionali.

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Procedete in questo modo. Alla richiesta di consigli mostrate prima un sorrisetto accondiscendente, quindi assumete un’espressione pensierosa. Guardatevi in giro simulando concentrazione e compiete una rotazione a 180° della testa, da destra a sinistra (o viceversa). Infine rispondete al vostro interlocutore più o meno in questo modo: “Hai assaggiato le birre di quella Farm Brewery proveniente dalle campagne della bassa Ungheria? Il suo stand si trova appena entri a sinistra. Prova le sue Imperial Stout affinate in botte di rovere, in particolare quella con aggiunta di arachidi. È un po’ harsh ma merita assolutamente”. Il vostro interlocutore nasconderà la sua perplessità iniziale, ma poi si dirigerà con fiducia verso la postazione del birrificio. Tornerà soddisfatto ringraziandovi e voi potrete recarvi verso gli assaggi che ritenete davvero fondamentali.

Approccio agli stand

Le relazioni da stabilire con coloro che si trovano dall’altra parte del bancone sono molto delicate. La prima regola è dirigersi solo verso le postazioni che in quel momento sono presiedute dai birrai: ovviamente non vorrete mai avere a che fare con il commerciale del birrificio o, peggio ancora, con uno stagista qualunque. Una volta individuato lo stand, anche in questo caso dovrete barcamenarvi tra due estremi opposti: né avvicinarvi con troppa discrezione, rischiando di passare inosservati, né aggredire il birraio come se fosse il vostro amico d’infanzia. Evitate esordi del tipo “Ciao, ti ricordi di me? Abbiamo brindato insieme nel 2007 a un festival in cui eri presente” perché lui chiaramente non si ricorderà mai, anche se affermerà il contrario. Astenetevi anche da stringergli la mano e fissarlo negli occhi pensando “Ricordati di me, ricordati di me, ricordati di me”, perché non farete altro che creare imbarazzo.

Come sempre la soluzione migliore è dimostrarsi superiori. Approcciate lo stand con fare snob, chiedete la birra mostrando poca convinzione – anche se in realtà state sbavando alla sola visione del bicchiere che si riempie – poi assaggiate la birra senza tradire la benché minima emozione. I birrai meno esperti si sentiranno a disagio e si chiederanno chi siete, ma il problema potrebbe crearsi con quelli più esperti che, abituati a certe strategie, potrebbero chiedervi: “Allora, cosa ne pensi?”. E qui il panico. Non potrete certo rispondere semplicemente con “ossidata”, “pellet”, “skunky”, ma dovrete intavolare un discorso di senso compiuto che chiaramente non sarete in grado di sostenere per più di cinque secondi. L’unica soluzione è dileguarvi con una scusa, del tipo: “Buona dai, ora perdonami ma devo scappare allo stand di quel birrificio ungherese perché stanno per attaccare una fantastica Imperial Stout agli arachidi che rischia di andare a ruba”. Tac, e il gioco è fatto.

Le birre da assaggiare

Un beer nerd che si rispetti non si farà mai beccare con una semplice Bitter o una classica Blanche nel bicchiere. Ogni suo assaggio deve essere esclusivo, unico, raro, sorprendente. Puntate allora sulle tipologie che vanno per la maggiore. Dimostratevi grandi conoscitori di NE IPA, anche se il New England lo avete visto solo in cartolina e la cosa che avete bevuto più vicina a una birra del genere è il Santal pesca e mango, comprato in offerta al supermercato. Andate sicuri sulle Sour, di qualsiasi tipo, tanto nessuno vi potrà dire che sono cattive. Non lesinate assaggi di affinamenti in legno, IPA con frutta e lattosio, produzioni a fermentazione mista o spontanea. Lanciatevi senza indugio sul luppolo a manetta, che è come i jeans: perfetto per ogni stagione. Tutto ciò che è eccentrico va bene, ma è importante che provenga da birrifici apprezzati dalla comunità dei beer nerd, altrimenti passerete per degli sfigati totali.

Beh direi che ci siamo. Ora avete tutti gli strumenti per non fallire in quei grandi esami collettivi che sono i festival birrari. Se però non vi sentite ancora all’altezza degli altri beer nerd vi conviene procedere per step: magari questa volta limitatevi a osservare, bere in silenzio e soprattutto chiedere consigli. Ma attenzione ai suggerimenti che riceverete!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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5 Commenti

  1. Ahahah…bello! dimentichi però un’altra categoria di beer nerd emergente della quale ho osservato qualche esemplare durante l’ultima edizione del Chiare Scure a Milano: il beer nerd purista che beve solo pils e basse fermentazioni tedesche, schifato da tutta questa deriva verso luppoli e aromi esotici! Parola d’ordine: TRADIZIONE, sennò sei solo uno che segue la moda…

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