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I migliori momenti (non) birrari della mia vita

Il bello di una passione è tutto ciò che gira intorno all’oggetto della stessa. Per me non è solo la birra, ma anche (forse soprattutto) le persone che capita di conoscere, le storie in cui si finisce coinvolti, le situazioni che ci si ritrova a vivere. In parole povere, tutti gli elementi di contorno che non hanno direttamente a che fare con la birra artigianale, ma che contribuiscono a trasformare il puro interesse in una passione ai limiti del patologico. Credo che queste componenti esterne siano importantissime per ognuno di noi e che spesso sia giustamente in primo piano rispetto al liquido presente nel bicchiere. Per questo motivo voglio dedicare il post di oggi ai miei migliori momenti vissuti per o con la birra, in cui la protagonista per una volta non era lei, ma tutto ciò che accadeva intorno.

Il tramonto su Ponte Sisto mentre cammino verso Trastevere

Per una ragione o per un’altra mi capita non raramente di trovarmi in orario di aperitivo in centro. Se non sono troppo lontano, il primo pensiero è di passare al Ma che siete o al bir&fud per una birretta prima di cena. Se venite a piedi dall’altra sponda del fiume, il modo più diretto per raggiungere Trastevere è attraversare il pedonale Ponte Sisto. Tragitto che faccio spesso e che – ad eccezione dei mesi invernali – in quelle ore regala uno spettacolo unico: il tramonto sulla Città Eterna, con all’orizzonte il cupolone di San Pietro. In quei momenti penso quanto sia fortunato non solo ad abitare nella capitale della birra, ma anche quale fantastica vista sia “costretto” a sorbirmi per raggiungere via Benedetta. E per qualche minuto la voglia di birra passa in secondo piano…

Un concerto dal vivo con birra artigianale

Belli i concerti, certo. Peccato che l’unica birra disponibile sia sempre qualche lageraccia industriale, che in situazioni normali non augureresti neanche al tuo peggior nemico. Il massimo per me sarebbe ascoltare ottima musica dal vivo mentre bevo qualcosa di artigianale. Mi è capitato giusto un paio di volte in eventi particolari (tipo concerto dei Vulturum al Dal Verme). In quei casi mi sono sentito in completa pace con me stesso 🙂 nonostante non ricordi che birra stessi bevendo e soprattutto se mi piaceva o meno.

I primi dieci minuti al vecchio Bier Circus

Il Bier Circus fu il primo locale di Bruxelles che visitai durante il mio viaggio in Belgio insieme al fidato Pisky. Fino ad allora non avevo mai messo piede in uno dei templi del Paradiso della Birra, quindi varcai la soglia senza sapere cosa aspettarmi. Ci accolse un ambiente fuori dal tempo e ci sembrò di essere arrivati su un mondo completamente diverso – allora il Bier Circus non era ancora un ristorante, ma una semplice birreria… qualche anno dopo chiuse i battenti per riaprire 10 metri più in là, dove si trova tuttora. Ci sedemmo al tavolo, posammo i nostri zaini e ci rilassammo. Non scorderò mai l’atmosfera sommessa del locale, l’incedere lento di ogni momento, mentre nello stereo risuonava il rock progressivo di qualche gruppo della scuola di Canterbury (credo fossero i Caravan… chissà). Nel locale c’eravamo solo noi, il gestore e un signore mezzo addormentato ad uno dei tavoli (che poi scoprimmo essere Stephen D’Arcy). La prima birra arrivò dopo dieci minuti, ricordandoci il motivo per cui eravamo lì.

Le volte in cui mi trovo dall’altra parte del bancone

Non so se è un sogno di molti appassionati, ma credo che tutti abbiano desiderato per una volta di trovarsi dall’altra parte del bancone e vestire i panni del publican. In questi anni mi è capitato qualche volta, soprattutto durante gli eventi birrari: mi vengono in mente alcune edizioni del Birra del Borgo Day o la partecipazione all’Italia Beer Festival con lo stand dei Domozimurghi Romani. Certo, in quei casi sono stato un semplice addetto alla spillatura e non un publican, ma mi sono divertito molto a spiegare le birre disponibili, a impazzire nel marasma di gente, a smadonnare per il cambio dei fusti. Occasioni non solo divertenti, ma anche faticose, in cui ho potuto comprendere – almeno in parte – il grandissimo lavoro che fanno i bravi gestori di pub. Senza considerare che quando avevo sete… taaac, assaggino immediato della birra che volevo 😉 .

Questi solo quattro esempi, ma di situazioni entusiasmanti senza la birra (ma grazie alla birra) ne ho vissute tantissime. E voi avete qualche ricordo di questo tipo? Fatico a credere il contrario…

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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16 Commenti

  1. Che bell’articolo! anche se non t’ho mai visto dietro una spinatrice (credo di averti visto solo davanti, appoggiato sopra, abbracciato e appisolato intorno a una colonnina)!!!

  2. Ottimo topic, forse il più bello da quando leggo cronache.
    Dovrei mettermi a pensarci con calma a quello che vorrei scrivere, ma ora non ho tempo, così butterò di getto le cose che mi vengono più istintive (e che forse sono proprio le più autentiche):
    – il primo “menù di birre” che ho sfogliato. Ero al Lapsutinna, e il fatto che ci fossero così tante pagine di birre a me sconosciute da assaggiare mi ha dato una bella “scossa” di piacere 🙂
    – il primo “blop” del gorgogliatore di una Pilsener da kit, che mi ha fatto gorgogliare anche il cuore
    – Il primo “pssss” della pils aperta insieme a sceltissimi amici che mi ha stappato un sorrisone immenso!
    – l’arrivo a mezzanotte e mezza in Lussemburgo, in un albergo senza nome di un paesino senza nome, che però aveva trappiste nel frigo bar, e ce ne siamo scolate una dozzina..
    – la giornata alla Narke Kulturbryggeri in compagnia di birrai e persone straordinarie
    – il gomito da tavolo al Ma che.

    Per ora è tutto..

    • Probabilmente anche il mio primo menù di birre è stato al Lapsutinna. Credo fosse il ’98 o qualcosa del genere… Bei tempi: non ci capivo un cazzo e andavo avanti col rosso chimico della casa 😛

      • Hehehehehehehhe gran bei tempi! Ci sono tornato sporadicamente, ma l’emozione di trovare qualcosa di sconosciuto è svanita del tutto..

      • Beati voi che siete ancora giovani e vi ricordate il Lapsutinna dal ’98!! Io, che ho qualche anno in più, credo di esserci stato le prime volte nel ’84-’85.

        Tornando ai ricordi, nel ’92 al Lapsutinna mi emozionai per aver trovato in lista una Samichlaus, che fu anche correttamente servita nel relativo bicchiere balloon.

        Avevo davanti a me quella che tre anni dopo sarebbe diventata mia moglie, e che tuttora si ricorda come fosse rimasta decisamente perplessa davanti alla mia reazione per una birra.

        Col tempo, ci ha fatto l’abitudine e adesso, dopo quasi vent’anni, sopporta con rassegnazione questa mia passione, accompagnandomi anche spesso ai vari eventi birrari.

        • Io la frequentavo nell’89/’90 per sfasciarmi di Tennent’s Super…Bei tempi!!!

          • Chissà, magari ai tempi ci siamo pure incrociati! E io avrò fatto pure lo snob perché non bevevo più Tennent’s Super ma qualche trappista che si riusciva a trovare con difficoltà o qualche altra birra belga.

            Questo significa che c’è stato un breve periodo, tanti anni fa, in cui io di birra ne capivo qualcosa di più del mitico Manuele Colonna!

            Come passa il tempo…

        • Cavolo.. io nell’85 non ero neanche in progetto! Con questo non voglio farti sentire vecchio eh.. lo dico solo per dovere di cronaca 😀
          Comunque sono del parere che una Tennen’s circondato da bella gente sia più buona di una Westvleteren bevuta datanti la tv.. a meno che non me sto a vedè la lazie che perde..

          • Purtroppo a ricordarmi l’età ci pensa la carta di identità….

            Sull’ultimo punto concordo in pieno, tranne che per la fede calcistica…

            Ma anche questo è un segno dei tempi: quando ero piccolo io, mi sentirei di dire che a Roma noi bambini eravamo più o meno equamente divisi nel tifare le due squadre; adesso, mi sembra che i bambini laziali stanno diventando sempre più una rarità. E anche io ho due figli romanisti…

  3. Bellissimo articolo,c’e’ tutta la passione che traspare dalle parole e che accomuna tutti quelli che la condividono e si ritrovano in determinate ocasioni a divertirsi a parlare a scambiare opinioni non necessariamente di birra,e che ci porta a guardare avanti al prossimo evento per rivedere tutte quelle persone con cui ci si e’ visti precedentemente,a me questa sensazione la da’ molto il villaggio della birra….un po’ il nostro paese dei balocchi.

  4. Idem.
    E ricordo che a Natale del 2000 mi portai a casa soddisfattissimo uno quei cestoni regalo che ti potevi riempire da solo pieno di Rochefort, Westmalle, Biere de miel, Val Dieu e St. Sebastiaan Grand Cru..Bei tempi..M’erano costate i risparmi di mezza stagione..

  5. Bell’articolo! Anche a me piace molto il tramonto da Ponte Sisto, peccato che negli ultimi tempi sia diventato invivibile per via dei punkabbestia e terribilmente degradato e pieno di immondizia e scritte. Ci passo sempre quando faccio la spola tra il ma che siete e l’open baladin, ma oltre una certa ora non mi azzardo a passare.

    • Concordo, nella migliore delle ipotesi c’è la possibilità di beccare l’arciere (“qualcuno sa perché”).

      • Sai che ho percepito la sua voce mentre passavo davanti a un pub di via della Scala??? manco me so girato, terrore…
        Momenti indimenticabili? La discesa delle scale di legno del vecchio Mastro Titta, dove dopo lo scavalcare di Valeria ubriaca arrivava la figura di Giorgione che mi offriva il suo mitico Ammazzadinosauri per consolarmi della dipartita della Misona…Le prime bolle arrivarono lì, la pubertà era passata da un pezzo…

  6. Bello parlare, ogni tanto, di birra come catalizzatrice di rapporti umani e di ricordi!

    Non posso che ricordare i mesi passati in Irlanda, con quelle stout che parlano di un popolo e ti aiutano a diventare un unicum con il luogo in cui ti trovi. Per no parlare dei pub e degli incontri, bizzarri o anche importanti, che si fanno con una pinta sempre piena in mano.
    E poi la prima birra fatta in casa e regalata ad alcuni amici rimasti sbalorditi da questa pratica.
    Infine un solitario salto ad Edinburgo ed il silenzioso calore dell’Halhway house e delle sue ales…

    Credo che i viaggi, più di tutti, siano i ricordi di birra più importanti per tutti…!

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