La panoramica di oggi sulle nuove birre italiane parte in realtà da una produzione che fece la sua comparsa in anteprima quasi un anno fa. All’epoca però non fu altro che un lancio “sperimentale”, un modo per testare la risposta del pubblico in attesa di perfezionare la ricetta. Sto parlando della prima IPA del Birrificio Italiano, che comparve tra le spine del Luppolo 12 di Roma ad aprile del 2014: a quei tempi ancora non aveva un nome ed era identificata semplicemente da un punto interrogativo. Sappiamo che Agostino Arioli è un perfezionista, quindi non è un caso che l’annuncio ufficiale sia arrivato a così tanti mesi di distanza. Ma ora le informazioni ci sono tutte, a partire dal nome: Asteroid 56013, che è un omaggio sia alla letteratura contemporanea che al luppolo principale previsto dalla ricetta.
La Asteroid 56013 è definita una Interstellar Pale Ale, ma lo stile di riferimento dovrebbe essere quello delle American IPA. Ecco come viene descritta:
IPA dal tono ramato, pericolosamente beverina, che a un attacco leggermente abboccato fa seguire decise note agrumate e di resina, con un finale spiccatamente amaro.
Dicevamo degli omaggi insiti nel nome. L’asteroide è quello da cui proviene il piccolo principe dell’omonima opera di Antoine de Saint-Ecupéry, mentre 56013 è il codice numerico con il quale si identificava il luppolo Cascade prima che assumesse il suo nome commerciale. Chiaro quindi che è proprio questa varietà grande protagonista della Asteroid.
Si chiama invece La Beffa l’ultima nata in casa Birrificio Pontino. Si ispira alle Bitter di stampo anglosassone ed è stata realizzata in collaborazione con Davide Frosali, birraio della Birreria di Eataly. In realtà rispetto al modello di riferimento ci sono alcune variazioni sul tema, in particolare il ricorso a dry hopping con luppolo Target. È comunque una birra leggera (4,2% alc.), con note di pane, erba tagliata e fiori di campo accompagnate da una sfumatura quasi esotica. Curiosa la storia che si nasconde dietro al nome, che richiama alla mente “la beffa delle carceri”, una vicenda risalente ai tempi della Resistenza. Il nonno di Oscar Farinetti (patron di Eataly) si chiamava Paolo ed era un comandante delle brigate Matteotti nella zona di Alba. Fu lui, insieme ad altri compagni, a presentarsi alla guardie carcerarie della casa circondariale 0173 per liberare la staffetta Franca Tazio e altri partigiani ivi detenuti. Il pretesto fu la consegna di un pacco, che date le dimensioni non passava attraverso le sbarre: questa trovata convinse i secondini ad aprire le porte della cella, favorendo la fuga dei detenuti.
Restiamo nell’orbita della Capitale per annunciare l’ultima novità proveniente dal Birrificio Turbacci. La neonata si chiama Victor e dalla descrizione sembra davvero interessante: è infatti una Smoked Stout dal tenore alcolico piuttosto elevato (7,5%), che prevede l’impiego di sale marino. Aspettiamoci quindi una “nera” calda e avvolgente, con una decisa valorizzazione dei malti scuri, un’immancabile sfumatura affumicata e una particolarissima sapidità finale. Chiaramente la trovate presso il brewpub di Mentana, comune alle porte di Roma.
Da una ricetta molto particolare passiamo a uno stile più semplice, forse il più semplice in assoluto nell’ampio patrimonio brassicolo tedesco (e forse per questo spesso ignorato): quello delle Helles, le classiche chiare “da battaglia” a cui l’immaginario collettivo associa il concetto di birra in Germania. È a questa tipologia che si ispira la nuova Rebhell di The Wall, giovane produttore del varesotto che sta crescendo sotto ottimi auspici. Come da copione, la Rebhell (4,7%) gioca sull’equilibrio tra il dolce proveniente dal malto Pils e l’amaro, appena pronunciato, del luppolo Hallertau, accompagnando il tutto con note floreali e leggermente speziate. Come rivela Damiano su Malto Gradimento, la birra entrerà nella gamma regolare del birrificio.
E concludiamo facendo un salto in Puglia, dove un’altra giovane azienda sta facendo parlare parecchio di sé. Mi riferisco al birrificio Ebers, che ha recentemente lanciato il suo primo affinamento in legno. La birra si chiama Nera di Troja (8,5%), nome che si riferisce al vino Nero di Troia delle cantine Le Terre del Catapano contenuto precedentemente nella barrique utilizzata per la maturazione. La base utilizzata è la Winters, Old Ale prodotta per le feste natalizie, che in questa nuova veste si carica ovviamente di una serie di aromi completamente nuovi. Come potete leggere sul blog Diario Birroso, si distinguono note vinose e di frutta rossa sotto spirito, con un tocco finale legnoso e di mandorla amara. Da bere con calma, apprezzandone ogni sfumatura.
Asteroid 56013, anche il mito si piega alla moda 🙁
E sforna un capolavoro 😉
fatta in collaborazione con BrewFish mi pare 😉
bevuta la rebhell alla spina all’IBF di Milano! Una grandissima helles, davvero notevole, con l’hallertauer mittelfruh che dà il meglio di sè.. naso floreale e lievemente agrumato (sì, agrumato!!) …. birrone davvero.
Le altre di The Wall onestamente non mi fanno impazzire, troppo sbilanciate sui luppoli, corpo quasi assente.
Mi manca però la barley wine, che so essere una ottima birra.