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Un tocco di Svezia a Roma: il birrificio Närke

La Kaggen Stormaktsporter
La Kaggen Stormaktsporter

Il fatto di lasciarsi alle spalle l’estate e tornare alla routine quotidiana tutto sommato ha anche i suoi aspetti positivi. Tra questi il rifiorire di tante serate birrarie a tema, capaci magari di dare quel pizzico di pepe a una settimana altrimenti uguale a tante altre. E così ieri sera ho fatto un salto al solito Ma che siete venuti a fà, dove venivano presentati i prodotti di uno dei più importanti birrifici svedesi: il Närke Kulturbryggeri, traducibile come “birrificio culturale Närke”. In esclusiva il pub trasteverino aveva due birre alla spina del produttore scandinavo, più altre produzioni in bottiglia.

La vicenda che ha portato Närke all’attenzione degli appassionati è legata a una sua particolare birra, la Kaggen Stormaktsporter. Questa Imperial Stout nel 2009 ha raggiunto la prima posizione nel ranking globale del sito Ratebeer, scalzando dalla vetta un mostro sacro come la Westvleteren 12. Molti potrebbero pensare che sia un fatto marginale e rilegato al mondo virtuale del web, eppure negli anni precedenti la prima piazza nella classifica di Ratebeer ha avuto conseguenze molto reali nella vita del monastero di Westvleteren: poiché la sua birra era considerata la migliore al mondo dal sito in questione, il birrificio fu preso d’assalto da una miriade di appassionati, rendendo quasi impossibile tornare dal luogo con una cassetta di birra. Da qui lo scalpore per l’avvicendamento in testa al ranking…

Narke CamarilloDella Kaggen tuttavia parlerò dopo, perché ieri sera ho invece iniziato con una cAmarillo alla spina. Lo stesso Ratebeer la definisce una IPA, ma a me sembra più simile a una Golden Ale, soprattutto per il colore, appunto, dorato. Come il nome suggerisce, è prodotta con una sola varietà di luppolo, lo statunitense Amarillo. Al naso e in bocca è proprio il luppolo a dominare, con la sua decisa impronta citrica. E’ una birra fresca, dissetantissima, ma allo stesso tempo davvero elegante.

Da questo punto di vista è interessante paragonarla a due altre birre realizzate con solo Amarillo: le India Pale Ale di Mikkeller e De Molen. A parte la dimostrazione di poter creare prodotti monoluppolo senza dover necessariamente spacciarli come il nuovo ritrovato dell’arte brassicola internazionale, ciò che risulta più evidente dal confronto è la finezza del prodotto svedese, ben lontano dalle controparti muscolari e “supponenti” – per quanto comunque piacevoli – degli altri due birrifici. Senza fare proclami propagandistici, la cAmarillo si rivela un ottimo esempio di come realizzare una birra con solo Amarillo, riuscendo anche a costruire qualcosa “intorno” al semplice luppolo.

Max Golding StarkporterSuccessivamente mi sono buttato su una pinta (piccola, vabbè 😉 ) di Max Golding Starkporter. Anche in questo caso si tratta di un prodotto di assoluto livello, che risulta di facile beva nonostante rientri in uno stile piuttosto complesso. A proposito di stile… in bocca inizialmente mi ha impressionato per un dolce alquanto marcato, al punto che mi ha ricordato una Cream Stout; il problema però è che si tratta di una Porter, perciò la definizione alla quale avevo pensato non andava bene. Ma girando ancora su Ratebeer ho trovato la soluzione: la Max Golding Starkporter è classificata come Baltic Porter, una variante più dolce dello stile di riferimento. Ora tutto quadra! Per il resto ha un finale lunghissimo di note tostate e una carbonazione piacevole, capace di rendere ogni sorso assolutamente godibile.

E per concludere ho provato lei, la Kaggen Stormaktsporter. Si tratta di un’Imperial Stout prodotta con l’impiego di miele di erica e maturata per due mesi e mezzo in botti di rovere. E’ perciò un prodotto molto particolare, che ovviamente può piacere solo a chi non disprezza le maturazioni in legno. Anche in questo caso l’elemento che emerge è un’eleganza generalizzata: al naso appaiono nette le note legnose, che tuttavia si sposano con profumi dolci e mielosi e con i sentori tipici dello stile; in bocca risulta clamorosamente rotonda ed equilibrata, senza che l’acidità tipica delle birre in legno sovrasti tutto il resto. Una birra ottima, di un livello qualitativo a cui poche altre maturazioni in legno che ho assaggiato si possono avvicinare.

Se avete la fortuna di passare al Ma che siete in questi giorni, avrete forse la fortuna di provare qualcuno di questi prodotti, sempre che nel frattempo i fusti e le bottiglie non siano esauriti. Meritano tutte un assaggio, e non solo perché sono difficili da trovare in Italia…

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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16 Commenti

  1. mi puoi fare qualche esempio di cream stout?

  2. Mah, forse le conosci come Sweet Stout o Milk stout, comunque per capirci Mackeson’s XXX Stout, Watney’s Cream Stout, Farson’s Lacto Stout, St. Peter’s Cream Stout, Hitachino Nest Sweet Stout, Samuel Adams Cream Stout, Left Hand Milk Stout, solo per fare qualche esempio.

  3. ahahhaha vabbè il copia e incolla con il bjcp è troppo easy.
    chi non ha bevuto una Hitachino Nest Sweet Stout.

  4. Beh, nemmeno io se è per quello.
    Tu hai chiesto e io ti ho risposto.

  5. Bah, io discutevo questo: ” al punto che mi ha ricordato una Cream Stout;”
    con una affermazione del genere, deduco che l’autore ha una gran padronanza del tema Sweet/milk stout. Volevo esempi di birre bevute.

  6. Beh su qualcuna l’ho bevuta, tipo St Peter’s e Left Hand.
    Può bastare?

  7. @ AiPiEi4ever
    A prescindere dal fatto che con questo nick non avresti diritto ad una risposta,ma St. Peter’s Cream Stout e Left Hand Milk Stout non sono così difficili da trovare in giro e sono due ottimi esempi dello stile (secondo me soprattutto la seconda).
    Sbaglio o le Baltic oltretutto sono porter a bassa fermentazione?

  8. vabbè mi accontento 😉

  9. si appunto sono a bassa, quindi diciamo che con le sweet-milk non c’entrano molto.

  10. @AiPiEi e Lorenzo
    Qui c’è un bell’articolo sulle baltic porter
    http://www.allaboutbeer.com/style/23.2-balticporter.html

    “Generally speaking, Slavic and Baltic breweries produce strong porters as bottom-fermented lagers that resemble bocks in strength and flavor. Scandinavian brewers use top fermentation and their porters retain the dark roasted malt character.”

  11. @Lorenzo

    In generale sono a bassa, ma le fanno un po’ come gli gira al momento, non c’è una regola fissa e rispettate da tutti.

  12. Per rimanere in Italia la Nubia dell’Orso Verde è una Baltic Porter brassata a bassa.
    Il Lodigiano fa invece la Via Lattea, una Milk Stout che però io trovo troppo tostata e abbastanza acida da malti scuri per considerarla un esempio dello stile.
    Ricordo che Bobadillas al BorgoDay aveva una piacevole stout con lattosio autoprodotta molto più in stile.

  13. ciao Andrea.
    Sulla descrizione visto che ho avuto il piacere l’altra sera di condividere con te il mio primo assaggio delle NARKE, condivido pienamente tutta l’analisi. Alla prossima, ciao

  14. @gaetano
    grazie, ottima serata 😉

  15. Ieri sera bevuta la Kaggen Stormaktsporter, per me più porter che imperial stout, o forse intermedia, pulita, fine elegante e maltosa. Per me grande birra

  16. errata corrige . ho bevuto la Max Golding Stark Porter e non la Stormaktsporter

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