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Novità birrarie da B94, Gilac, Maltus Faber e Beba

MalagrikaGrazie alle comunicazioni dei birrifici e al lavoro svolto dai tanti appassionati, conoscere le novità dei produttori italiani non è più un’impresa impossibile. Basti notare con quale frequenza riesco a pubblicare post al riguardo, come quello di oggi, che scandaglia la nostra penisola da nord a sud per scoprire tutte le novità della birra artigianale italiana.

Per una volta invertiamo l’ordine di precedenza e partiamo dal Meridione, e più precisamente dalla Puglia, dove il birrificio B94 ha annunciato due nuove birre, che si vanno ad aggiungere alle tre già in lista sin dal debutto, avvenuto circa un anno e mezzo fa.

La prima si chiama Malagrika (7% alc.) e, seguendo una delle caratteristiche dell’arte brassicola italica, è un prodotto strettamente legato col territorio. Nella sua realizzazione è infatti impiegata confettura di mela cotogna, che rimanda a un ingrediente caro alla tradizione culinaria del Salento: la cotognata leccese. La Malagrika, disponibile nei formati da 37,5cl e 75cl, è così illustrata:

Una birra speciale di colore oro con sfumature rosacee tipiche della cotognata leccese, schiuma cremosa e compatta. La generose quantità di confettura impiegata dona alla birra un aroma intenso di frutta fresca e sciroppata,  per poi sprigionarsi in bocca con bilanciata freschezza.  E’ ideale per accompagnare formaggi di media stagionatura, magari affiancati da cotognata leccese a dadini. Le sue note fruttate le consentono di supportare dessert secchi o al cucchiaio come crostate, dolci di mandorla,  mousse e semifreddi.

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CelesteLa seconda birra si chiama invece November Ray (4,7% alc.) ed è contraddistinta dall’acronimo SPA, che sta per Salento Pale Ale. E’ quindi una rivisitazione del classico stile anglosassone. Ecco come viene presentata:

Una birra in classico stile pale ale, dal colore ambrato chiaro, con evidente aroma maltato e fruttato. In bocca prevalgono le note di malto accompagnate dal leggero erbaceo dei luppoli. La carbonazione è moderata, il corpo è leggero. E’ una birra per tutte le occasioni. Servita fresca, è ideale per accompagnare qualsiasi tipo di pietanza, in particolare antipasti, stuzzichini e fritture.

21-11-09_1944Dal blog Aizercast veniamo invece a conoscenza di una nuova produzione del birrificio Gilac, la Diva. Si tratta di una Strong Ale di ispirazione belga, che l’azienda descrive come segue:

Colore giallo oro, aspetto leggermente velato, schiuma persistente e ben strutturata. Inizialmente bouquet di fiori con tocco amarognolo fresco; poi aroma fruttato, di mela cotta, uva matura, agrumi canditi. Corpo equilibrato, spiccata frizzantezza, gusto bilanciato con piacevoli note fruttate. Persistenza retro-olfattiva lunga, fresca di luppoli. Finale secco e morbido.

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Forse ancora più interessante (quantomeno più curioso) è un altro prodotto firmato Gilac e cioè l’aceto di birra. Nonostante sia piuttosto inusuale in Italia – anche se qualcuno malignamente potrebbe non essere d’accordo – l’aceto di birra è conosciuto in paesi come Germania, Austria e Paesi Bassi e, rispetto a quello di vino, ha un gusto maltato distintivo.

beba33Restiamo nel Nord Italia, dove Beba ha reso disponibili alcune novità. La prima non riguarda nuove birre, ma nuovi formati, visto che sia la Uno che la Toro sono ora acquistabili anche in bottiglie da 33cl. La seconda riguarda invece una serie di bevande analcoliche, che il birrificio ha lanciato con nomi molto singolari: Bebanella, Bebaberry, Bebacafè e Bebamint. Come fa notare Birra Zen, la creazione di soft drink a firma di un birrificio italiano è una novità assoluta, se si esclude il sidro (che tuttavia ha un legame a doppio filo con la birra). E’ un progetto innovativo e coraggioso, vedremo se avrà fortuna…

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Chiudiamo infine con il genovese Maltus Faber, che ha annunciato la sua Birra di Natale, presentata a metà novembre presso il birrificio. Si tratta di un’ambrata ad alta fermentazione di 8% alc., morbida ed alcolica, ovviamente ideale per accompagnare i pranzi e le cene durante le festività. Come molte natalizie, accanto al classico formato da 75 cl, è disponibile il magnum da un litro e mezzo.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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26 Commenti

  1. @pisti
    beh, spero proprio di no visto che, rispetto alla concorrenza e alla scuole birraie straniere, ci sono ancora ampi margini di possibile miglioramento…
    almeno a mio modesto avviso eh…
    Con questo ovviamente non voglio dire che le birre italiane siano sa scartare…secondo me sono “sulla giusta strada da percorrere”…

  2. clomplimenti a raffaele longo birraio del b94! conosciuto al i.b.f a milano lo scorso marzo! sicuramente anche queste birre prodotte riconfermeranno le sue buone qualita’ di mastrobirraio..che fanno del b94 uno dei migliori microbirrifici del sud italia!

  3. Ricordo di aver assaggiato da Nino l’aceto di Cantilon!
    Per quanto riguarda la birra di Natale di Maltus Faber l’ho assaggiata qualche settimana fa direttamente da loro.
    Sottolineerei il “ideale per accompagnare i pranzi e le cene”: non avendo impiegato spezie (come da tradizione con Maltus Faber) ne particolari luppolature questa birra è molto versatile e si accompagna bene a “tutto pasto”.

  4. Parlo esclusivamente in merito al B94.
    Sono molto legato alle vicende di questo birrificio non per conoscenza diretta con il birraio ma per le tristi giornate affrontate per bere qualche sua produzione ( non mi sembra il luogo per raccontarle ).
    Ma tornando a noi…Ho saputo che da poco è stata cambiata la ricetta delle 3 birre con le quali era partito sul mercato : la “Terrarossa” la ricordo in modo piacevole e ancor meglio la “Porteresa” che è IMHO un’ottima produzione.
    Molto, ma molto peggio la “Dellacava”. In ogni caso rimasi colpito dal prezzo al quale venivano vendute le sue birre, un prezzo inaccettabile se considero il fatto che le sono andato a prendere all’unico punto vendita del leccese o forse di tutto il Salento.
    Nota ancor più dolente il nome affibiato alla nuova Pale Ale. Forse, in realtà, è un birrificio che spera di vendere solo a Lecce e provincia?

    Ahimè quanto ti ho cercato su quella via per Cavallino.

  5. @Mr turchen
    Scusa se mi permetto, non voglio certo entrare nel merito delle tue analisi, ma riguardo l’ ultimo periodo del tuo commento, vorrei solo dire che a volte la scelta del nome non è che viene fatta perchè uno vuole vendere in un dato posto che oltre ad essere stupido sarebbe anche commercialmente un suicidio. Se il nome è legato al territorio in cui viene prodotta credo che l’ intento sia quello di pubblicizzarlo con la propria creazione, dando appunto quel giusto senso di legame con il posto o la zona in cui uno vive e lavora e a cui spero sia particolarmente affezionato. Te lo volevo dire perchè anche noi di Amiata utilizziamo molto questo sistema e ti assicuro che la birra non la vendiamo solo a Arcidosso o in toscana. Poi se non ti piace il nome giustamente è un altro discorso.

  6. @mr.turchen

    io ho provato 3 produzioni del b94 all’ibf milano in quel momento so che si affidava per la produzione ad un altro impianto, la porteresa è sicuramente la sua migliore produzione, mentre la bianca che sapeva di weizen non mi ha per nulla convinto, è un birrificio giovane credo debba ancora affinare la sua produzione per altro di buon livello.

  7. @gennaro

    sono d accordo con te, non è che se nomino un vino mandrolisai lo vendo solo in Sardegna , anzi guarda caso gli Argiolas lo vendono in tutto il mondo.

  8. Certo, di esempi ce ne sono centinaia legati poi a tutti i tipi di produzioni alimentari e credo sia anche giusto che un produttore voglia in qualche modo valorizzare il suo territorio.

  9. Grazie Lallo per i tuoi complimenti che mi incoraggiano a fare semopre di meglio; a Mr. Turchen rispondo innanzi tutto che mi spiace abbia avuto difficoltà a trovare la sede sulla via Prov.le Lecce-Cavallino, in effetti sensi unici e rotatorie non rendono proprio semplice la vista della struttura, però come sai ….”una telefonata ti salva la vita”. Per le ricette, e non ho niente da nascondere, è evidente che da quando ho aperto i battenti ho apportato piccoli aggiustamenti al fine di calibrare ed affinare ogni ricetta. L’anima e il cuore di ogni birra non cambierà mai! Per il nome …; per il prezzo apriremmo una parentesi dolente, ad ogni modo Lecce è una città turistica e, soprattutto in estate, possono capitare anche spiacevoli inconvenienti … come andare a prendere un caffè in piazza San Marco a Venezia.Grazie.
    Raffaele Longo

  10. @raffaele longo spero che tu sia presente al prossimo ibf a milano! una tua birra (la terra rossa ) lo’ trovata in un beer shoop milanese! ora ti risaluto! lallo (raffaele ricordi?) ciao

  11. @Raffaele.

    ciao spero di ritrovarti al iBF di milano, e la prossima volta non fare spallucce se ti chiedo cosa hai usato nella porteresa , la ricetta è pubblicata su HB !!!! 😛

  12. @ Raffaele Longo

    Ricetta : Non ho parlato della ricetta cambiata in senso negativo, ma nel senso che provai le tue birre un po’ di tempo fa e come da post precedente 2 su 3 mi erano sembrate molto interessanti. Le ricette cambiate sono sicuro che non guasteranno le qualità.

    Prezzi : Non credo che l’unico beershop di Lecce abbia la stessa quantità di clientela dei bar a Piazza San Marco, quindi potrebbe essere un’idea puntare su qualche nuova situazione di marketing anche relativa al prezzo. Del resto il legame più forte della vostra terra con il bere, è il vino. Quindi anche una situazione che gioca sui prezzi potrebbe modificare anche le scelte della clientela.
    Certo tutto quello espresso fino ad adesso non ti riguarda come imprenditore, del resto credo che le tue birre vengano vendute a Lecce come a Roma ( OpenPatatin).
    Ma sappi che la sorpresa dei prezzi è stata una mattonata.

    Location : 2 anni fa sul sito era presente un indirizzo…al quale non c’era nulla. Mi avevano detto che ti appoggiavi a Triggianello, ma era distante. La sede legale era a Brindisi ( se non ricordo male ) e comunque non credo che avrei trovato li la birra. Se mi dai l’autorizzazione cerco in giro il tuo numero così possiamo bere una cosa insieme quando vengo giù ( praticamente faccio avanti e indietro ).

    @ Gennaro

    E’ possibile che nel mio post precedente ci sia un po’ di avversione contro l’estremo orgoglio che hanno i salentini per la propria terra. Conosco molto bene il Salento: i luoghi, gli aspetti culturali, le leggende folkloristiche, ma quello che conosco meglio sono le persone, anche i gestori o proprietari di alcuni locali. In tutte ho riscontrato un notevole attaccamento per la terra, che potrebbe essere anche considerato un bene, ma non è la sede opportuna per affrontare questioni socio-culturali. Mentre invece è la sede opportuna per esprimermi a riguardo dell’aspetto imprenditoriale.
    Non è per me una scelta condivisibile, quella di dare un nome ( acronimo ) alla birra che comprenda il nome per intero del territorio. Potrebbe sicuramente essere una scelta vincente per la vendita locale, ma da qui al passaggio al mercato nazionale, potrebbe soffrire di alcuni problemi.
    In ogni caso spero che tutto quello che stai facendo possa essere vincente. Il Salento avrebbe veramente bisogno di una smossa in questo settore.

    @ Schigi

    Mi hai tolto la domanda di bocca.

  13. @Mr turchen
    Grazie per la tua precisazione, io non mi inoltro comunque in sentieri sconosciuti e ho dato semplicemente una mia opinione che è basata esclusivamente sulla mia esperienza personale. Credo che poi il nome di un prodotto significhi poco, la gente ti valuta per quello che gli dai da bere, poi se il nome è bello o brutto lascia il tempo che trova. Non sono in grado di sapere se quello che facciamo è vincente o meno, è una scelta aziendale che abbiamo voluto fare, ma sicuramente di importanza minore rispetto alla ricerca della qualità costante della nostra birra.

  14. Caro Schigi non è questa la sede per pubblicare prezzi e listini, posso dirti però che sono nella media dei prezzi da spaccio dei birrifici d’Italia e comunque mi farebbe piacere ospitarti presso il mio spaccio per rendertene conto di persona, o se tutto va bene ci si vede all’IBF di Milano. Quando siete da queste parti fatevi sentire, i tel. sono facilmente rintracciabili.

    W il Salento 🙂

    Raffaele

  15. schigi hai toccato un tasto dolente (prezzi). ma perchè non si possono pubblicare, che c’è il segreto di stato? avanti, forza, fuori le cifre…. poi gli altri valuteranno se è in media, sopra la media e bla bla bla….

  16. così, a naso, direi che applica prezzi diversi a seconda del periodo o della persona che si trova davanti e non vuole fare una figuraccia in pubblico.

  17. Se chiedo a qualsiasi produttore di vino:”Che prezzi fate in cantina?” mi ringrazia e declama il listino immediatamente.
    Qui “non è questa la sede per pubblicare prezzi e listini”
    Cercate di diventare dei professionisti, non è difficile.

  18. @Schigi
    Sono i segreti di pulcinella, come quel volere evitare di dire cosa ci metti nelle birre.
    A volte ci si perde per così poco.
    Ah, lo so che tu vorresti il prezzo stampato in etichetta, come per la Coca-Cola 😉

  19. io i prezzi di listino non li ho mai pubblicati in un blog.
    di solito uno invia una mail con richiesta e riceve il foglio pdf.
    non mi pare che la risposta di Raffaele sia da crocifiggere.

  20. al ibf a milano avevo acquistato da raffaele longo (b94) tre bottiglie a 6 euro..doveva essere 18 in totale! ma fece 16!! ringrazio ancora marco pion tyrser e tutti gli altri per l meravigliosa serata al birrificio di lambrate con il mitico KUASCA! speriamo che mi arrivi la foto! ciao ciao

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