Al recente Stout & Porter Fest abbiamo avuto la fortuna di ospitare una birra particolarissima, che è stata giudicata per acclamazione la novità più interessante dell’intero festival: la Paradox Islay Cask Edition 001 della scozzese Brewdog. Il nome è piuttosto complicato, quindi andiamo con ordine.
Innanzitutto Brewdog è un birrificio sito nei pressi di Aberdeen, davvero giovanissimo (ha aperto i battenti nell’aprile del 2007) e gestito da due ragazzi intraprendenti: James B Watt e Martin Dickie (quest’ultimo è anche il mastro birraio). Tra le loro produzioni – che viste le caratteristiche del birrificio risultano inevitabilmente originali e innovative – spicca la Paradox, un’imperial stout che si propone come anello di congiunzione tra la birra e il whisky. L’obiettivo finale è ben spiegato sul loro sito web:
Abbiamo cercato di unire due prodotti della nostra tradizione e realizzare qualcosa che combinasse il meglio della storica produzione di whisky scozzese con la nostra visione del classico stile Scottish stout. La collaborazione con la Duncan Taylor Ltd di Huntly ci ha permesso di lasciar maturare le nostre birre in cask utilizzati in passato per alcuni dei whisky più prestigiosi al mondo. I sentori tipici di questi whisky sono riscontrabili nella birra, offrendo un’esperienza gustativa unica sia agli amanti del whisky che della birra indistintamente.
Alla Brewdog realizzano diverse versioni della Paradox, che si distinguono in base al tipo di cask utilizzato per la maturazione. Nel nostro caso abbiamo avuto a che fare con un’imperial stout invecchiata in botti destinate precedentemente al Caol Ila (Edition 001). Ad essa si aggiungono una seconda “edition” e altre sette “batch”, con produttori che spaziano da Ardbeg a Glen Moray, da Carsebridge a Bowmore.
Inutile sottolineare i tratti marcati di torba di questo interessante esperimento, che, sebbene non sia un’innovazione assoluta nel campo della birra artigianale, trova qui un’incarnazione perfetta. Nonostante la caratterizzazione del whisky, il risultato finale seduce per un connubio incredibilmente riuscito con le classiche note vinose da imperial stout. Citando Schigi, che ha condotto il laboratorio degustativo nel pomeriggio, è “l’incontro tra la birra, il vino, il whisky, la vita e la morte”.
una birra molto buona!