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La prima birra collaborativa trappista: ecco la Sinergia di Tre Fontane e Spencer

Nella carrellata di ieri sulle novità dei birrifici italiani ho volutamente tralasciato la più importante degli ultimi mesi e cioè la collaborazione tutta trappista tra il birrificio Tre Fontane e l’americana Spencer Brewery. La birra si chiama Sinergia ’19 ed è stata annunciata venerdì scorso: è una IPA disponibile in edizione limitata e realizzata sull’impianto del monastero romano, che dunque aggiunge questa “one shot” alle due creazioni disponibili regolarmente in gamma: la Tripel all’eucalipto, con la quale debuttò come birrificio trappista nel 2015, e la Scala Coeli, rilasciata nel corso del 2018. La Sinergia sarà disponibile sul mercato solo nei prossimi giorni, ma ieri ho avuto la possibilità di assaggiarla in anteprima presso l’abbazia grazie all’immancabile disponibilità di Sergio Daniele, responsabile del birrificio (nonché del liquorificio). È una produzione che segna non pochi primati, dunque non meraviglia l’attesa che si sta sviluppando in questi giorni nella comunità degli appassionati.

Ovviamente l’aspetto più interessante risiede nella genesi di questa birra, perché rappresenta la prima collaborazione assoluta tra due birrifici trappisti. E qui occorre subito fare una precisazione, perché le collaboration brew sono una tendenza degli ultimissimi decenni, talvolta viste (e utilizzate) come mere operazioni commerciali. In questo caso possiamo sgomberare il campo dai dubbi per almeno due ragionevoli motivi. Il primo è che per definizione la birra trappista non può prevedere scopo di lucro: tra i criteri per l’assegnazione del bollino esagonale Authentic Trappist Product c’è l’obbligo di destinare tutti i proventi della vendita al sostentamento della comunità monastica o a opere di carità. E infatti la Sinergia ’19 è una birra solidale, poiché i ricavi saranno espressamente devoluti in beneficenza.

Il secondo motivo invece risiede nell’obiettivo a lungo termine della Sinergia ’19. Durante la mia visita presso l’abbazia Sergio mi ha più volte ripetuto che questo prodotto non è una birra, ma un vero e proprio progetto. Il fine ultimo è di accrescere la collaborazione tra i vari monasteri trappisti sparsi per il mondo, rendendo evidente questa cooperazione con effetti concreti. Non tutti sanno infatti che da sempre i birrifici (e i frati) trappisti si assistono vicendevolmente: non solo alcune comunità sono nate come costole di altre già esistenti – ad esempio i monaci di Chimay “discendono” da quelli di Westvleteren – ma esiste un regolare e mutuo sostegno in termini di know how e supporto tecnico. Questa continua interazione è una delle grandi peculiarità della birra trappista: la Sinergia punta dunque a valorizzare un aspetto chiave di questo mondo, assolutamente fondamentale ma anche poco conosciuto all’esterno.

La decisione di collaborare con Spencer Brewery – l’unico birrificio trappista non europeo – è dunque arrivata quasi naturalmente. Il birraio del monastero americano è Larry Littlehale, un laico diplomatosi in Germania dove ha lavorato per vent’anni. Nelle scorse settimane è stato ospite dell’Abbazia delle Tre Fontane e ha partecipato alla cotta della Sinergia, la cui ricetta era stata definita nei giorni precedenti dai due birrifici. Comprensibile allora la scelta di orientarsi sullo stile delle American IPA, che permette alla Sinergia di segnare un altro primato: è infatti la prima India Pale Ale trappista prodotta in Europa.

Ma passiamo all’assaggio. La Sinergia ’19 rispecchia esattamente l’idea di un’IPA creata all’interno di un monastero. Da continuo osservatore delle tendenze del mercato la definirei “old fashioned” (con un’accezione positiva) perché ricorda le India Pale Ale di stampo moderno che andavano per la maggiore qualche anno fa. Siamo lontani dalle mode del momento, talvolta discutibili: non è torbida come un succo di frutta, né sbilanciata sulle note tropicali e di frutta esotica. Incarna la precedente concezione di (American) IPA, con un colore tendenzialmente ambrato e una chiusura amara piuttosto decisa. Però lo fa con molta maestria: ad esempio la componente maltata è avvertibile, ma si esprime con leggere note di caramello e biscotto senza mai appesantire la bevuta – errore invece spesso riscontrabile in queste interpretazioni di IPA. Il palcoscenico comunque è tutto a favore del luppolo (varietà americane, tra cui Citra e Simcoe usate anche in dry hopping), che partecipa sia a livello aromatico con toni agrumati e resinosi, sia nella chiusura nettamente amara e ben accompagnata da un leggero residuo zuccherino.

È una birra che si lascia bere molto bene e che nasconde in maniera impeccabile il contenuto alcolico non certo indifferente (7,3%). Potrei affermare che rasenta la perfezione se non fosse per piccoli margini di miglioramento sul fronte della carbonazione e dell’intensità olfattiva – ma c’è anche da dire che io ho assaggiato il batch di prova e che le successive cotte correggono queste sbavature. Secondo me incontrerà meravigliosamente il gusto degli appassionati del birrificio Tre Fontane e di chi si aspetta di bere una IPA prodotta da monaci trappisti.

Se a questo punto non vedete l’ora di assaggiarla dovrete pazientare ancora qualche giorno. Al momento la Sinergia ’19 non è ancora disponibile, quindi evitate di cercarla in giro o di recarvi presso lo spaccio dell’abbazia. Come spiegato è prodotta in quantità limitate e al momento sono in corso le prenotazioni per i distributori, che si concluderanno mercoledì 5 giugno. Da quel momento sarà disponibile sul mercato e nello spaccio presso l’abbazia. Per completezza aggiungo che sarà confezionata in bottiglie da 33 cl e in fusto. Assaggiatela e fatemi sapere cosa ne pensate!

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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Un commento

  1. Quanta attesa e chissà che prezzo per questa perla brassicola… Se dipendesse da me, a partire da domani Spencer cesserebbe di essere un birrificio trappista. Nella mia testa i birrifici con il logo esagonale sono ancora sette 😀

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