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Nuove birre da Barley, Bionoc, Birrone, Eternal City e Almond

È un’Italian Grape Ale la birra con cui apriamo la panoramica di oggi sulle novità dei birrifici italiani. Ma non un’Italian Grape Ale qualunque, bensì l’ultima creazione di colui che in qualche modo ha “inventato” questa tipologia: Nicola Perra del birrificio sardo Barley. La BB Rednau (8,4%) è realizzata con mosto fresco di uve Cannonau aromatiche e fermentata con un mix di lieviti da birra e da spumante, che permettono di superare il 90% di attenuazione finale. Quest’ultimo aspetto tende a valorizzare la componente aromatica, nella quale emerge il carattere vinoso della birra insieme a delicate note di caramello e biscotto provenienti dai malti. Al palato si percepiscono nette pennellate di frutta rossa e uva fragola che anticipano una fresca acidità e una piacevole secchezza, capace di celare l’importante contenuto alcolico e di snellire la bevuta. È un prodotto innovativo e dal processo produttivo piuttosto dispendioso, che aggiunge un altro tassello alla straordinaria gamma di IGA a firma Barley.

Due sono le novità provenienti dal trentino Bionoc’, entrambe appartenenti alla linea parallela Birre della Terra. La prima si chiama Saison de Table (3,5%) e, come spiega Nicola Coppe, si ispira alla versione dello stile Saison più fedele alla leggenda, quella che voleva che queste birre fossero consumate dai braccianti della Vallonia per dissetarsi e alleviare il faticoso lavoro nei campi. Una tradizione che ritroviamo anche nelle Table Beer, cioè le birre da tavola, contraddistinte da un grado alcolico assai contenuto e perfette per un consumo seriale. Il rischio con certe produzioni è che risultino anonime e insipide – cioè “acquetta”, per usare un termine poco tecnico ma decisamente azzeccato – quindi la ricetta della Saison de Table prevede un’ampia percentuale di fiocchi d’avena e segale, oltre che una correzione dell’acqua in favore dei cloruri. L’elemento peculiare però è nell’uso di un insolito “ingrediente della terra”, che ne caratterizza sia l’aroma che l’aspetto (è una birra di colore rosa brillante). A voi l’onere di indovinare qual è…

La seconda novità di Bionoc’ è invece la Pale de San Martin (4,5%), che ricorre esclusivamente a materie prime lavorate direttamente dall’azienda agricola Birre della Terra. Ricordiamo che questo progetto nasce dall’idea dei due soci fondatori del birrificio in collaborazione con Umberto Sinigaglia, birraio e appassionato coltivatore di cereali. I cereali impiegati per questa birra sono maltati direttamente nella malteria interna all’azienda. Anche il luppolo è coltivato localmente, mentre la base fermentescibile prevede una piccola aggiunta di malto di frumento. La Pale de San Martin è una Pale Ale estiva e rinfrescante, con una luppolatura delicata che ne favorisce la bevibilità. A differenza della Saison de Table, questa novità è disponibile solo in fusto.

Torna all’antico – ma a ben vedere non ha mai abbandonato le sue origini – il birrificio Birrone (sito web) di Isola Vicentina (VC), che qualche giorno fa ha annunciato la sua nuova Blind Pils (4,8%). Il nome sottende un gioco di parole con la tipologia incarnata da quest’ultima creazione: quella delle Czech Pils. Si tratta quindi dell’interpretazione più autentica dello stile che a metà del XIX secolo cambiò per sempre il concetto di birra nel mondo: rispetto alla controparte tedesca, le Pils boeme sono tendenzialmente più corpose e meno secche, con una componente maltata più presente a bilanciare quella luppolata. Tutte caratteristiche che ritroviamo nella Blind Pils: è intensa, profumata e soprattutto estremamente equilibrata, con la dolcezza del malto che bilancia l’abbondante amaro finale. Se volete assaggiarla sappiate che è già disponibile presso la tap room del birrificio.

Anche il romano Eternal City Brewing si lancia nell’intrigante nicchia delle birre salate con la sua Salara (4,5%), di cui sono stati svelati i dettagli appena qualche giorno fa. Lo stile di riferimento non poteva non essere quello delle Gose, birre di frumento storicamente associate alla città di Lipsia che si contraddistinguono per alcune peculiarità, non ultima, appunto, la presenza di sale tra gli ingredienti dalla ricetta. Ma le Gose prevedono anche coriandolo, che ritroviamo nella novità di ECB, nonché l’aggiunta di lattobacilli che forniscono una discreta acidità – e di questo non abbiamo trovato riscontro, ma è plausibile che anche la Salara sia acidula. Il nome della birra è un omaggio ai depositi di sale attivi a Roma fino al XIX secolo, di cui oggi resta la poco nota via Salara Vecchia (senza “i”, mi raccomando) al Palatino. Curiosamente c’è un’altra Gose italiana dedicata a una strada romana: parliamo della ben più celebre Salaria, a cui è dedicata l’omonima creazione del marchigiano Babylon.

E concludiamo con un’altra bassa fermentazione – o presunta tale, poi torneremo su questo aspetto – lanciata recentemente dallo storico Almond ’22 (sito web). Il birraio Jurij Ferri definisce la sua nuovissima DBB (6,7%) una Doppel Baltic Bock, usando quindi un’espressione che unisce due stili ben precisi: da un lato le Doppelbock, birre forti di origine tedesca, dall’altra le Baltic Porter, scure dell’area del Mar Baltico. Ora sappiamo che la DBB è fondamentalmente una Doppelbock “giovane e innovativa”, dunque l’aggettivo “Baltic” dovrebbe identificare quel carattere di creatività rispetto ai canoni tradizionali. In effetti le Baltic Porter rappresentano l’unico stile ufficialmente riconosciuto dal BJCP che può essere realizzato sia con lieviti ad alta che a bassa fermentazione, perciò la birra potrebbe essere una curiosa Doppelbock ad alta. Ma non è così, poiché lo stesso Jurij – da buon scandinavo – afferma che è ricorso al riferimento geografico per alcune variazioni rispetto al modello d’ispirazione: in particolare un grist di malti più complesso e una luppolatura leggermente più incisiva. Insomma, non rimane che assaggiarla.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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