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Nuove birre (molte celebrative) da Pasturana, Valcavallina, Mastino, Manerba e Otus

Per tutti gli appassionati di vecchia data il piccolo comune di Pasturana, in provincia di Alessandria, rappresenta qualcosa di speciale. È lì infatti che ogni anno si tiene Artebirra: una manifestazione nata in tempi non sospetti (il debutto dovrebbe risalire al 2003), che ha rappresentato il primo vero festival italiano sulla birra artigianale e un punto d’incontro fondamentale per l’intero movimento nella sua fase pionieristica. Anche da quella esperienza nacque successivamente Birra Pasturana, birrificio molto apprezzato che quest’anno taglia il traguardo del suo decimo anniversario. Una ricorrenza che l’azienda ha voluto festeggiare con alcune novità, prima fra tutte una birra celebrativa battezzata 9-19 (4,6%). Si tratta di un’American Pale Ale leggermente ambrata, dalle evidenti sfumature agrumate e dal finale secco e pulito, dove emerge un amaro deciso ma non eccessivo. Prodotta con lievito e luppoli americani, è disponibile solo in fusto. Il nome è un evidente omaggio al decennio di attività.

Ma le novità di Birra Pasturana non si fermano qui, perché proprio nel corso dell’ultima edizione di Artebirra sono state presentate due creazioni inedite, accomunate per aver entrambe riposato in barrique da grappa della Distilleria Gualco di Silvano d’Orba (AL). La Miss Kriek (9,6%) è una birra scura ed estremamente complessa, realizzata con l’impiego di vinacce di Nebbiolo e ciliege amare e una successiva aggiunta (in botte) di mosto di visciole. L’Ora Sesta (12%) è invece una Strong Ale di colore chiaro, dove il profilo aromatico è elegantemente dominato dal distillato. Entrambe le birre sono disponibili esclusivamente in bottiglia, nel solo formato da 33 cl e in tiratura limitata. Tra i prossimi obiettivi di Birra Pasturana c’è l’ampliamento di sede e della capacità produttiva.

Birra Pasturana non è l’unico birrificio italiano che nel 2019 raggiunge i dieci anni di attività. Tra i produttori che condividono la medesima ricorrenza va segnalato anche il Birrificio Valcavallina (sito web) di Endine Gaiano (BG), conosciuto per l’ottimo livello qualitativo delle sue birre che si ritrova soprattutto nei classici stili anglosassoni. E non è un caso che come birra celebrativa del proprio decennale l’azienda lombarda abbia scelto una Mild, antichissima tipologia inglese tornata lentamente in auge negli ultimi anni. La Ten Years After Mild (4,2%) è un filo più alcolica rispetto al modello di riferimento, ma per il resto è facile aspettarsi un’interpretazione piuttosto fedele all’originale. Per verificarlo non resta che attendere qualche giorno: sabato 21 settembre sarà presentata al Joe Koala di Osio Sopra (BG).

Ha invece superato abbondantemente i dieci anni di attività il birrificio Mastino (sito web), che continua a sfornare one shot accanto a una solida gamma di birre standard. La Crazy Shot #9 (5%) è uscita a inizio agosto ed è ancora disponibile: si tratta di una Pacific IPA con double dry hopping, costruita sulla base della IPA della casa (la Hope). Protagonisti sono i luppoli Motueka, Rakau e Wai.iti che si esprimono con intense note di frutta tropicale e agrumi freschi, a cui si aggiunge un leggero accenno balsamico. Le stesse percezioni si ritrovano al palato, dove il profilo aromatico si arricchisce con pennellate di scorza di lime, uva spina, madarino e pompelmo. È una perfetta birra per l’estate, ma visto l’andazzo direi che il suo consumo si adatterà benissimo a gran parte dell’autunno. Maggiori informazioni sono disponibili nella scheda della Crazy Shot #9, disponibile in pdf.

Torniamo a occuparci di birre celebrative con la Spezial Brixia (5,8%) del Birrificio Manerba (sito web), annunciata a fine agosto. In questo caso non si festeggiano particolari traguardi dell’azienda – benché Manerba quest’anno raggiunga i vent’anni di attività – bensì il ritorno in Serie A del Brescia per effetto dell’avvincente cavalcata delle rondinelle nel passato campionato di Serie B, concluso al primo posto. Lo storico produttore del Lago di Garda ha allora voluto dedicare una birra alla squadra della propria provincia, seguendo il modello delle tipologie tedesche con cui ha ottenuto fama a livello nazionale e internazionale. Per il ventennale aspettiamoci qualcosa di importante nelle prossime settimane…

Concludiamo infine con tre novità provenienti dal Birrificio Otus (sito web) di Seriate, ancora in provincia di Bergamo. La prima si chiama Cuor di Pane (5%), uscirà a fine novembre ed entrerà stabilmente nella linea fissa. Il nome suggerisce l’appartenenza di questa birra alla corrente di produzioni realizzate con pane invenduto e aggiunto al grist insieme al normale malto d’orzo, seguendo una tendenza che si sta lentamente diffondendo tanto in Italia quanto all’estero. Curiosamente sarà una birra senza glutine e l’ingrediente speciale verrà recuperato all’origine dai produttori grazie al lavoro di una cooperativa sociale.

Le altre due novità di Otus sono invece delle one shot e prendono il nome semplicemente dallo stile di appartenenza. La Bitter (4,2%) sarà lanciata a giorni e prevede l’impiego di malti Maris Otter, Crystal, Amber e Golden Naked Oat (dunque c’è anche una percentuale di avena). Per la luppolatura invece ci si è rivolti alla varietà sperimentale HBC 472, capace di conferire note floreali e di frutta tropicale, oltre a toni riconducibili alla maturazione in legno. La Tripel (8,5%) uscirà invece a metà ottobre e rappresenta un intrigante compromesso tra tradizione e modernità: la base è molto classica (malti Pils e Aromatic, frumento e zucchero candito), ma per la luppolatura si sono scelte anche varietà moderne, come il Loral impiegato in bollitura e in dry hopping. L’idea è di bilanciare con questa componente il deciso contributo di esteri e fenoli, tipico dello stile.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Il “single bach” delle etichette di Otus rafforza la mia idea che forse sarebbe meglio ricorrere alla lingua italiana.

  2. Grazie Michele, non l’avevo notato, totalmente d’accordo con te. Inoltre, non mi riferisco al birrificio in questione, moltissimi produttori di birre artigianali dovrebbero pensare ad alzare il livello qualitativo (ce n’è tanto bisogno) e tutti ad abbassare i prezzi. Per risolvere entrambi i problemi, la birra me la faccio.

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