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Nuove birre da MC-77, Ritual Lab, Manerba, Lieviteria, Mister B e Hammer

Come ormai succede sempre più spesso, apriamo la panoramica di oggi sulle nuove birre italiane con una collaboration brew, fattispecie che non sembra mostrare segni di cedimento ma che anzi è sempre meno limitata ai soli birrifici. Non a caso la Kent Shiro (5,4%) nasce dal sodalizio tra un produttore e un locale: da una parte il marchigiano MC-77 (sito web), che negli ultimi tempi ha raggiunto una maturità e una solidità impressionanti; dall’altra il Mosaik di Catania, uno dei pub più importanti d’Italia per la divulgazione della cultura birraria. La Kent Shiro si chiama così non solo per rendere omaggio al famoso personaggio di uno dei manga giapponesi più celebri di sempre, ma anche per sottolineare la provenienza dei luppoli utilizzati. Questi ultimi infatti sono coltivati esclusivamente nella regione inglese del Kent e rappresentano uno degli elementi distintivi di una Pale Ale piuttosto classica, dalla notevole bevibilità. È stata presentata mercoledì 13, ovviamente presso il Mosaik.

Continuiamo con le birre collaborative ma aumentiamo il numero dei protagonisti. Pochi giorni fa, infatti, il laziale Ritual Lab (sito web) ha annunciato la sua nuovissima Freya (8%), realizzata a sei mani con i birrifici svedesi Stigbergets (sito web) e O/O (sito web). Il risultato è una New England IPA abbastanza sui generis, perché rimane fedele all’originale per quanto riguarda il profilo aromatico (frutta tropicale) e le sensazioni tattili (corpo setoso, quasi masticabile), ma mostra un carattere amaro in chiusura che non è proprio in linea con le attese. Poco male, perché proprio questa “licenza poetica” permette di bilanciare l’attacco tendenzialmente dolce, ripulire il palato da tanta generosità fruttata e aumentare la facilità di bevuta. Freya è il nome della dea norrena dell’amore e della fecondità, una sorta (alla lontana) di Afrodite in salsa nordica.

Finora abbiamo parlato di birrifici italiani relativamente giovani,  che possiamo considerare appartenenti alla seconda generazione di produttori. Tra quelli della prima, invece, festeggia nel 2019 i suoi venti anni di attività il Birrificio Manerba (sito web) e l’occasione non poteva essere migliore per lanciare una birra celebrativa. Per la 1999 (5,3%) è stato scelto uno tra i primi quattro stili con cui l’azienda lombarda cominciò la sua avventura: in particolare siamo al cospetto di una Dunkel molto classica, realizzata con malti Pils, Vienna, Monaco, Cara Dunkel e Carafa e due varietà di luppolo super tradizionali, il Tettnanger e l’Hallertau Mittelfruh. Inoltre la 1999 è prodotta ricorrendo alla decozione con bollitura prolungata del mash e, ovviamente, a una lunga lagerizzazione. Se amate le birre semplici ma di carattere, eccovi serviti.

E se parliamo di stili classici è impossibile non citare il pugliese Lieviteria, che sta facendo di questo aspetto la sua cifra stilistica. Questa volta tocca a una delle tipologie belghe più incredibili e difficili da riprodurre, quella delle Tripel. Sono birre chiare potenti e complesse, ma anche rinfrescanti e facili da bere, che fanno dell’equilibrio il loro punto di forza. Le migliori interpretazioni possono essere descritte come pachidermi che si muovono su un filo sospeso, avanzando con eleganza e disinvoltura nonostante la loro mole. E conoscendo le abilità e la passione del birraio Angelo Ruggiero è verosimile che lo stesso si possa dire della sua Bagarre (8,2%), novità che sarà ufficialmente disponibile a inizio dicembre ma che già si può trovare in qualche locale amico di Lieviteria. Se l’avete assaggiata fateci sapere che ne pensate.

Due sono invece le novità provenienti dal birrificio Mister B. La prima si chiama Hop Corn (5,2%) ed è una rivisitazione in chiave moderna dello stile americano delle Cream Ale. È brassata in collaborazione con il birrificio Zeta Beer (sito web) di Valencia e la ricetta prevede – rullo di tamburi – l’aggiunta di pop corn direttamente nella fase di ammostamento. La parte luppolata è invece ottenuta con varietà Cascade e Simcoe. Il risultato è una birra facile da bere, profumata e secca, con un profilo aromatico in cui è possibile distinguere proprio i pop corn. Insomma, mettetevi comodi sul divano, accendete la tv e fate partire un bel film cult da guardare mentre “sgranocchierete” questa birra. La Hop Corn è disponibile in fusto e, naturalmente, in lattina (44 cl). La seconda novità di Mister B è invece la BOH 7, un’Italian Amber Lager realizzata con solo luppolo coltivato in Italia, in cui è possibile rintracciare un interessante contrappunto tra la parte maltata e, appunto, quella luppolata.

E concludiamo questa corposa rassegna con la Dark Cherry Sour Ale (7%), ultima nata del birrificio Hammer (sito web). Il nome dice praticamente tutto: si tratta di una birra scura e leggermente acida, che si contraddistingue per l’aggiunta di ciliege nere (oltre che per una piccola percentuale di avena nel grist). L’acidità è ottenuta mediante l’impiego di batteri lattici, ma non ho capito se deriva anche dall’impiego della frutta. La Dark Cherry Sour Ale appartiene alla line Workpiece dedicata alle creazioni sperimentali non ancora “promosse” in linea stabile e sarà protagonista dell’Hammer Dark Fest di sabato prossimo, un evento dedicato solo a birre scure nell’ambito del quale questa creazione inedita sarà presentata ufficialmente.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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