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Nuove birre da Rebeers, Crak, Hilltop, The Wall e altri

Sapete cos’è che nella redazione di Cronache di Birra si ammassa con una velocità sconvolgente alla prima pausa forzata? Penserete probabilmente le email, invece sono le notizie di nuove birre italiane che rimangono inevase, segno che le release in Italia sono sempre più frequenti. Sfruttiamo allora questo strano articolo del venerdì per recuperare un po’ del terreno perduto cominciando dall’ultima nata in casa del pugliese Rebeers (sito web) e battezzata Fovea (4,3%). Si tratta di un prodotto che interpreta il concetto di legame col territorio in maniera estrema, perché realizzato con solo grano duro coltivato nell’antica regione della Daunia e maltato dal birrificio stesso. Non c’è quindi la benché minima traccia di malto d’orzo ed è la prima birra al mondo brassata con il 100% di grano duro. Una bella sfida per il birraio Michele Solimando, che a giudizio di molti è stata ampiamente superata.

Sono invece ben tre le novità annunciate recentemente da Crak, tutte rientranti nella tipologia delle Pastry Sour. L’ispirazione è arrivata dall’ultimo viaggio effettuato dai ragazzi del birrificio negli USA e ciò che ne è scaturito è un trittico di birre “dedicate” alle classiche torte delle nonne. Berries Grandma’s Cake (7%) è brassata con l’aggiunta di more, lamponi, mirtilli, lattosio, vaniglia e cannella; Black Cherry Grandma’s Cake (8%) è realizzata impiegando amarene, fragole, lattosio e vaniglia; Grapes Grandma’s Cake (7%), infine, prevede come ingredienti speciali uva di Raboso dei Colli Euganei, lattosio e vaniglia – possiamo dunque considerare quest’ultima una IGA? Teoricamente sì. La grafica delle lattine vuole richiamare i motivi della classiche tovaglie di un tempo. Le tre novità di Crak si aggiungono ad altre due recenti release: Guerrila Crak the Rules (5,8%) e Giant Guerrilla Crak the Rules (8%), entrambe rivisitazioni di due grandi classici del birrificio, lanciate in occasione della sua recente dichiarazione d’indipendenza dai distributori.

Andiamo avanti a suon di novità multiple introducendo due new entry in casa Hilltop (sito web). La prima si chiama Hopset (6%) e si ispira alla versione di American IPA più immediata e diretta possibile, quella cioè delle West Coast IPA. Chiaramente il luppolo occupa la scena grazie alle quantità gargantuesche utilizzate, nelle varietà Ekuanot e Mosaic (sia in cono che in pellet), ma l’altra protagonista è sicuramente la facilità di bevuta, elemento imprescindibile per questo sottostile. Facilità di bevuta che ritroviamo anche nella Wild Boar Bitter (3,7%), definita una Ordinary Bitter e realizzata in collaborazione con il Birrificio Altavia. Il lievito regala un bel profilo moderatamente fruttato, mentre la ricetta prevede un leggero dry hopping.

Due sono anche le novità provenienti dal birrificio The Wall e come nel caso precedente una delle due creazioni è frutto della collaborazione con un produttore italiano. La birra in questione si chiama Passion Rush (4,6%), è nata dalla partnership con il Birrificio dei Castelli e può essere considerata una Catharina Sour, cioè sostanzialmente una Berliner Weisse alla frutta (tropicale). La ricetta parte infatti da una base che richiama le storiche birre di frumento acide di Berlino, ma poi arricchisce la gamma di ingredienti con l’aggiunta di frutto della passione, pepe Etiope e foglie di Combava (usate largamente nella cucina asiatica). La seconda produzione inedita di The Wall fa parte della gamma One Brew dedicata alle one shot e si chiama semplicemente Bitter (3,8%). È piuttosto rispondente allo stile di riferimento, con un giusto equilibrio tra toni maltati e luppolati (varietà inglesi EKG, Challenger e Fuggle).

Continuiamo con le collaborazioni per introdurre una birra lucidamente fuori di testa, a partire dal video di presentazione che ne ha accompagnato il lancio. La Creamy Mamy (6,5%) è nata dall’incontro tra i birrifici Ofelia (sito web) e Birranova (sito web) ed è definita una Blueberry Milkshake IPA. Per chi non le conoscesse, le Milkshake IPA sono le incarnazioni (apparentemente?) più estreme delle American IPA, poiché prevedono l’aggiunta di lattosio ed eventualmente di altri ingredienti (frutta, vaniglia) per ricreare le sensazioni, appunto, del Milkshake. In questo caso la scelta è ricaduta sui mirtilli, ma a rendere il tutto più folle sono gli espliciti richiami all’anime L’incantevole Creamy (Mahō no tenshi Creamy Mami), che molti quarantenni di oggi ricorderanno perfettamente.

E visto che ormai abbiamo preso l’onda delle collaborazioni, chiudiamo con una partnership tutta campana che vede coinvolti il birrificio Okorei (sito web), il marchio Homebrewing Accetta (pagina Facebook) e i Menny Bros (Pub 27 e Craft 27). La birra si chiama H Tagliata (6%) ed è definita un’American Dark Strong Ale. Il nome può apparire strano, ma fa riferimento al lettera dell’alfabeto maltese usata come simbolo scientifico per la costante di Planck nella sua versione ridotta, da cui deriva il concetto di quantizzazione della realtà e delle grandezze fisiche (dunque alla base della stessa meccanica quantistica). Sì, sono argomenti piuttosto complicati per gli stessi fisici, dunque vi conviene ragionarci solo dopo un paio di bicchieri di H Tagliata.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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