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Nuove birre da Hammer, Crak, Evoqe, Trunasse e Birrificio degli Ostuni

Nel variegato mondo della birra artigianale ci sono trasformazioni che si concretizzano rapidamente, mostrandosi in tutta la loro evidenza. Altre invece sono più lente e sotterranee, tanto che riusciamo a prenderne coscienza solo cambiando punto di vista. È quanto accaduto negli ultimi anni in Italia con le basse fermentazioni: a lungo si è ipotizzato un loro rilancio dopo anni passati in sordina; ora stiamo vivendo questa rinascita, avvenuta senza episodi clamorosi. Basta però notare l’offerta dei birrifici più quotati per rendersi conto che, accanto a moderne IPA e massicce Imperial Stout, c’è sempre almeno una Pils (magari declinata in varie versioni). L’interesse per l’universo delle Lager si estende chiaramente anche ad altri stili, come dimostra l’ultima creazione del birrificio Hammer (sito web): una Doppelbock annunciata a metà luglio e battezzata Doble (7,5%). È una birra forte e di colore ramato scuro, in cui il profilo aromatico è dominato da intense note maltate. La Doble è disponibile in fusto e in bottiglia.

Il mese di settembre è iniziato per il birrificio Crak con l’annuncio della All-Round Talus (8%), nuovo “episodio” della linea di DDH single hop del produttore veneto. Il Talus è una nuovissima varietà di luppolo (già conosciuta con la sigla HBC692) messa a punto dalla Yakima Chief Hops. L’azienda statunitense ha chiesto a sette birrifici europei di produrre una birra mono luppolo con il Talus, tra i quali Crak. Gli altri nomi sono di tutto rispetto: AF Brewing, Basqueland, The Piggy, Siren, Tool e Uiltje. Per una descrizione delle caratteristiche aromatiche di questa cultivar riporto quanto spiegato sul sito di Crak:

L’eredità noemessicana portata dal Sabro, abbinata all’impollinazione con una varietà locale del Pacifico nord-occidentale genera un’alta concentrazione di geraniolo e una buona presenza di linalolo, che in combinazione agli altri olii essenziali caratterizzano la All-round Talus con forti note agrumate (pompelmo, limone, mandarino) e tropicali (cocco). A seguire frutta con nocciolo, dolci accenni floreali e di crema.

Restiamo in Veneto per parlare del birrificio Evoqe, uno degli ultimi produttori italiani a essere entrato nell’ormai affollatissimo club delle lattine. Per celebrare la novità, è stata messa a punto una one shot chiamata Eau de Saison (8%). Il nome non tradisce, poiché la ricetta di ispira inizialmente alle classiche birre delle fattorie della tradizione belga, sebbene poi prenda una strada decisamente moderna ricorrendo a una massiccia dose di luppolo. La base dei grani presenta una percentuale di malto di frumento a integrare il classico orzo maltato, mentre in termini organolettici si contraddistingue per il bilanciamento tra aromi terrosi e agrumati.

Appartiene invece alla famiglia delle Berliner Weisse con frutta la new entry del Birrificio Trunasse (sito web) di Centallo (CN), annunciata esattamente il primo settembre. La Robiner Weisse (3,1%) è una birra leggerissima e dissetante, prodotta con purea di frutta e, naturalmente, con frumentato maltato e lattobacilli. Di colore chiaro, si contraddistingue per netti toni di frutta rossa e tropicale che smorzano e accompagnano la tipica acidità lattica dello stile, con l’aggiunta di delicate pennellate di agrumi. Come si può notare dall’immagine qui sopra, il “bollo spina” è arricchito da infografiche che restituiscono alcuni dettagli tecnici sulla birra: densità iniziale e finale, unità d’amaro, colore su scala SRM e ovviamente titolo alcolometrico. La resa visiva non è chiarissima a colpo d’occhio, ma a mia memoria è la prima volta che un birrificio italiano riporta simili informazioni su un medaglione per le spine. Sforzo decisamente apprezzabile perché può fornire dettagli importanti per il consumatore finale.

Sebbene possa sembrare fuori luogo – ma non lo è per le scadenze brassicole – spingiamo infine lo sguardo al prossimo inverno, quando il Birrificio degli Ostuni (sito web) sarà disponibile sul mercato con due nuove creazioni. La prima si chiama Priscio (7,5%) ed è una Belgian Dark Strong Ale nel cui profilo aromatico si ritrovano frutta disidratata (prugna, uva sultanina, fichi), ciliegie sotto spirito e sentori caramellati e tostati. La Priscio è tendenzialmente corposa e dolce, ma tutt’altro che stucchevole grazie alla secchezza finale che facilita la bevuta. La seconda novità si chiama invece Bellafatta (7,8%) e si ispira allo stile delle Tripel: aspettiamocela dunque opulenta, con un piacevole contrappunto tra note fruttate e speziate e un corpo caldo e avvolgente. Come da copione però chiuderà anche elegantemente amara ed equilibrata. Due birre per gli amanti della scuola brassicola del Belgio (e non solo), ma che per essere assaggiate necessiteranno di un po’ di pazienza.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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