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Nuove birre da Alder, Brasseria della Fonte, Ca’ del Brado, Extraomnes e Eastside

In passato la birra artigianale italiana si è spesso presentata al grande pubblico come quella “strana”, prodotta con ingredienti insoliti e legati al territorio. È una narrazione fuorviante, che tuttavia ancora resiste sulla gran parte dei mass media generalisti nonostante il panorama sia profondamente cambiato. Negli ultimi anni, infatti, molti birrai quotati hanno ricercato una maggiore aderenza agli stili di partenza, spesso enfatizzando questo concetto al massimo. In altre parole hanno abbandonato ogni velleità creativa – se così vogliamo chiamare la rincorsa ossessiva al “famolo strano” – per restare coerenti con le tradizioni brassicole di riferimento. Chiaramente il discorso non vale per tutti, ma oggi nell’ambiente sembrano intrigare più le birre realizzate con rigore di quelle ideate intorno a personalizzazioni più o meno spinte. Ed è proprio tale elemento che sta caratterizzando la vena produttiva di Marco Valeriani, confermato anche nell’ultima novità del suo birrificio Alder (sito web): la Brick Lane (6,7%) è una Oatmeal Stout brassata con oltre il 20% di avena e con lievito tradizionale anglosassone. Il nome richiama la famosa via dell’East End di Londra, non lontana da quei docks storicamente associati alla nascita delle Porter inglesi (antenate delle moderne Stout).

Discorso molto simile per la XXXK Mild (8,5%) di Brasseria della Fonte, sebbene in questo caso occorra qualche spiegazione più approfondita. Oggi con il termine Mild si indica uno stile ben preciso, originario dell’Inghilterra e contraddistinto da un tenore alcolico molto leggero e da un colore bruno. In passato però indicava qualsiasi birra giovane e da consumare fresca, in opposizione alle “stale” da invecchiamento. I birrai riportavano la gradazione della birra segnando i barili con un numero crescente di “X” ed è alla stessa usanza che Samuele Cesaroni si è rifatto per battezzare la sua ultima creazione. La lettera “K”, invece, indica presumibilmente che la birra è affinata per 9 mesi in botti ex bourbon della distilleria Buffalo Trace, situata in Kentucky. Proprio per questo motivo il nome Mild non è storicamente corretto (sarebbe una stale), ma Samuele ha deciso di usarlo comunque perché la ricetta è la stessa della Traditional Mild di Brasseria della Fonte, triplicata tuttavia in tutti i suoi volumi. Relativamente alle materie prime, il grist presenta un’alta percentuale di malti leggermente tostati e Crystal, mentre il lievito inglese utilizzato è il West Yorkshire, poco attenuante e in grado di conferire il tipico mouthfeel vellutato.

Appartiene a un genere completamente diverso – ma dal gusto profondamente “ancestrale” – la new entry della cantina brassicola Ca’ del Brado, realizzata in collaborazione con il birrificio tedesco Freigeist e con quello svedese Brekeriet. Il nome, Euroblend 2020 (7%), lascia poco spazio all’immaginazione e suggerisce che la birra è ottenuta dalla miscelazione di tre prodotti diversi: il blend è composto per il 50% da una birra di Ca’ del Brado fermentata esclusivamente con Brettanomyces Bruxellensis e affinata 5 mesi in tini aperti, per il 25% da una fermentazione spontanea di Brekeriet maturata 15 mesi in botti di bourbon, per il restante 25% da una birra di Freigeist brassata con solo malto affumicato, fermentata in modo spontaneo e affinata un anno in botte. Il risultato è una birra dalla fresca acidità lattica e contraddistinta da un profilo affumicato piuttosto deciso, che si fonde con le componenti fruttate (litchi, agrumi) e con aromi provenienti dal legno. È una birra equilibrata ma dalle mille sfaccettature, di cui trovate maggiori informazioni sul sito di Ca’ del Brado.

A proposito di birre strettamente legate alle tradizioni brassicole europee, è opportuno segnalare che recentemente il birrificio Extraomnes (sito web) ha lanciato la sua prima bassa fermentazione, chiamata Hilde (5,1%). Sin dalle sue prime creazioni Luigi D’Amelio non solo si è dimostrato molto attento a reinterpretare in maniera corretta gli stili classici del Belgio, ma lo ha fatto con risultati sublimi. Poi ha cominciato a confrontarsi con tipologie classiche di altre culture brassicole (oltre a ricette più eccentriche), fino alla nascita della Hilde, con cui ora ci catapulta direttamente in Franconia. Siamo infatti al cospetto di una Kellerbier dall’aspetto delicatamente velato e dal gusto rustico e deciso: un’altra rappresentate di un filone che in questo periodo sta riscuotendo ampio successo tra i birrai italiani, con grande soddisfazione di tutti gli amanti della Franconia. Il nome è chiaramente un omaggio a Hildegaard von Bingen, sicuramente la donna più influente nella storia della nostra bevanda.

E concludiamo la panoramica di oggi con la novità che il birrificio Eastside ha preparato per il periodo di Halloween. La Oro Nero (10%) è definita una Imperial Mayan Stout, perché come ingredienti aggiuntivi prevede l’impiego di cannella, vaniglia e grue di cacao del Sud America. La base è invece quella di una Imperial Stout, quindi una birra scura e potente nata da un mosto piuttosto “pesante” (30° Plato) che ne determina il corpo avvolgente e setoso. In aggiunta la Oro Nero è stata lasciata a macerare più di un mese con chips di rovere bagnati con whisky alla cannella, grazie ai quali è stata simulato un passaggio in legno. È una birra intensa, calda e “cicciona”, ma che risulta facilmente bevibile grazie a un amaro evidente che ripulisce il palato e invita a un altro sorso. Un’altra Imperial Stout dal birrificio Eastside, che negli ultimi tempi si è specializzato su questa tipologia con risultati molto positivi.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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