Cimec

Nuove birre da Ca’ del Brado, Rebel’s, Geco, Torre Mozza + Rattabrew e Agrilab

Cosa significa reinterpretare uno stile birrario? Spesso consiste nel prendere un modello classico e arricchirlo di elementi di modernità, grazie all’inserimento di ingredienti, tecniche produttive o suggestioni gustative del tutto nuove. Talvolta invece un simile esercizio procede in una direzione temporale completamente opposta: si ricercano le radici più profonde della tipologia e si ripropongono nella ricetta, confezionando un prodotto di stampo “archeologico”. Troviamo questa impostazione in diverse birre di Ca’ del Brado (sito web): potremmo citare la Zena (una Gose a l’ancienne) o la linea Cerbero, che si focalizza sulle Old Ale. Proprio nelle scorse ore la cantina brassicola ha annunciato la sua terza e ultima Cerbero, identificata da un’etichetta color viola. La Cerbero Purple Label (9,8%) è affinata per un anno in botti ex-vino con l’aggiunta di una piccola percentuale di Saba emiliana ed è contraddistinta da una contaminazione di batteri e Brettanomyces. I toni maltati (biscotto, toffee) si alternano alle note della Saba (vino passito, liquorosità balsamica) e si accompagnano al carattere selvaggio del Brett e alla profondità delle ossidazioni. Perfetta per chi è in cerca di una birra da invecchiamento.

Cambiamo totalmente genere per introdurre la Vitamin (4,5%), ultima new entry del birrificio Rebel’s (sito web). Visto il periodo in corso, il produttore romano ha ironicamente immaginato una birra carica di vitamine per rinforzare le difese immunitarie. La base è quella di una Pale Ale di stampo moderno, ma nel corso del processo produttivo è prevista l’aggiunta di purea di arancia rossa e mandarino, nonché una speziatura con scorze di limone. Il profilo già ampiamente spostato sulle suggestioni agrumate è enfatizzato dal ricorso a due varietà di luppolo molto aromatiche: Citra e Sabro, i cui descrittori primari sono rispettivamente gli agrumi e il cocco. A rendere la corsa più morbida c’è una percentuale di avena a integrazione della base di orzo maltato. Gli orsetti gommosi in etichetta fanno il resto.

Una delle storiche birre scure del movimento italiano è la Pecora Nera, Sweet Stout prodotta dal birrificio Geco (sito web). Facile allora comprendere perché negli ultimi giorni si sia creata molta attesa intorno alla nuova Little Monster (10%), una Imperial Stout che presenta molti elementi tipici delle incarnazioni americane dello stile. La ricetta è infatti costruita prevedendo non solo l’aggiunta di sciroppo d’acero, ma anche un veloce passaggio in legno che ne rafforza il carattere e ne amplifica l’intensità. Il risultato è una birra potente e profonda, in cui gli aromi dei malti scuri (cioccolato, caffè, liquirizia) si fondono con la dolcezza dello sciroppo d’acero, capace di arricchire il bouquet con sfumature di caramello e mou. Bellissima la grafica delle lattine, realizzata da Sergio Caruso: semplice ma non minimalista, d’impatto ma non arrogante.

Anche in un periodo di distanziamento sociale non mancano le collaborazioni tra birrifici. Ne è un esempio la Volpoca (6,5%), nata dalla sinergia tra due birrifici veneti: da una parte Torre Mozza (sito web), dall’altra Rattabrew (sito web). Si tratta di una Belgian Ale che presenta la particolarità di essere brassata con l’aggiunta di Riso del Delta del Po IGP, capace di conferire una secchezza decisa alla bevuta, ma senza estremismi. Questo aspetto si sposa molto bene con le caratteristiche della birra, che segue fedelmente il modello belga grazie all’ottima resa del lievito: si distinguono note di cereali, miele, frutta matura a pasta gialla (albicocca), banana, un leggero tocco erbaceo e una sfumatura speziata che ricorda il pepe bianco. La base fermentescibile è costituita da una parte di frumento in fiocchi in aggiunta al normale malto d’orzo.

Chiudiamo la panoramica di oggi con una coppia di novità provenienti dal birrificio Agrilab di Campagnano di Roma (RM). La prima si chiama Smielata (5%) e, come il nome suggerisce, è una Blonde Ale prodotta con l’impiego di miele prodotto in loco – Agrilab è anche azienda agricola – e l’aggiunta di scorze di bergamotto della Calabria. Il grist è piuttosto vario, perché oltre al malto d’orzo prevede avena, frumento maltato e frumento “crudo”. La seconda novità è stata battezzata Mina (9,5%) e si ispira alla tipologia delle Triple IPA, cioè il gradino più alto in termini di potenza della scala delle American IPA. Il dry hopping è ottenuto con luppolo Comet coltivato in Italia da I Vizi del Luppolo, mentre la variazione sul modello di partenza è rappresentata dall’aggiunta anche qui di miele. Entrambe le ricette sono state messe a punto con Laura Cerani del pub Hopside.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

Leggi anche

Nuove birre da Wild Raccoon, Hammer, Chianti Brew Fighters, La Diana, Podere 676 e Dank Brewing

A inizio febbraio presentammo il neonato birrificio Wild Raccoon in un pezzo sui nuovi produttori …

Nuove birre da LZO, Birrificio della Granda, Old Copper, Birra XO e altri

Se all’inizio dell’anno vi avessimo chiesto quale sarebbe stata una delle tipologie brassicole più in …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *