Cimec

Le ultime novità da Bad Attitude, Le Coti Nere e Birra del Borgo

Negli ultimi post dedicati alle novità dall’Italia ha quasi sempre trovato spazio qualche nuova idea firmata Bad Attitude. Anche oggi l’operoso marchio svizzero merita una menzione, perché si parla di un nuova birra, la 101ers. Ai più attenti di voi il nome non suonerà nuovo: in effetti l’idea per questa nuova produzione risale allo scorso giugno, quando gli homebrewers presenti alla festa per il Birrificio Ticinese avrebbero dovuto delineare le caratteristiche della ricetta, con conseguente concorso. Nell’occasione il progetto saltò per il maltempo, ma ora a distanza di mesi torna prepotentemente alla ribalta.

In collaborazione con il neonato gruppo HB bolognese Brewlab e il pub felsineo Lortica, Bad Attitude organizza il Revolutionary Beer Challenge, un contest tra produttori casalinghi di birra, che sono invitati a inviare le loro creazioni, tra cui sarà individuata la nuova 101ers. Ai partecipanti è lasciata ampia libertà: non esiste uno stile predefinito e l’unica regola è realizzare qualcosa di innovativo, creativo, estremo e, ovviamente, buono da bere 🙂 . Le bottiglie devono essere presentate entro il 5 dicembre 2010. Per i dettagli e il regolamento potete consultare il sito dell’iniziativa.

Una delle menti dietro a Bad Attitude è Lorenzo Bottoni, che è anche coinvolto in un nuovo progetto: una beer firm denominata Libera. E’ un marchio che cerca di imporre un’identità ben precisa:

Creata per un cliente amante della birra vera e sensibile all’utilizzo delle materie prime italiane, Libera è l’alternativa alla standardizzazione e globalizzazione del gusto. Con Libera si viaggia alla riscoperta del prodotto tipico italiano, quale sigillo di freschezza e genuinità.

La birra Libera è disponibile alla spina e in bottiglia. Le tipologie base commercializzate si chiamano Pils e Rossa, mentre le speciali sono la Diletta, la Demetra e la Morgana. A parte i nomi non particolarmente originali (giusto per ribadire un concetto di qualche post fa…), colpisce che in particolare la Demetra sia etichettata come “Pilsner Wine”, un neologismo che però avevamo trovato anche nell’ultima birra Bad Attitude, la Hipster. Se ne volete sapere di più sul progetto potete dare un’occhiata al sito ufficiale oppure guardare il video che segue, in cui è lo stesso Bottoni a rivelarne i dettagli.

Qualche giorno fa ho erroneamente chiamato in causa il birrificio toscano Le Coti Nere sul discorso delle omonimie tra le birre italiane. Ne approfitto allora per riscattarmi accennando a un progetto molto curioso, che ho letto sul blog di Terry Nesti. Si chiama Birra del Palombaro e consiste in una serie di fusti tenuti per sei mesi a trenta metri sott’acqua, nel fondale del litorale dell’Isola d’Elba, dove il birrificio sorge. Se ne ricaveranno 550 confezioni numerate. Come sottolinea Terry è più che altro una trovata pubblicitaria, che in qualche modo ricorda quella della Atlantic Ipa di Brewdog.

Chiudo infine con due novità dalla Birra del Borgo, ma non strettamente collegate con la birra. Il primo è un prodotto davvero unico, assimilabile concettualmente all’aceto balsamico tradizionale, ma ottenuto partendo dalla birra. Sarà un condimento realizzato in collaborazione con l’acetaia Dodi di Casalgrande (RE), concepito come compagno di formaggi nobili, bolliti o addirittura dolci. Prossimamente sapremo quando sarà disponibile sul mercato. La seconda novità è il distillato di birra made in Borgorose, in sperimentazione insieme all’azienda Pilzer, artigiani della distillazione di Faver (TN). L’intenzione è di ottenere un ibrido tra un whisky e una grappa, anche in questo caso per saperne di più occorrerà attendere qualche mese.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

Leggi anche

Nuove birra da Vetra + Lambrate, Ca’ del Brado, Crak, Eastside, Antikorpo e Bellazzi

Ieri è iniziata la Italy Beer Week e da domani cominceranno le dirette in streaming …

Nuove birre da Alder, Menaresta, Altotevere, Chianti Brew Fighters, LZO e Kashmir

La settimana scorsa abbiamo conosciuto da vicino le “debuttanti” della Italy Beer Week, che potrete …

26 Commenti

  1. Interessante che oggi si dia fiato alle trombe anche per dei semplici concetti.
    L’idea del “simil aceto balsamico di birra” mi è venuta anni fa e la stavo sviluppando coinvolgendo dei produttori modenesi.
    Ci sono però vari problemi da risolvere per dare un prodotto che abbia senso da un punto di vista organolettico.
    Ma sarò secondo, o terzo…o esimo.
    Mi ero scordato infatti di vendere un po’ d’aria fritta anzitempo.

    Complimenti a Leonardo che vedo sta imparando molto dal Maestro.

  2. @Livingstone

    non fai prima a spiegare quali sono i problemi organolettici per te insormontabili così poi si verifica se Leonardo è riuscito a sormontarli o se sta vendendo fumo come tu alludi? o riciclando cotte?

    perché messa giù così sembra solo una doppia rosicata di uno che ha avuto l’idea senza riuscire a portarla a termine e vede un altro che ci riesce, Maestri o meno. e non si capisce perché uno dovrebbe poi scandalizzarsi, vista che l’hai avuta pure tu che non segui i cattivi Maestri…

    non che ci volesse poi un genio… e non che mi venga voglia di correre per comprarlo, beninteso

  3. @ SR

    Non mi interessa chi FA prima cosa. Ma non si sta parlando di FARE, o avere fatto.
    Alla fine venderà chi ha un prodotto più valido.
    E’ la metodologia che mi sembra truffaldina e mutuata da tecniche non proprie al mondo artigiano..

    Spiegami qual’è il senso di annunciare un progetto che non si sa ancora se avrà mai seguito?
    Semplice. Operazione di marketing a costo zero.

    Ma la birra artigianale è diventata questo?
    Evidentemente si se i paladini come SR si sentono in dovere di difendere certe metodologie qualitativamente pari al vuoto spinto.

    Posso aggiungere che mi sembra fantascienza anche l’annuncio sul “distillato di birra”.
    Giuro che io non ci avevo pensato, quindi non rosico. Tranquillo.
    Ma dov’è l’innovazione?
    Se si tratta di distillare la birra marcia lo fanno già in tanti.
    Si cita la grappa, che per legge deve essere fatta dalle vinacce….mi viene quindi in mente che si stia provando a distillare le trebbie post ammostamento…
    Se così fosse auguri! Se ci riescono sono dei grandi e tanto di cappello.
    Ma se si distilla la birra come dichiarato, avvicinare il termine “grappa” è anche un po’ truffaldino.
    Ma che importa?
    Tanto anche se niente avvenisse ne è gia stato parlato e il ritorno “mediatico” è la sola cosa che conta.

    Ah, voglio poi precisare.
    Quando ho detto “Maestro” non stavo pensando a te.

  4. @Livingstone
    “Spiegami qual’è il senso di annunciare un progetto che non si sa ancora se avrà mai seguito?”

    Ah sì? E dove leggi che forse non avrà seguito?

  5. @ purtroppo quoto livingstone..
    Di solito nelle campagne e nelle “cantine casalinghe” si distilla e si fa aceto quando qualcosa non va, per carità niente di male ma io la vedo non come aria fritta ma come recupero e riciclo di cotte…
    dal maestro si impara sempre eheheh
    speriamo che l’aceto venga buono e che equivalga quello di vino.

  6. @ Andrea

    Il mondo è pieno di progetti che non hanno seguito per tanti motivi.
    Ma non è quello il punto.

    Il punto siamo arrivati alla svolta.
    Queste strategie di marketing determinano il punto di svolta tra quello che il mondo della birra artigianale è stato fino ad oggi e quello che sta per diventare.
    E forse non mi dovrei lamentare. Perchè è tutto legittimo, anzi, era inevitabile

    Ma il flash mi ha colto di sorpresa.
    E mi scuso con tutti, in special modo Leonardo, per aver usato termini tipo “truffaldino”.
    Sono inesatti e inappropriati.

  7. @livingstone

    le tue mi sembrano tanto parole in libertà

    pensi che abiti nella foresta amazzonica profonda e mi sia sfuggito l’aspetto marketing?

    “Evidentemente si se i paladini come SR si sentono in dovere di difendere certe metodologie qualitativamente pari al vuoto spinto.”

    repetita juvant: “non che ci volesse poi un genio… e non che mi venga voglia di correre per comprarlo, beninteso”

    ribadisco: secondo te ha senso dire nel primo messaggio che ci avevi già pensato e provato a fare aceto di birra senza riuscirci e poi dire nel terzo “Ma la birra artigianale è diventata questo?”. cos’è, una forma contorta di autocritica? o tu l’avresti fatto in gran segreto e allora è valido? o è una minchiata anche se lo fai in gran segreto? o se lo fai tu va bene e se lo fa Leonardo no? spiega, che non si capisce

    ribadisco: dal tuo primo messaggio si deduce che dopo aver provato a produrre aceto di birra tu ti sia reso conto che non sia praticabile ottenere un prodotto di qualità. da ciò deduco una critica indiretta a Leonardo. potresti rendere espliciti questi problemi così almeno capiamo di cosa si sta parlando e si esce dal regno dell’aria fritta?

    “Ah, voglio poi precisare. Quando ho detto “Maestro” non stavo pensando a te.”

    avendo per fortuna un quoziente intellettivo superiore a quello di un lombrico l’avevo capito. ma apprezzo che tu l’abbia ribadito, mi hai dato una certezza e mi hai tolto un peso

    ri-ribadisco: rispetto alle saponette ed altre amenità trovo più sensato (e anche meno sensazionalista) l’aceto di birra. posto che non ho la minima intenzione di acquistarlo. posto che se esce a prezzi demenziali come accade di solito mi scateno. posto che se uno vende fumo, è fumo sia che lo produca Leonardo, Livingstone, Teo Musso, Lorenzo Bottoni, ecc. ecc.

  8. Effettivamente queste iniziative avvengo a “cotta andata” di solito 😀

  9. @livingstone

    tu no, è sempre divertente vedere qualcuno fare la figura del quaqquaraqqua

  10. un distillato di birra ?……………..un wishy vogliono dire o no……..

  11. Ma in verità comprai un aceto di Kriek alla cantillon 2 anni fa in una cotta pubblica…che dire niente male, come le gelee de bier sempre cantillon (ma anche quelle baladin, maestro o no). Le idee così se ne hanno un paio al giorno, il difficile è realizzarle, e realizzarle bene. Non vorrei sembrare il difensore di Birra del Borgo ma detto sinceramente senza marketing non se vende,(vedi brewdog, Mikkeller e taaaanti altri) e non penso che con un impianto grande e con le idee che ha Leo, si metta a fare delle cose del genere solo per recuperare una cotta andata (e non è proprio questo il caso), + facila buttarla dentro una bella botte di rhum, wisky e via dicendo…
    Se è per questo ti dirò anche che sicuramente usciranno questi 2 prodotti del Borgo e ce ne sono almeno un altro paio in cantiere. Uno ne abbiamo in assaggio qui al negozio 😛 e ti posso assicurare che non è roba andata 😀
    Cmq io dico sempre una cosa su tutte: assaggiamo e poi se fa schifo o è solo markleting allora diciamolo ad alta voce, cosa che oramai poche volte vedo fare direttamente con parole sincere.
    Ciao vado a lavorà.
    Mi.

  12. Ah e cmq Grande birra del palombaro questi si che spaccano, la voglio!!!!

  13. @Mirko

    ecco, bravo, dimenticavo un vero Maestro fra tanti aspiranti tali. certo, partendo da un lambic viene più facile… c’è da dire che quello di Cantillon non ha nulla a che fare col balsamico cmq

  14. quante polemiche!
    io pure avevo provato a fare la birra con le zecche, ma a quanto pare i simpsons mi hanno fregato l’idea…tzè! bastardo di un Matt Groening!

  15. e se mai a Leonardo dovesse veniire in mente di fare un profumo con la reale extra lo comprerei (e qui si scopre che era già tra le novità previste!)
    HAAHAHAHAH…ma facciamoci ‘na birretta!

  16. @Livingstone

    “Queste strategie di marketing determinano il punto di svolta tra quello che il mondo della birra artigianale è stato fino ad oggi e quello che sta per diventare”

    Queste pippe mentali su tutto determinano il punto di svolta tra il vero appassionato e la comare paranoica

  17. @ Bossartiglio
    Hai ragione ma quelle due righe che hai quotato non significano quello che tu hai pensato. O meglio, sono partito da considerazioni da “comare paranoica” perchè anch’io inconsciamente odio il cambiamento.
    Quello che penso a mente fredda, riepilogato malamente in quelle due righe è diverso.
    L’avanguardia birraria italiana sta evolvendo.
    Alcuni birrai e birrifici stanno maturando e stanno uscendo dal provincialismo che ha caratterizzato la “first wave”.
    Il punto di svolta c’è perchè le due realtà. vecchia e nuova, collideranno.
    Credo e spero che la nuova ondata sia vincente.
    Bisogna prepararsi ad evolvere.

    @ Tyrser
    Naaah, lasciami fare l’indifferente. Sai che con il Ricci è impossibile vincere! 🙂

  18. Spesso leggo riferimenti al marketing come se fosse qualcosa di negativo, buono solo per “vendere fuffa”. Ma in teoria consiste in una serie di azioni di supporto alla vendita, dall’ideazione fino alla promozione del prodotto. Se un birrificio artigianale fa marketing (e se ovviamente il messaggio e il contenuto sono validi) sono solo che contento, perché significa che dietro c’è un’attenzione particolare che spesso non vedo. In più di un’occasione il termine “artigianale” viene sfruttato per giustificare le cose fatte “alla cazzo di cane”, da qualsiasi punto di vista. Se perciò si fa del giusto marketing, ci si concentra anche su elementi di contorno, si fanno analisi di mercato, io non posso che esserne contento. Poi c’è chi è allergico a concetti di questo genere, ma è un altro discorso…

  19. spero che ritorni presto l’era del marketing in cui ti mandavano direttamente a casa dei campioni di prodotto da assaggiare. 😉 😛 😀

  20. Se un po di marketing non fosse esistito nella birra artigianale a quest’ora starei bevendo bndustriale….e ve lo dice uno che vive dove la birra artigianale è sconosciuta

  21. @andrea

    secondo me è utile applicare una descrizione che dava Kuaska di certi (buoni) locali al marketing: va bene quando la birra resta al centro del messaggio. è che qualche volta si fa fatica a capirlo…

  22. Concordo a pieno con Andrea.
    La questione alla base è questa secondo me: io ho un beershop/enoteca/pub, faccio una selezione dei prodotti da metter dentro artigianali in bottiglia (ma anche per il cibo è così) e per prima cosa analizzo il prodotto che c’è dentro il contenitore. Una volta appurata la bontà (generica) analizzo il prezzo/estetica, che poi magari è la cosa che attira per primo, ma avendo fatto scrematura all’inizio non ho problemi nel far scegliere anche il + “fico” perchè so che è cmq buono.
    L’aceto in questione o il profumo che sia o il panettone con la birra dentro, prima lo assaggio e se non è degno, anche con la confezione fichissima telo tieni, almeno il mio punto di vista è questo. Il marketing è fondamentale, ma il prodotto dentro ci deve essere altimenti lo vendi una volta sola. In grande distribuzione i discorsi cambiano…

  23. grazie per la segnalazione!
    Due precisazioni: il pub e’ Lortica (senza apostrofo) e il concorso e’ organizzato interamente da noi di brewLab nell’ambito del Festival dei Birrai Eretici, il 4 e 5 Dicembre. Spero sia un punto di partenza (e di svolta) per tutti gli appasionati di birra del luogo e non solo!

  24. Grande Mirko. Io attendo il tuo olio al luppolo ! Ciao

  25. Ieri sono stato a Bormio, mi pare che una grappa di birra (ignoro se di trebbie o distillando proprio la cervogia perché non l’ho assaggiata e non ho chiesto informazioni) la faccia anche il Birrificio Stelvio, di proprietà della Peloni che produce l’amaro Braulio.
    A Brema l’anno scorso ho invece assaggiato la Treber Schnaps, ossia grappa di trebbie, che produce il brewpub Schuttinger: è una grappa a 32°, molto morbida (almeno rispetto alle grappe bergamasche con cui son cresciuto…), retrogusto un po’ di vodka con un tocco di disinfettante.

Rispondi a Livingstone Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *