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Mikkeller amplia le linee "Single Hop" e "Belgian Wild Ale"

Tra le tante produzioni del birrificio danese Mikkeller, trovo molto interessante la linea di birre create con una singola qualità di luppolo. Di per sè non è un concetto rivoluzionario, ma si può dire che questi prodotti permettono di assaporare al massimo le caratteristiche del luppolo impiegato poiché rientrano nel famigerato stile delle “Extra IPA”, sintetizzabile come una sorta di India Pale Ale estremamente luppolate.

Leggo su Beernews che il produttore danese ha da poco realizzato una nuova birra della famiglia “Single Hop”, in particolare la Nelson Sauvin Single Hop IPA, che va a fare compagnia alle varie Mikkeller Simcoe, Mikkeller Warrior e Mikkeller Cascade. A differenza delle precedenti sorelle, la birra in questione per la prima volta non utilizza un luppolo americano, bensì neozelandese. Come rivela il sito CraftBrewer, il Nelson Sauvin è molto particolare:

I primi tentativi di impiegare il Nelson Sauvin rivelarono delle peculiarità uniche, che lo differenziano profondamente da tutte le altre tipologie di luppolo. Questa varietà, infatti, dona alla birra note fruttate riconducibili all’uva.

Il nome Nelson Sauvin deriva proprio dal vitigno Sauvignon, originario della zona di Bordeaux, a cui in qualche modo sono associati i sentori di uva derivanti dall’impiego di questo luppolo.

Probabilmente questa nuova birra sarà presente qui a Roma alla Brasserie 4:20, dove ho già potuto assaggiare qualche “single hop”, tra cui una gradevolissima Mikkeller Simcoe. Ovviamente quando ci sono alla spina due o più di questi prodotti, la cosa più interessante è confrontarli per scoprire le differenze tra i vari luppoli impiegati.

Oltre alla suddetta linea, Mikkeller ha recentemente allargato quella delle birre realizzate con l’impiego di brettanomiceti, inaugurata con la It’s Alive! e poi proseguita con la It’s Alright!. Il prodotto in questione si chiama USAlive! e presumibilmente sarà dedicato solo al mercato americano. Ho avuto modo di provare le due precedenti e, se la prima mi ha sorpreso (mi aspettavo un esperimento poco piacevole), la seconda mi ha lasciato ben più indifferente.

Nota a margine: è incredibile la capacità commerciali degli americani. Le “birre con brettanomiceti” per loro rientrano nella categoria delle “belgian wild ale”, una definizione completamente inventata, ma che rende abbastanza l’idea (per quanto possa risultare fuorviante e senza senso dal punto di vista produttivo).

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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4 Commenti

  1. Classico esperimento da homebrewer.
    Un birraio che si definisce tale dovrebbe avere l’abilità di fare qualcosina di più.

    • Io invece credo che,in opposizione alla tendenza di usare 10 luppoli x birre alquanto confuse e “complicate”,questo sia un modo x evidenziare e delineare tutte le caratteristiche dei luppoli usati..ottima la Single Hop Sorachi Ace!!!!!!

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