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Assaggi di… La Fucina

Storicamente i consumi di birra in Italia sono concentrati nelle regioni settentrionali, nonostante la sorprendente eccezione della Sardegna. Per le produzioni artigianali questa caratteristica è forse fin più marcata dato il grande divario quantitativo (e spesso qualitativo) tra il Nord e il Sud della penisola. Fortunatamente negli ultimissimi anni qualcosa ha iniziato a muoversi con costanza anche nel Mezzogiorno, con un paio di regioni che si sono distinte per i tanti produttori sorti in poco tempo (Puglia e Campania su tutte). In generale la situazione è più rosea del passato, sebbene la distanza con il resto della nazione sia sempre evidente. Tuttavia è interessante monitorare queste zone per comprendere come sta evolvendo la scena birraria ed è per questo motivo che oggi parleremo delle produzioni del molisano La Fucina, che ho avuto modo di assaggiare recentemente.

La Fucina è una beer firm con sede a Isernia e una delle sole quattro aziende brassicole attive in Molise (fonte Microbirrifici.org). Solitamente la mancanza di una rete sviluppata di birrifici si ripercuote anche sulla qualità delle produzioni: poter avere uno scambio costante con altri birrai è uno degli elementi più importanti per apprendere nozioni e perfezionare le proprie creazioni. Per fortuna i tre soci de La Fucina (Angelo, Gianluca e Dario) sembrano essere partiti col piede giusto e senza accusare questo limite, proponendo prodotti di buon livello e molto interessanti. Ma andiamo con ordine, descrivendo le tre birre che ho personalmente assaggiato.

Partiamo dalla Mon Amour (5% alc.) che non si potrebbe definire in altro modo che una classica Blanche. Definizione meno scontata del previsto, dato che le “bianche del Belgio” sono molto diffuse anche in Italia, ma difficilmente in grado di lasciare il segno nel consumatore. Alla vista la Mon Amour rispetta pienamente le attese: colore giallo pallido, lattiginosa, schiuma abbondante e compatta. La carbonazione è molto evidente ma tende a calmarsi rapidamente.

Da un punto di vista olfattivo si distingue per una certa armonia, con profumi penetranti di coriandolo e agrumi. Le Blanche sono birre estive e la freschezza di questa birra già si nota all’olfatto, con un tocco acidulo che mette subito al lavoro le ghiandole salivari: il passaggio dal naso alla bocca è quasi un riflesso involontario! L’ingresso è vellutato, con aromi speziati e fruttati; poi subentra una nota amara (anche abbastanza decisa per lo stile) che domina il finale insieme a un piacevole astringenza data dalla leggera acidità. In definitiva è una Blanche ottima, una delle migliori interpretazioni italiane che mi sia mai capitato di bere. Unico neo: una frizzantezza appena troppo evidente al palato, benché in birre di questo tipo sia ampiamente prevista.

La seconda birra assaggiata è La Strana (5% alc.), una produzione molto particolare e difficilmente inquadrabile in una categoria. L’azienda la definisce una Coffee Brown Ale, quindi una birra scura (ma non troppo) prodotta con l’aggiunta di caffè. Visivamente si presenta di colore tonaca di frate con riflessi arancio. La schiuma, a bolle medio-piccole, è compatta e persistente, sebbene appaia un po’ disordinata. All’olfatto emergono nette note di caffè e frutta rossa ben amalgamate tra loro. Più sotto è avvertibile una sfumatura di miele di castagno.

In bocca La Strana si distingue subito per un corpo piuttosto watery, sorretto da una buona carbonazione. Il caffè è costantemente presente sia in ingresso (con una nota fruttata), sia nel finale, dove però si accompagna a un’astringenza che potrebbe non piacere a tutti i palati. Il finale è lungo e persistente. È una birra che, nonostante sia priva di difetti organolettici, è decisamente particolare: qui più che mai un giudizio dipende molto dai gusti personali. A mio parere soffre un po’ il corpo esile, che risulta incapace di sostenere la decisa impronta data dal caffè. Ricetta comunque interessante, che sicuramente incontrerà diversi pareri positivi.

L’ultima birra assaggiata (in attesa delle nuove produzioni) è la BSide (5,2% alc.), nata in realtà dalla collaborazione con altri due birrifici molisani: Kashmir e Sannita. Come raccontato a suo tempo, è un’APA realizzata con luppolo Sorachi Ace e Cascade e con il ricorso alla tecnica del dry hopping. Alla vista è di colore arancio chiaro e riflessi giallo pompelmo; la schiuma è abbondante con bolle medio-grandi e aderenza e persistenza nella media. C’è una netta opalescenza che si accompagna a un’effervescenza di discreto livello.

All’olfatto emergono con chiarezza frutta gialla e miele, seguite poi da note erbacee, agrumate e leggermente resinose del luppolo. A completare ed arricchire il ventaglio di profumi c’è anche una leggera sfumatura pepata. Al palato l’amaro è protagonista assoluto e conquista subito la scena per mantenerla fino al lungo finale. La carbonazione è appena troppo pronunciata, mentre si avverte la scarsezza dell’aroma di luppolo a fronte di una quantità di IBU non indifferente. In conclusione la BSide mi è parsa una discreta APA, piuttosto bilanciata al naso e leggermente monocorde e sottotono in bocca, dove mi sarei aspettato un maggiore apporto aromatico da parte del luppolo. Sarei curioso di provarla alla spina, cosa che a Roma non è troppo difficile.

In conclusione mi sento di definire La Fucina una bella scoperta nella scena meridionale della birra artigianale, con una birra eccellente (la Mon Amour) e le altre molto interessanti, sebbene non prive di alcuni piccoli difetti che sono comprensibilissimi per ricette di partenza. Direi di tenere d’occhio questo produttore, mi stuzzica scoprire come evolverà nei prossimi mesi.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Io rimango della mia idea, al nord la sanno fare ma a Roma la sappiamo bere.
    Quando sono stato a Lambrate dove notoriamente stanno avanti (se legge chi dico io capirà…), io e un mio amico li abbiamo lasciati di stucco, e non era un barbatrucco. Ci siamo messi sul bancone e se semo bevuti il mondo, a fine serata ci hanno detto “Non vi siete fatti mancare nulla!”

  2. Un paio di B-Side fresche me le sono scolate fresche, APA piacevole anche se c’era ancora qualcosina da aggiustare.
    A Roma l’ho trovata da Birra + e Beer Style.

  3. Consiglio spassionato per tutti quelli che amano gli allegri arrosti con gli amici:
    INGREDIENTI PER DIECI PERSONE (avvisate a casa che non tornate a dormire)
    30 salsicce
    20 cosce di pollo
    20 fette di pancetta
    4 file di costolette di vitello ANDATA E RITORNO
    20 bottiglie da 75cl di Strana
    30 bottiglie da 75 cl di Mon Amour
    3 kg di pane cotto nel forno a legna
    1 mazzo di carte da scopa per il gioco dell’Alce.
    Il consiglio della birra nel rapporto 2/3 non è casuale in quanto vi ricordo che la Strana ha all’interno il caffè e quindi caffeina quindi, se non volete ricorrere al vostro farmacista di fiducia perchè non dormite più la notte, vi consiglio questo ordine.

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