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Anche la De Regenboog cavalca l'onda…

Prendo spunto dal report di una mini degustazione tratto dal sito Belgian Beer Board per parlare di due nuove creazioni del birrificio belga De Regenboog, famoso in patria e non solo per la linea ‘t Smisje. In verità non si tratta di novità assolute, nel senso che sono state annunciate già da qualche mese, però adesso iniziano ad essere effettivamente disponibili. Come vedremo, le due nuove birre sono piuttosto lontane dalle tradizioni brassicole del paese di provenienza.

La prima è la ‘t Smisje + Dubbel IPA, che, come il nome rivela, segue pedissequamente la moda belga per le India (American) Pale Ale estreme, o Imperial IPA, o Double IPA, o come preferite chiamarle. Le caratteristiche sono prevedibili: note floreali e mielate al naso, luppolo dominante in bocca. Nel caso specifico il risultato finale sembrerebbe piuttosto equilibrato, aspetto certo da non trascurare in produzioni del genere. Il grado alcolico è di 10%, conta 60 unità di amaro ed è prodotta con 4 diversi tipi di luppolo, tra cui gli americani Amarillo e Cascade. Sembrerebbe che De Regenboog abbia anche cambiato lieviti, con un effetto sugli aromi fruttati.

L’altra birra è la ‘t Smisje Catherine The Great Imperial Stout, complessa non solo nel nome. E’ prodotta con 7 diversi tipi di malto e 4 qualità di luppolo, per un grado alcolico pari al 10%. Il risultato è una stout dalle mille sfaccettature, cremosa e liquorosa, con note floreali e fruttate e un taglio finale caratterizzato da aromi di malto tostato. Anche in questo caso i lieviti sono diversi rispetto a quelli impiegati nelle precedenti produzioni.

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Due novità quindi distanti dagli stili riconducibili alla tradizione brassicola della nazione, in linea con quanto ormai molti birrifici del Belgio stanno facendo. E’ pacifico che ormai non si tratti solo dei vezzi dei diversi mastri birrai, ma di strategie di marketing ben pianificate. I risultati dello Zythos, inoltre, sembrano suffragare questa teoria, dimostrando un apprezzamento da parte dei consumatori per le produzioni esterofile.

Finché il risultato di questo trend sarà la nascita di ottime birre, probabilmente molti non faranno una piega. All’orizzonte però intravedo due problemi: 1- un rischio di omologazione verso tipologie di prodotti simili e soprattutto 2- l’allontanamento dei birrai dagli stili classici del Belgio, con tutto quello che ne consegue (e il passato dovrebbe parlare chiaro in proposito). Voi che ne pensate?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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