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La scelta audace di Beer Here: sull’etichetta c’è Hitler

L'etichetta della Tìa Loca

In questi giorni gli utenti del forum di Ratebeer si stanno confrontando su una questione alquanto spinosa, sollevata inizialmente da Knut Albert sul suo blog. Oggetto delle polemiche è l’etichetta di una nuova birra del produttore danese Beer Here – ben conosciuto anche da noi – che riporta una specie di caricatura fumettosa di Hitler. Visto il personaggio ritratto, inevitabilmente si sono subito sollevate le proteste di molti appassionati, mentre i più neutrali si sono chiesti il perché di una scelta simile. La risposta – almeno in parte – è da ricercare nelle caratteristiche del prodotto in questione…

La birra, che si chiama Tìa Loca (letteralmente “zia matta”), è una birra di frumento “ibrida”, a metà strada tra una Weizen tedesca e una Witbier belga. Il lievito impiegato è originario della Baviera e conferisce un leggero aroma di banana, che si lega alle note aromatiche derivanti dall’uso di avena. Il retrogusto è più amaro in confronto alle rispettive birre di frumento dei due paesi. Il nome proviene da una casa galleggiante in cui il birraio Skovdal Christian Andersen soggiornò durante una sua visita a Gent, in Belgio. Se ci fate caso, il disegno che richiama Hitler è in uno stile piuttosto riconoscibile, tipico del fumetto belga Tintin. Il personaggio è proprio una via di mezzo tra il dittatore tedesco e Tintin, un modo – sicuramente opinabile – di riassumere in una sola illustrazione l’incontro tra due delle maggiori culture birrerie d’Europa. Oltre ad essere ovviamente una chiara e ardita strategia commerciale, le cui conseguenze sono valutabili da ognuno secondo le proprie idee.

Le due etichette della Paske
Le due etichette della Paske

Il birrificio Beer Here non è nuovo a problemi di questo tipo. Già in passato la sua birra pasquale fu costretta a cambiare etichetta per essere distribuita nelle Coop danesi. Mentre questa versione “modificata” ritraeva un simpatico pulcino, nell’edizione originale l’animale era sostituito dall’illustrazione di un Gesù un po’ hippie, con in mano un boccale di birra e il seguente testo descrittivo:

Quando Gesù quasi 2000 anni fa ha iniziato a Pasqua la tradizione di lasciare la tomba, forse lo ha fatto per andare in cerca di un bicchiere di birra.

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Insomma, sembrerebbe che alla Beer Here abbiano scelto come strumento di promozione una serie di etichette ideate per colpire la sensibilità dei consumatori, giocando spesso con il fuoco e rischiando (e forse in questo caso ci sono riusciti) di bruciarsi. Tuttavia, nelle 100 e passa risposte che compongono il già citato thread di Ratebeer, ci sono parecchi interventi di chi minimizza l’accaduto, sottolineando che in Danimarca è forte l’idea di libertà d’espressione. Un’obiezione che personalmente non convince, ma forse si tratta di un giudizio in cui l’influenza culturale tipica di una nazione conta molto.

L'etichetta della Rosé de Gambrinus
L'etichetta della Rosé de Gambrinus

Di etichette più o meno sconcertanti d’altra parte ne è piena la storia della birra. Come non citare ad esempio la nostrana birra di Mussolini, prodotto sfacciato non solo per l’immagine del Duce (Evan Rail vi dedicò persino un intero post). Oppure, per rientrare in aneddoti più piacevoli, si può ricordare la Rosé de Gambrinus di Cantillon, che procurò diversi problemi al produttore belga a causa della “carica erotica” dell’etichetta. O rimanendo in ambito sessuale, si può segnalare la recente notizia di una birra australiana, caratterizzata da etichette in cui sono riprodotte delle modelle che, con l’aumentare della temperatura della bottiglia, rimangono in topless.

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Alla fine della fiera l’etichetta è il primo approccio che un consumatore ha con una birra e spesso un elemento importante nella scelta d’acquisto. Come la copertina di un album musicale o di un libro. Normale che qualcuno decida di giocare in questo senso, anche se talvolta può sfociare nel cattivo gusto…

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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11 Commenti

  1. Mah…per me è puro marketing, senza quell’etichetta forse questo articolo non sarebbe mai stato scritto, e invece…

  2. cmq l’etichetta di gesù è mitica! quella di hitler invece nn mi piace, non per il personaggio ma perchè nn trovo collegamenti saldi. 😉

    p.s. la libertà è qualcosa che l’Italia sta perdendo…

  3. bè, nn è la stessa cosa. Quella di Paske, per me che nn sono troppo credente, è veramente forte!

    p.s. ammazza, mi era sfuggito il braccio! in effetti a di là del passo “militare” e del volto sembra uno qualunque che saluta!

  4. nn è che mi scandalizza, personalmente possono arrivare a bestemmiare fino a far scendere il paradiso, la cosa mi interessa poco, è che l’immagine del papa come “simbolo” della germania nn mi sembra certamente divertente come l’idea di gesù che risorge resuscita o quello che vi pare per bere birra 😉

    considerando tra l’altro che il papato in casa è sempre stato il nostro problema, i tedeschi furbamente nn l’hanno mai voluto, i francesi invece ci hanno fatto un pensierino, poi invece hanno preferito ridarcelo (e noi fessi ce lo siamo preso)…

  5. avanti su, hitler e mussolini sono parte della nostra storia e nn potremo mai cancellarli! sinceramente nn ci vedo niente di male a fargli una caricatura (tra l’altro volutamente o erroneamente fatta male… anche se il sinitro alzato e moscio e il destro chiuso verso il basso e rigido , farebbero pensare… o sono solo seghe mentali ed è un semplice saluto a persone più o meno con la testa sulle nuvole che ricambiano allegramente)

    certo quelli un po ottusi esistono sempre, magari Ecclestone non sa neanche la storia ma vabbè, mi sembra il fede dei dittatori!

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