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Nuove birre italiane da Pontino, Free Lions e Birrificio della Granda

hopped-inkPuntuale come un orologio svizzero (se non fosse che non c’è un calendario scadenzato a cui fare riferimento) torna oggi il post sulle nuove creazioni dei birrifici italiani. Partiamo allora dal giovane Birrificio Pontino, che ha in serbo ben tre sorprese con cui allietare le nostre ugole nei prossimi mesi. La prima birra si chiama Hopped Ink (9% alc.) ed è un’Imperial Stout concepita nel più classico dei modi, con sei tipologie di malti capaci di formare un bouquet aromatico molto complesso: note tostate, caramello, caffè, liquirizia, cioccolato. Appartiene alla tipologia delle “birre da meditazione” – con questa definizione siamo in pratica tutti asceti 🙂 – e si adatta bene all’invecchiamento, un concetto che i neofiti faticano ad associare alla birra, ma che è assolutamente lecito.

zitellaAppartiene invece all’antico stile delle Altbier tedesche La Zitella (5,5% alc.). Il nome trae origine dal “Carnevale delle Zitelle”, una dei carnevali più trasgressivi d’Europa che si tiene ogni anno a Dusseldorf. Il collegamento quindi è presto fatto: la città è anche la patria delle Altbier, una delle poche tipologie brassicole tedesche rimaste ad alta fermentazione. Viene descritta in questi termini:

La birra è di colore ambrato brillante e al naso c’è tutta la dolcezza dei malti con sfumature tostate e lievi sentori floreali derivanti dal lavoro in fermentazione del particolare lievito usato, in bocca è leggera di medio corpo ed equilibrata chiudendo con un soffice amaro donato dai luppoli nobili tedeschi utilizzati per aumentarne la bevibilità secondo la tradizione.

41-paralleloLa terza novità si chiama infine 41° Parallelo (5% alc.) e anche in questo caso si entra nei confini di uno stile non propriamente diffuso in Italia. Siamo infatti al cospetto di una Farmhouse Ale, cioè una birra tipica delle fattorie americane, stretta parente delle più famose Saison belghe. Per la ricetta i ragazzi del Pontino si sono davvero sbizzarriti: la 41° Parallelo è ottenuta dalla fermentazione di lieviti spontanei statunitensi in combinazione con Brettanomiceti e l’aggiunta di Kiwi Giallo dell’Agro Pontino. È dunque una birra dal carattere “selvaggio”, che al palato si rivela secca e leggermente acidula per l’impiego del frutto, senza dimenticare l’aromatica luppolatura con varietà americane.

Troverete tutte le birre il prossimo fine settimana al Ma che siete, nell’evento al quale parteciperanno anche Birrificio Lambrate e Stavio.

big zombieRestiamo in orbita laziale con una novità proveniente da Free Lions, che in qualche modo si può definire storica per il produttore di Tuscania (VT). Si chiama Big Zombie (7,4% alc.) ed è un’IPA piuttosto robusta, ma allo stesso tempo facile da bere. È realizzata con soli luppoli continentali (Polaris e Mandarina) e si presenta di buon corpo e con un carattere “warming”, al quale si accompagnano note di resina, balsamico, buccia e foglie di mandarino. L’amaro ovviamente è importante, ma ben bilanciato nel finale molto persistente. Accennavo al fatto che è una birra storica per Free Lions: è infatti la prima creazione realizzata con Massimo Serra, che dopo la sua esperienza in Turan ha deciso di affiancare Andrea Fralleoni in questa nuova avventura.

xtra ipaConcludiamo questa rassegna con l’ultima nata in casa Birrificio della Granda, battezzata Xtra-IPA (7% alc.). Anche questa birra ha rappresentato per il produttore del cuneese una rottura con il passato, visto che la sua genesi è stata influenzata, più o meno direttamente, da nuove situazioni e nuovi collaboratori. In primis la ricetta è stata pianificata sulla base delle idee che il birraio Ivano Astesana ha potuto raccogliere nel suo inedito ruolo di publican. Il birrificio ha infatti aperto un suo locale a Saluzzo (CN), permettendo a Ivano di entrare in contatto diretto con i suoi stessi consumatori. Il secondo ingrediente è arrivato dall’ingresso nella fase produttiva di Davide Ciravegna, ex homebrewer capace di lasciare la sua precedente occupazione per lanciarsi in questa nuova avventura. Ultimo elemento è stato l’incontro con Fabio Garigliano di Lo Sfuso di Torino, con il quale è cominciata una collaborazione per il restyling di etichette e grafica (finalmente all’altezza di questo nome).

Come si può capire dal nome la Xtra-IPA è una IPA bella tosta, profumata e amara. È dunque un prodotto discretamente complesso, con una certa profondità aromatica, facile da bere nonostante non possa giustamente essere definito una Session Beer. Altra novità – se non vado errato – è l’introduzione del formato da 33 cl, che per una birra come questa è piuttosto azzeccato.

Avete già avuto modo di assaggiare alcune delle birre presentate nel post di oggi?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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33 Commenti

  1. alexander_douglas

    la hopped gran birrone 😀 sono curioso di assaggiare la 41° parallelo, anche perchè sono un pontino doc pure io 🙂

  2. Cresce in maniera esponenziale anche la qualità delle etichette…davvero belle complimenti!

  3. ….basta dormire con la luce accesa 😉

  4. Devo assolutamente provare la birra al kiwi (se riesco a trovarne una bottiglia).
    Mi piace che non c’è solamente cura nella scelta degli ingredienti ma anche nella presentazione: belle etichette! Ultimamente avevo visto cose vergognose in giro anche se magari la birra era piacevole.

    • E’ su questo che puntano quanti impiegano ingredienti esotici, scaturire la curiosità di quanti, letto l’ennesimo esperimento, spesso farlocco, si lanciano all’assaggio. Identico al concetto delle birre archeologiche.

      Poi solitamente l’assaggio lascia il tempo che trova e ci si deve inventare un nuovo ingrediente. Questo è il meccanismo perverso del movimento, che pretende di fare della qualità la propria bandiera e della cultura birraria il proprio credo?

      Bada bene non critico l’ingrediente o il caso specifico, ma il meccanismo.

      • Sono pienamente d’accordo con te: se decidi di fare una birra del genere devi stare molto attento a quello che fai perché il confine tra il capolavoro e la fantozziana c… pazzesca è molto sottile.
        Però io non lo definirei il meccanismo del momento: pensa per esempio al Belgio dove è da qualche secolo che producono la kriek con un prodotto ortofrutticolo tipico della loro zona. Se tutti fossero ortodossi molti stili non sarebbero mai nati.
        Tanto, se queste birre non hanno niente di speciale il birrificio non andrà molto lontano: per curiosità la bevo una volta ma se non vale la pena non ne bevo una seconda, se non mi dai un buon motivo per tornare a bere le tue birre il meccanismo si inceppa.

        • La Kriek nasce per ragioni storiche. la leggenda narra che al tempo delle crociate, i Belgi in queste impegnati, ebbero modo d’assaggiare ed apprezzare il vino. Una volta tornati in patria vollero riprodurre qualcosa di simile, che ricordasse, almeno nel colore, ciò che avevano gustato.

          All’epoca il marketing era al di la da venire.

          Oggi, generalizzando, si cerca d’attrarre il consumatore con l’ingrediente strano, che possa incuriosirlo. Questo è il meccanismo, che poi logicamente prevede che quando la curiosità svanisce, la birra esca dalla produzione. Ma non è quello il problema, basta inventarsi un nuovo ingrediente. Infatti guardate il numero di birre prodotte da molti birrifici e chiedete quanti di questi sono sempre disponibili, oppure pensate alle one shot.

          Questo è il meccanismo.
          Adesso pensate ai costi relativi alla produzione di una birra, che verrà distribuita per qualche mese e poi fatto il suo exploit finirà nel dimenticatoio.

          Ciò è anche una ragione dei prezzi elevati, bisogna sempre inventarsi qualcosa di nuovo.

      • tu sei quello della metà della metà, vero?………

        ahi,ahi, ahi…….

      • Basta capire che la birra artigianale è ricerca, anche ricerca continua e si capisce il perchè dell’ingrediente strano, perchè demonizzare questa tendenza..ci saranno birre prive di senso e anche grandi birre, o dobbiamo fare solo lager e bock o magari Radler ?

        • Nella birra ci sono 6.000 anni di ricerca già fatta, pronta da studiare ed applicare, prima di farne di nuova. Vorrei vedere qualcuno che sappia interpretare gli stili classici come si deve, prima d’inventarsene di propri, semplicemente aggiungendo qualcosa di strano. Grazie a Dio qualcuno c’è.

          Mi piacerebbe vedere molti più tipi di birra, apprezzati nel tempo perché ben fatti, piuttosto che birre che incuriosiscono e deludono, invece in tutta la produzione Italiana i punti fermi sono pochi, mi vene in mente la Reale o la Tipopils, come primi esempi, salvo nei casi quando il birraio decide di cambiare la ricetta, che è la cosa più deleteria che si possa fare.

          • Roberto, ma ci facci il piacere……dicci quali birre commercializzi……così ci rendiamo conto…….

            6000 anni?…. ma ti rendi conto?…..sai di cosa si parla?
            Scendi dalla montagna che puoi imparare qualcosa…..

          • Non ti risulta che la birra esista da 6000 anni o cosa?

  5. Ho provato in fiera a Brescia la IPA di Della Granda, abbastanza sbilanciata nella luppolatura, poco armornizzata con il corpo esile, non cattiva, ma c’è di molto meglio.

  6. Roberto, o Ernesto, parli di ricette classiche e poi dei 6000 anni di storia (se vuoi ti faccio una lezio magistralis), e poi ti isterizzi quando ci sono ingredienti per te non comprensibili…….
    La birra,caro lei, è cambiata nel corso dei secoli……..fattene una ragione e rilassati…..

    Relax……TO BEER FREE

    • Non credo tu sia in grado di tenerne una, visto che non sai manco come si scrive “lectio magistralis” 😉

      • hai ragione……ma non l’avrei tenuta in latino……ma in italiano…..”neanche” al posto di “manco”…. 😉

        • Sarà pure un’espressione familiare, ma è comunemente accettata e corretta.
          Puoi trovarne conferma anche consultando la Treccani.
          Non fare il saputello, perchè decisamente non ti riesce 😉

          • Caro Michele, cosa ti rode dentro?…..non poter fare il birraio?…oppure lo sei ma non ti palesi?…..

            Stai sereno e bevi una birra, purchè non sia Free Lions….

          • Ma di cosa parli? Mi sono limitato a replicare al tuo commento.
            Non fare dietrologia spicciola. Tranquillo, non sono un birraio e sono serenissimo. La birra la bevo e basta. E berrò volentieri anche la tua, sperando che sia buona…

  7. Ahahah grande michele sto freelions andrebbe messo un po in gabbia…parla troppo, pensa a fa la birra

    • Paolo ogni tuo commento si caratterizza per offese o apprezzamenti al limite della diffamazione. Vedi un po’ che puoi fare…

    • Vediamo un pò……se sei un semplice consumatore di birra, mi sembra che tu abbia già parlato troppo….non io….

      se invece sei un “pro”, ti ricordo che esistono delle norme che regolano le offese…..e costano care 😉

      ultimo…..il mio nome lo conosci, il tuo, nascondendoti dietro un ip non è dato saperlo……comodo vero?

      ah, pensa a bere una birra che qualcuno adesso la starà facendo…..

      Teach…..To Beer Free

  8. Paolo 2 è diverso da me..io sono Paolo Mazzola..messaggi fino alla risposta di Andrea ….

  9. Sul rischio d’impresa

  10. @Michele….replicare non è fare la cojonella…….e cmq mi hai rispsoto, ti rode qualcosa dentro! 🙂

  11. Bell’articolo: denso di interessanti novità, e ricco di splendide labels birrarie. La voglia di “sperimentare” è lapalissiana, ma sembra che l’amaro vada ancora per la maggiore…come dire, il luppolo ha fatto strage di cuori!

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