Come accade sempre con frequenza regolare, torniamo a occuparci dei nuovi produttori artigianali aperti da poco in Italia. Si presenta con il nome altisonante di Birrificio Milano l’ultimo progetto brassicolo del capoluogo lombardo, che sorge nel famoso complesso di archeologia industriale denominato ex Area Caproni Taliedo. La sede asseconda nel migliore dei modi l’idea di puntare sul concetto di artigianalità , intesa anche in contrapposizione alla globalizzazione e all’appiattimento del gusto. L’impianto di produzione vanta una sala cottura da 1300 litri a cotta, mentre la cantina è in grado di ospitare fino a 13.500 litri di prodotto. Lo staff al momento è composto da 7 figure, tra cui Stefano ricopre il ruolo di head brewer.
Il Birrificio Milano al momento produce quattro birre, tutte definite nello stile in maniera alquanto bizzarra: La Veloce (4,5% alc.) è infatti una Italian Golden Ale, La Picchiata (5%) una Italian Pale Ale, la Vola Basso (6%) addirittura una Milano IPA, mentre l’ultima arrivata, chiamata La Virata (4,5%) è definita semplicemente Blanche. Tutte le ricette prevedono una piccola percentuale di frumento, a eccezione dell’ultima dove ovviamente questo ingrediente è impiegato in quantità superiori. Ovviamente almeno all’inizio il Birrificio Milano sarà disponibile prevalentemente in città . Per ulteriori informazioni vi rimando al sito web dell’azienda.
Rimaniamo in Lombardia per presentare il birrificio Big Up di Cremona, nato dall’iniziativa di tre ragazzi con alcuni anni di homebrewing alle spalle: Andrea (marketing), Elisa (amministrazione) e Cristian (produzione). Le birre sono realizzate a Fiorenzuola, in quello che era il vecchio impianto del Birrificio del Ducato e dove quest’ultimo, fino a poco tempo fa, veniva prodotta la linea Moderna – se siete lettori attenti saprete infatti che il birrificio emiliano ha recentemente rivoluzionato la sua gamma. Inizialmente Giovanni e Manuel del Ducato forniranno una consulenza sull’avviamento dell’impianto, composto da una sala cottura a 5 tini della capacità di 18 hl a cotta.
Il motto di Big Up è “Keep it real”, che non solo denota la voglia di rimanere con i piedi per terra, ma anche quella di intraprendere un percorso produttivo rispettoso delle tradizioni brassicole. Cristian – il birraio – è infatti molto pignolo sulla necessità di rimanere legati ai canoni dello stile di riferimento, senza avventurarsi in inutili personalizzazioni. Ciononostante non è ignorata la sperimentazione, al punto che il birrificio debutterà prima con una linea Old School, per poi cercare qualche soluzione più ardita con una seconda linea, denominata New School. Al momento però le birre disponibili sono solo quelle “vecchio stampo”: la Clark Kent (4,7%) è una ESB, la Lost in Spice (6,3%) una Belgian Blonde (presumibilmente speziata), la Hop Snooker (5,8%) una Amber Ale. Per approfondire il discorso vi segnalo il sito web di Big Up.
Per introdurre il terzo birrificio di oggi apro una veloce parentesi. Nella degustazione Aspettando Fermentazioni da Eataly della scorsa settimana abbiamo assaggiato la P.I.L.S. di Pausa Cafè e accennato al suo progetto di integrazione lavorativa per i detenuti di zona. Non è l’unico produttore italiano che porta avanti iniziative del genere e in questo gruppo virtuoso ora va citato anche il birrificio Alkibia, nato all’interno di una cooperativa sociale di L’Aquila. Il nome è una contrazione ed evoluzione di “Alchimisti birrai aquilani” e a livello sociale l’obiettivo è di collaborare con le carceri locali per offrire percorsi di inserimento lavorativo. Sul fronte produttivo invece il birrificio si avvale di un impianto BBC Inox da 10 hl, che ha iniziato a sfruttare da qualche mese dopo un periodo di rodaggio come beer firm presso Acelum.
Alkibia al momento commercializza tre diversi tipi di birra: l’Inibria (5,4%) è una APA realizzata con 5 qualità di luppolo di diversa provenienza, la Blond Ale (5,5%) si ispira allo stile omonimo e prevede l’impiego di una percentuale di farro, la Sunset (5,1%) infine è una Bitter “moderna”, nel senso che impiega luppoli inglesi ma anche americani, sia in bollitura che in dry hopping. Le birre per il momento sono reperibili in Abruzzo, con qualche sporadica apparizione nel resto d’Italia. Ulteriori dettagli sono disponibili sul sito web dell’azienda.
E concludiamo con una beer firm a tutti gli effetti: Birra Autentica. Si tratta di una linea di birre create da Roberto Rinaldi del beershop Dal Mastro Birraio di Rieti e realizzate in diversi birrifici del centro-sud. Roberto è un appassionato di homebrewing di lungo corso (bisogna addirittura tornare indietro al 1995) che ha recentemente deciso di lanciarsi in questa avventura sfruttando un bando della Camera di Commercio di Rieti per le nuove imprenditorialità . Attualmente Birra Autentica consta di tre produzioni: la Alpha Blondie è la classica “bionda da battaglia”, la Simply Red un’ambrata ad alta fermentazione, la Bloody Mary una birra particolare brassata con l’aggiunta di peperoncino. È già in programma anche la quarta produzione: una Stout affinata in legno, battezzata Dark Lady. Se ne volete sapere di più trovate qualche informazione sulla pagina Facebook del beershop reatino.
Confermo, il nome Birrificio Milano si comincia a trovare sempre più di frequente in città e devo dire che mi sembra una proposta coraggiosa ed originale. Ci voleva!
ti segnalo anche BiBiBir neo birrificio nel teramano… Flaviano il birraio è in gamba e ha molti anni alle spalle di gavetta come homebrewer…