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Nuovi birrifici italiani: A8, 24 Baroni, Oltrepò, Arechi e La Comune

A8_GogogoProprio in questi giorni il “counter” di Microbirrifici.org ha superato la soglia degli 800 produttori artigianali censiti in Italia. All’orizzonte si intravede il clamoroso obiettivo delle 1.000 aziende brassicole, sebbene il numero non tenga conto di quelle ormai chiuse (credo circa il 10%). Numeri a parte, l’ascesa del movimento continua senza pause e quindi è il momento di aggiornarci sulle nuove aperture. Partiamo allora da una beer firm o per meglio dire un “birrificio itinerante”, un marchio cioè che commercializza birre brassate presso diversi birrifici. Si chiama A8 e siamo in provincia di Varese, dove Aldo Scutteri (produzione) e Daniele Bernasconi (commerciale) hanno deciso di dare vita a un progetto non nuovo nel panorama italiano, ma neanche così tanto inflazionato – personalmente mi vengono in mente giusto un paio di esempi analoghi.

Come racconta Damiano Franzetti su Malto Gradimento, la prima birra si chiama Gogogo ed è stata realizzata con il supporto di Nicola Grande del Birrificio Settimo. Si tratta di un’immancabile IPA, ma nella sua interpretazione più classica: tratti distintamente british e grande facilità di bevuta. D’altro canto A8 non poteva non partire con lo stile che più di tutti incarna l’idea del viaggio 🙂 . La prossima tappa dovrebbe essere al birrificio 50/50 per una natalizia. Ulteriori informazioni sulla loro pagina Facebook.

24 baroniPer fortuna in questo spazio ultimamente stiamo parlando sempre più di Sicilia. Ai tanti birrifici che stanno sorgendo sull’isola negli ultimi tempi bisogna aggiungere anche 24 Baroni, operante nella zona di Enna (più precisamente a Nicosia). Proprietari sono due gemelli, Antonio e Giacomo Consentino, laureandi in Economia aziendale e con alle spalle diversi stage presso produttori del Nord Italia. Al momento le birre realizzate sono tre: la Bianca (6,3% alc.) è una Blanche belga che prevede anche avena oltre al frumento, ma – da quanto almeno si deduce dalla scheda di presentazione – nessuna speziatura tradizionale; la Bionda (5,6%) è una Saison dal profilo molto fruttato, ma con un finale secco e luppolato; la Rossa (5,8%) infine è una Belgian Ale di colore ambrato, caratterizzata da note di caramello leggermente bruciato e con un tono delicatamente speziato. Dettagli sul sito web dell’azienda.

oltrepoCon il Birrificio Oltrepò torniamo in Italia settentrionale e ovviamente nella zona dell’Oltrepò Pavese. Qui quattro giovani hanno deciso di sfidare la cultura vinicola del luogo per cercare di imporsi con le loro birre – una storia molto comune a tanti altri birrifici italiani. La sede ha un sapore molto rustico e in linea con quello di molte aziende enogastronomiche del territorio. Al momento le birre prodotte sono solo due, ma questo non è certo un limite per un giovane birrificio. La Oltre (4,8%) è definita come “una birra ad alta fermentazione che strizza l’occhio al mondo delle Pils”, ma sappiamo che le Pils sono a bassa fermentazione… Che sia una Kölsch? Il dubbio resta. La Castana è invece prodotta con miele di castagno dei boschi di Valverde, mentre a livello di luppolatura prevede l’impiego di varietà esotiche. Se ne volete sapere di più potete consultare la pagina Facebook dell’azienda.

arechiProcediamo nell’odierno ping pong geografico scendendo fino a Salerno, dove recentemente è partita l’avventura della beer firm Arechi Birra. Come riporta Salerno Today, il marchio è frutto dell’idea di Americo Galdi, ingegnere ambientale non ancora trentenne, e la birra è realizzata cercando di perseguire il concetto di legame con il territorio. Due sono le produzioni attualmente disponibili: la Flavio Gioia (4,8%) si ispira alle Blanche belghe, ma invece di frumento e buccia d’arancia amara prevede l’impiego di farro locale e scorza di limoni amalfitani; la Santa Sofia è invece una Tripel abbastanza forte (7,2%), anch’essa prodotta con una percentuale di farro. Dettagli sul sito web di Arechi Birra.

la comuneChiudiamo con un’altra beer firm, ma spostiamoci nella zona dei Castelli Romani. Qui due ragazzi trentenni di Roma (Alessio e Manuel), dopo anni di esperienza nell’homebrewing, hanno lanciato la loro Birra La Comune, marchio nato in collaborazione con Stazione Birra e Spizzicaluna Brewing. Il nome rivela l’idea dei due ragazzi di creare non solo un marchio brassicolo, ma un luogo (virtuale e reale) dove riappropriarsi del senso di condivisione e unità. Alessio e Manuel hanno perfezionato circa una decina di ricette, ma per il momento saranno presenti sul mercato con una sola birra, che dovrebbe essere disponibile proprio in questi giorni: si chiama Apartigiana e appartiene al non facile stile delle APA (American Pale Ale). Per ulteriori informazioni vi rimando alla loro pagina Facebook.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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7 Commenti

  1. E’ paradossale che con la Flavio Gioia (presunto inventore della bussola), il birraio abbia smarrito la strada che avrebbe dovuto condurlo a brassare una blanche perfettamente in stile 🙂 Battute a parte, il nome del birrificio mi piace molto, ma il volto del duca longobardo è troppo fumettistico.

  2. Il Birrificio Oltrepò è in realtà una beer firm (se non sbaglio produce dal Birrificio Opera). Ho bevuto qualche mese fa “La Oltre” alla spina, a Pavia; è una golden ale piuttosto anonima, e come tale devo ammettere di averla dimenticata… I ragazzi hanno molto da lavorare.

  3. Salve sono il Birraio del Birrificio Arechi, mi fa piacere ricevere i complimenti da Andrea Turco che è un’autorità nel settore.

  4. Sergio Cristiani

    Sono Sergio Cristiani, titolare del Birrificio Oltrepò e ringrazio Andrea per la citazione.
    Tecnicamente siamo “ancora” una beerfirm: abbiamo ristrutturato una vecchia officina che riparava trattori nelle colline dell’alto Oltrepò ed appena possibile partiremo con il nostro impianto. Al momento produciamo due birre. Una doppio malto al miele di castagno (rigorosamente proveniente da produttori locali). La Castana è una birra che ci sta dando parecchie soddisfazioni, soprattutto da chi è già abituato a bere birre arrtigianali. La Oltre invece è quella che io definisco una “birra di ingresso”, una birra di facile beva per tutti coloro che si stanno avvicinando al mondo delle birre artigianali e sono un pò spaventati da gusti che non riconoscono ancora. Si tratta di una golden ale (solo malto d’orzo) con “vagonate di Saatz”, (citando Maurizio Cancelli che collabora tecnicamente con noi) e quindi è corretto che non entusiasmi chi ha già alle spalle percorsi birrari evoluti. Insomma, una birra per tutte quelle persone (e sono tante) che mi dicevano: “birra artigianale, no grazie è troppo xyz, preferisco una M…tti. Con xyz che di volta in volta diventava: “pesante”, “indigesta”, “amara”, “dolce”, “strana” …

    • Precisazioni interessanti da molti punti di vista da parte del titolare del Birrificio Oltrepo.
      Non ho avuto la possibilità di gustare la Castana, che è particolare e meriterebbe l’assaggio anche se non ho capito esattamente cosa potrei aspettarmi. Mi faccio però una domanda, senza alcun intento polemico, che varrebbe per molti birrifici di nuova apertura e che solo incidentalmente rivolgo al Birrificio Oltrepo: ritenete che la strategia di proporre una birra “volutamente ordinaria” possa essere vincente nello scenario attuale? Solo nella provincia di Pavia ci sono almeno 6 birrifici, alcuni con proposte decisamente interessanti (penso al Gambolò, a Opera, o a Bad Guy per rimanere tra le beer firm); che motivo avrebbe un appassionato (non un “esperto” eh) per scegliere un prodotto di un nuovo birrificio che può trovare in mille declinazioni diverse, già note e magari di sicuro affidamento? Di contro, quale potrebbe essere la molla che spinge chi appassionato non è a provare qualcosa di poco diverso da una birra che trova anche al supermercato e che tutto sommato si discosta poco dalla lager o dalla ale industriale?
      Non è solo un discorso di originalità di stili e proposte; è un discorso anche di politica della qualità che deve essere, giocoforza, al di sopra di un certo standard per guadagnarsi un piccolo spazio di mercato.

  5. Sergio Cristiani

    Rispondo a desMoines citando Agostino del Birrificio Italiano: “« La birra artigianale deve arrivare al pubblico normale, ai bevitori di birra, non agli esperti, non ai beergeeks. Personaggi fondamentali ma che rappresentano l’avanguardia del movimento, il movimento vero lo fanno i bevitori. Quelli che non hanno una particolare cultura birraria ma che, dopo qualche volta che entrano nel locale, ti chiedono quella birra particolare. Perché è quella che piace a loro».” Qui il link all’intervista integrale: http://www.oggi.it/cucina/news-cucina/2014/04/28/agostino-arioli-la-birra-artigianale-e-per-tutti/
    In sintesi, la mia “birra di ingresso” vuole portare a bere birra artigianale chi oggi non la beve ancora, e per fare questo devo dare un prodotto buono, semplice, genuino e di qualità – ed è questo che la differenzia dalle birre industriali, e Ti assicuro che il cliente se ne accorge e lo apprezza!.
    Solo in questo modo potremo continuare ad incrementare la quota di mercato delle birre artigianali rispetto a quelle industriali…

    In questo modo sono riuscito a “convertire” un buon numero di clienti, seppure in un’area territoriale limitata. E probabilmente tra un pò saranno incuriositi da stili diversi e cominceranno a chiedere più luppolo… ormai hanno fatto il grande salto…

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