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Nuovi birrifici: Sti Malti, Pintalpina, Birrificio 04, Bevo e Reale

A distanza di più di un mese sull’ultima panoramica sui nuovi birrifici italiani è giunto il momento di tornare sull’argomento. Partiamo allora dalla provincia di Caserta e più precisamente da Casale di Carinola, dove da qualche mese è partita l’avventura del birrificio Sti Malti. In realtà la genesi del progetto risale almeno a due anni fa, tempo che ha permesso ai tre soci Ferdinando Lonardo (homebrewer con esperienza decennale), Christian Montanaro e Antonio Ullucci di perfezionare ricette e packaging. In effetti la grafica del birrificio è curata e d’impatto, pur rimanendo molto pulita e diretta. Ma, cosa più importante, nelle birre si ritrova una certa attenzione per il prodotto finale: la ‘Sta Tipa (5,1%) è una India Pale Ale aromatica ed equilibrata, la Sta Fresca (5,4%) una classica Blanche belga, la Sta Scocciata (6,4%) una Scotch Ale complessa e tendente al dolce, ma che non tradisce il fine ultimo del birrificio: rendere ogni birra estremamente facile da bere.

Per la cronaca Sti Malti produce su un impianto Cadalpe da 750 litri e dispone di 3 fermentatori da 17 hl, a cui presto si affiancheranno due fratellini. La sede del birrificio si trova alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina, dal quale beneficia delle purissime acque che vengono utilizzate per le cotte. Ulteriori informazioni sul sito di Sti Malti.

pintalpina

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Dal sud ci spostiamo al nord per parlare del birrificio Pintalpina di Chiuro (SO), che in realtà nasconde un progetto molto bello. L’idea nasce infatti dall’iniziativa dell’Associazione Prometeus Onlus, che qualche anno fa si attivò per creare un birrificio sociale e solidale finalizzato al coinvolgimento di persone con disabilità cognitiva – qualcosa sulla falsariga di quanto accade con Vecchia Orsa e altre realtà analoghe. Così sono stati individuati e sviluppati due percorsi con il supporto delle educatrici: uno finalizzato alla valorizzazione delle, seppur minime, abilità lavorative, con lo scopo di creare occupazione per i soggetti coinvolti; l’altro riservato a persone con maggiori compromissioni che prevede l’inserimento a livello di produzione e di confezionamento.

Dopo due anni e mezzo di attesa per sbrigare tutte le pratiche burocratiche, ora il birrificio Pintalpina è ufficialmente partito. Al momento sono prodotte due birre: la Golden Ale Nìgula (4,5%) e la Double IPA Sbrega (7,5%). Altre quattro birre sono però già in programma: una White IPA aromatizzata, una Blanche con spezie valtellinesi, una Saison con segale autoctona e una classica Irish Red Ale. Se ne volete sapere di più potete consultare il sito del birrificio.

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birrificio 04

Palestrina è uno dei comuni della provincia di Roma più attivi in assoluto, con tanti locali interessanti. Ora il paese ha anche la sua beer firm, battezzata Birrificio 04 ma prossima ad acquistare il suo impianto personale. Tre sono le birre disponibili al momento: la Joy è una Blonde Ale equilibrata e adatta a tutte le occasioni; la Hope un’American Pale Ale valorizzata dall’uso di luppoli statunitensi, che tuttavia non travalicano la parte maltata; la Bessie (il nome della prima aviatrice afro americana) è infine una “almost” Stout, in cui i malti scuri si fondono con la resa leggermente acidula del frumento impiegato insieme al malto d’orzo. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito del Birrificio 04.

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bevo

Si chiama Birrificio Bevo – sebbene, come spiegato sul sito, sia una “semplice” beer firm – l’ultima avventura di Matteo Manicardi, in passato già incrociato con l’Arteficio della Birra. Operativo da poco più di una settimana, ha al momento in produzione tre birre, tutte realizzate presso Oldo: la Alegria è una Golden Ale, la Appaloosa un’American Pale Ale, la Viva una Weizen. Tutte le birre sono disponibili nei formati 33 cl, 75 cl e fusti. L’azienda dispone anche di un negozio di mescita e degustazione, dove verranno organizzate serate a tema, abbinamenti cibo-birra, corsi e altro ancora.

reale

Anche il neonato Birrificio Reale, una delle ultime realtà sorte in provincia di Treviso, si configura al momento come beer firm. Il nome richiama da una parte quello della famiglia proprietaria del marchio (Da Re), dall’altra quella di un’antica e non più esistente birra di Puntigam, quartiere della città austriaca di Graz. Le birre sono state invece battezzate con i nomi degli animali: abbiamo così la Gufo (Strong Belgian Ale), la Lupo (Saison sui generis), l’Aquila (APA), la Volpe (Summer Ale), la Riccio (Dunkelweizen) e la Orso (Blache con bucce d’arancia siciliana). L’azienda per il momento si appoggia a diversi microbirrifici della provincia di Treviso e Belluno. Ulteriori informazioni sul sito del Birrificio Reale.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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14 Commenti

    • Mi chiamo Matteo Manicardi sono socio fondatore del Birrificio Bevo. Ci tengo a precisare che prima di decidere qualunque nome delle nostre birre sono state fatte le opportune ricerche sul web, tra i tanti visitati cito solo: Google, Microbirrifici.org, Ratebeer, BeerAdvocate, Guida alle birre di Slow Food. In nessuna pagina visitata è emersa la birra American Pale Ale “Apaloosa” del birrificio Kashmir…. forse perché la nostra American Pale Ale si chiama APPALOOSA nome che deriva dalla razza di cavalli.
      Cito da Wikipedia:”L’appaloosa è una razza di cavalli originaria del Nord America. Con il suo tipico mantello a chiazze, l’appaloosa non può non colpire l’immaginazione. Questo cavallo ha cacciato il bisonte con i nativi americani.[1] Il suo nome deriva dal fiume Palouse che delimitava i territori dei loro primi allevatori.È grazie alla tribù dei Nez Percé che al giorno d’oggi possiamo parlare di razza appaloosa. Il nome deriva dal fiume Palouse che delimitava il territorio dei Nez Percé. I bianchi si riferivano ai cavalli macchiati chiamandoli a Palouse horse. Col tempo l’espressione si modificò in apalousey e infine in Appaloosa.”

  1. Quindi ‘Sta Tipa sta per Questa Tipa e le altre due stanno (voce del verbo stare) fresca e scocciata? Tutto molto chiaro e inequivocabile, per non parlare del nome del birrificio… ‘Sti cazzi!!!

  2. Sono della zona e ho assaggiato la blanche Sta Fresca, devo ammettere che è di ottimo livello, per un birrificio neonato poi un bel lavoro

    • Ho avuto modo di assaggiarle tutte anche io e devo ammettere che come partenza non è affatto male, i ragazzi possono crescere bene. La Sta Fresca forse è quella che ho preferito tra le tre.

    • Ora che hai scritto questo commento certo che sei nella prima pagina di google :)…..o magari ci sono connessioni e pagine web che si differenziano da regione a regione…..Rimane il fatto che sono due nomi diversi, due parole diverse e sicuramente saranno due ricette diverse.

      • Oddio, non entro nel merito anche perché non mi interessa (non conosco alcuna delle 2 birre e credo sia inutile aggiungere che, per quanto mi riguarda, la buona fede nell’attribuzione del nome è data per scontata).
        Però siamo così sicuri che se domani decidessi di uscire sul mercato chiamando Vuddù (due d) una Dark Lager i ragazzi di Birrificio Italiano non avrebbero motivo di chiedermi di cambiare nome per evitare confusione sul mercato con il loro prodotto ?

          • Il mondo il bello perché è vario e ognuno la pensa come vuole. Credo che il nome Apaloosa si riferisca allo stile e gioca sul nome della razza del cavallo. Di certo so che il nome Appaloosa è il nome di una razza di cavalli originaria degli Stati Uniti; questo è uno dei motivo per cui ho scelto di dare questo nome alla nostra American Pale Ale. Oltre alle differenze di cui ho scritto sopra ci sono anche le motivazioni che sono diverse.

  3. Michele quando sei in zona passa al Birrificio Bevo che ti offro con piacere la nostra APPALOOSA! 🙂

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