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Nuovi birrifici: La Ribalta, La Campana d’Oro, Ateo e Otus

In attesa che il counter di Microbirrifici.org – il sito italiano che censisce tutti i produttori artigianali italiani – raggiunga l’incredibile traguardo delle 1.000 unità, continuiamo a segnalare alcune nuove realtà che si sono affacciate recentemente sul mercato nazionale. E partiamo da Milano, dove da tempo si vociferava dell’imminente apertura del birrificio La Ribalta: dove un lungo periodo di gestazione, l’inaugurazione si è finalmente tenuta lo scorso 19 maggio. D’altro canto il progetto è molto ambizioso, poiché parliamo di un brewpub interamente costruito da zero in una zona limitrofa al Politecnico, fornito di un impianto a vista da 12 hl.

Il birrificio La Ribalta nasce quindi con basi molto solide, confermate anche dal percorso dei tre soci. Oltre al corso VLB svolto a Berlino e concluso nel 2012, i tre per diverso tempo hanno collaborato con il Giusto Spirito di Reggio Emilia, dedicandosi (tra le altre cose) al perfezionamento delle loro ricette. Non è un caso dunque che La Ribalta parta subito con una gamma abbastanza numerosa, tutta incentrata per il momento sulle alte fermentazioni. I nomi quasi sempre coincidono con lo stile di appartenenza: abbiamo così Stout (4,2%, una Sweet Stout che presso il locale sarà spillata a carboazoto), American Red Ale (5,5%), Cevedale 3 (5,3%, Pale Ale che prende il nome dall’indirizzo del birrificio), Double IPA (7,4%, cinque diversi luppoli americani), Blanche (4,8%, con grani del paradiso), Weiss (4,8%). A breve si aggiungeranno anche Session Beer (3,7%) e White IPA. Per i dettagli vi rimando alla pagina Facebook de La Ribalta.

campana

Dovrebbe invece aprire a giorni il birrificio La Campana d’Oro, sito a Bibbiena, in provincia d’Arezzo. In realtà si tratta di un birrificio agricolo, cioè che produrrà direttamente l’orzo poi destinato alla maltazione e successivamente alle cotte. Sarà un’azienda a conduzione prevalente familiare e disporrà anche di un brewpub, sebbene il locale di mescita sarà pronto solo in un secondo momento. Nel frattempo però le birre saranno regolarmente prodotte su un impianto da 10 hl in doppia cotta, fornito di un fermentatore da 20 hl e quattro maturatori di capienza analoga. Le previsioni sono di raggiungere a regime i 10.000 litri al mese di birra prodotta.

Attualmente La Campana d’Oro ha in gamma due birre, battezzate – con evidenti richiami storici locali – Guelfa e Ghibellina. La Guelfa (4,8%) è una Golden Ale che segue fedelmente il modello britannico, realizzata con malto chiaro autoctono del Cosentino e luppolo EKG. La Ghibellina è invece un’American Red Ale brassata ovviamente con luppoli statunitensi, utilizzati anche in late hopping. Ulteriori informazioni sono presenti sui social del birrificio (il sito è ancora in allestimento).

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In questa panoramica non poteva mancare una beer firm ed ecco che allora ci spostiamo a Longare, in provincia di Vicenza, per introdurre il Piccolo Birrificio Ateo. Il marchio nasce dall’iniziativa di 4 amici appassionati di birra, con esperienza da homebrewer alle spalle. La loro idea è che la birra debba rappresentare sempre un momento di aggregazione e divertimento ed è per questo che puntano a una comunicazione irriverente e goliardica. Di solito rabbrividisco dinanzi a premesse del genere, invece il Piccolo Birrificio Ateo mi ha colpito per un’identità visiva originale e molto particolare, ben evidenziata dal relativo sito web.

Attualmente le birre prodotte sono 3, tutte incentrate su stili spesso ingiustamente trascurati. La Milf (4,5%) – che al contrario non vanta un nome molto originale – si ispira alle classiche Helles bavaresi. La Cougar (5,6%) è una Bock, mentre la Ebony (4%) una Porter di stampo anglosassone. Altre informazioni sulla pagina Facebook del Piccolo Birrificio Ateo.

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E concludiamo con il microbirrificio Otus di Seriate (BG), che se non sbaglio rappresenta un caso unico in Italia, almeno in termini di assetto societario. Si tratta di una srl che vede la partecipazione di ben 25 soci (tra cui anche persone giuridiche), ognuno dei quali con quote tra il 2% e il 5%. Secondo le previsioni la produzione nel 2015 si attesterà sui 1.000 hl, ma, come riportato dall’Eco di Bergamo, nel medio-lungo termine l’obiettivo è di decuplicare le quantità.

Le birre prodotte da Otus sono già diverse. Le prime, denominate Il Palma, sono state dedicate al pittore Palma il Vecchio, mentre successivamente si sono aggiunte B5 (Blonde Ale), OS7 (Golden Strong Ale) e R5.5 (Red Ale). Altre informazioni sono presenti sul sito del birrificio.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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7 Commenti

  1. Utilizzare le categorie di youporn per battezzare le proprie birre è geniale o è una cretinata?

    • La seconda che hai detto: a me stì nomi che non mi fanno capire a quale stile appartiene la birra hanno davvero stancato. Sarà che ho vissuto 5 anni in Germania ma io apprezzo l’impostazione teutonica: nome del birrificio, stile e stop (poi ok: ci sono consuetudini “ator” come suffisso delle bock, edel per farmi capire che hai usato luppoli nobili ecc ma MAI viene meno un discorso di chiarezza). Poca fantasia ? possibile. Però capisci subito cosa avrai (o dovresti avere) nel bicchiere. Se poi mi partorisci un Kiss me Lipsia che riconduce subito allo stile di appartenenza sei bravissimo. Ma qualcuno mi spiega come si fa a capire che è una helles da un nome come milf ? Anche dal punto di vista imprenditoriale è discutibile perché il consumatore non capisce quale prodotto vuoi vendere. Certo se poi il tuo target non è l’appassionato di birra ma il pischello che si scimmia all’idea di bere una “milf” allora continua: ma a quel punto impara da brewdog, che farà pure birre fetenti ma ha una comunicazione efficace (anche se parla di tutto meno che di birra….)

  2. dal punto di vista grafico sembra un ottimo progetto quello del birrificio ateo però nn mi convincono mai i nomi troppo “stupidi”. certo che è importante nomi e grafica ecc… anzi direi giustamente importante. però usare certi nomi rischi di volere attirare gente grazie a delle cretinate. tra l’altro c’è già un altro birrificio che usa milf come nome di una birra (milf passion). boh sembra i livelli di quella bevanda energetica chiamata fi.ga…..

  3. Ciao a tutti,
    sono uno di quelli del piccolo birrificio ateo.
    innanzitutto: Andrea: il tuo commento è geniale e ci hai fatto ridere.
    Quanto alla “diatriba” sui nomi:
    L’Ateo che segue piccolo e birrificio si riferisce al negare l’esistenza di verità universali in ambito birraio.

    La scelta di curare grafica, comunicazione e usare nomi che qualcuno può definire “cretini” o ”stupidi” è voluta: vuole creare una rottura con un mondo (quello della birra artigianale) ancora purtroppo campanilistico, limitato e, questa la mia personale opinione, troppo tecnico.
    L’obiettivo del piccolo birrificio ateo è avvicinare le persone alla birra artigianale proponendo ottima (perdonate l’autoreferenza) birra dalla facile beva.
    Trasformare pischelli che scimmiano in amanti della birra artigianale è la nostra missione. Riuscirci vuol dire vincere.

    Enrico, Carlo, Michele (e anche tu Andrea che ci hai fatto proprio ridere!) passate ad una delle nostre feste dove la gente si diverte bevendo bene: assaggiandola capirete che birra è anche se non l’abbiamo chiamata Carahell tetthanger Hersbrucker Saccharomyces carlsbergensis (ma solo perchè non ci stava nell’etichetta)…

    <3

    • Ciao Alessandro, rileggendo la mia frase mi sono accorto che avevo dimenticato un link che avrebbe spiegato meglio ciò che intendevo. Il nome Milf è poco originale non per motivi intrinseci, ma perché esistono già 3 birre italiane con quel nome.

  4. si si. mi ha fatto ridere la parte sulle milf non birre. che peraltro per me non sono mai abbastanza.

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