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Nuovi birrifici italiani: Acrobat, BIRA, Ciüka e Il Baldo Birraio

A distanza di un mese e mezzo torniamo a occuparci delle nuove aperture italiane tra birrifici e beer firm, che come sempre non mancano. Partiamo proprio da una “contract brewery” che risponde al nome di Acrobat e che è stata fondata da Pellegrino Piano alcuni mesi or sono. Il suo percorso è simile a quello di molti altri “colleghi”: diversi anni di homebrewing, la perfezione delle ricette casalinghe nel tempo, fino alla decisione di compiere il grande salto e lanciare il proprio marchio brassicolo. Nella sua crescita Rino deve molto a due persone in particolare: Gianluca Polini, titolare dell’Ottavonano di Atripalda, e Vincenzo Cillo, birraio del Birrificio Borrillo di Molinara. Le birre Acrobat sono realizzate proprio presso l’impianto del produttore campano e in generale puntano alla secchezza e alla facilità di bevuta.

Attualmente a marchio Acrobat sono vendute cinque birre, più una estiva. La Moonwalk (4,8%) è una Blanche in stile belga, che in termini di aromatizzazione si concede una piccola variazione all’aromatizzazione tradizionale (scorza d’arancia amara e coriandolo) con l’aggiunta di una piccola percentuale di camomilla. La Speltology (5,5%) si ispira alle Golden Ale britanniche (lievito e luppoli sono di origine inglese), ma prevede una certa quantità di farro maltato oltre al malto d’orzo. La Are (6,2%) è un’American IPA in cui ovviamente protagonisti sono i luppoli americani, usati sia in bollitura che in dry hopping. La Please Bleed (5,8) è un’American Amber Ale caramellata, agrumata e resinosa. La Kratos (8,5%) è la più alcolica e abboccata del lotto, una English Strong Ale calda e avvolgente. La BLO (5%), infine, è una Extra Special Bitter dove a emergere sono le sensazioni derivanti dal malto (crosta di pane) e dal lievito (richiami alla pesca). Per saperne di più vi rimando alla pagina Facebook di Acrobat.

Lunghissima è stata invece la gestazione del birrificio BIRA di Dosson di Casier (TV), la cui idea originaria risale addirittura al 2008 ma che è partito ufficialmente solo lo scorso aprile. Il nome è l’acronimo di Birrificio Indipendente Regionale Artigianale e i soci sono cinque: Maura, Nicola, Diego, Paolo e Vanni, con quest’ultimo che si occupa delle cotte e delle attività prettamente brassicole. Fu proprio Vanni Favaro ad avere 9 anni fa l’idea di aprire un birrificio, senza però riuscirci a causa delle difficoltà di accedere al credito per le start up. Nel 2015 un’azienda produttrice di impianti si rifece viva proponendogli un impianto da 2,5 hl a un prezzo conveniente: in Vanni si riaccese la fiamma della passione, convinse i suoi attuale quattro soci e, dopo altri due anni di tribolazioni burocratiche, finalmente l’avventura del BIRA partì. Da notare che Vanni non ha alcuna esperienza di homebrewing, ma parte dalle conoscenze acquisite tramite il corso di mastro birraio di Unionbirrai e grazie al rapporto con alcuni birrai italiani, in particolare Jurij Ferri di Almond ’22.

Le birre nella gamma del produttore sono quattro, tutte ad alta fermentazione, speziate e con la presenza di qualche cereale atipico nella base fermentescibile. La Perla (5%) è realizzata con una percentuale di mais Biancoperla e speziata con buccia di bergamotto, pepe nero e camomilla; la Giossa prevede mais Rosso Venezia e aromatizzata con caramello di zucchero e mandorle; la Matilda è una sorta di Witbier con malto d’orzo, frumento, avena e mais Badoere, oltre che speziata con bucce di limoni freschi e radice di liquirizia; infine la Kanabira prevede malto d’orzo, frumento, riso basmati e un’aggiunta in bollitura di cannabis e anice stellato. A settembre dovrebbe entrare in produzione una Stout, mentre successivamente saranno rilasciate alcune birre stagionali. Per approfondimenti potete consultare il sito di BIRA.

Si possono trovare nella zona di Mantova e Reggio Emilia le creazioni della beer firm La Birra del Ciüka, la cui genesi è molto particolare. Il Ciüka è infatti il soprannome di Maurizio Cuccarolo, un appassionato di birra che è venuto a mancare a gennaio nel 2015 e che aveva un sogno nel cassetto: aprire un birrificio tutto suo. Per ricordarlo i suoi amici hanno lanciato il marchio in questione, partendo con tre birre ispirate ai suoi altri tre hobby: Jüdo (5%), una single hop con solo luppolo giapponese dedicata all’omonima arte marziale, Lüce (5%), una classica Porter anglosassone che celebra la fotografia e Müsa (8%), una Belgian Strong Ale che omaggia la musica. Particolare non certo irrilevante: con il ricavato della vendita delle tre birre vengono finanziate delle borse di studio per ragazzi meritevoli nelle tre arti. Recentemente alla gamma sono state aggiunte anche la Saleccia (5%), una Keller fresca e leggera, e la Gais (5%), una Weizen in tipico stile bavarese. Le ricette sono realizzate presso il birrificio Oldo, mentre ulteriori informazioni sono disponibili sul sito de La Birra del Ciüka.

Dal trevigiano ci spostiamo nei pressi del Lago di Garda per presentare Il Baldo Birraio, birrificio che è partito lo scorso marzo come beer firm, ma che, archiviati gli obblighi burocratici, dovrebbe aver inaugurato il suo impianto da 1.300 litri proprio in questi giorni. Attualmente ha in gamma tre birre, le prime due delle quali sono state messe a punto presso il birrificio Acelum: la Lacori (4,5%), un’American Golden Ale facile da bere e moderatamente luppolata, e la Ilpier (4,4%), ambrata con note di caramello e un finale equilibrato. La prima ricetta che verrà realizzata presso l’impianto di proprietà sarà invece una Weizen. Il birraio è Pierpaolo Bo, diplomato presso la Dieffe di Padova. La sede produttiva si avvale di una bella tap room con vista su sala cottura e fermentatori, aperta tutti i giorni esclusa la domenica. Le birre sono disponibili in fusti e bottiglie, da sottolineare che per quest’ultime accanto al tradizionale formato da 33 cl troviamo anche quello da 50 cl, ben più indicato – a mio parere – per determinati stili. Ulteriori informazioni sono disponibili su Facebook.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. La frequentazione di Jurij Ferri porta inevitabilmente ad un uso generoso delle spezie 😀

    • La frequentazione di Jurij mi ha portato inevitabilmente ad un uso generoso delle sue birre.. 😉
      In realtà parlare di frequentazione è esagerato. Lo ammiro come un lavapiatti ammira uno chef (stellato) e questo è ovvio, qualche scambio di opinioni di quando in quando, e anche questo è ovvio tra birrai (o quasi)..ma più di ogni altra cosa mi ha trasmesso la voglia di fare buona birra in un momento nel quale avevo quasi perso le speranze..e di questo posso solo ringraziarlo!

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