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Nuovi birrifici italiani: Lieviteria, Maltonauta, SBAM e Birrificio Ciociaro

Se lo scorso weekend siete stati a Firenze per Birraio dell’anno, avrete sicuramente verificato l’alto livello qualitativo delle birre presentate dai cinque birrifici finalisti della categoria “giovani”. Nonostante negli ultimi anni sul mercato siano comparsi molti progetti campati in aria, le new entry degne di nota non mancano e ci lasciano piuttosto ottimisti per il futuro del movimento. È dunque con fiducia che ci avviciniamo a questa nuova panoramica sui nuovi produttori italiani, che comincia dalla Puglia con il marchio Lieviteria. Di questa iniziativa sono venuto a conoscenza tramite il blog Berebirra, poiché l’autore Angelo Ruggiero vi ha da qualche mese cominciato a collaborare con il ruolo di birraio. Ma l’aspetto interessante è che la produzione brassicola è solo uno dei tanti obiettivi che persegue Lieviteria. Per spiegare l’idea nel complesso occorre partire dall’inizio…

Come il nome suggerisce, oggetto principale dell’azienda sono i lieviti. Angelo Lovece è un ex homebrewer che, nel corso della sua carriera hobbysitica, si è concentrato molto sul lavoro dei famosi microrganismi – vi ricorda niente questo dettaglio? La sua idea era quella di realizzare un laboratorio di propagazione di lieviti per la vendita diretta ai birrifici italiani, infilandosi in un business decisamente originale e poco diffuso in Italia. Il desiderio ha cominciato a prendere forma concreta grazie al suo incontro con i fratelli Pasquale e Vincenzo Rinaldi, che oltre ad apportare il proprio contributo, hanno convinto Angelo ad aggiungere la produzione brassicola al suo progetto: se bisogna proporre sul mercato lieviti freschi, è bene testarli fabbricando birra. Da qui l’idea di unire le due attività, a cui successivamente è sorta l’esigenza di supportare il tutto con un locale di mescita. Ecco quindi che Lieviteria ha assunto le sembianze di un laboratorio e di un brewpub, con le due anime che vivono a stretto contatto.

A livello di produzione brassicola, il birrificio si avvale di un impianto manuale da 5 hl e di una cantina da 50 hl divisi in 5 fermentatori. L’obiettivo è di creare ricette semplici ma dotate di un carattere preciso, capaci di colpire il bevitore pur nella loro essenzialità. Al momento le birre in gamma sono tre: la Yosemite è una Golden Ale molto equilibrata, che nella bevibilità ricorda le migliori interpretazioni anglosassoni; la Bobber una West Coast IPA valorizzata (nell’ultima cotta) da un double dry hopping; la Second Gear, infine, una Dubbel in stile belga. A giorni dovrebbe uscire anche una quarta birra, ispirata alle Keller della Franconia. Se ne volete sapere di più, vi rimando alla pagina Facebook di Lieviteria.

Restiamo in Meridione per parlare di Maltonauta, giovanissima beer firm calabrese nata dallo spirito di iniziativa di Giuseppe Salvatore Grosso Ciponte e Marco Longo. Il primo viene dal mondo del vino (relatore AIS), ma ha anche una discreta esperienza come homebrewer e docente Unionbirrai. Questa doppia specializzazione gli ha permesso di sviluppare, in collaborazione con l’azienda vitivinicola Serracavallo, la Birra Savuco, affinata in barrique che hanno ospitato il Vigna Savuco. Marco Longo ha invece un background più da profano, ma che non gli ha impedito di avvicinarsi alla degustazione e di coltivare un certo interesse per il mondo della birra artigianale.

Le birre a marchio Maltonauta attualmente disponibili sono due, ma una terza si aggiungerà in primavera. Mast (5,3%) è un’American Pale Ale realizzata con solo luppolo Citra (usato sia in amaro che in aroma) e caratterizzata da un dry hopping generoso. Badia (7,3%) è invece una Belgian Ale che, come da copione, tende a valorizzare il contributo dei lieviti. Il terzo prodotto in arrivo è invece la già citata Birra Savuco, che uscirà ovviamente a marchio Maltonauta. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dell’azienda.

Torniamo in Puglia per parlare di SBAM, acronimo che sta per Social Brewery Alta Murgia. Seguendo l’esempio di altre realtà italiane (e non solo) il birrificio SBAM punta a favorire l’accesso al lavoro alle persone con disabilità psichica, grazie al loro coinvolgimento nell’attività produttiva. La realizzazione del progetto è stata infatti possibile grazie a un bando regionale riguardante proprio l’integrazione e l’inclusione sociale. In sala cottura c’è il birraio Vincenzo Capozzo, con un passato come relatore per Unionbirrai e da sempre attivo nel segmento artigianale. Il birrificio ha inaugurato lo scorso 20 dicembre presentandosi al pubblico con due birre: Punto di Partenza (4,2%) è una one shot sperimentale usata per aprire la strada alla produzione, che tuttavia non entrerà nella gamma dell’azienda; Sentiero (6,4%) è invece una Extra Special Bitter di carattere, base di partenza per i futuri prodotti di SBAM. Per saperne di più, potete fare riferimento alla relativa pagina Facebook.

Infine nello stesso periodo ha inaugurato in provincia di Frosinone il Birrificio Ciociaro, che rappresenta per il birraio Francesco Viti il salto nel mondo dei pro (insieme ai suoi due soci) dopo 8 anni vissuti come “semplice” homebrewer e come docente in corsi di birrificazione casalinga. La birra di debutto è La Ciocia, realizzata sul modello delle Kölsch tedesche: solo malto Pils, luppoli dell’Hallertau e lievito tipico dello stile. Come la tradizione richiede, La Ciocia subisce una lunga maturazione a freddo che la rende cristallina alla vista. Unica libertà rispetto alla tipologia di riferimento è una modesta luppolatura aromatica. A tendere si aggiungeranno alla gamma L’oro de Vergli e la Kangaroo, di cui però non sono ancora pubblici i dettagli. Informazioni aggiuntive sono disponibili sul sito del Birrificio Ciociaro.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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Un commento

  1. Iniziare e vendere un 0,33 a quasi 5€ a mio parere è deleterio. Chi sta sul mercato da anni cosa dovrebbe fare?

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