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Nuovi birrifici e beer firm: Due Nazioni, Birrificio 17, Atanor e Birra Appio Claudio

In Italia è ancora possibile aprire un birrificio con un impianto produttivo di dimensioni ridotte? La domanda probabilmente non ha molto senso, poiché più importante della “potenza di fuoco” è il posizionamento del marchio e una visione chiara alla base del progetto. Quindi possiamo assumere che la risposta sia affermativa, come in effetti dimostrano molte realtà al debutto anche di questi tempi. Non è ad esempio un impianto propriamente immenso quello con cui, lo scorso febbraio, ha iniziato la sua avventura il nuovo Birrificio Due Nazioni di Busto Garolfo (MI): una sala cottura a due tini da 250 litri e 3 fermentatori da doppia cotta. Il nome deriva dalla nazionalità dei due soci: Pietro Orbelli, italiano, e Arjan Mielli, albanese, entrambi provenienti dal settore dell’industria chimica. E a proposito di ciò che dicevamo circa la chiarezza degli intenti, i due hanno deciso di avvalersi per la produzione di Pietro Tognoni, birraio apprezzato per il suo marchio Picobrew.

Attualmente Due Nazioni ha in gamma tre birre, le cui ricette sono state messe a punto da Pietro: le Weiss (5,1%) è una classica birra di frumento che segue lo stile bavarese, con 50% di malto Pils e 50% di frumento maltato; la Golden Ale (4,5%) è un’interpretazione tendenzialmente moderna dello stile anglosassone, luppolata esclusivamente con varietà Mandarina Bavaria; la Dubbel (7%), infine, incarna in maniera fedele il modello di riferimento, prevedendo l’impiego di zucchero candito e malto belga Special B. Questa collaborazione permetterà a Pietro Tognoni di tornare ad avere un birrificio “fisso” per le sue creazioni a marchio Picobrew, novità che gli permetterà di sperimentare qualche ricetta speciale anche grazie alla bottaia che il Birrificio Due Nazioni installerà in futuro e che chiaramente utilizzerà anche per le sue sperimentazioni. Dettagli sul sito del produttore.

Da qualche mese è attivo a Castello di Godego, in provincia di Treviso, il Birrificio 17, nato dalla collaborazione di quattro amici conosciutisi durante un corso sulla birra artigianale: Marco, Michele, Marco e Fabio. L’impianto (sala cotte da 500 litri) è ospitato all’interno di una vecchia falegnameria riadattata, dove trova posto anche un ampio locale. Il Birrificio 17 è quindi un brewpub a tutti gli effetti, con le birre che sono spillate direttamente dai tank orizzontali posizionati dietro al bancone. Un grande vetrata, inoltre, permette di vedere direttamente l’impianto di produzione e quindi di “entrare in contatto” con il concetto più autentico di birra artigianale.

Al momento le birre prodotte dal Birrificio 17 sono quattro: Sfinge (4,5%), una Blanche dal sapore dolce e speziato, Musa (5,5%), un’American IPA dal carattere deciso, Capra (6,5%), una Dunkel Bock con note di tostato e caramello, e Postumia (5%), una classica Bavarian Helles. Il locale vanta anche uno spazio all’aperto dove si terranno spettacoli musicali, mentre la cucina propone panini, carne allo spiedo e specialità del territorio. Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook del Birrificio 17.

Interessante è l’idea alla base della neonata beer firm romana Atanor, fondata da Edoardo Risaliti e che attualmente si appoggia al birrificio Oxiana di Pomezia (RM). Il marchio nasce con l’intenzione di creare un connubio tra birra e arte, trovando nella cultura – birraria da una parte, a tutto tondo dall’altra – il suo filo conduttore. Per questa ragione l’azienda ha già istituito il Premio Atanor, che verrà assegnato sabato 20 luglio nell’ambito del prestigioso evento Galà Perla del Tirreno all’artista che meglio si sarà distinto per il valore della sua musica negli ultimi anni. Il nome stesso della beer firm ha un richiamo culturale: rappresenta il fornello dove veniva cotto l’uovo filosofico nella produzione della Pietra Filosofale. Il claim, invece, è un detto noto tra gli alchimisti del passato e significa “Ciò che si mostra nel cuore si manifesta nel mondo”.

Le birre a marchio Atanor sono attualmente quattro e strizzano l’occhio agli stili tradizionali, quindi alla cultura birraria in senso più generale. Albedo (5,1%) è una Blanche realizzata con buccia d’arancia, coriandolo e anice stellato; Soffio (5,1%) una Lager beverina e dissetante; Pelago (5,2%) una IPA moderatamente amara ma dal gusto deciso; Bagliore (7,7%) una Belgian Dubbel con coriandolo, buccia d’arancia e zucchero candito. Per saperne di più potete consultare il sito di Atanor.

Ed è una beer firm romana anche la Birra Appio Claudio, che inizialmente ha scelto il web come unico canale di vendita, prima di approdare anche in bar e ristoranti della Capitale. Sette sono le birre che escono con questo marchio: Lablanche (4,8%) è una classica birra di frumento di stampo belga, McPil’s (5%) è una Pils, Orangeer (5,5%) una IPA, Prima Donna (6,2%) una Golden Ale “robusta”, Bullbock (6,7%) una Bock di stampo tedesco, Woldong (7,5%) una Strong Ale e Toorment (10%) una Tripel decisamente alcolica. In questi giorni inoltre dovrebbe essere in uscita una birra senza glutine, che andrà a rimpolpare una gamma già piuttosto numerosa. Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook di Birra Appio Claudio.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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