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Nuovi birrifici e beer firm: Antikorpo, Malcantone, Birrificio Styles e Raise Brewing

Stesso birrificio e stesso impianto, ma marchio e birraio diverso. È questa l’impostazione che hanno assunto alcune nuove realtà aperte in Italia negli ultimi tempi e che si pone a metà strada tra la beer firm e il birrificio vero e proprio. Una soluzione che permette di sfruttare alcuni evidenti vantaggi e al contempo di superare molti limiti dei produttori privi di impianto di proprietà. L’uovo di Colombo definitivo per il comparto brassicolo? Certamente no, ma è un espediente che probabilmente tenderà a diffondersi in futuro. Intanto però registriamo l’entrata nel novero di queste particolari fattispecie di Antikorpo Brewing, giovane marchio operativo a partire dai primi mesi del 2020. Nasce da una costola dello storico birrificio Cittavecchia di Sgonico (TS) e delle cotte si occupa Davide Galliussi, ex birrario di War e terzo classificato nell’ultima edizione del premio Birraio emergente. Con lui ci sono Cristina Mirizzi, con cui ha già collaborato ai tempi di War, e Giulio Ceschin (socio di Cittavecchia), che si occupa della supervisione tecnica e di supportare la produzione.

Al momento Antikorpo produce cinque birre: Grommet (4,8%) ispirata allo stile delle Keller Pils; Wahine (5,1%), una Blanche brassata con pompelmo rosa e spezie; Impact Zone (5%) appartenente al modello delle Pacific Pale Ale; Lowrider (5,8%), una India Pale Lager gluten free; Gone Mental (7,5%), una West Coast Double IPA con aggiunta di avena. Inoltre da ottobre sarà disponibile la See Ya In The Pit (8%), una Pastry Stout con arancia candita. Da notare che a differenza di Cittavecchia, i prodotti a marchio Antikorpo Brewing sono disponibili in lattina da 400 ml (oltre che in fusto). Le grafiche si ispirano al mondo del surf e sono realizzate dalla tatuatrice Rory Riot di Milano, ma per le future etichette saranno coinvolti anche altri artisti. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito di Antikorpo Brewing.

Si chiama invece Malcantone Brewery il nuovo birrificio aperto recentemente a Ozzano dell’Emilia, non lontano da Bologna. Il suo fondatore però è pugliese: Francesco Goretta è un ex homebrewer con anni di cotte alle spalle, nonché uno dei soci fondatori di Luppulia, che i più “attempati” tra voi forse ricorderanno per essere stata una delle prime associazioni nazionali di diffusione della cultura birraria. Questo aspetto non è secondario, perché nella scelta delle tipologie birrarie di Malcantone Brewery si percepisce più passione che mero calcolo commerciale: in barba alle mode del momento, Francesco ha deciso di incentrare tutta la gamma (almeno in questa fase iniziale) sugli stili di stampo tedesco. Attualmente le birre prodotte sono sette: la 44° 11° (7%) è una Bock chiara, la Falco Rosso (4,8%) una Altbier, la Dragonfly (5%) una Helles di stampo “francone”, la Debbie (5%) una Keller Pils, la Fou de Toi (5,5%) una Märzen e infine la Old Köln (4,8%) una Kölsch, sebbene in etichetta (giustamente) compaia la definizione “German Ale” – il termine “kölsch” è infatti protetto da una denominazione di origine protetta riconducibile a Colonia e dintorni.

Il birrificio Malcantone dispone di un impianto da 15 ettolitri e una cantina da 75 ettolitri con 5 fermentatori isobarici. Ovviamente tutte le birre subiscono un processo di lagerizzazione, mentre di sicuro impatto risulta la grafica delle etichette, chiara e minimale. Se volete saperne di più potete affidarvi al sito dell’azienda e alla relativa pagina Facebook, in attesa che siano accolgano i primi contenuti.

Dall’Emilia ci spostiamo a Monte Urano, in provincia di Fermo, per introdurre il Birrificio Styles. Anche in questo caso il marchio nasce dall’iniziativa di un homebrewer di lunga data: se bazzicate l’ambiente probabilmente avrete sentito nominare Christian Barchetta, perché non solo ha prodotto birra in casa per molti anni, ma ha anche ottenuto diversi riconoscimenti in concorsi a tema. Proprio da questi risultati è arrivata la spinta per lanciarsi nel mondo dei pro, nel quale ora si ritrova a districarsi con una linea di birre piuttosto eterogenea: Piuma (5,2%) è una Blanche in perfetto stile belga; Black Eyes (5,6%) un’American Stout che unisce il resinoso dei luppoli alle tipiche note dei malti scuri; Give Me Liberty (6,9%) è una Rye IPA prodotta con segale e avena in aggiunta al malto d’orzo; Maya (5,6%) un’American Pale Ale brassata con sei diverse varietà di luppoli americani; Riverdale (4%) una Session IPA ovviamente molto facile da bere; Lilly Smoke (6%), infine, una bassa fermentazione affumicata sul modello delle Rauchbier della Franconia. Per saperne di più potete consultare il sito web del Birrificio Styles.

Concludiamo infine con una beer firm, che però nasce da un progetto chiaro e apparentemente solido. Si chiama Raise Brewing ed è il frutto del sogno di tre amici (Damiano, Luca e Manuel) residenti in un piccolo comune della provincia di Padova e provenienti da percorsi personali e professionali completamente diversi. L’obiettivo è di acquistare un impianto di proprietà il prima possibile, ma per iniziare l’azienda si è rivolta a due birrifici di sicuro affidamento come Manerba e Porta Bruciata, con i quali hanno instaurato un ottimo rapporto. Le birre prodotte attualmente sono tre: Wawa (5%) è una New Zealand Pils luppolata con varietà Wai-ti e Wakatu; Big One (7,2%) una West Coast IPA potente ma molto facile da bere; 5 o’ clock (3,8%) una Ordinary Bitter che rappresenta il perfetto rito quotidiano in termini brassicoli. Anche in questo caso siamo al cospetto di un progetto molto curato sa un punto di vista grafico ed estetico, dettaglio (che poi dettaglio non è) che considero sempre molto importante. Se volete saperne di più potete dare un’occhiata al sito di Raise Brewing.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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