È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo dato un’occhiata alle realtà brassicole nate da poco in Italia. Con il post di oggi direi allora di aggiornarci, anche perché come ormai consuetudine da anni le nuove aperture si rincorrono a ritmo impressionante. Rispetto al passato però sono due i fenomeni che stanno caratterizzando l’evoluzione del settore: la nascita dei birrifici agricoli e la creazioni delle beer firm. Ritroveremo questi due aspetti nelle aziende che presenterò oggi? Lo scopriremo insieme, anche se la prima di queste sembrerebbe già diradare i dubbi in proposito. Sto infatti parlando della beer firm White Tree Brewing Co., che ha aperto i battenti nel 2012 a Caserta, confermando il fermento in atto in Campania.
Dietro al marchio White Tree Brewing si nascondono Fabio e Sergio Landolfi e Gianmaria Scalera, che circa dieci anni fa iniziarono ad appassionarsi alla produzione brassicola grazie a kit e pentoloni da homebrewer. La passione per la birra artigianale li ha spinti a lanciarsi nel loro personale progetto, con il quale dare vita a produzioni inspirate agli stili tradizionali. La produzione di debutto è stata la Cheritra, che ha preso a modello nientemeno che le California Common (o se preferite Steam Beer, di cui l’omonima birra della Anchor è massimo esponente). La beer firm sembra partita alla grande e tra l’altro sarà tra gli aderenti della prossima Settimana della Birra Artigianale. Per altre informazioni vi rimando al sito dell’azienda.
Dopo una beer firm non poteva mancare un birrificio agricolo. A metà del 2012 è stato inaugurato a Monterotondo Marittimo (GR) il Birrificio de’ Neri, situato all’interno dell’Agriturismo San Ottaviano. Gli oltre 80 ettari della tenuta sono suddivisi in parte in area di riserva, in parte in territorio destinato alla coltivazione di orzo distico. La nascita di un birrificio è stato dunque quasi naturale nel momento in cui la birra in Italia è diventata prodotto agricolo.
Attualmente il Birrificio de’ Neri produce due birre: la Rossa (5,6% alc.), appartenente allo stile delle Belgian Pale Ale, e la Bionda (5,6% alc.), che invece si ispira alle American Pale Ale. Entrambe sono rifermentate in bottiglia. Per ulteriori informazioni potete visitare il sito web del birrificio.
Dopo Campania e Toscana ci spostiamo in un’altra regione del centro sud sempre molto attiva. Sto chiaramente parlando della Puglia, dove non molto tempo fa è partita l’avventura di BirrApulia. Come racconta Angelo sul suo Berebirra, questo birrificio nasconde una storia molto particolare, a partire dal suo birraio: si chiama Oliver Harbeck ed è un tedesco trapiantato in Italia, che ha deciso di lanciare qui il suo progetto brassicolo dopo 20 anni di lavoro in Baviera.
Entrambe le birre prodotte al momento sono molto tedesche: tutte a bassa fermentazione e con nomi privi di originalità 🙂 , visto che sono state battezzate semplicemente Birra Lager e Doppio Malto. La prima dovrebbe essere la classica chiara da bere con facilità, anche se il tenore alcolico non è proprio bassissimo (5,7%); la seconda è una Doppelbock da 7,5% alc. A breve seguiranno una Weizen e una Pils. Dimenticavo, il birrificio BirrApulia si trova a Ostuni (BR).
Dal profondo sud attraversiamo tutta la Penisola per arrivare a Cividale del Friuli (UD) e parlare di un altro birrificio agricolo. Si tratta del Birrificio Gjulia, progetto nato dall’idea di Marco Zorzettigh, la cui famiglia è storicamente legata alla produzione di vino. Il birraio è invece una vecchia conoscenza del movimento italiano, in quanto risponde al nome di Maurizio Cancelli (un passato tra Babb, Manerba, Lambrate e altri).
Le birre prodotte al momento sono cinque, quattro delle quali portano i nomi dei punti cardinali: la Nord è una chiara ad alta fermentazione, la Est una Weizen, la Sud una scura (presumo una Stout), la Ovest un’ambrata che dalla descrizione inserire tra le IPA. La quinta si chiama Grecale ed è prodotta con l’aggiunta di mosto di uva Picolit. Per saperne di più potete consultare il sito web dell’azienda.
E col birrificio Gjulia abbiamo concluso la nostra panoramica. Su 4 birrifici presentati, una è una beer firm e due sono agricoli – e faccio notare che l’unico tradizionale è frutto dell’iniziativa di un tedesco. Cosa dicevamo in apertura?
Sorge il dubbio che i fondatori dei succitati birrifici abbiano frequentato lo stesso corso di nomenclatura birraria 🙂 !
mi ha incuriosito molto la white tree essendo miei concittadini ma… california common nera?
mi rispondo da solo: errore nell’articolo del quotidiano linkato sul loro sito
uau, la bionda e la rossa. che nomi intriganti, non vedo l’ora di assaggiarle.
Allora mai sentito parlare della proverbiale fantasia dei birrai Italiani? O forse quella sta solo nel cannare gli stili?
se fai il censimento di birre che si chiamano La Bionda / La Chiara o La Rossa / L’Ambrata, La Nera / La Scura potrebbe scatenarsi il panico.
E bada bene senza indicare lo stile.
ovviamente. anzi no, stile DOPPIO MALTO o SPECIALE.
Da pochi mesi ha aperto a sassari il P3. http://www.facebook.com/P3Brewing