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Il birrificio Allsopp e quella cena che cambiò la storia delle India Pale Ale

Un pezzo di storia della birra si decise a metà del XIX secolo, durante una cena tenutasi a Londra. Da una parte del tavolo era seduto Campbell Majoribanks, un alto funzionario della Compagnia delle Indie Orientali; dall’altra Samuel Allsopp, proprietario di uno dei più importanti birrifici di Burton-on-Trent. I due uomini avevano interessi diversi, ma convergenti: la Compagnia delle Indie Orientali voleva trovare nuovi interlocutori per l’esportazione di birra nelle proprie colonie, Allsopp era invece alla disperata ricerca di rotte commerciali alternative per la sua azienda, la Samuel Allsopp & Sons. Secondo le ricostruzioni – che in casi del genere sono spesso ammantate di leggenda – quella cena giocò un ruolo determinate nella nascita delle India Pale Ale. Samuel Allsopp & Sons è dunque un nome fondamentale nella cultura brassicola britannica e internazionale, tanto che nelle scorse settimane ha destato molto scalpore il suo ritorno sul mercato dopo 62 anni, merito dello spirito d’iniziativa di uno dei pronipoti del citato Samuel.

Di per sé l’operazione ci interessa il giusto. Però è il pretesto per raccontare la storia del birrificio e gettare ulteriore luce sulla fumosa genesi delle India Pale Ale, destinate a rappresentare lo stile più influente della rivoluzione mondiale della birra artigianale. L’azienda fu fondata intorno al 1740, quando un publican di Burton-on-Trent, tal Benjamin Wilson, cominciò a produrre birra all’interno del suo locale. L’attività prosperò e fu rilevata successivamente dal figlio di Wilson, che si mise in società con il nipote Samuel Allsopp. Nel 1807 quest’ultimo acquistò le quote societarie di Wilson e ribattezzò l’azienda con il suo nome. Come gli altri produttori di Burton-on-Trent, anche il birrificio Allsopp si specializzò nella creazione di forti “brown beer” da esportazione, apprezzate in particolare dai consumatori più abbienti della Russia e dei Paesi baltici.

La situazione cambiò rapidamente all’inizio del XIX secolo, quando Napoleone decretò il Blocco Continentale che impedì alle navi inglesi di attraccare nei porti del Mar Baltico. Per i birrifici di Burton-on-Trent si aprì un periodo di grave crisi, tanto che a metà degli anni ’20 dello stesso secolo erano rimasti attivi solo cinque dei tredici produttori presenti in città. Uno di questi era proprio Samuel Allsopp & Sons, che, al pari degli altri concorrenti (Bass, Worthington, ecc.), cominciò a cercare nuovi mercati. In realtà c’era un’altra rotta commerciale molto remunerativa per la birra: quella rappresentata dalle colonie britanniche in India, dove però le birre scure di Burton-on-Trent erano poco apprezzate. A dominare quel mercato era invece la Bow Brewery di Londra, gestita dallo scaltro George Hodgson, che aveva conquistato il gusto dei coloni con le sue “India beer”, birre ambrate molto luppolate.

Il figlio di Hodgson però non fu abile come il padre e, a causa di alcuni dissidi, perse il favore della Compagnia delle Indie Orientali, che invece cominciò a cercare nuovi partner tra i birrifici inglesi. Fu questo il contesto storico nel quale si tenne la cena raccontata in apertura: Majoribanks invitò Allsopp a brassare una birra adatta al mercato indiano e quest’ultimo, fiutato l’affare, non se lo fece ripetere due volte. Il giorno dopo tornò a Burton-on-Trent con una bottiglia della India beer di Hodgson, che fece assaggiare al suo birraio Job Goodhead. Da quel momento la leggenda prende forse il sopravvento nel racconto, comunque a quanto pare Goodhead sputò la birra, disgustato dal suo gusto amaro, dichiarandosi tuttavia fiducioso di poterla replicare. Il primo esperimento andò bene: il birraio utilizzò solo malto Pale e produsse una birra molto simile a quella di Hodgson. Il successo venne di conseguenza: già nel 1859 Allsopp fu in grado di aprire un nuovo polo produttivo in una posizione strategica, cioè proprio di fronte alla stazione ferroviaria di Burton-on-Trent.

Fu solo questione di tempo prima che gli altri birrifici della città seguissero l’esempio di Allsopp. La produzione di quelle particolari Pale Ale fu valorizzata dall’acqua di Burton-on-Trent, ricca di solfati e sali capaci di esaltare gli aromi di malto e luppolo. Intorno al 1830 i birrifici Allsopp e Bass, i maggiori della città, esportavano in India 6.000 barili di birra all’anno. All’inizio la birra raggiungeva i porti di Londra e Liverpool attraverso i canali, ma con lo sviluppo della rete ferroviaria si sviluppò una “democratizzazione” delle India Pale Ale, tanto che cominciarono a diffondersi anche tra la popolazione locale. Questa ricostruzione, che si può leggere sull’enciclopedico The Oxford Companion of Beer, è però poco precisa: oggi sappiamo che le birre esportate in India erano già bevute dai consumatori inglesi prima di mostrare la loro predisposizione per i lunghi viaggi. In altre parole le India Pale Ale non furono realizzate dal nulla appositamente per le colonie indiane, sebbene acquisirono il loro nome proprio per questo aspetto.

Alla fine del 1890 il birrificio Allsopp produceva 460.000 barili di birra all’anno e impiegava 1.750 addetti. Quando però l’azienda passò in mano ai figli Charles ed Henry, cominciarono i problemi. La loro gestione si rivelò disastrosa a causa di investimenti tremendamente sbagliati e nel 1913 l’azienda passò in stato di amministrazione controllata, con il serio rischio del fallimento. Il pericolo fu scampato nel 1935 grazie alla fusione con il birrificio Ind Coope, che mantenne il nome Allsopp fino al 1959. La Ind Coope & Allsopp rimase a lungo una delle realtà brassicole più importanti del Regno Unito: nella sua gamma ci fu la Double Diamond, una celebre Pale Ale nello stile di Burton-on-Trent.

Così arriviamo ai giorni nostri e all’idea di Jamie Allsopp di riproporre le storiche birre del suo avo. Jamie sarebbe in possesso del libro mastro in cui sono annotate le ricette dell’epoca, ma oltre a questo elemento di colore ha anche coinvolto nel progetto Jim Appelbee, esperto delle antiche birre di Burton-on-Trent, che ha adattato le ricette del birrificio Allsopp alle moderne tecniche di produzione brassicola. Jamie Allsopp ha trovato in Mark Simmonite, proprietario della Dead Parrot Beer Company di Sheffield, il giusto partner per la realizzazione delle cotte. Due sono le birre “tradizionali” uscite a marchio Samuel Allsopp & Sons: una Pale Ale (4%) brassata con malti Maris Otter, Extra Pale e Chevalier e luppoli Aurora e Cascade e una India Pale Ale (5,6%), realizzata con malti Maris Otter e Chevalier e luppoli Bramling Cross, Fuggle e Challenger.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Andrea, non so se te ne ricordi, ma mi pare che in passato Menabrea abbia prodotto su licenza per il mercato italiano una o più birre Allsopp’s. Resta da capire se all’epoca la proprietà del marchio fosse ascrivibile a Jamie Allsopp o a chissà quale birrificio o gruppo birrario.

    • No non lo ricordavo, ma ho anche letto che a un certo punto Brewdog aveva fatto un pensierino al rilancio del marchio. Secondo me c’era qualche contenzioso in corso sulla sua proprietà.

  2. Ma sapreste dirmi se esiste un importatore italiano?

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